Ricchezza o Reddito?
- di Michael Roberts -
La maggior parte delle discussioni sulla disuguaglianza, sia che si tratti del dibattito tra le nazioni, a livello globale, sia che esse avvengano all'interno delle nazioni stesse, hanno luogo solo intorno al reddito. I dati e i testi sulla disuguaglianza di reddito non mancano, in particolare quelli circa il suo aumento, verificatosi nella maggior parte delle economie a partire dagli anni '80, e sulle cause di tale aumento. In molti post su questo blog, ho spesso discusso tali testi, insieme a quelle che erano le loro conclusioni, e le cause. Connessa al dibattito sulla disuguaglianza di reddito, troviamo anche la questione della "povertà": come definirla e come misurarla; e se la povertà globale, così come quella all'interno delle economia, sia aumentata o diminuita. Un recente rapporto del World Economic Forum, ha rilevato come la disuguaglianza di reddito sia aumentata, o al più è rimasta stagnante, in quelle che sono 20 delle 29 economie più avanzate, mentre la povertà è cresciuta in 17 di esse. La disuguaglianza di reddito è aumentata più rapidamente. e più che altrove, in Nord America, Cina, India e Russia, ha registrato il World Inequality Report 2018 prodotto dal World Inequality Lab, un centro di ricerca con sede presso la Paris School of Economics. Particolarmente evidente, è la differenza tra Europa occidentale e Stati Uniti: «Mentre nel 1980 la quota di reddito al top, quella dell'1% più ricco, era vicina al 10% in entrambe le regioni, nel 2016, in Europa occidentale essa è aumentata leggermente, arrivando al 12%, mentre negli Stati Uniti è arrivata al 20%. Nel frattempo, negli Stati Uniti, la quota di reddito più bassa, inferiore al 50%, che era scesa al di sotto del 20% nel 1980, nel 2016 è arrivata al 13%.»
Ma quella che è la discussione circa la disuguaglianza della ricchezza (la ricchezza personale) non riceve molta attenzione. Eppure, io affermo che chiunque possegga un'enorme quantità di ricchezza (che può essere definita come proprietà di beni immobili, mezzi di produzione e risorse finanziarie) ottiene, di conseguenza, degli alti livelli di reddito; e, a quanto pare, anche livelli di tassazione relativamente più bassi. Naturalmente, è stato fatto un ottimo lavoro nel misurare i livelli di ricchezza personale e i cambiamenti nella distribuzione nel tempo di tale ricchezza. Ogni anno pubblico un rapporto sulla ricchezza globale del Credit Suisse, che mostra quanto sia la ricchezza personale a livello individuale nel mondo. L'ultimo grafico mostra come l'1% più ricco possegga poco meno del 50% di tutta la ricchezza mondiale. Oxfam pubblica regolarmente dei dati che mostrano come, sia a livello globale che nazionale, siano solo poche famiglie a detenere enormi porzioni di ricchezza personale. E negli ultimi anni, economisti come Thomas Piketty, Emmanuel Saez e Gabriel Zucman hanno fatto un eccellente lavoro nel mostrare quale sia l'enorme disuguaglianza nella proprietà di mezzi di produzione, terra, beni immobiliari, risorse finanziarie e perfino brevetti e prodotti della "conoscenza".
Ma il problema è questo. Sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti, la ricchezza è distribuita in maniera significativamente più disuguale del reddito. E il World Economic Forum riferisce: «Negli ultimi anni, questo fenomeno non è migliorato, registrando in 49 economie un aumento della disuguaglianza.»
Nel 1912, Corrado Gini, sociologo e statistico italiano, aveva sviluppato uno strumento per misurare la distribuzione della ricchezza all'interno delle società, conosciuto col nome di indice di concentrazione di Gini, o coefficiente di Gini: il suo valore varia da 0 (o 0%) a 1 (o 100%), dove il primo (lo zero) rappresenta la perfetta uguaglianza (la ricchezza che viene distribuita in maniera uniforme), mentre l'ultimo (l'uno) rappresenta la perfetta disuguaglianza (la ricchezza nelle mani di pochi). E nel momento in cui andiamo ad usare l'indice Gini sia per il reddito che per la ricchezza di ciascun paese, la differenza diventa impressionante. Si prenda qualche esempio. L'indice Gini per gli Stati Uniti corrisponde al 37,8 per quanto riguarda la distribuzione del reddito (abbastanza alto), ma se andiamo a vedere l'indice Gini riferito alla distribuzione della ricchezza, ecco che lo vediamo salire all'85,9! Oppure, andiamo a prende l'egualitaria Scandinavia. L'indice Gini per il reddito in Norvegia è appena il 24,9, ma il Gini della ricchezza schizza all'80,5! La stessa storia la possiamo vedere anche negli altri paesi nordici. Ragion per cui, i paesi nordici possono avere una disuguaglianza di reddito inferiore alla media, però hanno una disuguaglianza di ricchezza che è superiore alla media.
Quali sono i paesi che hanno la peggiore disuguaglianza per quanto attiene alla ricchezza personale? Ecco qui, le dieci società più disuguali del mondo.
