giovedì 21 giugno 2018

La Critica Radicale ed io, e il giocoliere!

La tribu del abecedario

Evidentemente, invecchio, e quindi mi ripeto. Ragion per cui, per l'ennesima volta prenderò a prestito da Majakovskij la sua brillante frasetta di circostanza a proposito del fatto che anche stavolta, piuttosto che abbandonarmi ai ricordi, «Preferirei indire una mattinata di supposizioni». Ma ahimè la situazione lo richiede, ragion per cui non posso esimermi dall'usare l'unica Macchina del Tempo di cui dispongo per ri-andare alla mia "prima volta". Naturalmente, quando parlo di "prima volta" voglio riferirmi alla prima volta in cui sono venuto a contatto con il concetto di "critica radicale" italiana (la notazione geografico-nazionale è voluta); e nel caso addirittura esercitata propriamente nei "miei" confronti!
Mi ricordo - credo sia questo il giusto incipit - di essere allora appena arrivato da pochi giorni a Firenze, quando il destino volle che mi capitasse di leggere su un volantino - la cui firma non mi sovviene - che il gruppo anarchico, al quale da poco facevo riferimento, sarebbe stato sicuramente composto di «figli di Failla e della Coca-Cola».
Ora, per quel che riguarda l'attribuzione del patronimico che mi veniva dato in allegra compagnia, confesso che a quel tempo ciò avrebbe potuto essere per me anche motivo di vanto e di orgoglio (e se consideriamo il fatto che, tutto sommato, "cambio poco" - e da costà provengo, un po' probabilmente continuerebbe tuttora ad esserlo, a mo’ di curriculum). Ma gli è che dalla cocacola, per allora, mi ero già svezzato, ed indugiavo a ben altre bevande, per non restare un po’ risentito da quella palpabile malignità sottesa. Insomma, per farla breve, il primo approccio non fu affatto idilliaco, e così accadde che le rispettive strade continuassero a procedere, ciascuna per il loro proprio conto, senza mai arrivare, per diverso tempo, ad incontrarsi realmente.
Ci fu, un paio d'anni dopo, un'altra volta, il 1° maggio del 1972, quando durante il corteo del 1° maggio diffusero fra gli astanti - fra cui io - il volantino "comontista" che si può vedere riprodotto qui sotto, e che lessi con non malcelato interesse.

comontismo lavoro

Ammetto sinceramente il fatto che loro, sulla tematica della critica del lavoro, per lo meno a livello teorico, fossero allora un bel pezzo più avanti a me, ma non posso però fare a meno di sottolineare che - diversamente da quanto afferma il mio amico Dino Erba (nella sua recensione a questo stesso volume, e si tratta di recensione fresca di stampa arrivata nella mia casella e-mail questo stesso 21/6/2018) quando sostiene che «Ci volle un bel coraggio in quegli anni per resuscitare il capitano Ludd!» - sarebbe bastato andare a prendere in mano i libri di Edward P. Thompson sulla storia del luddismo. E poi, devo ammettere che alla fin fine quello che non mi convinceva troppo era proprio la loro "firma", il modo in cui si definivano, quel "i comontisti", ricavato in forza di un doppio e brutto salto mortale da saltimbanchi [*].
E così avvenne che bisognò aspettare ancora qualche anno, prima di poter arrivare a raggiungere un "accordo" con la "critica radicale" (ometto volutamente la notazione geografico-nazionale), nei panni di un amico di cui non dirò il nome e della rivista "Puzz". La cosa si riferisce a quando, a Firenze, dopo la rapina di Piazza Alberti, quello che rimaneva del Collettivo Jackson ebbe bisogno di pubblicare e far girare la sua contro-inchiesta sul massacro del 29 ottobre 1974, e per poterlo fare trovò allora una sponda solo nella rivista "Puzz"; ché tutti gli altri si erano defilati!

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Ah, dimenticavo (veramente no, non è vero, non dimenticavo affatto: la cosa me l'ero lasciata apposta per ultima!), la mia più recente esperienza con la "critica radicale" italiana (e qui devo riproporre la notazione geografico-nazionale) risale a qualche settimana fa, su Facebook, e si è estrinsecata nel corso di una diatriba (della quale confesso di non aver completamente compreso il senso) proprio con uno dei curatori del libro che (per chi non l'avesse capito) consiglio di leggere. In una discussione su Debord - in cui rispondevo a Gianfranco Marelli, a proposito di un suo commento sulla moglie di Debord, proponendogli la lettura di un mio post su questo blog a proposito delle "truffe" - venivo aggredito in malo modo con argomentazioni riferite al mio presunto "astio" e alla "invidia" - che secondo il più "grosso" dei curatori del libro oggetto di questa mia “recensione” trasuderebbe da quel mio piccolo testo "tanto più bilioso quanto proprio per questo ben documentato" - "contro il (o i) Debord". A questo punto, pur confermando il mio giudizio sulla bontà dell'operazione editoriale, non posso fare a meno di considerarmi fortunato a non aver fatto parte di un simile milieu, dal momento che a giudicare da quelli che ora sono più di un esempio storico, appare quantomeno probabile che tale esperienza possa portare a soffrire di conseguenze psichiche non proprio felici.

