domenica 18 aprile 2021

Piccola deviazione

Se pochi intellettuali hanno influito in misura così decisiva nella cultura del Novecento quanto Jean-Paul Sartre, oggi il filosofo francese, per una sorta di vendetta dell’indifferenza, appare messo indebitamente ai margini dal pensiero dominante. Tanto più criticamente suggestivo è per questo il ritratto inedito che ne propone Massimo Recalcati. Al centro il rapporto tra libertà e destino, necessità e contingenza, invenzione e ripetizione, costituzione e personalizzazione. E soprattutto un’idea d’infanzia concepita non tanto come tappa evolutiva o residuo archeologico, quanto piuttosto come presenza inassimilabile che l’esistenza ha il compito di riprendere incessantemente. In tale processo il confronto con Freud e Lacan diventa decisivo: come liberare il desiderio da quel miraggio di totalizzazione compiuta che Sartre definisce «desiderio di essere»? come consegnarlo a una mancanza capace di essere davvero generativa?

(dal risvolto di copertina di: Massimo Recalcati, "Ritorno a Jean-Paul Sartre. Esistenza, infanzia e desiderio". Einaudi, €20.)

C'è un Sartre inedito sull'idea di libertà, noi siamo quel che l'infanzia ci permette
Nel panorama contemporaneo il padre dell'esistenzialismo è pressoché dimenticato o mummificato
- di Simone Regazzoni -

Ci voleva uno psicoanalista lacaniano, con una formazione filosofica, per mettere in scena un gesto radicale e intempestivo, che agli occhi dei filosofi contemporanei potrebbe apparire come una provocazione: il ritorno a Sartre o, più precisamente, "Ritorno a Jean-­Paul Sartre", per citare il titolo dell'ultimo, importante lavoro di Massimo Recalcati edito da Einaudi. Non si tratta di recuperare, come è accaduto in anni passati, questo o quel testo di Sartre sottolineandone l'importanza «nonostante» Sartre; e nemmeno di offrire una lettura psicoanalitica di Sartre. Che cos'è allora questo libro? Qual è il senso di questo ritorno? Che cosa fa Recalcati? In primo luogo, Recalcati ritorna a Sartre: in prima persona, a partire dalla propria storia, dalla propria autobiografia. Ritorno a Jean-­Paul Sartre va inteso come l'annuncio o la confessione di un percorso personale, quello dell'autore del libro che dichiara: «Con questo libro ritorno a Sartre». Ritornare a Sartre significa per Recalcati ritornare a misurarsi con il proprio passato segnato dall'incontro con Sartre e Lacan e con il professore che lo ha accompagnato nella prima lettura di Sartre: Franco Fergnani. Non un ritorno nostalgico, una resa dei conti con la propria anteriore coscienza filosofica o il tentativo di saldare un debito. Il ritorno a Sartre, a «il mio Sartre», è una ripresa di qualcosa che ha a che fare con un vissuto, qualcosa che ancora è profondamente vivo e che contrasta con l'apparenza che domina il panorama filosofico contemporaneo: «Nel panorama filosofico e culturale contemporaneo Sartre appare come un "cane morto"». Si muove controcorrente, Recalcati, con il suo ritornare a Sartre, ma non bisogna precipitarsi a pensare questo movimento come una regressione, un semplice andare indietro: il ritorno a Sartre è un «ricordare procedendo», una ripresa-­riscrittura del passato che procede verso l'avvenire. Quale? Quello della psicoanalisi che è la posta in gioco di questo libro. Il ritornare a Sartre di Recalcati, in questa sua personalissima ed efficace riscrittura, è così anche la proposta di un ritorno a Sartre della psicoanalisi per ripensare l'irriducibilità del soggetto: «Il mio lavoro vuole dimostrare quanto potrebbe essere utile oggi per la psicoanalisi non dimenticare la lezione sartriana. Nell'epoca del trionfo scientista della valutazione quantitativa, delle neuroscienze, del paradigma cognitivo-­comportamentale, ma anche della forza anti­storica e impersonale della pulsione, ripensare l'irriducibilità della soggettività umana che il filosofo ha sempre difeso è ai miei occhi un'operazione quanto mai necessaria».
E qui potrebbero sorgere le obiezioni di filosofi e psicoanalisti: l'umanismo sartriano e la sua idea di libertà come pura trascendenza non sono forse inservibili ferrivecchi? Ed è qui che Recalcati compie la sua opera di decostruzione di un Sartre stereotipato e mummificato, per offrirci una nuova e inedita immagine del pensiero del padre dell'esistenzialismo in tutta la sua vitalità.
Recalcati attraversa le tappe principali del percorso teorico di Sartre, imprimendo alle opere un'originale torsione ermeneutica e mostrando come già ne L'essere e il nulla l'idea sartriana di libertà sia problematica in quanto si presenta come dato imposto al soggetto, un fatto a cui non siamo liberi di sfuggire : «La libertà, in altre parole, non riguarda solo il campo delle possibilità ma anche il reale dell'impossibile».
Al cuore della riscrittura dell'opera sartriana, messa in atto da Recalcati attraverso una fitta rete di rimandi a Lacan, c'è l'infanzia. «Infanzia» è il nome dell'Altro inassimilabile che manda in frantumi il fantasma del soggetto Sovrano che liberamente decide di sé e della propria essenza, un fantasma che grava come un macigno sul pensiero di Sartre, associato a formule come: «l'uomo è ciò che si fa», «l'esistenza precede l'essenza». È chiaro come il focus teorico dell'operazione di Recalcati sia incentrato su L'idiota di famiglia, la monumentale biografia di Flaubert in cui Sartre mostra come il bambino destinato a essere un idiota sia diventato un genio. È qui che Sartre abbandona l'idea di libertà come auto-­generazione, auto-­posizione assoluta del soggetto, per ripensarla come petit décalage, «piccola deviazione» che si inscrive nelle determinazioni prodotte dall'Altro (famiglia, storia, contesto sociale, economico) nella nostra infanzia. Non c'è soggetto senza infanzia, senza le contingenze che lo hanno condizionato nel primi tempi della sua vita o, detto altrimenti, senza una tracciatura del soggetto da parte dell'Altro. E tuttavia, non c'è soggetto senza soggettivazione come processo singolare di riscrittura di questa tracciatura, di quello che l'Altro ha scritto di me, che non verrà così cancellato o distrutto (o superato dialetticamente), ma riscritto diversamente, significato in modo nuovo e inatteso. Il soggetto viene così sovvertito e ripensato, nel ritorno di Recalcati a Sartre, come pratica di soggettivazione sempre in atto che ritorna, incessantemente, sul reale impossibile da assimilare della propria infanzia.

- Simone Regazzoni - Pubblicato su Tuttolibri del 20/3/2021 -

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