La diffamazione del genocidio: come il mondo ha accusato Israele di genocidio
di Norman JW Goda
Questo saggio riguarda l'accusa di genocidio contro Israele dopo il 7 ottobre. Il genocidio è il crimine dei crimini. Gli Stati che commettono genocidio sono considerati permanentemente illegittimi. Di per sé un'accusa di genocidio non è antisemita. Durante la Guerra Fredda, l'accusa è stata mossa dozzine di volte da funzionari governativi, studiosi di diritto e attivisti, contro Francia, Portogallo, Nigeria, Cina, Cambogia, Stati Uniti e altri stati.[*1] Dalla fine della Guerra Fredda, sono stati condotti procedimenti giudiziari, per genocidio, contro funzionari dell'ex Jugoslavia, del Ruanda e di altri paesi, sia in tribunali ad hoc che presso la Corte penale internazionale.[*2] Le accuse di genocidio contro Israele, sono diverse. In primo luogo, Israele, a differenza di altri Stati, viene accusato di genocidio da quando esiste.[*3] L'accusa di genocidio è legata alle accuse di razzismo, colonialismo e ad altre accuse rivolte a Israele dagli anni '60.[*4] In secondo luogo, la velocità e la furia con cui le accuse sono esplose, dopo i massacri di Hamas del 7 ottobre 2023, appaiono insolite negli annali del lawfare. [*5] Eppure, per quanto riguarda la guerra di Israele del 2023, contro Hamas nella Striscia di Gaza, non c'è stata solo una corsa al giudizio, ma si è visto anche uno sforzo volto a ridefinire il genocidio stesso, in modo da abbassare gli elementi costitutivi del crimine stesso. La calunnia del genocidio, dispiega anche una serie di tropi antisemiti. Uno è il collegamento del genocidio con i passaggi violenti della Bibbia ebraica, un collegamento che gioca sul tema dell'elezione ebraica a spese dell'esistenza degli altri, e che afferma persino che Dio è genocida. Un altro è l'occultamento dell'intento genocida di Hamas, al posto dei luoghi comuni riguardanti la smisurata sete ebraica di vendetta, sotto forma di risposta sproporzionata.[*6] Un terzo tropo è quello dell'abbinamento dell'accusa di genocidio con l'uccisione deliberata di bambini, le cui immagini sono onnipresenti sulle ONG, sui social media e su altre piattaforme che accusano Israele di genocidio.[*7] Un quarto, è l'attribuzione di poteri speciali al governo israeliano, con il quale esso e i suoi sostenitori hanno ingannato i governi occidentali facendogli credere che le azioni di Israele siano legittime, e che la storia del conflitto arabo-israeliano sia troppo complessa per poter essere giudicata in modo affrettato.[*8] Un quinto – ed è questo a rendere particolarmente pericolosa la calunnia del genocidio - è l'associazione di tutti gli ebrei, con il crimine. Gli ebrei di tutto il mondo sono tutti coinvolti, sia come sostenitori sionisti, sia come lobbisti disonesti dietro le quinte, sia come leader della comunità, i quali - ci viene detto - "armano" l'accusa di antisemitismo per poter mettere a tacere chi dice la verità.[*9] Nel tempo, le altre accuse di genocidio non hanno però mai preso di mira, ad esempio, gli hutu che vivono in Belgio o i serbi che vivono in Germania. Ma la calunnia del genocidio, che viene alimentata da tutto, dalle campagne elettorali alle manifestazioni pubbliche ai social media, suscita rabbia contro tutti gli ebrei in tutto il mondo. In Nord America, Europa e Australia, gli incidenti antisemiti sono stati troppo numerosi per poter essere contati, e sono andati dalle minacce fisiche contro gli ebrei a New York City a un pogrom pre-pianificato ad Amsterdam, agli attacchi alle sinagoghe che si estendono da Montreal a Melbourne.[*10] E come ha osservato il Conseil reproséntatif des institutions juives de France [CRIF], in un rapporto del gennaio 2025 riguardante i quasi 1.600 atti antisemiti in Francia l'anno precedente, «il martellamento della falsa accusa di genocidio, e il suo corollario di accusare i sostenitori di Israele di essere “pro-genocidio”, hanno contribuito a demonizzare l'immagine degli ebrei in Francia e a giustificare l'ostilità del comportamento nei loro confronti».[*11] Il mio scopo, tuttavia, non è quello di discutere il motivo per cui l'accusa di genocidio è antisemita. Né si tratta di indicare i numerosi casi di violenza di massa in Siria, Sudan e altrove per i quali gli attivisti non riescono mai a evocare l'indignazione. Né si tratta, in questo caso, di smantellare le accuse di genocidio sudafricano contro Israele del dicembre 2023 o la successiva sentenza della Corte Internazionale di Giustizia secondo cui è "plausibile" che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza. Piuttosto, il mio scopo è quello di discutere un po' della storia di come l'accusa di genocidio è stata rivolta a Israele e agli ebrei. Guardando alla storia, che è iniziata anche prima che la convenzione sul genocidio fosse completata, possiamo iniziare a decostruire l'accusa stessa, come è stata usata contro Israele nel corso del tempo, e la sorprendente malafede dietro l'accusa di genocidio. Decine di migliaia di civili palestinesi sono stati uccisi, nella più recente guerra contro Hamas. C'è una discussione da avviare sulla questione delle risposte militari proporzionali, come stabilito (molto vagamente) nel Protocollo aggiuntivo I del 1977 alle Convenzioni di Ginevra del 1949.[*12] Hamas, nel frattempo, è un'entità aggressiva e la sua distruzione è un obiettivo di guerra legittimo. Soffocare le importazioni strategiche attraverso il blocco è del tutto in linea con il modo in cui i blocchi legittimi sono stati utilizzati nella guerra moderna.[*13] E i combattenti di Hamas, che nascondono sé stessi e le loro armi dentro e sotto ospedali, rifugi, scuole, moschee e simili, mettono a rischio i civili. Le risoluzioni delle Nazioni Unite degli anni '70 che definivano gruppi terroristici come l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina in quanto movimenti di liberazione nazionale che lottano contro la dominazione coloniale, e che affermano che tali movimenti non commettono il crimine di aggressione a causa della nobiltà della loro causa, fanno poco di più per legittimare il terrorismo.[*14] L'accusa di genocidio nel caso in esame funziona al contrario. È politico, progettato non tanto per descrivere un crimine, ma per collocare Israele, i suoi militari, i suoi cittadini e i suoi sostenitori al di fuori del regno della decenza e dei valori umani.
La Convenzione sul genocidio e la creazione di Israele
Lo studioso di diritto Raphael Lemkin ha sviluppato il termine genocidio nel suo libro Axis Rule in Occupied Europe (1944). Il genocidio, per Lemkin, fu molto più ampio dello sterminio fisico. Il crimine, ha detto in quel libro, che significa «. . . un piano coordinato di diverse azioni volte alla distruzione delle fondamenta essenziali della vita degli stessi gruppi nazionali. Gli obiettivi di un tale piano sarebbero la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, della lingua, dei sentimenti nazionali, della religione e dell'esistenza economica dei gruppi nazionali, e la distruzione della sicurezza personale, della libertà, della salute, della dignità e persino della vita degli individui appartenenti a tali gruppi. Il genocidio è diretto contro il gruppo nazionale come entità, e le azioni coinvolte sono dirette contro gli individui, non a titolo individuale, ma come membri del gruppo nazionale».[*15] Il concetto di Lemkin, riguardante tutto - dalle istituzioni sociali ai sentimenti nazionali - era troppo poco specifico per i giuristi, in particolare perché la propensione nazista durante la seconda guerra mondiale era quella di uccidere i loro nemici piuttosto che distruggere la loro cultura. Il principale studioso di diritto ebreo dell'epoca, Hersch Lauterpacht, sviluppò il concetto di crimini contro l'umanità, che proteggeva i civili da una varietà di specifici crimini fisici e che entrò nel corpus del diritto internazionale con il processo di Norimberga.[*16] Sebbene Lemkin fosse coinvolto nei processi di Norimberga, ebbe poca influenza sul loro corso, poiché benché fosse menzionato il concetto di genocidio, il tribunale restringeva il concetto all'omicidio di massa pianificato.[*17] Così l'atto d'accusa nel Processo ai Principali Criminali di Guerra menziona il genocidio ma lo definisce come «lo sterminio di gruppi razziali e nazionali».[*18] Nel 1946 Lemkin fece pressioni sulle Nazioni Unite affinché dichiarassero il genocidio un crimine internazionale.[*19] Per Lemkin, che guidò le prime discussioni ad hoc delle Nazioni Unite, il genocidio rimase un concetto ampio, compresi i crimini contro la cultura e la lingua. I funzionari dell'ONU erano favorevoli a una maggiore precisione e a una chiara evidenza di mens rea, l'intento colpevole essenziale per qualsiasi crimine. Il segretario generale dell'ONU Trygve Lie ha sottolineato che il genocidio dovrebbe essere limitato alla «distruzione deliberata di un gruppo umano» . . . «Altrimenti c'è il pericolo che l'idea del genocidio venga estesa a tempo indeterminato. . . .».[*20] Lie aggiunse che la guerra in sé non era un genocidio. «L'inflizione di perdite», ha detto, «anche pesanti perdite, alla popolazione civile nel corso [della guerra], non costituisce di regola un genocidio».[*21] John Reid della Nuova Zelanda aggiunse nell'ottobre 1948 che il movente era particolarmente critico nel quadro di una guerra difensiva. Potrebbe esserci un'operazione di bombardamento, ha detto Reid, che potrebbe distruggere parte di un gruppo. «Se i motivi del genocidio non fossero elencati nella convenzione», ha osservato Reid, «tali bombardamenti potrebbero essere definiti un crimine di genocidio; Ma questo sarebbe ovviamente falso».[*22] Nel frattempo, tutti capivano che le accuse di genocidio potevano essere politicizzate se gli elementi costitutivi non erano chiari. Trygve Lie ha avvertito che, «se la nozione di genocidio fosse eccessivamente ampia, il successo della convenzione . . . sarebbe messo a repentaglio».[*23] In effetti, il cinismo non è mai stato assente dalle discussioni. Tornato a Mosca, il dittatore sovietico Joseph Stalin esaminò ogni bozza della convenzione in modo che i recenti episodi di violenza di massa sovietica, come la fame di massa in Ucraina negli anni '30, non potessero essere criminalizzati. I funzionari statunitensi, nel frattempo, erano preoccupati per la criminalizzazione dell'oppressione razziale negli Stati Uniti, mentre gli stati che detenevano colonie in Africa e in Asia erano preoccupati che la violenza coloniale potesse anche costituire la base delle accuse di genocidio.
