lunedì 22 settembre 2025

Tutti al mare ?!!???

Gli Stati Uniti pianificano di espellere centinaia di migliaia di palestinesi da Gaza
- Il progetto di trasformare la Striscia di Gaza nella "Riviera del Medio Oriente" sta prendendo forma e sostanza all'interno dell'amministrazione Trump -
- di Jean-Pierre Filiu -

Mercoledì 27 agosto, Trump ha tenuto un importante incontro alla Casa Bianca sulla situazione e il futuro della Striscia di Gaza. Erano presenti il suo inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, nonché il suo predecessore in questo incarico, Jared Kushner (anch'egli genero del presidente degli Stati Uniti) e Tony Blair, ex primo ministro britannico, ma soprattutto inviato speciale per il Medio Oriente, dal 2007 al 2015, di un quartetto guidato dagli Stati Uniti. Si sarebbe potuto immaginare che la carestia che minaccia l'enclave palestinese e l'orrore in cui sono immersi i suoi abitanti sarebbero stati all'ordine del giorno di una simile riunione. Tuttavia, il Washington Post ha rivelato che le discussioni si erano invece concentrate sul piano del presidente di trasformare la Striscia di Gaza nella "Riviera del Medio Oriente". Si tratta dell'impropriamente chiamata "Fondazione umanitaria per Gaza" (GHF), guidata da un evangelico molto vicino alla Casa Bianca, che si dice abbia redatto un documento di 38 pagine che dettaglia le diverse fasi dell'attuazione di questo piano.

Un approccio immobiliare
Un tale piano, in questa fase, potrebbe anche non essere ufficiale, ma merita tuttavia tanta più attenzione proprio perché offre un punto di vista privilegiato sul modo di operare dell'amministrazione Trump, di gran lunga la più anti-palestinese in tutta la storia degli Stati Uniti. In quel testo non si legge il minimo riferimento al diritto internazionale, così come non si considerano mai i palestinesi come se fossero un popolo, limitandosi a riferirsi agli "abitanti di Gaza". Quella che viene declinata, è una logica puramente transazionale nella forma del "deal" immobiliare, tanto caro a Trump, Witkoff e Kushner, visto che si tratterebbe di "valutare", in dieci anni, la Striscia di Gaza in 300 miliardi di dollari (255 miliardi di euro, al cambio attuale), contro un valore che oggi viene considerato pari a zero. Si riesce pertanto a capire meglio l'associazione con Eric Blair a tutte queste discussioni, dal momento che, per otto anni, egli aveva sostenuto come lo sviluppo economico dei territori palestinesi sarebbe stata la chiave per la pacificazione del conflitto israelo-palestinese. Il progetto,si chiama "GREAT" (acronimo di "Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation”) e il suo obiettivo dichiarato è quello di "trasformare" un "alleato dell'Iran in un prospero sostenitore  degli accordi di Abramo". L'identità palestinese di Gaza e della sua popolazione viene così cancellata a favore di una ricomposizione geopolitica del Medio Oriente, avviata da Trump nel 2020, alla fine del suo primo mandato, con la firma di accordi di pace tra Israele e quattro Stati arabi, primo fra tutti gli Emirati Arabi Uniti. Così facendo, la Casa Bianca spera di coinvolgere finalmente l'Arabia Saudita in questa dinamica, dove il progetto ha già previsto che le due arterie stradali che attraversano la “trasformata” Striscia di Gaza portino il nome dei leader sauditi ed emirici. Per quanto riguarda invece la “zona industriale intelligente”, che costeggerebbe il confine con Israele, essa porterebbe il nome di Elon Musk, mentre lungo la costa verrebbe creata una “Riviera Trump” (sic!) sul modello delle Palm Islands di Dubai. Sulle rovine di quelle attuali, sorgerebbero delle nuove città, completamente digitalizzate e potenziate dall'intelligenza artificiale.

Sotto tutela
La chiave per lanciare un progetto del genere, è l'attuale GHF (Gaza Humanitarian Foundation), le cui distribuzioni di aiuti, a partire dalla primavera, sono state tuttavia costellate da ripetute stragi, al punto da essere state definite “Hunger Games”. La GHF intende escludere le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie, coordinando le proprie operazioni con l'esercito israeliano, la cui attuale offensiva contro la città di Gaza mira a respingere centinaia di migliaia di civili verso il sud dell'enclave, e verso i siti di distribuzione della GHF. L'obiettivo è quello di creare all'interno delle “zone di transizione” un ambito “libero da Hamas”, nel quale sarebbe previsto un “trasferimento volontario” per centinaia di migliaia di civili. La presentazione del GREAT prevede il trasferimento di un quarto della popolazione di Gaza e, per attenuare la brutalità di un simile diktat, sostiene che una piccola parte potrebbe essere autorizzata a tornare, qualora lo desiderasse. Tuttavia, ciò che viene effettivamente prospettato è l'espulsione definitiva di circa 400.000 palestinesi sui 2,1 milioni di abitanti che conta l'enclave. La GHF avrebbe anche il compito di “validare” e addestrare dei gazawi che si occuperanno della futura sicurezza dell’enclave. Attualmente, l’embrione di tale forza è costituito da una banda di saccheggiatori palestinesi, sostenuti e armati da Israele, ma ripudiati dalle loro stesse famiglie proprio a causa di questa collaborazione. Dopo sei mesi o un anno, a seconda dell'avanzamento dell'offensiva israeliana, verrebbe creato un “Trust”, vale a dire una tutela, associata a una società fiduciaria. Con questo trust, si fonderebbe la GHF, mentre l'esercito israeliano conserverebbe invece il diritto di intervenire in qualsiasi momento. Solo in un secondo momento questo trust si evolverebbe poi in un governo formale dell'enclave, e questo avverrebbe nel corso di un “periodo di transizione” necessario all'emergere di un'“entità palestinese riformata e de-radicalizzata”. In nessuna circostanza viene mai menzionata l'Autorità palestinese di Ramallah (Cisgiordania). Il piano specifica che l'attività di questo trust verrebbe facilitata attraverso la partecipazione di partner arabi, e resa più proficua grazie all'intensificazione delle partenze “volontarie”. Già il solo fatto che un documento del genere possa esistere, ed essere oggetto di discussione, la dice assai lunga sul grado di collusione e sul senso di impunità, raggiunti da Israele e dagli Stati Uniti nella loro guerra contro Gaza. Più in generale, rivela anche come, dopo due anni in cui abbiamo lasciato che donne, uomini e bambini di Gaza fossero abbandonati a un simile orrore, tutto questo stia diventando il nostro mondo .

- Jean-Pierre Filiu - Pubblicato su Le Monde il 21/9/2025 -

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