giovedì 6 febbraio 2025

Addestratori, Cani e Cavalli

Sempre nel "De genio Socratis" - ben dopo il passo in cui si parla del daimon di Socrate come se si trattasse di uno starnuto - vediamo un altro personaggio ricordarci quello che un oracolo avrebbe detto al padre di Socrate quando il figlio era ancora un bambino (20, 589, E): avrebbe dovuto lasciargli fare tutto ciò che voleva, senza mai limitare, né guidare, i suoi impulsi, garantendogli la piena libertà; dal momento che il ragazzo aveva già, in sé, una guida che era migliore di quanto potesse essere qualsiasi insegnante o pedagogo.
Poi, vediamo anche un altro personaggio il quale - ampliando la questione (24, 594, B) - ipotizza il modo in cui siano gli dèi a scegliere quelli che sono i migliori tra noi, e lo fanno allo stesso modo in cui un addestratore sceglie un cavallo da un gruppo di cavalli; i prescelti ricevono messaggi per mezzo di simboli incomprensibili al resto del branco. In maniera assai simile a quella in cui, per esempio, mentre la maggior parte dei cani non capisce il richiamo dell'addestratore, vediamo subito come il cane prescelto sappia obbedire a un certo fischio. «Ho l'impressione che anche Omero conoscesse una tale differenza», dice il personaggio di Plutarco, citando il verso in cui: «Eleno, caro figlio di Priamo, comprese in sé la decisione che piaceva agli dèi nel loro consiglio» (Iliade, VII, 44-45).

fonte: Um túnel no fim da luz

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