Scoperto un complotto omicida
L'ufficio del procuratore generale del Brasile, ha presentato alla Corte Suprema del paese delle accuse contro l'ex presidente Bolsonaro. Oltre a una dettagliata strategia per l'attuazione di un colpo di stato, durante le loro indagini, le autorità avrebbero anche trovato dei piani per l'assassinio del presidente Luiz Inácio "Lula" da Silva .
- di @Marcos Barreira -
Rio de Janeiro. L'onere della prova appare schiacciante. Il 18 febbraio, il procuratore generale Paulo Gonet ha depositato la tanto attesa accusa contro l'ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, e altri 33 imputati, presso la Corte Suprema Federale (STF). Tra gli accusati, ci sono generali e ministri. Le accuse, formulate nell'atto d'accusa, includono il tentato colpo di Stato del 2022, dopo che Bolsonaro aveva perso le elezioni presidenziali, la distruzione di beni culturali pubblici e la formazione di un'organizzazione criminale. Nel corso delle indagini, la polizia si è anche imbattuta in delle prove che suggeriscono come l'imputato avesse pianificato di assassinare l'attuale presidente Luis Inácio "Lula" da Silva, il giudice Alexandre de Moraes e il vicepresidente Geraldo Alckmin. Durante il suo mandato (dal 2018 al 2022), Bolsonaro aveva ripetutamente cercato il conflitto con l'STF, e aveva incitato i propri sostenitori contro le istituzioni democratiche, e contro l'STF in particolare. Si è temuto fin dall'inizio che Bolsonaro stesse accarezzando l'idea di continuare a mantenere il suo incarico, dopo quattro anni, anche senza alcuna legittimità democratica. Più volte, egli ha espresso il suo disprezzo per le istituzioni democratiche. Nel luglio del 2021, l'indice di gradimento di Bolsonaro è crollato, a causa della sua disastrosa gestione della pandemia di Covid-19. Precedentemente, nel marzo 2021, il suo principale avversario politico, l'ex presidente Lula da Silva - tornato in carica dal 1° gennaio 2023 - aveva riguadagnato i propri diritti politici, in modo che non ci fosse più nulla a ostacolare la sua candidatura presidenziale. A un simile sviluppo, Bolsonaro ha reagito attraverso una campagna volta a delegittimare il sistema elettorale. Così, ad esempio, in occasione di un incontro con gli ambasciatori stranieri presso la sede del governo nel giugno 2022, aveva affermato che il sistema di voto elettronico del Brasile era suscettibile di manipolazioni e, a livello generale, ha diffuso la voce che fosse imminente una frode elettorale nei suoi confronti. Aizzate da queste narrazioni cospirative, dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, ci sono state ripetute manifestazioni davanti alle caserme dell'esercito, dove i manifestanti richiedevano l'intervento militare a favore di Bolsonaro. Arrivando, a volte, al punto che questa dinamica si diffondesse anche all'interno delle caserme. Il 30 ottobre 2022, Bolsonaro è stato sconfitto al ballottaggio, e a dicembre ha lasciato il Paese, in direzione degli Stati Uniti, ancor prima dell'insediamento di Lula Da Silva. E lì si trovava, ancora l'8 gennaio, allorché, nella capitale Brasilia una settimana dopo la cerimonia di giuramento, sono scoppiati dei disordini; migliaia di sostenitori di Bolsonaro, provenienti da diverse regioni del paese, erano arrivati su convogli di autobus per bloccare le strade e assediare le sedi dei tre poteri statali. Alcuni sono anche riusciti a fare irruzione negli edifici governativi e giudiziari, e a devastarli. Allo stesso tempo, abbiamo visto anche attacchi minori alle stazioni di polizia. In quel momento, Lula non era a Brasilia e dichiarava lo stato di emergenza nello stato del Distrito Federal. Il suo governatore Ibaneis Rocha veniva temporaneamente rimosso dall'incarico, e il ministro della sicurezza della capitale, Anderson Torres, è stato arrestato.
