Natura Denaturata
- L'alimentazione dell'umanità attraverso il capitalismo -
di Robert Kurz
«Non riconoscerai più i frutti, né dal loro sapore né dalla loro forma.» (Jean Anthelme Brillat-Savarin, 1755-1826)
Non solo gli individui, ma anche gli Stati, i sistemi, le epoche sociali tendono ad auto-illudersi. In questo senso, il record mondiale è stato stabilito dal sistema di produzione dei beni nella modernità, che viene considerata come se fosse il culmine insuperabile della storia dell'umanità. Per valutare la vera qualità di un'epoca, esiste un indicatore assai semplice. Si tratta della situazione alimentare. Cibo e bevande, sono le fonti più affidabili di informazione su come le persone effettivamente vivevano. È in quest'area che una cultura dimostra quali sono le sue più elementari capacità di soddisfare i propri bisogni. Naturalmente, la modernità si considera anche all'avanguardia del progresso anche nella Storia del cibo: solo la meravigliosa economia di mercato ha risolto in maniera soddisfacente il problema di un sufficiente approvvigionamento alimentare e del miglioramento della sua qualità. Ma questa immagine è un affronto alla realtà. Alla fine del decennio dei '70, lo storico dell'economia Immanuel Wallerstein, insieme al suo team allo State University (New York), ha presentato degli studi sulla storia della produzione, con il seguente risultato: «A lungo termine, la prosperità del sistema mondiale e la totalità della forza lavoro della Terra diminuisce; contrariamente a una supposizione assai diffusa, essa non aumenta».
Questa affermazione, che contraddice l'ideologia dominante dell'economia di mercato, è ben fondata. Sembra assolutamente assurdo alla coscienza dominante solo perché la visione ufficiale è triplicemente limitata: in primo luogo, è limitata al breve periodo di relativa prosperità mondiale che c'è stato dopo la seconda guerra mondiale; in in secondo luogo, è limitata a quei pochi paesi occidentali completamente industrializzati; e, in terzo luogo, è limitata al ristretto strato sociale di coloro che risultano come i vincitori dell'economia di mercato. Ma se consideriamo l'intero periodo della storia della modernizzazione, a partire dal XVI° secolo, è facile dimostrare come la modernità, in generale, abbia prodotto la più grande ondata storica di scarsità sociale di tutti quegli alimenti che sono degni di un essere umano e che, sotto questo aspetto, essa supera di gran lunga persino i dispotismi orientali. È evidente il modo in cui, alla fine del XX° secolo, la sfrenata economia di mercato stia peggiorando drammaticamente quelle che sono le ristrettezze alimentari, lasciando la maggioranza globale di quasi 6 miliardi di persone in una situazione, costante o temporanea, di fame. E questa non è affatto un'esagerazione. Dopo che, negli anni '60 e '70, l'approvvigionamento mondiale di alimenti è stato temporaneamente un po' migliorato, a partire dalla fine degli anni '80 la fame e la malnutrizione è tornata nuovamente a crescere. A fornire immagini sempre più terribili, non è solo l'Africa. Il fantasma della fame riappare anche laddove sembrava che fosse stato esorcizzato per sempre. I minatori e le loro famiglie in Ucraina o in Siberia, i pensionati a Mosca, i bambini di strada in tutta l'Europa orientale oggi soffrono la fame, così come la soffre gran parte della popolazione dell'America Latina o del sud dell'Asia. Secondo un rapporto dell'UNICEF, ci sono più di 7 Milioni di bambini che ogni anno in tutto il mondo muoiono a causa della malnutrizione. Oggi, il più grande "modello di successo" neoliberista è la generalizzazione globale della zuppa dei poveri. Perfino nei centri industriali occidentali è tornata la fame. Sebbene almeno un membro della famiglia abbia un lavoro, oggi negli Stati Uniti sono più di 30 milioni le persone che si trovano in una «situazione di insicurezza alimentare», e a causa di quelli che sono dei salari letteralmente «da fame», ci sono 26 milioni di loro che dipendono mensilmente da dei pasti pubblici, o da donazioni private di cibo, più di 4 milioni di adulti soffrono la fame in maniera costante o temporanea, 11 milioni di bambini sono malnutriti, e in quasi un milione di famiglie spesso, per giorni, non c'è nulla da mangiare. Non si tratta di propaganda allarmista, ma dei dati del Ministero dell'Istruzione e di quelli dell'agricoltura statunitense e di alcuni enti di beneficenza come Second Harvest. La produttività in questo secolo è aumentata molto più velocemente di quanto sia