Il valore della soggettività, si dimostra come una narrazione assai distorta, già a partire dal «cogito» di Descartes, poi migliorata di romantici (il genio, l'ispirazione): per Baudelaire la paternità, l'essere autore, è un anacronismo, di modo che può accadere che l'aureola del poeta ispirato venga gettata nel fango: « [...] attraversavo in gran fretta il viale, e saltellavo nella mota, attraverso quel mobile caos dove la morte arriva galoppando da tutte le parti contemporaneamente, la mia aureola, in un brusco movimento, m’è scivolata dal capo nel fango della massicciata.»
Conseguentemente a ciò, uno studioso del romanticismo quale Walter Benjamin arriverà a pensare, già a partire dagli anni '20 del Novecento, ad un libro che fosse costituito, e che venisse costruito, solo a partire da delle citazioni, tutte di altre persone. È Beckett, a sottolineare con consapevolezza tale eredità cartesiana (la quale, allo stesso tempo, costituisce una rottura.
Beckett era interessato a leggere il "Discorso sul Metodo" (e anche le "Meditazioni Metafisiche") come se fosse narrativa; una narrativa per mezzo della quale fosse la retorica a creare la realtà. Se, ad esempio, pensiamo a "Giorni felici", del 1961, ci torna in mente Winnie sepolta fino al collo che mostra solo la testa (una possibile immagine di quella che potrebbe essere la separazione cartesiana tra mente e corpo; ma Beckett riesce ad andare anche oltre, e arriva a sopprimere il corpo, lo dissolve: cosa questa che è impensabile per Descartes, il quale vedeva la macchina umana come una sorta di articolazione tra mente e corpo).
Si può perfino arrivare a dire che, per Beckett, tutto sia cominciato con Descartes. Ma, per Beckett, in realtà, comincia tutto con "Whoroscope" [che in italiano potrebbe essere tradotto con un termine come "Oro-scopata"], un lungo poema dedicato al tempo e scritto in inglese ma pubblicato, nel 1930, a Parigi per The Hour Press (una piccola casa editrice che aveva indetto un concorso letterario, che quell'anno venne vinto da Beckett).
Il personaggio principale del poema è Descartes (ce lo dice Beckett, nelle note), il quale medita sul tempo (era questo il tema del concorso!) e lo fa seguendo un flusso di coscienza a cui si mescolano commenti culinari, teologici e retorici.
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