giovedì 15 aprile 2021

Il sex appeal dell'inorganico

Nel 1928, Walter Benjamin recensisce un libro di Karl Blossfeldt, "Forme originali dell'arte: immagini fotografiche di piante", un album con circa 120 immagini di piante, in un meccanismo di ripetizione e di straniamento che genera una narrazione che Benjamin definisce qualificandola come «opposizione proficua e dialettica all'invenzione». Questa fissità dell'immagine delle piante riapparirà più tardi nel suo "I «passages» di Parigi" che Benjamin aveva cominciato a sviluppare (raccogliendo materiale) un anno prima, nel 1927. Subito, all'inizio parla di «sex appeal dell'inorganico», sottolineando come la nascita di qualcosa di nuovo tra cose antiche sia il «legittimo spettacolo dialettico». Il racconto d'inverno (The Winter's Tale, prima rappresentazione avvenuta l'11 maggio 1611), di Shakespeare, è una storia di gelosia: Leonte sospetta che Ermione lo tradisca con il suo migliore amico, Polisseno; così ordina la morte della moglie e del presunto frutto della relazione: Perdita. Si salvano entrambi, Ermione viene portata in un nascondiglio dalla sua amica Paulina, e, alla fine ritorna; sedici anni dopo la sua scomparsa. Nel finale, Leonte, convinto dell'innocenza della moglie, viene portato in una galleria delle meraviglie, dove trova la statua di Ermione, che poi si rivelerà essere la donna in carne ed ossa.

Con lo «spettacolo dialettico» della donna che si trasforma in statua, per poi ritrasformarsi in donna, Shakespeare può così accedere anche al «sex appeal dell'inorganico»: al fascino di fronte a qualcosa che, anche da morto, conserva l'illusione della vita (qualcosa che Benjamin ritrovava anche nel teschio del barocco!). Oltre tutto, quella della statua che prende vita è una strategia intertestuale che viene messa in atto da Shakespeare: essa evoca tanto le Metamorfosi di Ovidio quanto l'eredità del Romanzo della Rosa; fa altresì pensare anche ad una versione del mito di Elena di Troia (in cui ad essere rapita, sarebbe stata una statua, e non la donna) che Shakespeare conosceva grazie a Euripide (ad esempio, la gelosia di Leonte è analoga a quella di Menelao). Il sex appeal dell'inorganico nella commedia di Shakespeare serve un procedimento tipico della sua poetica: la rilevazione ha luogo nel contesto di uno spazio di rappresentazione,  una «commedia nella commedia», come se fosse una scena teatrale in miniatura.

Quando parla del sex appeal dell'inorganico (il fascino esercitato dalla morte, dalla dissoluzione, dal silenzio), Walter Benjamin sottolinea come il feticismo (la fascinazione per gli oggetti o per i dettagli) ne sia il il suo «nervo vitale». Nelle sue linee generali, Benjamin parte da Marx per poi riflettere sul contatto dell'organico con l'inorganico, oppure anche, del corpo umano con gli oggetti che lo circondano (il capitale inorganico, il quale assorbe, senza sosta, la forza vitale degli individui). Questa ambivalenza (l'oggetto sia come regno dell'uso che come sfera dell'assorbimento dell'energia vitale), Benjamin la trova anche nella poesia di Baudelaire, la trova nei suoi ritagli e nelle sue scelte, in quello che è il suo attento sviluppo di una «malattia» dello sguardo poetico, un'a patologia della sensibilità che rende il poeta, simultaneamente, un essere singolare e un uomo condannato.

Parallelamente all'elaborazione svolta da Benjamin, anche Georges Bataille sviluppava una riflessione che non era solo sul sex appeal esercitato dall'inorganico (sebbene da lui non venga utilizzata una simile espressione), ma che riguardava anche la relazione tra oggetti, capitale e vita pulsionale/immaginativa. Questa ambivalenza nei confronti dell'artefatto, viene coltivata da Bataille su più fronti, che riguardano tanto lo spazio dell'archivio-museo (il suo lavoro con le monete alla Bibliothèque Nationale) quanto lo spazio riservato al taglio ed al montaggio che egli fa in quelle riviste in cui lavora (Documents, 1929-1930; Minotaure, 1933-1939; Acéphale, 1936-1939). Uno dei misteri investigati da Bataille (mistero fondamentale anche per la poesia di Baudelaire) riguarda l'ambivalenza dell'oggetto, la quale oscilla tra il profano ed il sacro, tra l'eccezionale ed il quotidiano (il coltello sacrificale; il pezzo di vetro che diventa una lente).


fonte: Um túnel no fim da luz

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