Indipendentemente da ciò, gli estensori delle Nazioni Unite hanno creato una definizione di genocidio, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 9 novembre 1948, incentrata sulla distruzione fisica dei popoli con potenziali gruppi di vittime definiti per etnia, razza e religione. La definizione è «atti commessi con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale». Gli atti veri e propri iniziano con «l'uccisione di membri del gruppo», e il resto della definizione riguarda anche la distruzione fisica. La convenzione include quindi disposizioni come la prevenzione delle nascite all'interno del gruppo, ma omette consapevolmente concetti più ampi come il genocidio culturale.[*24] Nel frattempo l'elemento dell'intenzione, come per tutti i crimini, è l'elemento costitutivo critico nel modo in cui viene definito il genocidio, anche più critico del numero di persone all'interno di un gruppo che potrebbero essere uccise. La delegazione francese, ad esempio, ha insistito affinché il testo della convenzione usasse il termine meurtre – omicidio – per definire l'atto di uccidere, in quanto porta inequivocabilmente l'elemento dell'intenzione. Meurtre è il termine usato nel testo ufficiale francese della Convenzione sul genocidio. Il testo ufficiale in lingua inglese usa il termine più ampio "uccisione", preferito dalla delegazione statunitense, con il ragionamento americano che finché l'intenzione era nel testo che definiva il genocidio, l'uccisione avrebbe dovuto essere intenzionale.[*25] In entrambi i casi, la Convenzione sul genocidio è esplicita nel definire il genocidio come «atti commessi con l'intento di distruggere [un gruppo] in tutto o in parte.» È interessante notare che le deliberazioni delle Nazioni Unite sulla Convenzione sul genocidio hanno coinciso con la nascita di Israele. L'ONU lottò per mantenere la pace in Palestina negli ultimi mesi del mandato britannico, e cercò anche di forgiare una soluzione pacifica al problema di due popoli che rivendicavano la stessa terra. La risoluzione 181 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 1947 raccomandava la divisione della Palestina in sistemi politici ebraici e arabi economicamente legati con Gerusalemme e i suoi dintorni internazionalizzati. Gli ebrei in Palestina hanno celebrato la risoluzione delle Nazioni Unite, ma gli Stati arabi l'hanno respinta, così come l'Alto Comitato Arabo, che, guidato dal mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini, ha affermato di parlare a nome degli arabi della Palestina.[*26] Subito dopo il voto dell'ONU nel novembre 1947, bande arabe fedeli ad al-Husseini attaccarono gli insediamenti ebraici e i viaggiatori ebrei sulle strade tra di loro. Le unità ebraiche furono in grado di contrattaccare nell'aprile 1948. Il 14 maggio 1948, alla vigilia della scadenza del mandato, il nuovo Stato di Israele dichiarò l'indipendenza, promettendo nella sua dichiarazione di rispettare i diritti di tutti i popoli, ebrei, musulmani e cristiani, all'interno dei suoi confini.[*27] Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq, così come gruppi di volontari armati provenienti da tutto il mondo arabo e musulmano, attaccarono, con l'obiettivo di strangolare il nuovo Stato nella culla. Israele è sopravvissuto alla guerra e ha persino ampliato il suo territorio. Gli stati arabi alla fine accettarono gli accordi di cessate il fuoco mediati dalle Nazioni Unite nel 1949. Ma si rifiutarono di riconoscere o fare la pace con il nuovo Stato ebraico. C'era un paradosso in Medio Oriente riguardo all'idea di genocidio. Quando i leader arabi e musulmani parlavano di guerra contro l'aumento dell'immigrazione ebraica in Palestina, o contro l'emergere di uno stato ebraico in seguito, parlavano in termini apocalittici e persino proto-genocidi. Durante la seconda guerra mondiale, quando il mufti Amin al-Husseini fu ospite nella Berlino di Adolf Hitler, esortò i suoi seguaci in Medio Oriente via radio a onde corte a intraprendere un genocidio. Nel giugno del 1942, quando sembrava che le forze tedesche potessero sfondare le difese britanniche in Egitto, la radio in lingua araba esortò gli inserzionisti dicendo: «Questa è la migliore opportunità per sbarazzarsi di questa sporca razza. Uccidete gli ebrei, bruciate le loro proprietà, distruggete i loro magazzini. La tua unica speranza di salvezza sta nell'annientare gli ebrei».[*28] Alla vigilia della nascita di uno Stato israeliano, anche il più conservatore Abd al-Rahman Azzam Pasha, il capo egiziano della Lega degli Stati Arabi, predisse una "guerra di sterminio" contro gli ebrei in Palestina e un "massacro epocale".[*29] Eppure erano i sionisti che molti leader arabi consideravano quasi genocidi, anche prima della formazione di uno stato ebraico. Forse ciò era dovuto a millenarie inimicizie religiose con gli ebrei, come descritto nel Corano e interpretato dai fondamentalisti islamici. Per lo scrittore dei Fratelli Musulmani Sayyid Qutb (1906-1966), gli ebrei erano in una lotta cosmica con l'Islam, e la lotta poteva finire solo con la distruzione dell'uno o dell'altro.[*30] Forse era perché gli oppositori arabi dell'immigrazione ebraica in Palestina consideravano il sionismo come un tipo di razzismo basato sulla convinzione, imputata agli ebrei da molti, che «essi sono il popolo eletto di Dio». Alcuni leader arabi sostenevano di credere che l'obiettivo ultimo del sionismo fosse la distesa di territorio tra il Nilo e l'Eufrate, come si diceva Dio avesse promesso al patriarca Abramo nel Libro della Genesi (15:18).[*31] Durante la seconda guerra mondiale, il regno relativamente nuovo dell'Arabia Saudita prese il comando sotto il suo anziano re Abdul Aziz bin Rahman Al Saud. Il principale consigliere del re, lo sceicco Yussuf Yassin, un devoto musulmano e anticolonialista, vedeva Abdul Aziz come un potenziale leader del mondo arabo. Poiché il regno dipendeva fortemente dagli aiuti degli Stati Uniti per sviluppare i suoi giacimenti petroliferi, il presidente Franklin D. Roosevelt sperava di convincere Abdul Aziz a sostenere la migrazione dei rifugiati ebrei in Palestina dopo la guerra. Nell'aprile del 1943, tuttavia, il re respinse l'idea in termini apocalittici. «Chiediamo», scrisse al presidente, «che gli arabi non siano sterminati per il bene degli ebrei». Poiché i contorni dell'Olocausto erano conosciuti nel mondo arabo a quel tempo, questa scelta di parole è ancora sorprendente.[*32] Nello storico incontro di Roosevelt con Abdul Aziz sulla USS Quincy nel febbraio 1945, il presidente sembrò, almeno nel protocollo scritto, schierarsi con gli arabi contro i leader ebrei.[*33] Ma Roosevelt morì in aprile, e il presidente Harry Truman allarmò il mondo arabo favorendo l'aumento dell'immigrazione ebraica in Palestina dopo la seconda guerra mondiale. Il senso saudita di tradimento – il re disse in seguito che se Roosevelt fosse vissuto «non ci sarebbero stati tutti questi problemi con gli ebrei» – potrebbe spiegare il fatto sorprendente che la prima bozza di quella che divenne la Convenzione sul genocidio in realtà provenne dai sauditi nel novembre 1946.[*34] La bozza saudita definiva il genocidio come «l'uccisione di massa di un gruppo, di un popolo o di una nazione», ma anche come la «disintegrazione pianificata della struttura politica, sociale o economica di un gruppo, di un popolo o di una nazione». La seconda clausola sicuramente piaceva a Lemkin. Ma cosa significava per i sauditi?
La bozza saudita presentava la «sistematica degradazione morale di un gruppo, popolo o nazione», così come «atti di terrorismo commessi allo scopo di creare uno stato di pericolo comune o di allarme in un gruppo, popolo o nazione con l'intento di produrre la loro distruzione politica, sociale, economica o morale».[*35] Il riferimento al terrorismo sembrava qui indicare le operazioni del gruppo sionista revisionista Irgun Zvai Leumi (Irgun), l'Organizzazione Militare Nazionale, una forza irregolare sotto il comando di Menachem Begin nel 1946, e del più piccolo e più estremo Lohamai Herut Israel (Lehi), Combattenti per la Libertà di Israele, che si staccò dall'Irgun nel 1940. Gli irregolari comprendevano entrambi i gruppi, operanti al di fuori dell'ambito dell'Haganah, la principale milizia di difesa ebraica che nel 1948 divenne la Forza di Difesa Israeliana (IDF). Un decennio prima, durante la rivolta araba guidata da Amin al-Husseini, i terroristi arabi avevano attaccato funzionari britannici e insediamenti ebraici, autobus e simili. L'Haganah difese quest'ultimo. A partire dal novembre 1937 l'Irgun si vendicò contro obiettivi civili arabi come mezzo di "difesa attiva", cioè per scoraggiare ulteriori attacchi arabi contro gli ebrei. Ci furono circa trentaquattro attacchi dell'Irgun tra il 1936 e la fine della rivolta araba nel 1939. È interessante notare che i metodi dell'Irgun erano profondamente impopolari tra il mainstream sionista, e che persino il leader revisionista Vladimir Jabotinsky era ambivalente. È anche da notare che gli attacchi dell'Irgun non hanno fornito alcuna deterrenza. Gli attacchi arabi contro i civili ebrei continuarono a prescindere.[*36] Ma questi attacchi dell'Irgun sono finiti quando è finita la rivolta araba. Quando i sauditi stavano scrivendo la bozza della loro convenzione sul genocidio nel novembre 1946, l'Irgun e il Lehi erano in piena rivolta contro le autorità britanniche nel tentativo di porre fine al dominio britannico. L'Irgun, con la crescente cooperazione dell'Haganah, iniziò nel 1944 con attacchi agli uffici britannici per l'immigrazione, agli uffici delle imposte e alle stazioni di polizia, comprese alcune nelle aree arabe. Il culmine fu l'attentato dell'Irgun al quartier generale britannico del King David Hotel di Gerusalemme nel luglio 1946, che uccise 91 persone.[*37] Ancora nel 1965, lo scrittore siriano Fayez Sayegh, che fondò il Centro di ricerca dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina a Beirut, sosteneva nel suo libro Colonialismo sionista in Palestina, che il terrorismo sionista era rivolto a chiunque lavorasse per la coesistenza pacifica tra ebrei e arabi.[*38] In realtà la rivolta fu sempre più popolare tra gli ebrei, non perché combattesse contro una soluzione pacifica, ma perché respinse le rigide restrizioni britanniche sull'immigrazione che erano iniziate nel 1939 e continuate durante la seconda guerra mondiale. Raggruppare gli attacchi terroristici dell'Irgun sotto la definizione di genocidio nel 1946, soprattutto perché l'Irgun aveva come obiettivo un'entità governativa piuttosto che un gruppo etnico o nazionale, era davvero una forzatura. La proposta saudita è stata respinta. Ironia della sorte, se gli atti di terrorismo delineati dai sauditi fossero stati incorporati nella Convenzione sul genocidio, quel documento avrebbe proibito come genocidio gli innumerevoli attacchi terroristici intrapresi dai successivi organi arabi palestinesi che si dedicarono alla distruzione di Israele. Gli statuti dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (1968) e di Hamas (1988) chiedono lo sradicamento di Israele come Stato ebraico attraverso la violenza sistematica.[*39] Qualunque sia l'incapacità dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di definire il "terrorismo" nel corso degli anni, questi documenti sono inequivocabili.[*40] C'è stato un altro tentativo di collegare Israele alla Convenzione sul genocidio durante la sua stesura. In una riunione del Comitato Legale delle Nazioni Unite dell'ottobre 1948, che completò la bozza di convenzione per l'esame dell'Assemblea Generale, il delegato siriano Salah Eddine Tarazi insistette sul fatto che l'articolo I, che definiva il genocidio come «commesso in tempo di pace o in tempo di guerra», dovesse essere ampliato con la frase «o in qualsiasi momento». La ragione, ha detto Tarazi, era quello che insisteva fosse lo status illegale di Israele. La risoluzione di partizione delle Nazioni Unite da sola, ha detto, non ha creato uno Stato; ne consigliava solo uno. Così, l'intervento degli stati arabi nel maggio 1948 non era "una guerra" con un altro stato, né era avvenuto "in tempo di pace". Piuttosto, era un tentativo di "ristabilire la legge e l'ordine" in Palestina. E qualunque cosa fosse Israele, ha detto Tarazi, «gli ebrei avevano commesso atrocità contro civili arabi durante la campagna, e quei crimini meritavano di essere puniti».