Sciagurato chi non crede agli eroi
- di Armando Torno -
Con i nome di Filostrato vissero quattro sofisti nell'età imperiale. Sarebbero tutti originari dell'isola di Lemno, a settentrione del mar Egeo. Di più: sotto questo nome ci sono pervenute alcune opere, tanto che si parla di "Corpus Philostrateum". Di esso la sola edizione completa disponibile è quella curata da Carl L. Kayser, in due volumi, uscita nel 1870-71 per l'editore Teubner di Lipsia.
Qualcuno farà spallucce per notizie del genere, anche perché si crede che un Filostrato in più o in meno non cambi l'immagine dei greci. Vale la pena, però, ricordare che nel citato "Corpus" c'é una "Vita di Apollonio di Tiana" (noto come il "Cristo dei pagani"), in otto libri, scritto su invito di Giulia Domna, moglie dell'imperatore Settimio Severo. Venne confutata da Eusebio di Cesarea e l'intervento suscitò polemiche. C'è anche un'opera dal titolo "Vite dei sofisti", importante perché consente di conoscere i protagonisti di tale scuola, soprattutto quelli appartenenti alla seconda stagione. E, sempre nel "Corpus", ove vi sono tra l'altro lettere, un trattato di ginnastica e pagine dedicate ad arte e mitologia, c'è "L'eroico" ("Eroikôs"), dialogo tra un viaggiatore e un vignaiolo, nel quale si evocano gli eroi omerici. Diversi filologi sostengono che l'autore non sia il Filostrato che scrisse la "Vita di Apollonio di Tiana" o quelle dei sofisti, ma il nipote del sodale di Giulia Domna. Il primo sarebbe nato intorno al 170 della nostra era; l'altro più o meno, nel 191. Non entreremo in altri dettagli di questa famiglia complicata e importante, ricordiamo però che l'interesse della filologia più qualificata sui Filostrato e le loro opere si è risvegliato. Innanzitutto nel 2016 nella collana "Oxford Classical Texts" ha visto la luce, a cura di Rudolf S.Stefec, una nuova edizione critica delle "Vite dei sofisti" che lascia ben poco spazio alle precedenti: collocazione minuziosissima dei manoscritti, bonifica testuale che espunge le congetture accumulate, attenzione alle tradizioni medievali eccetera («the evidence of the medieval transmission was scrupulously followed»). E ora nella collezione dei testi greci delle "Belles Lettres", ormai la più vasta al mondo, ecco una nuova edizione critica, con un formidabile apparato di note e un saggio introduttivo di oltre 200 pagine, con la traduzione francese de "L'eroico". O meglio, è intitolata "Sur les héros".
Anche in tal caso si può parlare di un testo completamente rivisto e rimeditato. La curatrice, Simone Follet, emerita della Sorbona, ha atteso a questo lavoro un numero di anni difficile da calcolare. A Parigi, nella libreria delle "Belles Lettres", si narra che abbia consegnato un manoscritto e non una chiavetta o qualcosa del genere, si sussurra che si è continuamente tormentata nei dettagli di un libro che potrebbe assumere nuove valenze, si dice anche altro, ma chi scrive preferisce rispettarne la fatica, degna di Ercole, il quale, non a caso, era e resta un eroe.
Va detto che madame Follet ha fondato il suo testo su un accurato esame critico dei manoscritti esistenti, «tous étudiés personellement» nelle diverse biblioteche, tranne il codice A dell'Athos, visto in microfilm. Un lavoro notevole che desidera restituire la percezione che il mondo pagano ebbe degli eroi mille anni dopo Omero. E ancora, la Follet ha ricostruito fonti e influenze di Filostrato partendo da Omero, passando dai tragici e dai sofisti (attinse liberamente dall'orazione fittizia "In difesa di Palamede" di Gorgia); inoltre non sfuggono alla studiosa alcuni debiti con Platone, gli oratori attici e la vasta letteratura che germogliò dalle rovine di Troia. Esamina dettagliatamente lingua, stile; infine, prima della parte sulla tradizione del testo, espone le intenzioni dell'autore che toccavano religione, filosofia e letteratura.
Filostrato non cita gli dei stranieri ormai penetrati in Grecia: non quelli egizi, non il Dio unico di ebrei e cristiani. La sua fede, evidenziando figura e necessità dell'eroe, è tradizionale. Crede a rimedi magici e incantesimi. Ha intenti apologetici. Numerosi i suggerimenti alla filosofia. Si pensi a Diogene Laerzio, quando scrive nelle "Vite dei filosofi" parlando di Pitagora: «Tutta l'aria è piena di anime, ritenuti demoni o eroi». Evoca «L'eroico», nota Follet.
«Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi» afferma Brecht nella "Vita di Galileo". Filostrato testimonia l'esatto contrario. Le spedizioni delle Amazzoni o Achille sono più veri della realtà, che siano esistiti o no, e diventati indispensabili per le anime creando modelli. Nei cieli e sulla terra.
- Armando Torno - Pubblicato sul Sole24Ore del 20/11/2017 -
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