Nel suo "Misoginia Medievale", Howard Bloch scrive: «Si desidera la dama irraggiungibile o la Santa Vergine, a partire dal fatto che l'oggetto del desiderio rimane sempre assente, in modo che il desiderio si fissi su di esso.» Un altro disaccoppiamento teorico, che può essere fatto a partire dal contatto tra la scena medievale della poesia cortese e la scena intellettuale del XX secolo, conduce a quelle che sono le idee di Maurice Blanchot sulla letteratura ed il suo «diritto alla morte», oppure ancora, alla tendenza che ha letteratura ad andare verso il silenzio e verso l'autocancellazione: strategia questa che culmina nel suo rinnovamento e nel suo potenziamento (possiamo qui pensare ai libri di Enrique Vila-Matas sul tema, "Bartebly" ed "Il mal di Montano" – e non a caso quest'ultimo reca come epigrafe una frase di Blanchot: «Come faremo a sparire?»). La letteratura (per Blanchot, ma anche per Kafka, ad esempio) rifiuta il suo spazio proprio in quello che è invece il suo momento di rivendicazione, di occupazione maggioritaria dell'immaginario, dello scenario; rifiuta la sua funzione sociale. L'oggetto del desiderio è sempre assente, affinché il desiderio si fissi su tale oggetto: è esattamente questo ciò che ci verrà a dire Alexandre Kojève nella sua “Introduzione alla lettura di Hegel”: «il desiderio è il desiderio dell'altro». Nel periodo dell'ascesa del nazismo, Kojève lascerà la Germania e andrà a Parigi, dove sostituirà Koyré nella École Pratique des Hautes Études. Lì, dal gennaio del 1933 al maggio del 1939, condurrà il suo corso su Hegel, dal quale passeranno Raymond Aron, Georges Bataille, Pierre Klossowski, Jacques Lacan, Maurice Merleau-Ponty, Raymond Queneau, Eric Weil, e sporadicamente, André Breton.
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