[*41] Questa frase che implicava l'inesistenza di Israele fu respinta, poiché Israele fu riconosciuto da diversi stati delle Nazioni Unite nell'ottobre 1948. compresi gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Ma Tarazi non aveva finito. I siriani hanno anche avanzato una proposta per ampliare la definizione di genocidio ai sensi dell'articolo II per includere «l'imposizione di misure volte a costringere i membri del gruppo ad abbandonare le loro case per sfuggire alla minaccia di successivi maltrattamenti».[*42] Il 23 ottobre, Tarazi chiese che fosse incluso, perché, come disse, «... Qualsiasi misura diretta a costringere i membri di un gruppo a lasciare le loro case dovrebbe essere considerata un genocidio». Questo crimine, ha detto, è stato «molto più grave dei maltrattamenti».[*43] Tarazi si riferiva alla fuga e alle espulsioni di arabi palestinesi durante i combattimenti per uno stato ebraico. Il processo iniziò nell'aprile del 1948, quando le forze ebraiche stavano invertendo la tendenza contro le bande arabe che attaccavano gli insediamenti ebraici. Quando Tarazi parlò nell'ottobre del 1948, c'erano circa 400.000 arabi palestinesi sfollati dal territorio controllato da Israele, anche se il numero aumentò a circa 750.000 al momento del cessate il fuoco del 1949. I rifugiati si trovavano in Iraq, Siria, Libano, nella Striscia di Gaza (sotto occupazione egiziana) e in Cisgiordania (occupata e annessa dalla Giordania). I rifugiati palestinesi sono diventati il fulcro di un accordo di pace sfuggente. Il governo israeliano ha rifiutato il loro ritorno. Poiché gli stati arabi si sono rifiutati di fare la pace, i rifugiati erano un rischio per la sicurezza. Né gli stati arabi li avrebbero reinsediati, anche con la promessa di aiuti allo sviluppo da parte degli Stati Uniti, poiché ciò implicava il riconoscimento dell'esistenza di Israele. Il collasso della società civile palestinese nel 1948 è oggi definito dagli arabi palestinesi come la Nakba, che significa la catastrofe. Alcuni studiosi hanno insistito sul fatto che la Nakba è stata pianificata in anticipo dai leader sionisti, che quindi è stata un genocidio, o che dovrebbe formare una categoria legale distinta all'interno del più ampio concetto di genocidio. [44] Ma in termini di criminalità, lo storico Benny Morris ha dimostrato che non c'era alcun piano sionista prebellico per espellere gli arabi, né c'era una politica sistematica di espulsione durante i combattimenti. Le famiglie arabe benestanti iniziarono a lasciare le città nel dicembre 1947 in previsione della guerra; e dall'aprile 1948, altre centinaia di migliaia di arabi fuggirono dalle loro città e villaggi in preda al panico di fronte all'avanzata israeliana. Questo panico è stato accentuato da occasionali atrocità contro i civili arabi e da racconti di stupri nella propaganda radiofonica araba. Una volta che gli stati arabi invasero nel maggio 1948, la guerra di Israele divenne una guerra di sopravvivenza. Alcune popolazioni arabe, in particolare nei villaggi e nelle città situate su strade critiche, furono espulse con la forza, in particolare perché queste località ospitavano spesso milizie arabe. Circa 150.000 arabi rimasero sul posto nel nuovo stato.[*45] Eppure il comitato legale delle Nazioni Unite ha respinto l'emendamento siriano alla Convenzione sul genocidio. Si può sostenere che alcune delegazioni avevano le loro ragioni per farlo. I sovietici, gli americani e gli inglesi firmarono la Dichiarazione di Potsdam del 1945, che legittimò l'espulsione di circa dodici milioni di tedeschi dall'Europa orientale.[*46] Anche l'India respinse l'emendamento, forse perché essa e il Pakistan erano impegnati in movimenti di massa della popolazione che coinvolgevano circa quattordici milioni di persone dopo la partizione del subcontinente nel 1947.[*47] Ma il Comitato Legale nel suo insieme aveva mirato a definire il genocidio non con le espulsioni, ma con la riduzione fisica delle popolazioni, sia con l'uccisione che con la prevenzione delle nascite. Anche le espulsioni più brutali accettano che gli espulsi continuino ad esistere da qualche altra parte. Come ha detto la delegazione cubana, l'emendamento siriano era "interessante", ma non rientrava nella definizione di genocidio, «che era, essenzialmente, la distruzione di un gruppo umano». Anche gli egiziani, allora in guerra con Israele, sostenevano che l'emendamento siriano, che in ultima analisi riguardava gli sfollati, «andava oltre l'idea accettata di genocidio». La commissione ha respinto l'emendamento con un voto di ventinove a cinque e otto astensioni.[*48]
Libano
La Convenzione sul genocidio è stata politicizzata durante la Guerra Fredda, spesso dal mondo comunista, dalla Nuova Sinistra e dai suoi vari compagni di viaggio. Così, i sovietici, i cinesi e il cosiddetto Tribunale Russell, un "tribunale del popolo" sviluppato nel 1966 dal filosofo britannico Bertrand Russell e dal filosofo francese Jean-Paul Sartre, accusarono tutti gli Stati Uniti di genocidio in Vietnam.[*49] Anche i sovietici e le organizzazioni del potere nero negli Stati Uniti hanno caratterizzato la violenza razziale nelle città statunitensi come genocidio. D'altra parte, gli alleati di regimi veramente letali tendevano a strizzare l'occhio alle uccisioni di massa. Il sanguinario regime dei Khmer Rossi in Cambogia ha ucciso circa due milioni di persone tra il 1975 e il 1979. Ma né i cinesi, che erano alleati con i Khmer Rossi, né la sinistra americana, che lodavano lo zelo rivoluzionario dei Khmer Rossi, poterono suscitare critiche sulla carneficina.[*50] Nessuno Stato è stato accusato di genocidio più spesso di Israele. Ogni guerra combattuta dagli israeliani ha portato accuse di genocidio, alcune molto tempo dopo il fatto. Ma prima delle guerre contemporanee di Israele con Hamas, nessun conflitto ha generato le accuse della prima guerra del Libano del 1982. C'erano campi profughi palestinesi nel sud del Libano dal 1948. Ma in seguito all'espulsione da parte del Regno di Giordania dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) da quel paese nel 1970, l'OLP, sotto il suo presidente del comitato esecutivo Yasser Arafat, si stabilì in Libano, con sede a Beirut. L'OLP era un'organizzazione ombrello per numerosi gruppi che si consideravano rivoluzionari e che sposavano il terrore, che andavano dal gruppo di Arafat Fatah (che oggi domina l'Autorità Palestinese in Cisgiordania) al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina di George Habash. Lo statuto dell'OLP del 1968 negava ogni legame ebraico con la Palestina e chiedeva non una soluzione a due stati, ma lo smantellamento di Israele attraverso la lotta armata e quella che chiamava "azione di commando".[*51] Alla fine degli anni '70 l'OLP costituì un mini-stato all'interno del Libano. Ha beneficiato della frammentazione del Libano, la cui stabilità dipendeva da un delicato equilibrio tra cristiani e musulmani. L'OLP era in lotta con le milizie cristiane maronite che erano state associate agli israeliani. La Siria, nel frattempo, stabilì una presenza militare nella valle della Bekaa in Libano che comprendeva migliaia di soldati e batterie di missili terra-aria sovietici. Hanno impedito la possibilità di elezioni libanesi, che potrebbero portare al potere un governo che chiederebbe l'indipendenza del Libano. Anche l'OLP è stata inserita nella Guerra Fredda. Negli anni '70 e '80 ricevette crescenti scorte di armi dall'Unione Sovietica e dai suoi satelliti dell'Europa orientale, tra cui lanciarazzi, artiglieria, granate a razzo, mitragliatrici e persino carri armati e armi antiaeree.[*52] Dalle basi nel sud del Libano, che includevano campi profughi palestinesi, l'OLP lanciò innumerevoli attacchi nel nord di Israele e altri attacchi contro funzionari israeliani in Europa. Gli obiettivi erano sempre civili. Gli attacchi includevano orribili incursioni terroristiche come il massacro della strada costiera del marzo 1978, in cui i terroristi palestinesi dirottarono un autobus sulla strada tra Haifa e Tel Aviv, uccidendo trentotto israeliani, tra cui tredici bambini. Ha incluso anche numerosi lanci di razzi Katyusha negli insediamenti israeliani settentrionali che hanno ucciso alcuni residenti e ne hanno spinti molti altri nei rifugi. L'invasione israeliana del Libano, iniziata il 4 giugno 1982, soffrì della strategia troppo ambiziosa del ministro della Difesa Ariel Sharon. Puntava in primo luogo a distruggere le infrastrutture militari dell'OLP nel Libano meridionale, un obiettivo limitato di 40 chilometri che poteva essere giustificato a livello internazionale. La pianificazione israeliana prevedeva anche l'eliminazione delle basi dell'OLP e della leadership politica a Beirut con l'aiuto delle milizie cristiane, l'espulsione delle forze siriane dalla valle della Bekaa e l'istituzione di un governo amico a guida cristiana in Libano. Queste tappe più ambiziose dovevano scaturire dall'obiettivo iniziale e tuttavia dovevano apparire non pianificate al mondo esterno. Sharon convinse il primo ministro Menachem Begin che la guerra sarebbe finita in fretta.[*53] Ma i combattimenti sono stati più duri di quanto la leadership israeliana si aspettasse. Anche l'avanzata iniziale nel sud del Libano, che gli israeliani pensavano sarebbero durati tre giorni, fu rallentata dalla resistenza dell'OLP, quando i combattenti palestinesi si ritirarono nei principali campi profughi alla periferia di Tiro e Sidone. L'avanzata su Beirut è stata rallentata anche dalle difese dell'OLP. Gli israeliani risposero con bombardamenti di artiglieria, raid aerei e un assedio di Beirut che durò sette settimane dal 26 giugno al cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti del 12 agosto. L'obiettivo era quello di uccidere i leader dell'OLP, tra cui Arafat, attraverso attacchi ai condomini in cui vivevano e si incontravano. Un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti, alla fine accettato da Arafat, fornì un passaggio sicuro per l'OLP fuori dal Libano e verso la Tunisia.[*54] Le accuse di genocidio contro Israele hanno inondato la sessione speciale di emergenza dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla "questione della Palestina". Questa sessione speciale, convocata inizialmente nel luglio 1980, ha una sua storia. Si è riunito a causa di varie scorciatoie attraverso le procedure stabilite dalle Nazioni Unite. Non essendo mai stato formalmente terminato, si riunì il 28 giugno 1982. Praticamente tutti gli Stati membri dell'ONU condannarono l'invasione e il bombardamento di Beirut, e praticamente tutti chiesero la fine dei combattimenti e il ritiro israeliano dai territori occupati. Le accuse specifiche di genocidio provenivano specificamente da delegazioni del mondo comunista, degli stati arabi e del Movimento dei Paesi Non Allineati, che avevano tutti adottato una visione negativa di Israele dal 1967 come stato razzista e coloniale. Questi stati avevano già votato nel 1975 per la risoluzione 3379 dell'Assemblea Generale che condannava il sionismo come "una forma di razzismo e discriminazione razziale".[*56] Ora sono saliti a bordo dell'accusa di genocidio. Va notato che l'accusa di genocidio era una forma di guerra intrapresa per l'imbarazzante incapacità di aiutare militarmente l'OLP. I sovietici erano stati coinvolti in Afghanistan dal 1979 e non potevano nemmeno aiutare il governo vacillante della porta accanto in Polonia. E gli estesi depositi di armi dell'OLP prodotte e importate dall'Europa orientale e scoperte ripetutamente dagli israeliani erano un grande imbarazzo.[*57] Nel frattempo le popolazioni arabe e musulmane in numerosi stati simpatizzavano fortemente con i palestinesi. Ma la Giordania aveva espulso con la forza l'OLP dodici anni prima, e l'Egitto aveva appena attuato l'accordo di pace del 1979 con Israele. Le forze siriane, nel frattempo, sono state cacciate dalla valle della Bekaa da aerei da combattimento israeliani cinque giorni dopo l'inizio della guerra in Libano e Damasco ha rapidamente firmato un cessate il fuoco con Israele.[*58] Le dichiarazioni anti-israeliane erano il meglio che questi governi potessero fare. Così, le accuse di genocidio del 1982 erano un'espressione di solidarietà in tempo di guerra con l'OLP, perché tali espressioni erano l'unica opzione. Come ha detto il rappresentante libanese Ghassan Tueni il 26 giugno, «Così tanti oratori hanno descritto l'olocausto e il genocidio [in Libano] che la testimonianza della mia delegazione qui sarebbe superflua. Posso, tuttavia, dire ancora una volta quanto siamo riconoscenti e grati per tali manifestazioni di sostegno e amicizia?»[*59] Ma le dichiarazioni erano anche intrise di tropi antisemiti. Oggi, il Ministero della Sanità di Gaza gonfia le cifre delle vittime, soprattutto per quanto riguarda donne e bambini, una tendenza che dovrebbe far riflettere chiunque accusi di genocidio.[*60] È istruttivo che nel 1982 ci sia stata un'inflazione simile delle cifre delle vittime. Al vertice arabo del settembre 1982, il presidente dell'OLP Yasser Arafat affermò che ci furono 49.600 morti civili. Uno studio libanese dopo la guerra ne ha contati 17.825, un numero che combina morti militari e civili.[*61] Il rappresentante dell'OLP Zuhdi Labib Terzi fu il primo a parlare. Ha affermato che gli israeliani stavano vittimizzando quasi un milione di bambini in Libano come obiettivo primario della guerra.[*62]
