Vi racconto una storia. Prendetela così, come vi viene, in questi tempi... irregolari...
«Viva quel comunista che la fece così bella, impugnò la rivoltella contro Casalini…..»
...Nemmeno in questi pochi versi arrivati in qualche modo fino a noi - parte di una canzone, probabilmente scritta a caldo - si fa menzione del nome di Giovanni Corvi.
Destino comune, con ogni probabilità, a chiunque sia un senza-partito ("cani sciolti", verranno chiamati più tardi quelli come lui, in un'altra epoca) ed è per questo, forse, che continuerà a rimanere un senza-storia. Oggi, nel Web, a fare una ricerca, accade di leggere che la qualifica di "comunista", o di "socialista", è stato il "nemico" ad affibbiargliela. I comunisti, gli anarchici, i socialisti hanno preferito - ogni volta che ne hanno accennato - considerarlo come un esaltato, se non propriamente uno squilibrato.
E per lo più è stato cancellato, quel Giovanni Corvi, operaio, carpentiere, nato a Teglio, in provincia di Sondrio, nel maggio del 1898. S'era fatta tutta la Grande Guerra, e oltre. Congedato nel 1920, si era trasferito a Roma in cerca di lavoro.
Ma si vede che all'inizio non gli sia andata proprio benissimo - la ricerca di un lavoro - tant'è che dalla schedatura della polizia risulta anche qualche reato minore contro il patrimonio e le persone. Ma è il 12 settembre del 1924, quando assurge agli onori della cronaca: su un autobus, estrae una pistola e fa fuoco contro Armando Casalini, deputato fascista e importante esponente delle Corporazioni, uccidendolo. Arrestato, dichiarerà di aver voluto così vendicare Giacomo Matteotti.
Definito "comunista" dalla stampa, non ci sarà nessun partito politico, od organizzazione di sinistra, che se ne farà carico, così come nessun partito politico, od organizzazione di sinistra, s'era prima fatta carico di dare seguito alle proteste popolari che, in tutta Italia, erano sorte spontaneamente a partire dall'assassinio del deputato socialista. Così, un irregolare, incontrollabile, aveva anticipato di vent'anni le azioni dei gappisti. E farà la fine di tanti altri irregolari che avevano sfidato il regime. Di lui, ne viene disposto l'internamento presso il manicomio provinciale di Roma. Assolto dall'imputazione di omicidio «per totale infermità mentale», continuerà a essere continuamente dimesso e internato. Fra manicomi criminali e confino di polizia, fino a quando non sparirà, dopo essere stato prelevato dalla polizia nazista, in uno di quei tanti campi di concentramento repubblichini, venendo trasferito «verso ignota destinazione». Era Giovanni Corvi.
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