martedì 14 maggio 2019

Hasta La Vista, Baby

Terminator 2, ovvero Il Capitolo Inedito del Capitale
- di Situação -

Tutti conoscono la storia di Terminator 2. Nel primo film, Terminator, un robot inviato dal futuro cerca di assassinare Sarah Connor, una giovane americana che darà alla luce, in futuro, John Connor, il leader della resistenza umana alla rivolta dell'Intelligenza Artificiale. In extremis, la resistenza riesce anch'essa ad inviare nel passato uno dei suoi soldati, il quale finirà poi per avere una relazione con Sarah, mentre la protegge dal Terminator, diventando così il padre di John Connor. Il seguito, Terminator 2, comincia alcuni anni dopo. Sarah è detenuta in un ospedale psichiatrico. John, adolescente, è un giovane emarginato che è stato affidato ad una famiglia adottiva. Dal futuro arriva un nuovo robot, più sofisticato e più potente del primo, con la stessa missione, ma stavolta la resistenza riesce ad inviare anche la propria macchina per uccidere, il T800, lo stesso modello del terminato che nel primo film cercava di assassinare Sarah Connor.

Nel 1863/64, Karl Marx lavora alla bozza per un capitolo del primo volume de Il Capitale, che poi non comparirà nella versione finale dell'opera. Allo stesso modo in cui è successo per I Grundrisse - un altro gruppo di testi non pubblicati che precedono Il Capitale - quello che Marx lascia inedito finisce poi per essere altrettanto, se non più importante, di quello che pubblicherà. Lo sviluppo storico del capitalismo ha invertito i criteri di rilevanza e di importanza del lavoro di Marx, e oggi sono proprio quelle considerazioni, quelle che Marx riteneva che fossero troppo astratte ed embrionali per essere divulgate ai suoi tempi, ad essere in grado di commentare più lucidamente il periodo in cui stiamo vivendo. Il «Sesto Capitolo Inedito del Capitale» - come poi è diventato noto quel progetto - è caduto nel dimenticatoio, e non è mai stato ampiamente discusso, fino agli anni '60, quando venne riscoperto da una nuova generazione di rivoluzionari ansiosi di trovare nuove armi teoriche e critiche con cui affrontare i limiti del proprio tempo e delle sue lotte.