Altri hanno preso spunto. I temi del sangue e dell'elezione apparvero ripetutamente. Mohammed Abulhassan del Kuwait ha criticato "Begin e i suoi agenti assetati di sangue".[*63] Jasim Yousif Jamal del Qatar ha affermato che i soldati israeliani erano motivati dalla «loro sete di sangue arabo, sia esso il sangue di un bambino, di una donna o di una persona anziana», poiché stavano «cercando la cosiddetta sicurezza del “popolo eletto”, come affermano con tanta arroganza». Jamal ha anche accusato gli israeliani di usare il napalm.[*64] Salah Omer al-Ali dell'Iraq accusò i soldati israeliani di avere "sete di sangue".[*65] Mohammed Sallam dello Yemen affermò che «i sionisti si sforzano di mandare tutte le persone all'inferno in modo da garantire che solo 'il popolo eletto di Dio' possa esistere sulla terra e che Israele possa regnare supremo su tutto».[*66] Anche il tema della manipolazione del governo ha ricevuto una piena messa in onda. Awad Burwin, della Libia, ha affermato che i funzionari statunitensi «sono stati sottoposti a pressioni da parte dell'entità sionista . . . il numero di ebrei tra gli elettori a New York, in California e in altri luoghi dove ci sono grandi comunità ebraiche è significativo. Ecco perché possono esercitare pressioni sugli Stati Uniti. per sostenere Israele».[*67] Rodrigo Malmierca di Cuba ha aggiunto che «Questi non sono i tempi in cui il mondo può essere ingannato da campagne di stampa ben orchestrate che dipingono l'aggressore come la vittima. La pura verità è che Israele intende commettere un genocidio contro il popolo palestinese».[*68] Anche Hazem Naseibeh della Giordania ha denunciato «[una] campagna israeliana già in atto per fare il lavaggio del cervello a un mondo indignato».[*69] Mohammed al-Mosfir degli Emirati Arabi Uniti ha fatto un ulteriore passo avanti. «C'è un gruppo sionista», ha detto, «che domina il capitale e i mass media ed esercita la sua influenza sulle elezioni delle autorità esecutive e legislative negli Stati Uniti d'America.»[*70] Ma forse la dichiarazione più significativa è arrivata da Adnan Omran della Lega Araba. È ironico che Omran fosse un diplomatico siriano che in seguito ha servito il dittatore Hafez al-Assad e suo figlio Bashir come ministro dell'informazione. Era sicuramente imbarazzato dalla sconfitta della Siria nella valle della Bekaa, dal successivo cessate il fuoco e dalla mancanza di aiuti siriani all'OLP. Ma c'era ancora di più da deviare. Pochi mesi prima che Israele invadesse il Libano, l'esercito siriano e le milizie assediavano la città siriana di Hama, una roccaforte dei Fratelli Musulmani, che si era opposta violentemente al regime di Hafez al-Assad. Dopo quasi un mese, le forze siriane hanno compiuto un massacro anti-sunnita che ha ucciso almeno 10.000 persone e forse fino a 40.000 in due settimane di distruzione.[*71] Il massacro non fu menzionato nell'Assemblea Generale nel 1982, tranne quando l'ambasciatore israeliano Yehuda Blum non ne sottolineò l'ironia.[*72] Omran, in ogni caso, ha chiarito il problema per tutti. Israele non era uno stato che commetteva un genocidio. Israele era uno stato genocida. «La struttura dell'entità israeliana», ha detto, «è costruito sui principi dell'ideologia razzista sionista dei coloni e sulla premessa di un popolo eletto, una premessa che fa credere ai decisori sionisti che solo loro e il loro popolo sono superiori a tutti gli altri popoli sulla terra, che hanno il diritto di commettere il crimine di genocidio, perpetrando così in una sapiente riproduzione tutti i crimini del nazismo La premessa della superiorità razziale sionista – identica all'ideologia nazista della superiorità razziale – conferisce su coloro che possiedono la potenza militare il diritto di disegnare mappe politiche secondo i loro piani espansionistici.......... Che differenza c'è tra i bagni di sangue israeliani inflitti a migliaia di bambini e civili innocenti in Libano oggi e l'olocausto nazista?"[*73] In particolare, ha detto Omran, l'ideologia sionista "giustifica lo sradicamento dei palestinesi, generazione dopo generazione", a partire dallo sfollamento dei palestinesi nel 1948. Omran prefigurò quindi di due decenni i modi in cui la teoria coloniale collegava gli spostamenti del 1948 con tutte le successive guerre israeliane.
Solo a settembre, tuttavia, una risoluzione dell'Assemblea Generale ha accusato Israele di genocidio. L'innesco è stato l'episodio più buio della guerra, il massacro nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. Mentre le forze israeliane avanzavano verso Beirut, le unità della Falange, la milizia cristiana libanese maronita alleata di Israele, ricevettero l'ordine di sgomberare i combattenti dell'OLP dai campi di Sabra e Shatila, dove le forze israeliane erano state bersagliate di colpi. In risposta al recente assassinio del presidente cristiano libanese Bashir Gemayel, i miliziani della Falange hanno ucciso un certo numero di combattenti e un numero ancora imprecisato di civili palestinesi. La Croce Rossa ha stimato 1.000 morti. Arafat ne ha dichiarati 3.200.[*74] I massacri di Sabra e Shatila hanno provocato indignazione sia in Israele che nel mondo. Il governo israeliano ha convocato una commissione ufficiale sotto il presidente della Corte Suprema Yitzhak Kahan. La commissione ha attribuito la responsabilità primaria del massacro alla milizia libanese. Ma gli ufficiali israeliani coinvolti, ha detto la commissione, erano "indirettamente responsabili" a causa di pericoli che avrebbero dovuto essere previsti. Ariel Sharon, nella sua qualità di ministro della Difesa, era determinato ad assumersi la responsabilità personale di aver ignorato la probabilità che i motivi di vendetta da parte dei miliziani cristiani potessero portare a spargimenti di sangue e di non aver preso misure per fermarlo.[*75] Il comitato raccomandò le sue dimissioni da ministro della difesa e, dopo un'iniziale resistenza, Sharon si dimise. Dopo i massacri, la settima sessione di emergenza dell'Assemblea Generale ha ingranato una marcia più alta. Nella riunione del 24 settembre, tutti gli Stati, compreso lo stesso Israele, hanno condannato il massacro. Ma gli stati arabi, non allineati e comunisti videro un genocidio piuttosto che un terribile incidente. Il rappresentante sovietico Oleg Troyanovsky ha ribadito che «ciò che Israele sta facendo si chiama genocidio. È un genocidio per quanto riguarda i palestinesi, come è stato perpetrato dagli hitleriani nei confronti di altri popoli, compreso il popolo ebraico». Harry Ott della Germania dell'Est ha convenuto che Sabra e Shatila «dimostrano che il terrorismo di Stato e i crimini di genocidio sono parte integrante della politica di Israele». Il rappresentante dell'OLP Zuhdi Labib Terzi ha paragonato Sabra e Shatila ad Auschwitz e Beirut al ghetto di Varsavia e si è chiesto: «Per quanto tempo il mondo starà seduto a guardare l'eliminazione sistematica del popolo palestinese?» La Libia, come altri stati anche prima dei massacri, ha chiesto un tribunale internazionale sul modello di Norimberga.[*76] A dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nella risoluzione 37/123 D, ha dichiarato che i massacri di Sabra e Shatila sono stati «un atto di genocidio».[*77] Il voto è stato di 123 favorevoli, zero contrari e 22 astenuti. Il giurista Antonio Cassese osserva che la risoluzione non è stata intrapresa per ragioni umanitarie, ma piuttosto politiche. La delegazione cubana, che ha presentato la risoluzione, non ha discusso gli elementi costitutivi del genocidio secondo la convenzione del 1948. Diceva semplicemente che la risoluzione era "autoesplicativa". Non è seguito alcun dibattito sui fatti o sulle implicazioni legali della classificazione dei massacri come genocidio. La risoluzione, dice Cassese, «rivela l'intenzione di usare la risoluzione come strumento politico e strumento di propaganda».[*78] Nel suo studio definitivo Genocide in International Law, William A. Shabas concorda sul fatto che non c'era precisione legale nella risoluzione. Il termine genocidio, ha detto, era «ovviamente . . . scelto per mettere in imbarazzo Israele».[*79] Non è finita qui. Nell'agosto del 1982, una Commissione Internazionale d'Inchiesta finanziata privatamente si costituì sotto Seán MacBride, ex membro dell'Irish Republican Army e ora presidente dell'International Peace Bureau di Ginevra, e Richard Falk, allora professore attivista di diritto internazionale all'Università di Princeton, e successivamente (2008-2014) relatore speciale della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. Il mandato della commissione, composta da sei uomini, si concentrava interamente sulle indagini sulle violazioni israeliane del diritto internazionale, non dell'OLP. L'indagine durò ventidue giorni e interrogò numerosi testimoni, cinque dell'OLP e nessuno del governo israeliano.[*80] Il successivo rapporto della commissione MacBride ha condannato Israele per l'aggressione in Libano. Ha anche sostenuto che Israele aveva violato le Convenzioni dell'Aia e di Ginevra prendendo di mira i campi profughi, anche se la commissione stessa ha ammesso che «questi campi spesso contenevano combattenti e depositi di munizioni».[*81] Considerava i massacri di Sabra e Shatila non come incidenti isolati, ma come parte di un "modello" di violenza che si estendeva dall'uccisione di civili a Deir Yassin nell'aprile 1948 da parte dei distaccamenti dell'Irgun e del Lehi fino ad oggi.[*82] Ma la commissione MacBride ha anche discusso di genocidio, anche se il genocidio non era nei termini di riferimento. Ha raccomandato che «un'autorevole istituzione internazionale» indaghi se «le politiche e la condotta israeliana» equivalgano a quel crimine.[*83] La commissione era divisa sull'opportunità di accusare Israele di genocidio, ma la maggioranza della commissione ritenne che l'accusa fosse giustificata e un'appendice in tal senso è inclusa nel rapporto. La maggioranza ha compreso la gravità di questo passo, poiché il genocidio è «una delle accuse più gravi che si possano fare».[*84]
