Charles Simic ha scritto un saggio il cui titolo e contenuto riassumono (e simultaneamente la espande) quella che sembra essere l'esperienza che viene condivisa da numerosi artisti che ad un certo punto hanno dovuto fuggire: Prigioniero della Storia. Nel 20° secolo, uno dei casi più paradigmatici è senza dubbio quello di Nabokov: tutti noi immaginiamo con fervore le varie possibilità di vita nel futuro, un futuro che poco a poco si va sempre più allontanando, ma solo l'artista sembra poter avere la capacità di rivendicare, all'interno della sua produzione, quelle che sono tali possibilità, aggiornando costantemente la tensione esistente tra l'infanzia e ciò che è diventato.
A partire da Nabokov, Simic compone, con "Aleksandar Hemon", una sorta di triade di Prigionieri della Storia provvisti di un demoniaco dominio del linguaggio; o meglio, un dominio della capacità di saper passare da una lingua all'altra (dal russo all'inglese, in Nabokov; dal bosniaco all'inglese in Hemon). Così, Hemon, per esempio, si dichiara «patologicamente bilingue» , contraddistinto in questo dal suo brusco e repentino abbandono del suo paese, a causa dell'assedio di Sarajevo nel 1992. «Le nuove parole e le nuove locuzioni in bosniaco nascevano dall'esperienza della guerra», scrive, «e sentivo che non avevo il diritto di usare quelle parole così duramente conquistate. Non potevo più scrivere in bosniaco». Lo scambio della lingua - lo spettacolo dello scambio della lingua, così come viene mostrato a partire dall'incredibile capacità mostrata da Nabokov, Simic ed Hemon - è simultaneamente tanto il simbolo ed il risultato di un volo, quanto quello di un radicamento: prigionieri per sempre dell'evento traumatico (rivoluzione, guerra, assedio) e, allo stesso tempo, costretti sempre più a prendere le distanze dall'evento, per tutto quello che si può fare artisticamente a partire da quell'evento. Simic parla della sua foto da bambino insieme alla madre, mentre passeggiano per le strade di Belgrado: «alla fine ero riuscito a convincerla a comprarmi un giocattolo, sebbene, a nostra insaputa, Hitler e Stalin e il loro eserciti avevano già i loro piani per trasformarmi in un poeta americano».
fonte: Um túnel no fim da luz
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