[*] - IL COMONTISMO (traduzione di Gemeinwesen, da Com - ontos - dell'essere) non è altro che "movimento reale che sopprime le condizioni esistenti" (Marx), è la comunicazione dell'essenza umana, libera dall'alienazione, e l'essenza della comunicazione libera dalla ideologia. (da "Per l'ultima Internazionale")

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Un grande sconvolgimento attraversa la società italiana alla fine degli anni Sessanta. Il recente, tumultuoso sviluppo economico non era stato accompagnato da un aggiornamento politico e sociale proporzionato. Questo ritardo della situazione nazionale condurrà il movimento a prolungarsi testardamente per tutto il decennio successivo laddove, negli altri paesi, i movimenti paralleli si erano già lasciati acquietare, assimilare e addomesticare.
I mutamenti della politica, del costume, della cultura, furono molti e profondi, anche se, a prima vista, gli insorti appaiono oggi sconfitti e brutalmente ricondotti all’obbedienza.
In continua dialettica con gli eventi pubblici, mutamenti non meno significativi si produssero nel pensiero di quel movimento, nella sua riflessione, nella sua coscienza, nella sua teoria, nella sua critica.
In particolare, un minuscolo nocciolo di riflessione e di analisi, affermatosi in contemporanea con la discesa del movimento nelle strade, è andato crescendo, articolandosi e perfezionandosi, finendo per rimanere alla fine padrone del campo. Tante tesi che apparivano eretiche da principio, sono oggi patrimonio comune di tutti coloro che si sollevano contro la sopravvivenza consentita.

Il presente volume testimonia la nascita di questo pensiero, la “critica radicale”; ne seguiranno altri due, di prossima pubblicazione, destinati a coprire il periodo successivo.
Alla trascrizione dei testi è unita una copia anastatica, particolarmente utile allorché si tratti di documenti illustrati (anche le tecniche di comunicazione furono sconvolte in quegli anni, affermando una nuova maniera, ironica e autoironica, di agitare e di propagandare), si accompagnano una ricostruzione storica e una proposta di riflessione sull’attualità, l’inattualità, le lacune, le intuizioni, gli svarioni e i colpi di genio alternatisi in quegli anni entusiasti ed entusiasmanti.

(dal risvolto di copertina di: LA CRITICA RADICALE IN ITALIA. LUDD 1967-1970. Nautilus. Pagine 566. €25.00)

Oltre una decina di anni fa, nella redazione di Nautilus, si riunirono una decina di persone per discutere di un progetto di riedizione dei materiali di quei gruppi rivoluzionari che negli anni ’70 si rifacevano a quella che nel tempo è stata chiamata la critica radicale. Nacque così il Progetto Critica Radicale. Il primo compito che ci si dette fu quello di raccogliere il materiale riguardante le esperienze di Ludd, Organizzazione Consiliare, Comontismo, Puzz, Insurrezione e Azione Rivoluzionaria.
Documenti, volantini, corrispondenza, lettere interne cominciarono a formare un archivio digitale. Si pensava all’epoca di pervenire alla pubblicazione cartacea dell’opera omnia o, perlomeno, della totalità di quanto reperibile. Non ci si era resi conto della mole di documentazione che sarebbe emersa e che avrebbe finito per creare uno strumento ben poco maneggevole, che avrebbe messo alla pari testi e tesi di ben diversa importanza storica e critica.
Si decise così di pubblicare il materiale in rete e nel contempo di lavorare all’edizione cartacea di una parte di esso. Il sito che lo ospitava – Nel Vento – è diventato negli anni il punto di riferimento per quanti volevano conoscere quest’area di Movimento. Il progetto, con la pubblicazione de
Ora che è stato pubblicato il primo volume di quel materiale: Critica Radicale in Italia: Ludd 1967-1970 è stato creato il sito www.criticaradicale.nautilus-autoproduzioni.org dove verranno raccolti in formato digitale, e debitamente annotati, tutti i documenti reperiti.
Sarà possibile altresì: segnalare ulteriori testi non ancora rinvenuti ma che si continua a ricercare; raccogliere i documenti successivi esistenti oggi o che verranno scritti nel futuro sull’argomento; commentare in un forum apposito i testi pubblicati. Con questi strumenti, si spera che la presente opera non si converta in una pietra tombale per una vicenda che gli anni trascorsi inevitabilmente consegnano alla rarefazione della storia, ma piuttosto in uno strumento di riflessione attuale e contemporanea.

fonte:Nautilus


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