Eppure, per accusare Israele di genocidio, la maggioranza ha dovuto piegare la definizione legale del termine. Da un lato, hanno contraddetto molte delle argomentazioni nei dibattiti dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, affermando che «la particolare forma di genocidio applicata ai palestinesi non sembra essere finalizzata all'uccisione sistematica dei palestinesi». D'altra parte, la maggioranza ha affermato che «la definizione di genocidio non si limita alla formula adottata dalle Nazioni Unite nel 1948». In particolare, Israele aveva adottato misure «per distruggere la cultura nazionale, l'autonomia politica e la volontà nazionale nel contesto della lotta palestinese per la liberazione nazionale e l'autodeterminazione». Nella misura in cui questa definizione includeva la cultura nazionale, richiamava le idee iniziali di Lemkin su come il genocidio potesse essere definito. Ma questa concezione di Lemkin non è stata adottata dall'ONU nel 1948 e non si trova da nessuna parte nella Convenzione sul genocidio. La Commissione MacBride ha ammesso il margine di manovra che aveva preso quando ha detto: «ciò che la maggioranza della Commissione ha in mente è una diversa forma di genocidio». Questa diversa forma di genocidio ha dato seguito alle risoluzioni delle Nazioni Unite riguardanti i movimenti di liberazione nazionale, che erano assenti dai dibattiti delle Nazioni Unite nel 1948. La commissione citò la risoluzione 2105 (1965) dell'Assemblea Generale, che riconosceva «la legittimità della lotta dei popoli sotto il dominio coloniale per esercitare il loro diritto all'autodeterminazione». Quella risoluzione fu emessa nel contesto della decolonizzazione in Angola, Rhodesia e Guinea-Bissau, ma nel 1974 l'Assemblea Generale emise la Risoluzione 3236 che riconosceva il diritto palestinese all'autodeterminazione e il diritto di tutti i palestinesi a tornare alle loro case perdute dal 1948. La risoluzione 3237 invitava l'OLP a partecipare a tutte le riunioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite come osservatore, e la risoluzione 3375 del 1975 riconosceva l'OLP come "il rappresentante del popolo palestinese", che avrebbe dovuto partecipare alle deliberazioni riguardanti il Medio Oriente.[*85] Per la commissione MacBride, questi passi, e sicuramente il discorso di Yasser Arafat del 1974 a un'Assemblea Generale estatica, che denunciava il sionismo come razzista, colonialista e illegittimo, hanno cementato lo status dell'OLP come movimento di liberazione nazionale che «gode di uno status speciale nel diritto internazionale». In verità, le risoluzioni dell'Assemblea Generale non hanno affatto forza di legge. La Carta delle Nazioni Unite stessa conferisce all'Assemblea Generale solo il potere di formulare raccomandazioni al Consiglio di Sicurezza. La commissione MacBride, inoltre, ignorò lo statuto dell'OLP, che chiedeva la distruzione di Israele, e non ebbe nulla da dire riguardo agli infiniti attacchi terroristici da parte dei vari gruppi dell'OLP.[*87] Le riviste di diritto internazionale serie non presero sul serio il rapporto della commissione MacBride.[*88] Ma il mondo degli studi mediorientali lo ha fatto. Il Journal of Palestine Studies e altre riviste come Race and Class hanno pubblicato lunghi estratti del rapporto di 282 pagine come "documento speciale", inclusi molti dei commenti sul genocidio.[*89] Dato il plauso di questi ambienti nel 1983, è curioso che nessuno che accusi Israele di genocidio dopo il 2023, in particolare all'interno delle Nazioni Unite, citi il precedente "genocidio" di Israele del 1982. È possibile che nessuno voglia che se ne parli. Perché se qualcuno leggesse i tendenziosi dibattiti dell'Assemblea Generale di quell'anno, sarebbe imbarazzante sia per l'ONU che per coloro che oggi fanno accuse simili.
Teoria coloniale e genocidio
La Guerra Fredda è finita. Le guerre culturali non si sono ritirate. Le accuse di genocidio di oggi sono diverse grazie alla teoria coloniale dei coloni, che si è sviluppata negli anni '90 e si è notevolmente ampliata negli anni 2000. L'ottimo lavoro di Adam Kirsch sulla teoria coloniale la descrive più come un'ideologia che come una teoria accademica alimentata da un'indagine scrupolosa.[*90] In un articolo fondamentale del 2006, l'antropologo Patrick Wolfe definisce il colonialismo di insediamento come un processo di invasione, insediamento di massa ed "eliminazione dei nativi".[*91] Wolfe sostiene anche che «la questione del genocidio non è mai lontana dalle discussioni sul colonialismo di insediamento».[*92] Così, il colonialismo di insediamento e il genocidio vanno di pari passo. Ma quella di Wolfe è una versione del genocidio ridefinita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio. Per Wolfe e altri teorici delle colonie, il genocidio non è tanto un singolo evento o una serie di eventi, ma una struttura sociale. Fondamentale, inoltre, è che Wolfe, come molti altri, vede l'Olocausto non come un mezzo per comprendere il genocidio, ma in realtà come un impedimento, perché «come referente incondizionato del genocidio qualificato, può solo svantaggiare i popoli indigeni». Il termine di Wolfe "genocidio strutturale" evita consapevolmente anche i vincoli di tempo e di luogo, e persino di vita e di morte. In effetti, le uccisioni per Wolfe possono essere sospese, durante un genocidio in corso, perché le necessità della struttura genocida coloniale si ripresenteranno inevitabilmente quando i colonialisti avranno bisogno di più terra. C'è qualcosa di disonesto nelle argomentazioni di Wolfe. Nel suo articolo del 2006, cita Theodor Herzl, il fondatore del sionismo politico, che disse: «Se desidero sostituire un nuovo edificio con uno vecchio, devo demolirlo prima di costruire». Questo, dice Wolfe, «rivela che il colonialismo di insediamento distrugge per sostituire».[*93] Wolfe attribuisce erroneamente l'affermazione al romanzo “Altneuland” di Herzl, che immagina un paradiso futuristico per tutti i popoli della Palestina.[*94] Ma l'affermazione di Herzl proviene in realtà dal suo trattato del 1896 “Der Judenstaat” [Lo Stato ebraico], a cui si attribuisce il merito di aver posto le basi del sionismo politico. Ancora più importante, la menzione di Herzl a proposito della "demolizione" non si riferisce affatto alla Palestina, ma piuttosto al modo in cui Herzl pensava che gli ebrei europei si considerassero alla fine del diciannovesimo secolo; come una minoranza assediata incapace di difendersi.[*95] L'errata attribuzione di Wolfe ad Altneuland è interessante di per sé. Wolfe non lo corresse mai nel suo lavoro successivo sul sionismo perché non tornò mai alla fonte originale. La citazione di Wolfe da Herzl è stata ripetuta in molti libri e articoli di giornale sulla Palestina che esaminano il conflitto da una prospettiva di insediamento e colonialismo. Tutti attribuiscono le parole di Herzl, come ha fatto Wolfe, ad Altneuland. Nonostante la loro convinzione che il sionismo sia la dottrina coloniale di insediamento più perniciosa di oggi, e nonostante la convinzione che le prove della volontà del sionismo di cancellare si trovino nei testi fondamentali del sionismo politico, nessuno studioso che condanna il sionismo si è preso mai la briga di leggere il testo da solo. Wolfe e altri praticanti della teoria coloniale dei coloni, a quanto pare, non sentono il bisogno di farlo. La mancanza di precisione fattuale all'interno della struttura intellettuale della teoria coloniale è diffusa. Lorenzo Veracini è oggi il decano della teoria coloniale dei coloni. È uno storico, in Australia, e redattore della rivista Settler Colonial Studies, che ha fondato nel 2011 e che ha pubblicato numeri speciali sulla Palestina nel 2012, 2015 e 2019. In quello che Veracini definisce «un saggio densamente argomentato» su Israele e il colonialismo di insediamento del 2019, Veracini chiede di «privilegiare il teorico rispetto all'empirico», una frase che dovrebbe far sussultare qualsiasi studioso.[*96] In questo senso possiamo anche considerare il sociologo Martin Shaw, un teorico contemporaneo del genocidio che sostiene che la domanda "Che cos'è il genocidio?" dovrebbe essere sostituita dalla domanda "Che cosa dovrebbe significare genocidio?" Gli elementi costitutivi del crimine, dice Shaw, l'omicidio di massa e l'intenzione, non sono sufficienti. Il genocidio, dice Shaw, dovrebbe essere definito da strutture sociali asimmetriche.[*97] Così, la denuncia di Shaw del gennaio 2024 in un articolo di giornale sulla guerra di Gaza intitolato "Inevitabilmente genocida" secondo cui la Convenzione sul genocidio consente «ai difensori della violenza di Israele di sostenere che i criteri non sono stati soddisfatti», perché possono «attenersi strettamente a un esercizio di spunta». Ciò che conta per Shaw non è l'intenzione, le vittime o la giurisprudenza derivante da casi di genocidio permeabili, ma la paralisi di Gaza, che, dice, fornisce «spazio per un concetto sociologico di genocidio che è più ampio della definizione legale prevalente».[*98]
Così definito, il genocidio diventa l'unico crimine nel corpus del diritto internazionale in cui mens rea (la mente colpevole) e actus reus (l'atto colpevole) non sono rilevanti. La nozione di genocidio strutturale può essere applicata in modo più ampio di quanto si pensi, anche alla Bibbia ebraica. Lo studioso biblico Jeremy Cott condanna l'idea dell'elezione divina come «la nozione più perniciosa ereditata dalla tradizione biblica», perché chi crede di essere scelto «tende a voler eliminare tutti coloro che non lo sono».[*99] Più precisamente, l'uccisione dei Cananei e degli Amalechiti nei Libri di Giosuè e Samuele (e i precedenti riferimenti a questi popoli in Esodo e Deuteronomio) servono come base strutturale. Per decenni, gli studiosi marxisti hanno soppesato E.M. de Sainte Croix, uno storico dell'antichità che scrisse: «Conosco un solo popolo che si sentì in grado di affermare di avere effettivamente ricevuto unordine divino di sterminare intere popolazioni . . . vale a dire Israele».[*100] È una citazione spesso usata nel genere biblico antisionista riferito ai coloni.[*101] Nur Masalha, un sociologo palestinese che si è aggirato nel mondo dello studio biblico, sostiene che non c'è mai stato un antico Israele, e questo nonostante le considerevoli prove archeologiche. Eppure, egli dice, la "narrativa della conquista" dei cananei viene ancora usata «come guida per le politiche statali sioniste e israeliane nei confronti degli abitanti indigeni della Palestina».[*102] Lo studioso e attivista Bruce Fisk sostiene inoltre che il "genocidio cananeo"va visto come se fosse "in conversazione" con la Nakba.[*103] Tutto quanto appena detto, fa da sfondo all'attuale ossessione per la menzione di Amalek da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso del 28 ottobre 2023. Netanyahu ha citato il Deuteronomio 25:17: «Ricordati di ciò che Amelek ti ha fatto». La frase è diventata immediatamente una "prova", non solo dell'intento genocida di Israele di distruggere i palestinesi di Gaza, ma anche della natura genocida di Israele. L'Electronic Intifada ha denunciato «l'invocazione di Netanyahu della storia biblica genocida di Amalek». Scrivendo per Aljazeera, lo storico Raz Segal ha definito la cosa coem una «rozza e pericolosa militarizzazione della religione», poiché gli autori del genocidio «vedono sempre come una minaccia esistenziale il gruppo che stanno attaccando». Lo storico dell'Olocausto Omer Bartov ha avvertito sul New York Times che «questo linguaggio profondamente allarmante» potrebbe facilmente trasformarsi in "azione genocida"[*105] Nel gennaio 2024, Deuteronomio 25:17 è diventato stranamente un pilastro delle accuse di genocidio, da parte del Sudafrica contro Israele, davanti alla Corte internazionale di giustizia.[*106] C'è molto da svelare qui, ma vale la pena notare quanto segue. Il discorso di Netanyahu del 28 ottobre cita diverse figure dell'antica storia ebraica, tra cui Giuda Maccabeo e Bar Kochba, entrambi ribellati al dominio imperiale. Netanyahu ha anche ricordato ai suoi ascoltatori che le forze di difesa israeliane a Gaza hanno lavorato «per evitare di danneggiare i non combattenti» e ha esortato i civili di Gaza ad andare in aree più sicure. Qualunque cosa si pensi di Netanyahu, coloro che citano il suo discorso come un incitamento al genocidio non menzionano questi passaggi.[*107] C'è di più. Nel gennaio 2010, in occasione del Giorno della Memoria dell'Olocausto, Netanyahu, dalle rovine del campo di Auschwitz-Birkenau, ha fatto riferimento ad Amalek quando ha discusso dell'Iran, un paese che stava lavorando allo sviluppo di un arsenale nucleare nel mentre che nega l'Olocausto e chiede la distruzione di Israele.[*108] Anche prima di questa particolare menzione, il sito web antisionista Mondoweiss aveva predetto che la menzione di Amalek «avrebbe sembrato essere la prescrizione di un genocidio per l'Iran».[*109] Il genocidio iraniano non è mai avvenuto. Nel frattempo, se si vuole sapere in che modo l'accusa di genocidio è antisemita, si può iniziare con l'insistenza degli accusatori sul fatto che l'ebraismo stesso è in sé causa di genocidio.
