Buoni rapporti con i cavalli [Chorošee otnošenie k lošadjam]
- di Vladimir Majakovskij -
Gli zoccoli battevano come se cantassero - Grib, Grab, Grob, Grub.
Di vento ubriaca, di ghiaccio calzata, la via sdrucciolava.
Un cavallo stramazzò sulla groppa.
E subito un bighellone dopo l'altro
Venuto sul Kuzneckij a sventolare i calzoni, fecero calca.
Un riso squillò tintinnante:
«Un cavallo è caduto. È caduto un cavallo!» Il Kuzneckij rideva.
Io soltanto non mescolavo al suo urlo la mia voce.
Mi avvicinai e vidi gli occhi equini...
La strada si era capovolta e scorreva a modo suo...
Mi avvicinai e vidi rotolare giù per il muso, e sparire nel pelame
una gocciolona dopo l'altra, ad una ad una ...
E una certa comune ferina tristezza sgorgò da me spruzzando
a schizzi, e in un sussurro si effuse. Sciogliendosi in un brusio.
«Cavallo, non dovete. Cavallo ascoltate:
pensate forse di essere peggiore di loro?
Bambinuccio, siamo tutti quanti un po' cavalli,
ognuno di noi è un cavallo a modo suo.»
Forse, era vecchio e non aveva bisogno di balia,
o forse gli parve zotico il mio pensiero,
ma il cavallo di scatto si levò sulle zampe,
e nitrendo si mosse. Agitava la coda.
Ragazzino rossiccio. Arrivò tutto allegro, si fermò nella stalla.
E gli pareva ancora di essere un puledro,
e che di vivere valesse la pena, e anche di lavorare.
- Vladimir Majakovskij -
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