martedì 7 agosto 2018

Vino nuovo e bottiglie vecchie

barnes botticelli

La Pancia della Rivoluzione: Agricoltura, Energia, ed il Futuro del Comunismo *
- di Jasper Bernes -

«In un tempo in cui le parti del corpo dell'uomo non erano tutte d'accordo fra di loro, come avviene oggi, ma ciascuno aveva le proprie idee e qualcosa da dire in proposito, le altre parti ritenevano che fosse ingiusto che essi dovessero avere la preoccupazione, il problema ed il lavoro di fornire tutto quanto alla pancia, mentre la pancia rimaneva tranquillamente in mezzo a loro senza che avesse niente da fare se non godere delle buone cose che loro portavano in dono; perciò cospirarono insieme decidendo che le mani non avrebbero portato il cibo alla bocca, né la bocca avrebbe accettato niente di quello che le veniva consegnato, né i denti avrebbero masticato ciò che ricevevano. Nel mentre che cercavano a causa di questa rabbia di affamare la pancia in modo che si sottomettesse, tutti loro e l'intero corpo si era ridotto alla massima debolezza. In quel momento era diventato chiaro che anche la pancia non aveva più alcun compito ozioso da eseguire, e non era più nutrita di quanto lo fosse tutto il resto del corpo, alle cui parti concedeva tutto quello che serviva a vivere e a prosperare, nel momento in cui veniva diviso in parti uguali attraverso le vene arricchendolo con cibo digerito - vale a dire, il sangue.» [*1]

Ci sono molti a sinistra che sottoscrivono ancora una visione della tecnologia che G.A. Cohen, nella sua ricostruzione del pensiero di Marx, ha chiamato "la tesi delle pastoie" [*2]. Da questa prospettiva, le forze tecnologiche che vengono impiegate dal capitalismo nella sua ricerca di profitto basato sulla produttività sono la base sulla quale un'umanità emancipata erigerà la sua nuova dimora. La coltivazione umana di tali forze si trova ad essere, tuttavia, "impastoiata" nelle relazioni sociali capitalistiche. Il capitalismo è gravido di quello che potrebbe essere, un dispiegamento nel tempo condizionale di determinate forze produttive. In un vibrante momento fatto di un fraseggio trionfale, alla fine del primo volume del Capitale, Marx descrive il capitalismo come tendente verso un momento di crisi, e i suoi rapporti di proprietà come un "involucro... che scoppia e va in pezzi" a causa della maturazione di forze produttive sempre più centralizzate e concentrate. Per Marx, le conseguenze sono chiare: "Suona la campana a more per la proprietà capitalista. Gli espropriatori vengono espropriati."[*3] Si arriva ad un punto critico in cui lo sviluppo del capitalismo, l'allocazione della ricchezza, frammentata e non pianificata, che caratterizza la produzione ai fini del profitto, nei mercati competitivi, non è più conforme al complesso processo lavorativo industrializzato del posto di lavoro moderno: soltanto la pianificazione socialista e la supervisione degli stessi produttori diretti può attuare un uso efficace della tecnologia, la cui adolescenza è stata supervisionata dalla borghesia. Oggi, ci saranno molti che useranno questi stessi argomenti, arricchendoli con alcuni significativi avvertimenti, evitando alcune delle loro più imbarazzanti iterazioni. Ad esempio, saranno assai pochi a sostenere che il lavoro non qualificato, socializzato, del sistema di fabbrica contenga il germe di un nuovo mondo in divenire. Non esiteranno, tuttavia, a versare vino nuovo dentro le vecchie bottiglie e a dire molte delle medesime cose a proposito delle stampanti 3D e delle automobili che si guidano da sole...

- Jasper Bernes - * da "Materialism and the Critique of Energy" [può essere letto in lingua inglese per intero e/o scaricato da qui]

NOTE
[*1] - Nella Storia della Repubblica Romana, di Tito Livio, il patrizio Menemio Agrippa racconta questa antica favola ai plebei in rivolta, i quali avevano abbandonato la città per protesta e si erano accampati su una collina vicina.
« Olim humani artus, cum ventrem otiosum cernerent, ab eo discordarunt, conspiraruntque ne manus ad os cibum ferrent, nec os acciperet datum, nec dentes conficerent. At dum ventrem domare volunt, ipsi quoque defecerunt, totumque corpus ad extremam tabem venit: inde apparuit ventris haud segne ministerium esse, eumque acceptos cibos per omnia membra disserere, et cum eo in gratiam redierunt. Sic senatus et populus quasi unum corpus discordia pereunt concordia valent. » ( Tito Livio, Ab Urbe condita libri: II. 16, 32, 33)

[*2] - G.A. Cohen, "Karl Marx’s Theory of History: A Defence"  (Princeton: Princeton UP, 1978) 326–341. Per una risposta critica al tecnicismo di Cohen si vedano il 2° ed il 3° capitolo di: Derek Sayer, "The Violence of Abstraction: The Analytic Foundations of Historical Materialism"  (Oxford: B. Blackwell, 1987)

[*3] - Karl Marx, Il Capitale. Critica dell'economia politica. Volume 1.

fonte: communists in situ

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