Gaza
Il Movimento di Resistenza Islamica, comunemente noto come Hamas, è stato fondato in quanto ala palestinese dei Fratelli Musulmani nel 1987. Hamas si basava sul fondamentalismo religioso e sull'opposizione assoluta alla soluzione dei due stati, e alla corruzione finanziaria associata in quegli anni all'OLP di Arafat. Il patto di Hamas del 1988 chiede l'aiuto di Allah per distruggere Israele, attribuisce agli ebrei la responsabilità di tutto, dalla blasfemia ai tentativi di governare il mondo, evidenzia la sua lotta con gli ebrei come «molto grande e molto seria» e chiede l'uccisione degli ebrei nel Giorno del Giudizio.[*110] Gli attentati suicidi e gli altri attacchi da parte di Hamas, e dei movimenti associati contro i coloni, e i soldati israeliani nella Striscia di Gaza, hanno portato nel 2005 alla fine dell'occupazione militare israeliana iniziata nel 1967. Nonostante l'insistenza degli antisionisti sul fatto che la Striscia di Gaza fosse ancora sotto occupazione effettiva, l'occupazione si è conclusa in senso legale. Hamas ha preso con la violenza il pieno controllo della Striscia di Gaza dall'Autorità Palestinese nel 2007. Con l'aiuto dell'Iran, ha contrabbandato armi a Gaza via mare, e attraverso una vasta rete di tunnel che attraversano la metropolitana di Gaza e che raggiungono la penisola egiziana del Sinai. Anche prima che Hamas prendesse il pieno controllo, aveva già lanciato attacchi missilistici e piccole operazioni di terra contro Israele. Israele ha risposto nel 2007 con una combinazione di assedio di terra, chiudendo i valichi israeliani a Gaza, e poi nel 2009 con un blocco navale. Entrambi miravano a fermare il flusso di materiali strategici, come cemento, carburante e armi. La legge qui è complessa e inconcludente. La durata dell'assedio israeliano e del blocco di Gaza è senza precedenti e, sebbene nessuno dei due sia totale, entrambi sono restrittivi. Si può discutere sulla proporzionalità e sui danni collaterali ai civili.[*111] Nel 1977, i protocolli alla Convenzione di Ginevra del 1949 sono chiari nel loro divieto di affamare deliberatamente i civili, come scopo di guerra. Ma la fame non è mai stata un problema a Gaza, e la privazione di certi beni, anche se è una privazione, non è la fame.[*112] Un rapporto del 2010 della commissione d'inchiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite dopo l'incidente della "flottiglia della libertà" del 2010, ha concluso che il blocco navale era un esercizio legale di autodifesa, e quell’anno ha applaudito l'allentamento delle restrizioni da parte di Israele per quanto riguarda i valichi di terra.[*113] Indipendentemente da ciò, l'attuale calunnia del genocidio è iniziata nel 2007 con l'assedio da terra. Gli attivisti hanno etichettato l'assedio come uno strumento di "genocidio lento". Articoli, sono apparsi su varie piattaforme, con titoli come "Il genocidio al rallentatore di Israele", "Un genocidio lento e costante", "Collusione europea nel genocidio lento di Israele" e così via.[*114] Il testo più influente è stato quello di Richard Falk, coautore del rapporto della commissione MacBride e presto diventato relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per la Palestina nel 2008. L'articolo di Falk del 2007, "Slouching towards a Palestinian Holocaust", sosteneva che il blocco era "un olocausto in divenire". Falk è rimasto in silenzio riguardo alle sue accuse secondo cui Israele avrebbe commesso un genocidio in Libano nel 1982.[*115] Grazie alla sua posizione, il lavoro di Falk ha attirato l'attenzione di Omar Barghouti, l'attivista palestinese che è emerso come capo del movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).[*116] Nel suo libro BDS del 2011, Barghouti cita Falk insieme alla teoria coloniale dei coloni e a una particolare lettura della Convenzione sul genocidio, per discutere quello che chiama «l'assedio ermetico di Gaza da parte di Israele, progettato per uccidere, causare gravi danni fisici e mentali e infliggere condizioni di vita calcolate per provocare la graduale distruzione fisica, si qualifica come un atto di genocidio, se non ancora come un genocidio totale».[*117] L'Indice Globale della Fame, un rapporto annuale sottoposto a revisione paritaria preparato da diverse entità,[*118] non ha menzionato Gaza nel 2011 quando Barghouti stava scrivendo, né negli anni successivi. In realtà la popolazione di Gaza cresceva tra il 2 e il 3 per cento ogni anno.[*119] Il GHI utilizza una serie di parametri come la percentuale della popolazione denutrita e l'arresto della crescita infantile e la mortalità infantile che non vengono utilizzati da ONG come Oxfam, che oggi accusa Israele di causare una carestia.[*120] Più precisamente, mentre il "genocidio lento" può rientrare nella disposizione della Convenzione sul genocidio per la creazione di condizioni che possono portare alla distruzione del gruppo, gli estensori della Convenzione avevano in mente il ghetto di Varsavia, dove la morte di massa per fame si è effettivamente verificata entro un anno dalla creazione del ghetto. Nel frattempo, coloro che accusano il genocidio hanno iniziato a lavorare sull'accusa della prima delle guerre di Gaza, l'Operazione Piombo Fuso nel 2008-09.[*121] I manifestanti a Parigi hanno accusato Israele di genocidio durante l'operazione.[*122] Ma la maggior parte dell'attenzione dopo Piombo Fuso andò alla missione d'inchiesta delle Nazioni Unite sotto il rispettato giudice ebreo sudafricano Richard Goldstone e al successivo rapporto della missione, etichettato come Rapporto Goldstone,[*123] che accusava Israele di punizione collettiva dei civili di Gaza, e quindi di violazioni della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 e dei protocolli aggiuntivi del 1977. Dopo aver esaminato gli obiettivi israeliani, Goldstone in seguito ritrattò le conclusioni del rapporto che portava il suo nome. Nel frattempo, il furore per il rapporto Goldstone oscurò altri rapporti che seguirono Piombo Fuso. Il principale tra questi era il Rapporto Dugard. John Dugard è un giurista sudafricano. Dal 2023 fa parte del team sudafricano che accusa Israele di genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia. Era stato relatore speciale delle Nazioni Unite per la Palestina dal 2001 al 2008, prima di Richard Falk, e da allora ha mantenuto il rispetto dei funzionari delle Nazioni Unite. Nel 2009 ha guidato una squadra chiamata "Missione d'inchiesta indipendente incaricata dalla Lega degli Stati Arabi di indagare sui crimini israeliani e sulle violazioni dei diritti umani perpetrate durante l'offensiva di Israele contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza". Ripensando quest'anno al rapporto di quella missione, quindici anni fa, Dugard ricordava l'insistenza unanime tra coloro che erano in questa missione sul fatto che Israele aveva commesso un genocidio durante il Piombo Fuso. La risposta di Dugard nel 2009, ha ricordato nel 2024, è stata che un'accusa del genere era tabù. "Mio Dio", ricorda di aver detto, "non puoi accusare Israele di genocidio".[*124] .Il rapporto Dugard ha in realtà concluso che Israele ha commesso crimini di guerra, crimini contro l'umanità, "e forse genocidio". Il rapporto accusava le forze israeliane di "uccidere, sterminare e causare gravi danni fisici ai membri di un gruppo, i palestinesi di Gaza". Ma la squadra di Dugard non è riuscita a determinare le intenzioni del governo. Il rapporto esortava quindi la Lega Araba "a raccomandare ai suoi membri di prendere in considerazione l'avvio di procedimenti legali contro Israele in conformità con l'articolo 9 [della Convenzione sul genocidio]" perché c'era "la prospettiva che una tale richiesta potesse avere successo".[*125] Nella sua veste di Relatore Speciale per la Palestina, Richard Falk lodò il rapporto Dugard come altamente affidabile.[*126] Questa tendenza è aumentata dopo la successiva guerra di Gaza, l'operazione Protective Edge nell'estate del 2014. Questa volta l'organo investigativo era il cosiddetto Tribunale Russell, creato nel 1966 come tribunale popolare da Bertrand Russell e Jean-Paul Sartre. Nel settembre 2014 il Tribunale Russell ha tenuto una "sessione straordinaria su Gaza". La "giuria" comprendeva John Dugard (che ha anche servito come testimone) e Richard Falk (ancora relatore speciale delle Nazioni Unite per la Palestina), ma anche l'attivista sostenitrice di Hamas Christiane Hessel e l'attivista sudafricano e poi ministro della sicurezza Ronnie Kasrils. Quest'ultimo aveva paragonato gli israeliani ai nazisti. Dopo il 7 ottobre, ha insistito sul fatto che i massacri di Hamas erano "un enorme risultato militare", mentre negava che Hamas avesse ucciso civili. L'antisemita Roger Waters, che suona il basso, ha completato il tribunale. [*127] La presenza di due funzionari dell'ONU per i diritti umani in un panel con personaggi come Hessel, Kasrils e Waters avrebbe dovuto sollevare le sopracciglia all'ONU. Ciononostante, il Tribunale Russell annunciò che avrebbe esaminato seriamente "la politica israeliana alla luce del divieto di genocidio nel diritto internazionale". Dugard sosteneva che Gaza era legalmente "territorio occupato", legittimando così teoricamente la resistenza in qualsiasi forma. I razzi e i tunnel, sosteneva Dugard, "erano gli atti di resistenza di un popolo occupato". Dugard ha apertamente paragonato Hamas alla resistenza francese nella seconda guerra mondiale. I crimini di guerra e i crimini contro l'umanità dovevano essere considerati, ha detto Dugard, ma anche il genocidio doveva essere considerato.[*128] È fondamentale notare la permeazione della teoria coloniale dei coloni nelle conclusioni del Tribunale Russell. Il tribunale ha osservato che esiste una definizione legale di genocidio per i tribunali penali, ma c'erano anche "interpretazioni alternative e più ampie del genocidio al di là . . . responsabilità penale individuale". Il Tribunale ha quindi condannato le "politiche coloniali di insediamento basate sullo sfollamento e l'espropriazione dei palestinesi" dal 1948, sostenendo anche che "l'effetto cumulativo del regime di punizione collettiva di lunga data" è stato progettato per causare "la distruzione incrementale dei palestinesi come gruppo a Gaza". Eppure, sebbene il tribunale abbia dichiarato Israele colpevole di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, si è fermato prima del genocidio, o almeno della menzione di questo termine nella sua sentenza. Dugard in seguito si lamentò della cautela del Tribunale. "C'era molto sostegno per accusare Israele di genocidio", ha detto in seguito. "Ma questo era ancora così tabù"[*129] Cosa intendeva Dugard per "tabù"? Si riferiva forse all'ampia pressione sociale che si può vedere riguardo all'immoralità? In una dichiarazione dell'aprile 2023, Richard Falk ha citato Dugard affermando che il problema più grande nella lotta contro l'"apartheid" israeliano era "l'uso dell'antisemitismo come arma". Il problema, concordava Falk, era la definizione operativa di antisemitismo da parte dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che etichettava come antisemite le falsità diffamatorie riguardanti Israele, ma non le critiche a Israele in quanto tale. I sionisti, ha detto Falk, avevano un "potente strumento punitivo con cui deviare l'attivismo pro-palestinese bollando i seguaci come antisemiti". [*130] L'argomento sulla definizione operativa di antisemitismo dell'IHRA del 2016 va oltre lo scopo di questo saggio.