Ci si potrebbe aspettare di trovare nella Top-Ten alcuni di questi paesi elencati qui sopra: vale a dire, paesi molto poveri oppure governati da dittatori o militari. Ma la Top-Ten include anche gli Stati Uniti e la Svezia. Ragion per cui, nella lista rientrano sia un'economia avanzata "neoliberista" che un'economia "socialdemocratica": il capitalismo non discrimina quando si tratta di ricchezza.
Concretamente, possiamo stabilire se e in che modo l'elevata disuguaglianza nella ricchezza sia strettamente correlata alla disuguaglianza nei redditi? Facendo uso dell'indice del World Economic Forum, ho trovato che tra i dati esiste una correlazione positiva di circa lo 0,38: ragion per cui, in un'economia, maggiore è la disuguaglianza della ricchezza personale e maggiore la probabilità che la disuguaglianza di reddito sia più alta.
La domanda è: quale delle due determina l'altra? A questa domanda si può rispondere facilmente. La ricchezza genera ricchezza. E più ricchezza, a sua volta, genera più reddito. Una piccolissima élite possiede i mezzi di produzione e di finanziamento, ed è a partire da questo che fa il bello ed il cattivo tempo e si appropria della fetta più grossa di ricchezza e di reddito. Ed uno studio della Banca d'Italia ha scoperto che le famiglie più ricche della Firenze odierna discendono dalle famiglie più ricche della Firenze di quasi 600 anni fa! Quindi, sono le stesse famiglie che si trovano ancora in cima alla montagna di ricchezze che ha avuto inizio a partire dall'ascesa del capitalismo mercantile che ha avuto inizio nella città-stato italiane, passando per l'espansione del capitalismo industriale, ed ora per quella del capitalismo finanziario...
E parlando di quella che è la sconcertante disuguaglianza di ricchezza nell'«egualitaria» Svezia, ci sono nuove ricerche che dimostrano come il successo non derivi tanto da dei buoni geni, ma piuttosto dai soldi della famiglia, o dall'averli sposati. Le persone non sono ricche in quanto sono più intelligenti o meglio istruite. Ma ciò é perché sono, o più «fortunati», e/o perché hanno ereditato la loro ricchezza dai loro genitori o dai parenti (come Donald Trump). I ricercatori hanno scoperto che «la ricchezza è altamente correlata tra i genitori e i loro figli» e «Se si mette a confronto la ricchezza netta dei genitori adottivi e quella dei genitori biologici con quella dei figli adottati, troviamo che, anche prima che sia qualsivoglia eredità, c'è un ruolo sostanziale svolto dall'ambiente, ed un ruolo assai più piccolo svolto dai fattori pre-nascita.» I ricercatori hanno concluso che «la trasmissione della ricchezza non è dovuta principalmente al fatto che i bambini provenienti da famiglie più ricche sono intrinsecamente più talentuosi o più capaci, ma che, anche nella relativamente egualitaria Svezia, la ricchezza genera ricchezza.»
Così viene confermata la previsione fatta da Marx 150 anni fa, che il capitalismo avrebbe portato ad una maggiore concentrazione e centralizzazione della ricchezza, in particolare nei mezzi di produzione e nella finanza. In contrapposizione a quello che è l'ottimismo e l'apologetica degli economisti mainstream, per miliardi di persone in tutto il mondo, la norma rimane la povertà (in termini di ricchezza e di reddito), con pochi segnali di miglioramento, mentre nel contesto delle maggiori economie capitalistiche, la disuguaglianza di ricchezza e di reddito aumenta man mano che il capitale viene accumulato, e rimane concentrato nelle mani di gruppi sempre più piccoli. Il lavoro di Emmanuel Saez e Gabriel Zucman ha dimostrato che, negli Stati Uniti, la ricchezza si è sempre più concentrata nelle mani dei super-ricchi. Inoltre, la disuguaglianza di ricchezza è cresciuta, soprattutto in quanto risultato e conseguenza di un'aumentata concentrazione e centralizzazione degli investimenti produttivi nel settore capitalistico. La vera concentrazione della ricchezza si è espressa per mezzo del fatto che il grande capitale (finanza e affari) controlla quelle che sono le decisioni di investimento, occupazionali e finanziarie in tutto il mondo. Secondo il Swiss Institute of Technology, un nucleo dominante di 147 imprese, attraverso la partecipazione ad altre imprese interconnesse, controlla il 40% della ricchezza globale. Un totale di 737 imprese che controllano l'80% di tutto quanto. Per il funzionamento del capitalismo, è questa la disuguaglianza che conta: il potere concentrato del capitale. Ciò significa che le politiche volte a ridurre la disuguaglianza dei redditi per mezzo della tassazione e della regolamentazione, o perfino attraverso l'aumento dei salari dei lavoratori, non avranno granché impatto fino a che ci sarà un così alto livello di disuguaglianza di ricchezza. E tutta questa disuguaglianza di ricchezza nasce dalla concentrazione dei mezzi di produzione e della finanza nelle mani di pochi. Fino a quando la struttura proprietaria rimarrà intatta, anche le tasse sulla ricchezza non serviranno.
- Michael Roberts - Pubblicato il 15 luglio 2020 su Michael Roberts Blog -
fonte: Michael Roberts Blog, blogging from a marxist economist
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