«La fuga per mezzo dell'emigrazione è sempre stata la conclusione di ogni sconfitta delle classi subalterne. Anche negli anni '30 e '40 la Francia aveva visto sbarcare migliaia di italiani che fuggivano il fascismo. Era però gente che si riuniva, sbraitava, costruiva resistenza. Dei rompicoglioni, in fondo. Noi, invece, siamo stati gli unici immigranti "sans papier" che, pur di non farci notare, abbiamo accettato lo statuto dell'invisibilità.
Il silenzio delle barbabietole, sarebbe stato il titolo ideale per un romanzo sui rifugiati italiani di fine secolo. D'altronde, quando vivere non è altra cosa che accettare il rischio di passare da una delusione all'altra, fino all'ultima delusione, la buffonata finale, a che serve dimenarsi?»
(Cesare Battisti, da «Le Cargo sentimental»)
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