[*131] Il punto è che per Dugard erano gli ebrei l'impedimento alla verità. Dopo il 7 ottobre, John Dugard, nonostante la carneficina nel sud di Israele e a Gaza, era un uomo felice. «È un sollievo» - ha detto a un intervistatore nel giugno 2024, «dire di cosa si tratta: Israele sta commettendo un genocidio».[*132] Come ho scritto altrove, ci sono molti problemi di fatto e di prova con le accuse sudafricane.[*133] Ma il punto da sottolineare qui è che le accuse di genocidio del 2023 e del 2024 rappresentano il culmine di anni di sforzi da parte di tutti, dai relatori speciali delle Nazioni Unite agli studiosi post-coloniali, dagli attivisti BDS alle ONG come Amnesty International. E i tropi antisemiti rimangono. Nel giugno 2019, The Electronic Intifada si è lamentato del fatto che "l'ONU lascia di nuovo fuori dai guai gli assassini di bambini di Israele". Nel 2024 il sito web ha aggiunto racconti di soldati israeliani che giustiziano bambini di appena quattro anni.[*134] Nel 2024 il Palestine Global Mental Health Network ha sostenuto che nella guerra di Israele a Gaza, "i bambini sono presi di mira direttamente", molti deliberatamente colpiti alla testa.[*135] E non mancano storie che discutono della manipolazione sionista del discorso negli Stati Uniti e in altri paesi volta a nascondere la verità del "genocidio in corso".[*136] Critico, tuttavia, è che molti di coloro che hanno formulato l'accusa di genocidio hanno infuso l'interpretazione strutturale del genocidio nell'accusa, espandendo di fatto la Convenzione sul genocidio ben oltre il suo testo effettivo e il suo intento.
Un esempio lampante è il rapporto del marzo 2024, "Anatomia di un genocidio" dell'attuale (e ottava) relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese, che ricopre l'incarico dal 2022.[*137] Anche secondo gli standard itterici dei relatori speciali delle Nazioni Unite sulla Palestina, Albanese è diverso. A differenza dei suoi predecessori, cerca di essere non solo un funzionario delle Nazioni Unite, ma qualcosa di simile a un influencer dei social media. Ha un seguito su Twitter di oltre 350.000 follower e la sua pagina Twitter ha stranamente la parola "Genocidio" scarabocchiata in rosso sangue, come se l'accusa di genocidio facesse parte del suo marchio, anche se si definisce pubblicamente "una riluttante cronista del genocidio".[*138] Sebbene oggi cerchi di eludere le accuse di antisemitismo, nel 2022 ha affermato su Facebook che gli Stati Uniti sono stati soggiogati dalla lobby ebraica mentre il sostegno europeo a Israele era dovuto alla sua colpevolezza per l'Olocausto.[*139] Il rapporto di Albanese del 2024 afferma che «il colonialismo di insediamento è un processo dinamico e strutturale e una confluenza di atti volti a spostare ed eliminare i gruppi indigeni, di cui lo sterminio/annientamento genocida rappresenta il culmine» - In "Palestina", continua Albanese – «spostare e cancellare la presenza araba indigena è stata una parte inevitabile della formazione di Israele come 'Stato ebraico'". Utilizzando il modello strutturale, Albanese, come molti studiosi che ha sicuramente letto, può collegare la Nakba del 1948 all'attuale guerra di Gaza, legando così la storia israeliana in un insieme ordinato, stereotipato e genocida. "Il genocidio di Israele contro i palestinesi di Gaza", dice, "è una fase di escalation di un lungo processo di cancellazione coloniale di insediamento. Per oltre settant'anni questo processo ha soffocato il popolo palestinese come gruppo». Un altro esempio recente di questa tendenza è il rapporto di Amnesty International del dicembre 2024 sottotitolato "Il genocidio di Israele contro i palestinesi a Gaza". Ci sono più problemi probatori e di fatto con la relazione di quanti ne possa affrontare ora. Il mio interesse qui è l'argomentazione. E qui la tendenza è ancora una volta quella di fondere gli elementi costitutivi criminali del genocidio con la teoria coloniale di insediamento. Così, una soluzione umanitaria immaginata da Amnesty era che masse di sfollati di Gaza entrassero non in Egitto per un rifugio temporaneo, ma in Israele in modo permanente, «soprattutto perché oltre il 70% della popolazione di Gaza è costituita da rifugiati o discendenti di rifugiati sfollati nel 1948 e, in quanto tali, ha il diritto di tornare in base al diritto internazionale"»[*140] Più interessante, però, è questa: la conclusione di Amnesty è che le risposte militari di Israele sono sproporzionate e che prendono di mira i civili come modalità di guerra, mentre infliggono condizioni progettate per distruggere il gruppo. Così, per Amnesty, la condotta della guerra stessa è un genocidio. Ma quegli stessi atti presumibilmente sproporzionati, che si diceva avessero preso di mira i civili distruggendo infrastrutture e siti culturali, erano, secondo il Rapporto Goldstone del 2009, violazioni della Quarta Convenzione di Ginevra – crimini di guerra – nella misura in cui rappresentavano una forma di punizione collettiva. La conclusione di Amnesty International accusa Israele di genocidio e solo di genocidio. Questo è insolito nella misura in cui i rapporti ufficiali generalmente elencano diverse categorie di crimini e gli articoli presumibilmente violati. Perché le stesse presunte infrazioni sono state i crimini di guerra nel 2009 e il genocidio nel 2024. Parte di ciò che è cambiato è il linguaggio, nato dalla scrittura accademica che ha privilegiato la teoria rispetto ai fatti, ridefinendo il genocidio come parte di una struttura di potere piuttosto che come un crimine con parametri distinti, applicandolo a Israele, ignorando la giurisprudenza molto più attenta riguardante il genocidio nell'ex Jugoslavia, in Ruanda e altrove. Questo è il motivo per cui The Electronic Intifada si è infuriata nel maggio 2024 quando il procuratore della CPI Karim Khan ha chiesto mandati di arresto per Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, ma sotto le categorie dei crimini di guerra e dei crimini contro l'umanità, non sotto la voce del genocidio.[*141] Ma anche qualcos'altro è cambiato. Le sfere dell'attivismo e dei social media oggi riflettono un'argomentazione del tutto o niente, grandi sugli slogan e poco precise. La guerra di Gaza del 2014 (Operazione Margine Protettivo, 8 luglio-26 agosto) è stata lo spartiacque. Ha coinciso con gli scontri anti-polizia che hanno seguito l'uccisione di Michael Brown a Ferguson, nel Missouri. C'era un nesso simile tra la guerra di Gaza del 2021 (Operazione Guardian of the Walls, 6-21 maggio) e le manifestazioni globali che hanno seguito l'uccisione di George Floyd l'anno precedente. [*142] L'idea degli anni '60 che coloro che resistono all'oppressione debbano essere solidali l'uno con l'altro si è realizzata, ma ora sulle onnipresenti piattaforme dei social media. La guerra di Gaza del 2014 ha visto oltre 49 milioni di post correlati su Twitter. Gli hashtag principali erano #gazaunderattack, #freepalestine e così via. Tiktok, la popolare piattaforma di video online, è stata lanciata nel 2017. Permette a qualsiasi utente, non importa quanto male informato, di essere un opinionista di notizie mentre raggiunge migliaia di persone che preferiscono le loro informazioni in pezzi premasticati. La guerra di Gaza del 2021, durata due settimane, è stata chiamata Intifada di Tiktok. L'hashtag ha #gazaunderattack avuto oltre 535 milioni di visualizzazioni. L'hashtag #pal- estine, 27 miliardi.[*143] Considera quanto segue. Nel luglio 2024 Francesca Albanese ha affermato su Twitter che gli israeliani non avevano ucciso 37.000 persone a Gaza, il numero già gonfiato dal Ministero della Salute di Gaza, ma piuttosto 186.000. La cifra proviene da un'aritmetica fantasma in una lettera pubblicata sulla rivista medica britannica The Lancet, che affermava di prevedere la scoperta di ulteriori morti con un rapporto di quattro a uno. Il post di Albanese è stato visto oltre 607.000 volte. Il numero di 186.000 è stato presto strombazzato da Aljazeera, The Guardian, The Nation, Middle East Eye, Democracy Now! e altri sbocchi simili.[*145] L'Inter Press Service (che copre l'ONU) l'ha definita una stima "sbalorditiva", che "ha resuscitato accuse di genocidio", poiché proveniva da "una delle più prestigiose riviste mediche britanniche sottoposte a revisione paritaria". [*146] Tutto ciò ci porta allo slogan nelle manifestazioni pubbliche, sui social media e su numerose piattaforme di notizie che sembra essere emerso all'inizio del 2024: «Non è complicato. È un genocidio». In effetti, la connessione tra la teoria coloniale e il genocidio non è complicata perché evita ogni complessità. "Non è complicato" scoraggia ogni discussione sulla Convenzione sul genocidio, sulla giurisprudenza nei processi per genocidio, sull'efficacia della teoria coloniale e sull'intera storia del conflitto, compresi gli attacchi terroristici, i dirottamenti, i negoziati di pace falliti, le intifada, gli attentati suicidi, i lanci di razzi, i rapimenti, l'Iran, Hezbollah, gli Houthi, la Carta di Hamas e lo stesso 7 ottobre. In realtà, chiunque sollevi queste questioni si sta deliberatamente confondendo, corone fumogene e menzogne e sarà rapidamente denunciato come complice e complice del genocidio, autore egli stesso, proprio perché, come dice lo slogan, il genocidio non è complicato. In conclusione, la diffusa accusa di genocidio ha ulteriormente delegittimato Israele e la maggior parte degli ebrei in modi che i loro oppositori avrebbero potuto solo sognare durante eventi come la conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo del 2001 a Durban, in Sud Africa. Per quanto riguarda ciò che ci aspetta, la guerra di Gaza finirà, la maggior parte dei leader di Hamas sarà morta, la ricostruzione di Gaza inizierà e, si spera, la moderazione potrà prevalere. Nel frattempo, gli argomenti che collegano Israele, il colonialismo e il genocidio devono essere rigorosamente contestati nella speranza che la ragione e un senso più sobrio della realtà possano avere la precedenza.