Nel 2023 le indagini hanno preso velocità
Nel corso del 2023, le indagini, svolte dalla polizia federale, sulle presunte menti esistenti dietro i disordini, hanno preso slancio. In queste indagini, due figure chiave sono state: Anderson Torres, ministro della Giustizia sotto Bolsonaro, e Mauro Cid, un ufficiale dell'esercito, aiutante di campo personale dell'ex presidente e ora testimone chiave nel processo contro di lui. Torres è stato accusato di aver facilitato l'invasione e la distruzione di edifici pubblici. Nella sua abitazione, la polizia ha trovato un documento redatto nella sede del governo che dettagliava quali fossero le "misure legali" che i golpisti intendevano prendere: la sospensione delle elezioni presidenziali e l'arresto dei giudici della Corte Suprema (guidati dal giudice Alexan-dre de Moraes, che era diventato il principale bersaglio dell'estrema destra). Sul documento potevano essere lette le annotazioni personali fatte dallo stesso Bolsonaro. Sul computer di Mauro Cid, gli investigatori hanno ritrovato un video relativo a una riunione del Consiglio dei ministri del luglio 2022 durante il quale Bolsonaro e altri membri del governo discutevano apertamente dell'uso della forza al fine di impedire le elezioni.
Nome in codice "pugnale verde-giallo"
Nel corso di ulteriori indagini, la polizia federale si è imbattuta in un piano che a quanto pare prevedeva anche l'assassinio del presidente da Silva, oltre a quelli del suo vicepresidente Alckmin e del giudice Moraes. Il piano, nome in codice "pugnale verde e giallo", doveva essere attuato da unità militari speciali vicine a Bolsonaro. Nei messaggi audio e di testo pubblicati nel novembre 2023, e che gli investigatori hanno sequestrato, si vedono alti ufficiali dell'esercito che discutono del piano. I documenti che circolavano tra i golpisti sono stati redatti nell'ufficio del presidente il 9 novembre 2022, dieci giorni dopo la sconfitta elettorale. È presumibile che quel giorno, Bolsonaro abbia ricevuto il generale Estevam Theóphilo, responsabile di queste istruzioni per il colpo di Stato. Le indagini si sono svolte in stretta segretezza per tutto il 2023. Nel frattempo, la Corte Suprema ha iniziato a occuparsi dei processi di coloro che erano stati coinvolti nell'assalto agli edifici governativi. Alcuni di loro hanno ricevuto delle dure condanne, fino a 17 anni di carcere. Tuttavia, finora, in questi procedimenti nessun leader politico o militare è stato ritenuto responsabile. Ma per Bolsonaro le cose si stanno facendo sempre più difficili per Bolsonaro. Un anno dopo, nel corso l'incontro con gli ambasciatori, la Corte Suprema Elettorale (TSE) lo ha privato del diritto di candidarsi alle elezioni per otto anni. Il tribunale ha accettato le accuse di abuso di potere e di uso illegale dei canali di comunicazione statali ai fini dell'organizzazione dell'incontro. Ora, la nuova accusa contro Bolsonaro deve essere accettata dall'STF, e arriva nel momento in cui la richiesta di un'amnistia per i golpisti – organizzata dai sostenitori di Bolsonaro – sta diventando sempre più forte. Temendo un'altra condanna, Bolsonaro sta ora usando il proprio potere politico per riuscire a rovesciare la "Lei da Ficha Limpa" (Legge sulla purezza politica), che vieta ai politici condannati di candidarsi. Tuttavia, la sua situazione è assai complicata; in quanto - a differenza del Congresso, dove ha ancora una notevole influenza- nella Corte Suprema, si è formata un'ampia maggioranza che ora resiste a qualsiasi pressione politica.
- @Marcos Barreira - Pubblicato il 27.02.2025 su Jungle.World -
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