« Come accennavo all’inizio, fra i libri dedicati allo scrittore polacco e al suo romanzo perduto, c’è quello di Cynthia Ozick, intitolato "Il Messia di Stoccolma". In questo romanzo del 1987 la scrittrice americana immagina che un uomo, che si crede il figlio naturale di Bruno Schulz, entri in contatto in una libreria antiquaria di Stoccolma con uno strano personaggio, una donna che sostiene di avere il manoscritto del Messia. Il manoscritto alla fine scomparirà di nuovo (per la precisione verrà bruciato da chi lo ritiene un falso), ma il protagonista continuerà a chiedersi se davvero fosse quel libro. Bene, pochi anni dopo la caduta dell’impero sovietico, all’inizio degli anni Novanta, Bronislaw Geremek, storico e allora ministro degli Esteri polacco, raccontò a Francesco Cataluccio di essere stato avvicinato qualche tempo prima da un diplomatico svedese. Questo diplomatico era stato a sua volta contattato a Kiev (Drohobycz, come ho detto, ora fa parte dell’Ucraina) da un ex agente del kgb, o almeno da qualcuno accreditatosi come tale, il quale sosteneva che negli archivi della polizia politica c’era il dattiloscritto del Messia di Bruno Schulz e che, se il governo svedese fosse stato interessato o avesse potuto fare da mediatore con il governo polacco, lui sarebbe stato disposto a venderlo. Geremek era riuscito ad ottenere una pagina di questo manoscritto per sottoporlo a esperti che potessero valutarne l’autenticità, fra i quali Jerzy Ficowski. Il giudizio fu che poteva effettivamente trattarsi del Messia. A quel punto al diplomatico svedese fu consegnato il denaro necessario a riscattare il testo, e lui, con la somma richiesta, andò in Ucraina. Forse ritirò il dattiloscritto o forse no. Non possiamo saperlo, perché durante il viaggio di ritorno la sua macchina ebbe un incidente, si incendiò e morirono sia lui che l’autista. Come fosse avvenuto l’incidente, se si trattasse di una morte provocata o accidentale, non possiamo saperlo. Né possiamo sapere se il dattiloscritto fosse nella macchina, e allora, come nel romanzo della Ozick, sia andato bruciato, oppure se il diplomatico se ne stesse tornando a mani vuote e il manoscritto esista ancora da qualche parte. Sempre che non si sia trattato di una montatura messa in piedi per riuscire, in quegli anni confusi e terribili, a portarsi a casa una bella somma di denaro in dollari americani. »
(da: Giorgio van Straten, "Storie di libri perduti". Laterza)
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