IDEOLOGIE DELLA CRISI
- L'ABC della critica della dissociazione del valore -
Questo alfabeto, di cui pubblicheremo regolarmente diverse voci, fa parte di un duplice approccio, sia pedagogico che riflessivo. Accompagna la lettura dei libri di Ernst Schmitter,"L'economia come catastrofe. Un'introduzione alla critica della dissociazione del valore" (Crise & Critique, 2025) e "Le avventure della merce", di Anselm Jappe (Mimesis-Eterotopie, 2017), e vuole essere un'introduzione alla corrente della Critica della Dissociazione del Valore, contribuendo al contempo al rinnovamento della teoria critica della società moderna. Un manuale, che non cerca di congelare le interpretazioni di una corrente le cui pubblicazioni sono in corso, e le cui letture sono talvolta divergenti. Il suo compito essenziale è quello di proporre delle porte di ingresso, di tracciare lo status della riflessione e del dibattito, e di aprire dei percorsi sia relativi alla trasformazione della critica marxiana dell'economia politica – con e oltre Marx e Adorno – sia sulla sua estensione su altri oggetti, campi e territori di riflessione, così come sulla sua ricezione e i suoi dialoghi con le diverse correnti intellettuali, autrici ed autori. Le proposte, si concentrano su nozioni, concetti e sulle loro declinazioni, così come su oggetti e temi, metodi e approcci, processi storico-sociali, eventi, momenti e periodi, ma anche su riviste, correnti di pensiero, opere e paradigmi con i quali si è confrontata la critica della dissociazione del valore. Le note coniugano un approccio concettuale con finalità didattica – destinato a coloro che desiderano familiarizzarsi con questa corrente; con approfondimenti sulla sua evoluzione, le sue fonti, le sue appropriazioni e gli usi empirici, nonché sulle discussioni critiche che le sue diverse interpretazioni hanno suscitato. Di seguito, una prima voce.
Ideologie della crisi
Le ideologie della crisi presentano diverse caratteristiche essenziali: il razzismo, la xenofobia, i fondamentalismi religiosi (o "religionismo"), l'antisemitismo, nei suoi diversi assemblaggi, l'antiziganismo, l'imbarbarimento del patriarcato produttore di merci (sia il maschilismo che l'ideologia "trad-fem", ossia il femminismo tradizionale), così come il "nazionalismo etnico terziario". In esse sono compresi anche i fascismi storici e le loro forme autoritarie contemporanee: da un lato, l'affermazione del primato dello Stato – in quanto amministratore del disastro e della gestione della crisi – da parte del moderno soggetto schizoide, sia homo politicus (cittadino, amministrato, soldato) che homo economicus; dall'altro, la difesa esclusiva dei valori "libertari" da parte del soggetto individuale del denaro. Qui, ritroviamo anche le grandi ideologie culturaliste, civilizzazioniste e religiose dell'affermazione del sé (occidentalismo, giapponesismo, neo-ottomanesimo, il panafricanismo, gli indigenismi "decoloniali" come quello di "Abya Yala", il civilizzazionismo cinese, ecc.), ma anche l'ideologia anti-occidentale sviluppata da certi soggetti capitalisti occidentali – a partire dal romanticismo e dal pensiero reazionario per arrivare a certi pensieri di sinistra – e infine l'ideologia del "capitale umano" delle classi medie e lavoratrici, declassato o minacciato di declassamento, arrivando fino a un populismo produttivista trasversale.