cresciuta la popolazione. Se fosse solo una questione di capacità produttiva, allora sarebbe possibile nutrire abbondantemente, e bene, anche il doppio della popolazione attuale. La barriera sociale alla produzione e alla distribuzione degli alimenti non è determinato dalla mancanza di produzione agricola, vista in rapporto al numero di abitanti, ma dalla forma economica del moderno sistema di produzione di merci. La logica della redditività, impone una restrizione irrazionale delle risorse, la quale si manifesta in un modo che diventa particolarmente flagrante al livello elementare dell'alimentazione. Così, in linea di principio, le persone hanno accesso al cibo, ma solo a condizione che la loro forza lavoro possa essere utilizzata in maniera redditizia. Se questo criterio non può essere soddisfatta, a causa del fatto che la produttività "eccessiva" ha fatto sì che la tua forza lavoro sia stata resa superflua, ecco che si viene sottoposti a razioni da fame, nonostante il fatto che la capacità di produzione alimentare sia aumentata. Considerando il fatto che per tutte le società premoderne un raccolto record prometteva, almeno temporaneamente, abbondanza per tutti, oggi invece, per i calcoli dell'economia agroalimentare, deve sembrare fatale dal momento che "l'eccesso di offerta" metterebbe sotto pressione i prezzi. Pertanto fa parte del normale funzionamento dell'economia di mercato, distruggere in massa prodotti agricoli, o disfarsene per denaturazione, allorché la produzione di prodotti naturali appare eccezionalmente elevata. La fame diventa così un prodotto del abbondanza. Tuttavia, è proprio questa stessa razionalità dell'economia delle imprese che non solo genera fame di massa, ma riduce anche la qualità del cibo. Persino quelli che apparentemente hanno abbastanza da mangiare, soffrono di una mancanza di sostanze vitali.
E questo perché la logica della riduzione dei costi porta l'industria alimentare a rimuovere alcune sostanze essenziali dai propri prodotti apparentemente attraenti, al fine di renderli facilmente consumabili. Sia le grandi aziende di produzione di alimentari, che i fornitori di medie dimensioni, non risparmiano i propri sforzi per poter massimizzare i loro profitti economici, e ingannare i consumatori. I gamberi rosa chiaro nel nostro congelatore, spesso non sono fatti di carne di gamberetti, ma con avanzi economici, mimetizzati con dei coloranti e pressati a forma di gamberetti. In Italia, nella pasta sono stati trovati agenti cancerogeni provenienti dai materiali di imballaggio. La metà dei polli che vengono venduti nell'Unione europea, sono contaminati dai batteri. In generale, il numero di malattie e di epidemie che viene causato da del cibo denaturato, è in aumento. Ma anche se i componenti degli alimenti non sono direttamente tossici, o dannosi per la salute, la loro qualità è in costante diminuzione. Tutto ciò comincia a partire dalla perdita della diversità degli aromi, e questo perché la distribuzione trans-continentale consente solo una gamma estremamente limitata di prodotti standardizzati, che vengono coltivati seguendo gli standard previsti per il confezionamento.. Migliaia di varietà di frutta e verdura, centinaia di razze di animali d'allevamento stanno scomparendo poiché "non necessari" dal punto di vista del calcolo astratto dei costi. In seguito all'approvazione legale, ci sono sempre più materie prime agricole che vengono decomposte grazie a nuove tecnologie, per poi essere arricchite con additivi, colorate e conservate. La birra può contenere zoccoli di animali in polvere e cioccolato, oppure sangue essiccato. Grazie agli ”esaltatori di sapidità” sintetici, gli alimenti possono essere prodotti in maniera molto più economica, rispetto alla frutta vera: biomasse denaturate e insipide vengono ”inoculate” insieme agli aromatizzanti. All'uomo capitalistico dev'essere tolta anche la capacità di gustare. Così come appare assai poco confortante il fatto che anche le élite funzionali partecipino in larga misura all'impoverimento delle abitudini alimentari. È il manager postmoderno ad aver creato la moda del "Food on the run" e del "Food on the ride". Arrivando persino a ingerire sostanze che un contadino medievale non avrebbe dato nemmeno ai suoi maiali. Chi potrebbe ancora dubitare che l'economia di mercato ci ha davvero portato a essere arrivati fino alla gloriosa "fine della storia"?
- Robert Kurz - Pubblicato nel 1999 in medico.de - fonte: Exit! -
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