venerdì 10 agosto 2018

Prometeico

poetica


La poetica del Manifesto Comunista: una combinazione di passato e presente
-  di Peter Ryanard -

La Fondazione
«Il capitalismo ha assoggettato la campagna al dominio delle città. Ha creato delle enormi citá. Il capitalismo ha agglomerato la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione, ed ha concentrato la proprietà nelle mani di pochi.» Come sapranno molti lettori, è Karl Marx che ha scritto queste parole, però, quando lo fece, usò allora il termine "borghesia", al posto di quello di capitalismo. Le due parole sono state invertite durante una lettura, tenuta da John Lanchester (l'autore di "Whoops" e di "Capital") in occasione del 193° compleanno di Marx, per mostrare quanto egli fosse stato preveggente nel descrivere la struttura del capitalismo. ed il modo in cui questo aveva cambiato il paesaggio.
Ma, oltre che per la preveggenza, Marx è stato lodato anche per il suo stile letterario. In un libro di Paul Wolff, "Moneybags Must Be So Lucky: on the literary structure of Capital", si fa riferimento ad Edmund Wilson, il quale ha paragonato Marx al grande scrittore satirico, Swift.
«Paragona la logica della "modesta proposta" di Swift - che propone di curare la miseria dell'Irlanda inducendo le persone affamate a mangiare i loro bambini in eccedenza - all'argomentazione in difesa del crimine con cui Marx incalza i filosofi borghesi...: il crimine, suggerisce Marx, è un prodotto del criminale, proprio come "il filosofo produce idee, il poeta versi, il professore manuali", e praticarlo è utile alla società in quanto esso si prende cura della popolazione superflua nel mentre che fornisce lavoro ed occupazione a molti degni cittadini.»
Ma laddove, ne Il Capitale, Marx ha usato la satira, il Manifesto Comunista è più una tragedia prometeica, o come è stato sostenuto, è più Marx ad essere un Prometeo dialettico; «l'idea, o la convinzione pratica, per cui ciò che è fatto può essere anche disfatto, che ciò che è stato legato può essere anche slegato per mezzo di un'azione intenzionale. É l'accettazione assennata, secondo la quale rubare il fuoco agli dei avrà delle serie conseguenze, che alla fine potranno portare o all'emancipazione, o all'annientamento dell'umanità.»

La Combinazione
Durante la sua tarda adolescenza, Karl Marx ha avuto due grandi amori, cui si è in pratica dedicato in quel periodo della sua vita, entrando a far parte di due club sociali nel periodo in cui era all'università, a Bonn; il primo amore è stato il "Tavern Club", disapprovato da suo padre a causa della prevalenza di duelli fra ubriachi (si dice che a quanto pare Marx abbia effettivamente ingaggiato un duello); il secondo, era il "Poet's Club", che invece il padre approvava. Dalle lettere al padre, tuttavia, si viene a sapere che il suo amore per la poesia verrà soppiantato a causa degli eventi che lo coinvolgono, «ho dovuto studiare legge e soprattutto ho sentito il bisogno di ingaggiare una lotta con la filosofia». E ci si chiede che impatto avrebbe avuto la cosa, se fosse diventato un poeta. Ma, come tutti sappiamo, non lo fece e circa dodici anni dopo scrisse il Manifesto Comunista. Dove ad ogni modo, però, la miscela di preveggenza, satira e tragedia, presente in quel testo, sembra proprio andare a formare una perfetta struttura poetica:

«L'organizzazione feudale o corporativa dell'industria da quel momento non bastò più ai bisogni, che andavano crescendo col crescere dei nuovi mercati. Subentrò la  manifattura. I maestri di bottega vennero soppiantati dal medio ceto industriale; la divisione del lavoro tra le diverse corporazioni scomparve davanti alla divisione del lavoro nelle stesse singole officine. Ma i mercati continuavano a crescere, e continuavano a crescere i bisogni. Anche la manifattura non bastava più. Ed ecco il vapore e le macchine rivoluzionare la produzione industriale. Alla manifattura subentrò la grande industria  moderna; al medio ceto industriale succedettero gli industriali milionari, i capi di interi eserciti industriali, i moderni borghesi. La grande industria ha creato quel mercato mondiale che la scoperta dell'America aveva preparato. Il mercato mondiale ha dato un immenso sviluppo al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni via terra. Questo sviluppo, a sua volta, ha reagito sull'espansione dell'industria; e in quella stessa misura in cui si sono andate estendendo  l'industria,  il  commercio,  la  navigazione, le ferrovie, anche la borghesia si è sviluppata, ha aumentato i suoi capitali e sospinto nel retroscena tutte le classi, che erano un'eredità del medioevo. Vediamo dunque come la stessa borghesia moderna sia il prodotto di un lungo processo di sviluppo, di una serie di sconvolgimenti nei modi della produzione e del traffico. Ognuno di questi stadi nello sviluppo della borghesia fu accompagnato da un corrispondente progresso politico. Ceto oppresso sotto il dominio dei signori feudali, associazioni armate e autonome nel Comune, qui repubblica municipale indipendente, là terzo stato tributario della monarchia, poi, al tempo della manifattura, contrappeso alla nobiltà nella monarchia a  poteri limitati o in quella assoluta, principale fondamento, in generale, delle grandi monarchie, col costituirsi dalla grande  industria  e  dal  mercato mondiale, la borghesia si è impadronita finalmente della potestà politica esclusiva nel moderno Stato rappresentativo. Il potere politico dello Stato moderno non è che un comitato, il quale amministra gli affari comuni di tutta quanta la classe borghese.»

- Peter Ryanard - 26 luglio 2018 - Pubblicato su Marx200 -

Riferimenti:

Barker, Jason (2016) EPIC OR TRAGEDY? KARL MARX AND POETIC FORM IN THE COMMUNIST MANIFESTO,
http://www.klemens.sav.sk/fiusav/doc/filozofia/2016/4/316-327.pdf

Lanchester, John(2012) Marx at 193(LRB podcast)  https://www.lrb.co.uk/v34/n07/john-lanchester/marx-at-193

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