Le forme del pensiero e dell'azione, dal momento che i contenuti del pensiero (ideologie) e i modelli di azione (ruoli sociali) vengono qui compresi nei termini della loro costituzione interna capitalista-patriarcale, attraversata dal livello macro-sociale (Roswitha Scholz) della strutturazione sociale attraverso la relazione capitalistica di dissociazione-valore. Le produzioni ideologiche, sotto il capitalismo e sotto la sua forma-soggetto, che vengono sostenute dagli individui nelle diverse determinazioni particolari, esistono solo all'interno di queste forme sociali di base capitaliste-patriarcali (lavoro astratto, dissociazione, denaro, merce, valore, Stato, politica, ecc.), le quali sono sempre, come indicato da Marx, tanto "forme di esistenza" (Daseinsformen) reali – egli le chiama anche "determinazioni esistenziali" (Existenzbestimmungen) – quanto "forme oggettive di pensiero" (objectktive Denkformen). Pur tuttavia - situate come sono al meso-livello della strutturazione sociale (Scholz), e a quello delle determinazioni socio-istituzionali, simbolico-culturali e ideologiche delle società del sistema-mondo capitalistico - queste produzioni ideologiche, e le formazioni ideologiche polari che esse costituiscono, sebbene attraversate dalle determinazioni del macro-livello, non possono essere derivate da esso in modo "economicistico", facendo uso della logica delle lotte di interessi, come se fossero viste come un a priori nel contesto-forma capitalistico-patriarcale, come viene supposto a partire dall'obsoleto schema della "sottostruttura" del marxismo tradizionale del vecchio movimento operaio (essi posseggono invece una loro propria autonomia). La "prassi pratica" dei soggetti sotto il capitalismo, in quanto pratica-feticcio dell'esecuzione dell'astrazione e della dissociazione capitalistica reale - la quale sfugge alla coscienza - viene tuttavia esercitata proprio attraverso la coscienza e grazie a un "trattamento ideologico" (Robert Kurz) delle contraddizioni, delle esperienze e delle sofferenze, tanto al meso-livello quanto al livello micrologico della riproduzione microfisica e socio-psichica da parte degli individui. In questo senso, ogni "prassi pratica" è sempre, correlativamente, una "pratica ideologica" [*1]. All'interno di questa coscienza interna, soggetta al suo contesto storico-sociale e ai "ruoli sociali" e alle "maschere del carattere" (Marx) – che gli individui indossano, ciascuno in modo diverso, nel processo di valorizzazione del valore, di dissociazione e di riproduzione microfisica della totalità sociale – queste pratiche ideologiche si sviluppano secondo i diversi stadi di sviluppo del capitalismo patriarcale. Esse vengono generate a partire dalla crisi del soggetto moderno, nella forma-contesto della socializzazione attraverso il valore, e costituiscono così dei gruppi di ideologie di crisi, le quali minacciano, a loro volta, di diventare una forza motrice nel processo di decomposizione (dell'imbarbarimento del patriarcato produttore di merci).
Nella fase ascendente di questo processo, il primato spetta alle ideologie affermative-apologetiche (l'illuminismo borghese, l'occidentalismo, il giapponesismo, ecc.), che affrontano la contraddizione del Nuovo Mondo Sociale con la sua attrezzatura pre-moderna, in particolare per mezzo di potenti ideologie di legittimazione, le quali hanno accompagnato la storia della formazione del capitalismo. Durante le fasi di crisi e di decomposizione, le ideologie diventano soprattutto irrazionali e isteriche. Allora, esse servono come sollievo per la coscienza, che così viene dispensata dal dover esaminare criticamente le proprie condizioni di esistenza, e può affrontare la propria impotenza trattandola in modo ideologico (spesso facendo ricorso al risentimento). Queste ideologie di crisi, così come i loro "oggetti fobici" (le "élite", i "migranti", gli "ebrei", gli "assistiti", gli "estranei alla razza pura", gli "zingari", gli "uomini che diventano delle donne", ecc.), derivano dall'angoscia degli individui di fronte alle forme soggettive e oggettive delle proprie condizioni di esistenza interiorizzate.
Il principale meccanismo irrazionale, è quello del capro espiatorio, una categoria che non bisogna usare in maniera trans-storica, ma andrebbe specificata all'interno di quelle che sono le forme sociali storicamente determinate. Anziché mettere in discussione le strutture sociali, impersonali e interclassiste, bloccate nel regno dell'astrazione reale capitalista, che gli individui eseguono su sé stessi e che interiorizzano come una "seconda natura" per mezzo dei diversi ruoli sociali e grazie alle maschere caratteriali che indossano, vediamo invece come la responsabilità di qualsiasi esperienza negativa (e di ogni sofferenza) viene proiettata sugli individui, gruppi o istituzioni, ritenuti responsabili di tutte le disfunzioni del sistema. Questa «tecnica di personificazione superficiale dei problemi e dei disastri» (Robert Kurz) costituisce sia quello che è un sollievo soggettivo per gli individui, i quali così si esimono da ogni autoanalisi critica (di chi sono veramente le "maschere di carattere" che si attaccano alla loro pelle?), sia una realtà oggettivamente radicata nel modo, nel quale l'essenza del capitalismo viene fenomenizzata. attraverso quella dicotomia che contrappone il concreto all'astratto. Essa colpisce tutti gli individui, dalle élite ufficiali alle diverse classi e strati sociali, le quali - come "soggetto automatico", "mostro animato" o "Jaggernaut capitalista" (Marx) - sono tanto gli esecutori quanto il fondamento quotidiano della relazione di capitale. Attraverso queste proiezioni superficiali, gli individui assimilano e gestiscono, di riflesso, affermativamente e repressivamente, le profonde contraddizioni della "seconda natura" capitalistica, che emergono nel processo di crisi. Come osserva Kurz: «O la base accusa i leader di essere sciocchi incompetenti, oppure ribalta la situazione e allora accusa la base di essere inefficiente, di non voler fare uno sforzo, ecc. Nella politica moderna, questo meccanismo di designazione del colpevole è in un certo senso il principio stesso del suo funzionamento. La folla insulta i politici, e i politici insultano la folla. Nessun partito di opposizione attribuisce i problemi sociali al sistema politico in quanto tale e al modo di produzione e di vita su cui si basa, ma lo fa sempre grazie al fatto che i suoi avversari attualmente detengono il potere, e che le loro politiche sono "cattive".»