Fortuna, perciò, che nel 1991 James Cameron abbia realizzato "Terminator 2: Judgment Day", uno dei capolavori della settima arte, il cui impatto e la cui rilevanza politica soppianta qualsiasi altro film realizzato fino ad allora. Terminator 2 è un film, o il film, sulla sussunzione reale, sulle conseguenze politiche, sociali ed esistenziali del modo in cui il trionfo del capitale ha riorganizzato la totalità della vita sotto la sua egida.
Quindi, cosa dice Marx della sussunzione? Il "sesto capitolo inedito" sviluppa un'idea che era già presente nel 25° capitolo del I Volume del Capitale, dove Marx parla di una prima transizione storica nel modo in cui funziona il capitalismo. Se, in un primo momento, il profitto che i capitalisti accumulavano con il lavoro dei propri operai dipendeva dal numero di ore che riuscivano a far loro lavorare, dopo l'emergere delle lotte operaie il profitto passò a dipendere dall'intensità con la quale facevano lavorare gli operai, e dalle macchine che facevano loro utilizzare per far sì che aumentasse la loro produttività. In un primo momento, i capitalisti competevano fra di loro per mezzo del numero di ore che riuscivano a far lavorare agli operai. In un secondo momento, passarono a competere fra di loro attraverso il numero di merci che riuscivano a far produrre ogni ora a ciascun operaio. Marx chiama questi due periodi e questi due processi del capitalismo, rispettivamente come del plusvalore assoluto e del plusvalore relativo.
Il sesto capitolo inedito arriva a sviluppare questa teoria in un altro modo. Se, di fatto, il capitale smette di dipendere solo dall'aumento delle ore di lavoro, per dipendere anche dall'intensità della produzione, allora muta anche la natura del lavoro. La fabbrica smette di essere un'associazione di artigiani con il suo sapere particolare - di ciabattini, per esempio - per diventare un laboratorio di separazione ed astrazione della produzione: l'operaio non fabbrica scarpe, ma mette chiodi, cuce suole, ecc. Tutti elementi isolati che non arrivano mai a corrispondere ad un sapere legato alla totalità dell'oggetto prodotto: per l'operaio è indifferente fare un scarpa, la vela di una barca, una busta di carta, ecc. Ma questa astrazione non finisce qui. Se, infatti, l'accumulazione di plusvalore capitalistico dipende dall'intensità del lavoro, sorgono allora tutta una serie di nuovi lavori la cui funzione è semplicemente quella di organizzare l'articolazione delle diverse atomizzazioni del processo produttivo. Se, di fatto, ciascun elemento del processo produttivo viene separato e consegnato ad una persona diversa, ecco che allora il processo di organizzare tutti questi elementi distinti diventa una funzione indispensabile della società moderna. E perché mai questa organizzazione dovrebbe rimanere confinata nella fabbrica? Se la sistematizzazione della produzione dentro la fabbrica, aumenta di fatto i profitti, ecco che allora la sistematizzazione della vita degli operai fuori dalla fabbrica non può che coincidere con la medesima cosa. È in questo momento che il capitalismo smette di essere un modo di produzione, per diventare un progetto di civilizzazione. La logica dell'organizzazione di fabbrica diventa la logica dell'organizzazione della società, e tutti gli elementi che la compongono - dalla salute all'istruzione, passando per l'intrattenimento - vengono ora determinati dai rapporti di produzione capitalistici. Cessa di esistere un capitalismo parassitario della produzione, e comincia ad esistere un capitalismo che ha determinato tutti gli ambiti della vita, che li ha stabiliti come se fossero una seconda natura, che afferma che l'alienazione e la separazione delle società moderna coincidono con i benefici dello sviluppo. Non esiste, prima il mondo e poi il capitalismo, ma, al contrario, è tutto il mondo così come lo concepiamo ad essere una società, ed è il mondo quello che fa le cose, e quello che siamo e come siamo è già determinato dal modo in cui il capitale organizza la nostra vita. Non solo avviene ed ha luogo questa trasformazione, come è come se ad un certo momento tutta questa infrastruttura di riproduzione del capitalismo si autonomizzasse ed assumesse una logica propria. La rete di fabbriche, scuole, ospedali, prigioni, centri commerciali, trasporti pubblici e privati, di spazi commerciali consiste solamente in una gigantesca fabbrica di creazione di profitto. Ma cosa succede quando questo profitto diventa finanziario, vale a dire, quando smette di dipendere esclusivamente dal valore che viene estratto dallo scambio di merci? Ecco che allora questa infrastruttura rivela il suo ruolo fondamentalmente politico. La sistematizzazione dell'intensità della produzione è una funzione essenzialmente politica, che nasce come risposta alle prime lotte operaie contro la durata della giornata lavorativa. Marx chiama questo processo transazione dalla sussunzione formale del lavoro - la sottomissione delle tecniche di produzione e di sfruttamento capitalistico - alla sussunzione reale del lavoro - il modo in cui il capitale riorganizza tutte le dimensioni esistenziali e culturali della produzione.