Norman JW Goda – Pubblicato nel febbraio 2025 – su Indiana University Bloomington -
NOTE
- Anton Weiss-Wendt, Un crimine retorico: il genocidio nel discorso politico della guerra fredda (Ithaca, NY: Cornell University Press, 2018).
- Riassunti della giurisprudenza in William A. Schabas, Genocidio nel diritto internazionale: il crimine dei crimini, 2a ed. (Cambridge: Cambridge University Press, 2009); Guénaël Mettraux, Crimini internazionali: diritto e prassi, v. I: Genocidio (Oxford: Oxford University Press, 2019).
- Weiss-Wendt, Un crimine retorico, 133-49.
- Basi teoriche, tra gli altri, in Natsu Taylor Saito, Colonialismo di insediamento, razza e legge: perché il razzismo strutturale persiste (New York: New York University Press, 2020).
- Samantha Power, "Un problema dall'inferno": l'America e l'età del genocidio (New York: Basic Books, 2002).
- Si veda ad esempio Paul Rogers, "L'uso della forza sproporzionata da parte di Israele è una tattica consolidata da tempo, con un obiettivo chiaro", The Guardian, 5 dicembre 2023.
- Ad esempio, si veda il Centro palestinese per i diritti umani, Generation Wiped Out: Gaza's Children in the Crosshairs of Genocide, 31 dicembre 2024, https://reliefweb. int/report/occupied-palestinian-territory/generation-wiped-out-gazas-children- crosshairs-genocide-enar (consultato nel gennaio 2025). Si vedano anche i vari articoli pubblicati dall'ONG Defense for Children International—Palestine, htt ps:// dci-palestine.org/ (consultato nel febbraio 2025), tra cui l'argomento secondo cui i bambini di Gaza non solo sono stati uccisi, ma sistematicamente cancellati dalla campagna di genocidio di Israele.
- Bari Weiss, "Ilan Omar e il mito dell'ipnosi ebraica", New York Times, 21 gennaio 2019; Richard Silverstein. "AIPAC: La lobby pro-Israele ha corrotto e comprato il Partito Democratico degli Stati Uniti?" Il Nuovo Arabo, 26 giugno 2024; Rob Urie, "The 'Israel Lobby' Works for the US Military Industrial Complex", CounterPunch, 27 giugno 2024, https:// counterpunch.org/2024/06/27/the-israel-lobby- works-for-the-us-military-industrial-complex/ (consultato nel febbraio 2025); Nora Barrows-Friedman, "Insegnanti, genitori, combattete le calunnie della lobby israeliana contro le scuole di Berkeley, The Electronic Intifada, 10 aprile 2024, https://electronicintifada.net/ blogs/nora-barrows-friedman/teachers-parents-fight-israel-lobby-smears-again- berkeley-schools (consultato nel febbraio 2025); Philip Weiss, Briefing settimanale: La lobby pro-genocidio è sulla difensiva", Mondoweiss, 12 maggio 2024, htt ps:// mondoweiss.net/2024/05/weekly-briefing-the-pro-genocide-lobby-is-on-the- difensive/, (consultato nel febbraio 2024).
- Dall'ottobre 2023 sono stati pubblicati numerosi attacchi alla definizione operativa di antisemitismo del 2016 da parte dell'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto. Vedi Jonathan Hafetz e Sahar Aziz, "Come una definizione leader di antisemitismo è stata usata come arma contro i critici di Israele", The Nation, 22 dicembre 2023; Erich Cheyfitz, "La militarizzazione dell'antisemitismo e la soppressione dell'espressione alla Cornell University e oltre, Mondoweiss, 11 novembre 2024, https://mondoweiss.net/2024/11/the-weaponization-of-antisemitism-and-the- soppressione-dell'espressione-alla-cornell-university-e-oltre/ (consultato nel febbraio 2025). Per contrappunto, Cary Nelson, "Antisemitism and the IHRA at University College London," Fathom, maggio 2021, https://fathomjournal.org/fathom-long-read-antisemitism-and-the-ihra-at-university-college-london/?highlight=SP45223. exe.
- Luke Tress, "A New York, gli ebrei sono stati presi di mira nei crimini d'odio più di tutti gli altri gruppi messi insieme nel 2024", Times of Israel, 7 gennaio 2025; "Amsterdam Gaza de l'Europe: une attaque antisémite et préméditée . . . ," Tribune Juive, 8 novembre 2023. Ron Kampeas, "Sinagoga di Montreal incendiata per la 2a volta in poco più di un anno", Jewish Telegraphic Agency, 18 dicembre 2024; Rod McGuirk, "Il leader australiano incolpa l'antisemitismo per l'incendio doloso che ha danneggiato ampiamente una sinagoga di Melbourne", Associated Press, 7 dicembre 2024. Per una visione itterica di questi eventi, Abed Abou Shhadeh, "Israeli Football Hooligans Bring Cul-ture of Genocide to Amsterdam", Middle East Eye, 8 novembre 2024; "Pour mieux enterer un génocide, l'Occident transforme en victims des hooligans ultra-racistes israéliens", Chronique de Palestine, 16 novembre 2023; Oscar Grenfell, "Bombardamento incendiario della sinagoga di Melbourne usato per attaccare gli oppositori del genocidio di Gaza", sito web World Socialist, 9 dicembre 2024.
- Service de protection de la communauté juive, "Les chiffres de l'antisémitisme en France en 2024", gennaio 2025, https://www.spcj.org/antis%C3%A9mitisme/ chiffres-de-l-antis%C3%A9mitisme-2024, (consultato nel febbraio 2025).
- Si vedano le argomentazioni in Anaïs Maroonian, "Proportionality in International Human- itarian Law: A Principle and a Rule, Articles of War, Lieber Institute, West Point, 24 ottobre 2022, https://lieber.westpoint.edu/proportionality-international- humanitarian-law-principle-rule/ (consultato nel febbraio 2025), e in Annyssa Bellal e Stuart Casey-Maslen, The Additional Protocols to the Geneva Conventions in Context (Oxford: Oxford University Press, 2022), 151–69.
- Philip Drew, La legge del blocco marittimo: passato, presente e futuro (Oxford: Oxford University Press, 2017).
- Harris Schoenberg, Un mandato per il terrore: le Nazioni Unite e l'OLP (New York: Shapolsky Publishers, 1988).
- Raphael Lemkin, Il governo dell'Asse nell'Europa occupata: leggi dell'occupazione, analisi del governo, proposte di riparazione (Washington, DC: Carnegie Endowment for International Peace, 1944), 79.
- James Loeffler, Rooted Cosmopolitans: Jews and Human Rights in the Twentieth Cen- tury )New Haven, CT: Yale University Press, 2018), 132–34.
- Alexa Stiller, “The Mass Murder of the European Jews and the Concept of ‘Geno- cide’ in the Nuremberg Trials: Reassessing Raphaël Lemkin’s Impact,” Genocide Studies and Prevention: An International Journal, 13, n. 1 (2019), 144–72. See also John Cooper, Raphael Lemkin and the Struggle for the Genocide Convention (New York: Palgrave Macmillan, 2008), 56–60.
- International Military Tribunal, Trial of the Major War Criminals Before the Inter- national Military Tribunal, Nuremberg, 14 November 1945 - 1 October 1946, I (Nuremberg: International Military Tribunal, 1947), 43–44. See also Mettraux, Genocide, 6–11.
- The extensive UN discussions that created the convention are in Hirad Abtahi and Philippa Webb, eds., The Genocide Convention: The Travaux Préparatoires (Leiden: Martinus Nijhoff, 2008) [hereafter Travaux Préparatoires with volume and page].
- Secretariat Draft E/447, June 26, 1947, Comments on the Draft Convention, Travaux Préparatoires, v. 1, 223–24.
- Secretariat Draft E/447, June 26, 1947, Comments on Article I, Travaux Prépara- toires, v. 1, 231.
- Seventy-Fifth Meeting, October 15, 1948, Travaux Préparatoires, 2, 1418.
- Secretariat Draft E/447, June 26, 1947, Comments on the Draft Convention, Travaux Préparatoires, v. 1, 223–24.
- On the omission of cultural genocide, see 83rd Meeting, October 25, 1948, Travaux Préparatoires, 1518.
- See for example the 73rd Meeting, October 13, 1948, Travaux Préparatoires, v. 2, 1378ff; 81st Meeting, October 22, 1948, 1477–81. Also Cooper, Raphael Lemkin, 86, 90. For the case law on this problem, see Schabas, Genocide in International Law, 287–90; Mettraux, Genocide, 257–58.
- Benny Morris, 1948: A History of the First Arab-Israeli War (New Haven, CT: Yale University Press, 2009).
- Neil Rogachevsky and Dov Ziegler, Israel’s Declaration of Independence: The History and Political Theory of the Nation’s Founding Movement (Cambridge: Cambridge University Press, 2023).
- Jeffrey Herf, Nazi Propaganda for the Arab World (New Haven, CT: Yale University Press, 2009), 112, 126.
- Alan Dowty, Israel/Palestine (Cambridge: Polity Press, 2005), 94–95.
- Matthias Küntzel, Nazis, Islamic Antisemitism and the Middle East: The 1948 Arab War Against Israel and the Aftershocks of World War II (London: Routledge, 2024), 15–17
- Numerous references in Norman J.W. Goda, et al., eds., To the Gates of Jerusalem: The Diaries and Papers of James G. McDonald, 1945–1947 (Bloomington, IN: Indi- ana University Press, 2015), 68. More contemporary references in Aftab Ahmad Khan, “The Zionist Plan for the Greater Israel by Dividing the Middle East,” Defense Journal (Karachi), v. 18, n. 9 (April 2015), 35–48; “Top Fatah Official Talks of ‘Zionist Territorial Designs from Nile to Euphrates,” The Times of Israel, Septem- ber 20, 2020.
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- Thalif Dean, "Una nuova sbalorditiva stima di oltre 186.000 uccisioni a Gaza rilancia le accuse di crimini di guerra", Global Issues, 10 luglio 2024,
https://www.globalissues.org/news/2024/07/10/37158#%3A~%3Atext%3DUNITED%20NATIONS%2C%20Jul%2010%20%28IPS%29%20-%20An%20overwhelmingly%2Cand%20Hamas%2C%20with%20no%20signs%20of%20a%20cease-fire. (consultato nel febbraio 2025).
- Sulla conferenza di Durban si veda Tom Lantos, "The Durban Debacle: An Insider's View of the UN World Conference Against Racism", The Fletcher Forum of World Affairs 26, n. 1, (Winter/Spring 2002), 31–52; Dina Porat, "Durban: un attacco diverso a Israele e al popolo ebraico e le sue conseguenze, sfidando il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS): 20 anni di risposta alle campagne anti-israeliane, a cura di Ronnie Fraser e Lola Fraser (Londra: Routledge, 2023), 18–31; Anne Bayefsky, "La Conferenza mondiale delle Nazioni Unite contro il razzismo: una conferenza razzista contro il razzismo", American Society for International Law: Proceedings of the Annual Meeting (2002), 65-74; Gerald M. Steinberg, "La centralità delle ONG nella strategia di Durban", Yale Israel Journal (estate 2006); Gerald M. Steinberg, "Da Durban al Rapporto Goldstone: la centralità delle ONG per i diritti umani nella dimensione politica del conflitto arabo-israeliano", Israel Affairs, v. 18, n. 3 (2012), 372-88.
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