Nel capitalismo in crisi, le ideologie della crisi e le logiche dell'esclusione sociale - che sono sempre logiche possibilmente omicide, che dilagano - non derivano principalmente dalla posizione oggettiva delle classi sociali, ipostatizzate in istanze produttrici di ideologie specifiche, bensì dal modo in cui ogni singolo individuo vive e tratta ideologicamente l'esperienza negativa della crisi del soggetto – del lavoro, del diritto, della politica, della nazione, dei diritti sociali, ecc. - che ha interiorizzato, o da cui è escluso, perché dichiarato declassato o superfluo. Questa interiorizzazione soggettiva risulta da un insieme di determinanti sociali: il contesto di crisi, il modo in cui l'essenza del capitalismo si manifesta nelle sue forme fenomeniche, e la costituzione del sistema di disposizioni incorporate dall'habitus sociale (soggetto-forma moderno), con le sue determinazioni derivate, percepite come "superstrati geologici". Questi strati si manifestano attraverso le varie "maschere di carattere" che gli individui indossano, in quanto "portatori" ed "esecutori" della logica feticistica della valorizzazione-dissociazione. La soggettivizzazione dell'esperienza negativa della sofferenza sociale, vissuta dall'individuo sotto la crisi del capitalismo, dipende anche dalla sua interiorità. Quest'ultima non è annullata dall'incorporazione di strutture o dalla sussunzione dell'individuo nella forma-soggetto. Al livello di quello che Roswitha Scholz chiama livello micro-logico della strutturazione del mondo capitalistico-patriarcale, la singolarità individuale gioca un ruolo cruciale, a seconda del modo in cui l'individuo è stato plasmato fin dalla più tenera età e della sua capacità di non identificarsi totalmente con ciò che egli realizza come "esecutore" della teleologia del fine in sé della moltiplicazione del denaro, anche se questa sua interiorità rimane «fragile, solitaria e vacillante, costantemente rimandata a causa della sua impotenza» (Jean-Marie Vincent).
Bibliografia : Kurz, "Gris est l’arbre de la vie, verte est la théorie. Le problème de la pratique comme éternelle critique tronquée du capitalisme et l’histoire des gauches", Albi, Crise & Critique, 2022 ; Kurz, «Populisme hystérique. Confusion des sentiments bourgeois et chasse aux boucs émissaires », in "Avis aux naufragés. Chroniques du capitalisme mondialisé en crise", Paris, Lignes, 2005, p. 48-49 ; Kurz, «L’anti-impérialisme et l’idéologie de crise antisémite », nel libro collettivo, "Le Péril antisémite. Antisémitisme structurel dans la modernité capitaliste", Albi, Crise & Critique, 2025 ; Clément Homs, «Les chiens du peuple du capital », dans Jaggernaut, n°1, 2019 ; Mark Loeffler, «Populistes et parasites. Sur les logiques des producérismes », in Jaggernaut, n°1, 2019 ; William Loveluck, « Populismes économiques », Jaggernaut, n°1, 2019 ; Robert Kurz et Roswitha Scholz, "Quand la démocratie dévore ses enfants. Remarques sur les fascismes historiques et le nouvel extrémisme de droite", Albi, Crise & Critique, 2024 ; Ernst Lohoff, « L’exhumation de dieu. De la Nation sacrée au Royaume céleste global », in Krisis, "L’Exhumation des dieux", Albi, Crise & Critique, 2021 ; JustIn Monday, "La Double nature du racisme", Albi, Crise & Critique, 2023 ; Moishe Postone, « Histoire et impuissance », Critique du fétiche-capital. Le capitalisme, l’antisémitisme et la gauche, Paris, PUF, 2013 ; Roswitha Scholz, Homo sacer et le « tsiganes ». L’antitziganisme – Réflexions sur une variante essentielle – et donc oubliée – du racisme moderne, Albi, Crise & Critique, 2025 ; Marc Angenot, Les idéologies du ressentiment, Montréal, XYZ, 1997.
[*1] - Robert Kurz, "Grigio è l'albero d'oro della vita, e la teoria è verde. Il problema della prassi, come evergreen di una critica tronca del capitalismo, e la storia delle sinistre" - in https://francosenia.blogspot.com/2014/10/la-passione-per-la-prassi-e-lo.html e segg.
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