Ma torniamo a Terminator 2: come si lega il film a tutto questo? Cominciamo dall'inizio. Terminator 2: Il Giorno del Giudizio  rappresenta un momento, in un futuro quasi immediato, in cui la tecnologia ha acquisito autocoscienza e ha preso il potere, dando inizio ad una guerra contro l'umanità. Qual è stato il motivo di un tale evento? La mobilitazione, da parte del capitalismo, della tecnologia in quanto parte organica del capitale, in quanto possibilità di sostituire l'imprevedibilità politica del lavoro umano. Un semplice esempio: due imprese, con lo stesso numero di lavoratori, producono lo stesso prodotto - frigoriferi - e competono sul mercato. Il lavoratori dell'impresa A entrano in sciopero, e l'impresa B, temendo che la protesta si diffonda, decide di automatizzare parte del lavoro e distribuire il resto dei lavoratori assegnandoli a dei compiti più semplici da svolgere sulla linea di montaggio automatizzata.
L'impresa A, rendendosi conto che l'impresa B può riuscire in questo modo a produrre di più, spendendo di meno, adotta le medesime tecnologie, scoprendo un modo per automatizzare ancora di più la produzione, riuscendo così a sostituire, attraverso dei computer gestiti da un ingegnere, ancora più lavoratori. L'impresa B, accorgendosi che il suo modello di produzione automatizzata è stata migliorato dall'impresa A, ecco che ha un'impresa geniale! Si rendo conto che ancora più redditizio di fare frigoriferi, potrebbe essere fare quelle macchine che sono necessarie al modello di produzione che essa, impresa B. ha inventato. Perciò, smette di vendere elettrodomestici per cominciare a vendere un pacchetto che consiste sia delle tecnologie che delle modalità di gestione. È questo il processo dello sviluppo della tecnologia - della razionalizzazione della tecnica! È proprio la tecnologia ad automatizzarsi in Terminator 2, e a ad acquisire coscienza di sé stessa, arrivando ad essere la tecnologia del capitale: Terminator 2 rappresenta l'autonomizzazione del modo di produzione capitalistico, vale a dire, il modo in cui questo acquisisce autocoscienza. Non è la borghesia che attua il capitale, è il capitale che strumentalizza la borghesia. Il capitale riproduce sé stesso nella misura in cui riproduce al società che ha inglobato dentro di sé. Nella sussunzione reale, quando tutto il lavoro avviene dentro il capitalismo, in un modo che viene definito dal capitalismo, la tecnologia prende di fatto il potere, non in quanto elemento autonomo, ma proprio in quanto espressione materiale della logica del capitalismo. Terminator 2 non mette in scena la rivoluzione delle macchine, al contrario mostra la rivoluzione del capitale, dove questo smette di essere un modo di produzione per diventare un modo di esistere.
Guardiamo il titolo: Terminator 2: Il Giorno del Giudizio. Il giorno del giudizio finale: nell'Apocalisse di Giovanni, quella parte della Bibbia che descrive la fine del mondo, l'umanità viene chiamata davanti a Dio per un giudizio sommario di quelle che sono state le scelte etiche che ciascuno ha fatto in vita. La storia è finita, il libro è chiuso, o il paradiso o l'inferno. Nel film, il «giorno del giudizio finale» è quello che viene conosciuto come il giorno dell'insurrezione delle macchine, dove queste assumono il controllo del sistema di armamento atomico e fanno esplodere diverse testate nucleari in tutto il pianeta, attuando così l'annientamento immediato di gran parte della popolazione. Un incubo della protagonista, Sarah Connor, svela in cosa consiste l'evento: un mare di fuoco atomico divora un parco dove giocano diversi bambini. Il simbolismo non può essere più chiaro. L'unica roccaforte rimasta dell'attività umana non soggetta alla riproduzione del capitale - «giocare», l'attività ludica del gioco, non soggetta ad alcuna idea di produttività - viene brutalmente divorata dall'autonomizzazione della tecnica, dall'insurrezione del capitale, alla fine della storia.

Se, come diceva Marx, la storia del mondo è la storia di come vengono prodotte le cose, del modo in cui viene creata la ricchezza, allora il capitalismo è di fatto la fine della storia, nel senso in cui esso interrompe la relazione dell'uomo con la sua attività. Se la produzione viene totalmente assunta ed organizzata da - e per mezzo delle - macchine, allora ecco che l'uomo diventa solo un accessorio della macchina. La storia termina, perché termina la relazione dialettica fra l'umanità ed il suo fare. L'immagine più pura di questa relazione, quella del gioco e del divertimento, viene semplicemente annichilita da questa tempesta di distruzione che è il capitalismo. La fine della storia non significa la fine della successione di eventi storici, bensì significa, al contrario, la fine della capacità umana di fare storia. Significa, per l'appunto, il collasso politico del progetto di emancipazione umana. Cosa rimane? Il puro antagonismo fra lavoro e capitale. Da un lato, abbiamo Sarah Connor, John Connor e T800. Abbiamo una donna, una madre single, considerata pazza; un adolescente emarginato, che non studia né lavora; e un robot obsoleto. Dall'altro lato, c’è T1000, un robot proteiforme fatto di metallo liquido. Ancora, di nuovo, il parallelo non poteva essere più evidente. Nella forma contemporanea del capitalismo, tendono a svanire tutte le forme della mediazione sociale, e la «società» diventa solo un compendio forzato di varie e molteplici esclusi: Sarah, la donna improduttiva; John - la popolazione in eccedenza; T800 - la classe, ormai obsoleta. Di fronte a loro, come nemico, il capitale, che può assumere tutte le forme e tutti i volti: tutto è capitale, poiché il capitale può essere tutte le cose. E pur potendo essere tutto, qual è la forma che assume T1000? La polizia.
In una delle migliori scene del film, mentre li vediamo illuminati dal sole riflesso sulle dune del deserto del Mojave, ci sono Sarah, John e T800, e sono in cerca di un vecchio amico per comprare da lui delle armi. Ed è qui che diventa esplicita quella che è la coscienza condivisa della situazione. È qui che appare il nucleo politico del film, il quale da quel momento in poi, diverrà una banale e sciropposa storia di azione: nella sussunzione reale, una volta che è finita la mediazione possibile fra classe operaia lavoro, non rimane altro che la guerra civile di tutti contro il capitalismo e contro le sue varie forme.

- Articolo originariamente pubblicato il 23 aprile 2019 su Situação -

fonte: Situação


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