Quando i soldati prussiani arrestarono Caroline Böhmer sembrò che una rivoluzione fosse stata stroncata sul nascere. La giovane donna, che viaggiava in compagnia della piccola Auguste di soli sette anni, era stata tra quanti, in Germania, avevano appoggiato l’occupazione di Magonza da parte dei repubblicani francesi. Caroline venne catturata e imprigionata senza processo assieme a coloro che avevano sognato di ripetere, in quella terra ancora feudale, l’esperienza della Rivoluzione francese. Eppure, di lì a pochi anni, Caroline sarebbe stata il cuore e la mente di un gruppo di giovani donne e uomini che avrebbero cambiato il mondo in modo ancora più profondo e duraturo di quanto fatto dai giacobini in Francia. La storia di questa rivoluzione, una rivoluzione dello spirito e della mente, è raccontata oggi da Andrea Wulf in Magnifici ribelli. Il luogo è Jena, non una grande capitale ma una piccola città della Germania centrale dove si incontrarono, nello stesso posto e nello stesso momento, il burbero filosofo Johann Gottlieb Fichte, l’enigmatico poeta Novalis, la scandalosa scrittrice Dorothea Veit, due coppie di fratelli geniali, gli Schlegel e i von Humboldt, il tormentato Friedrich Schelling e i più anziani Friedrich Schiller e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Al centro di questa galassia di menti brillanti il grande poeta Johann Wolfgang Goethe, adorato come una divinità da quella compagnia di giovani ribelli che, in un mondo così diverso dal nostro e difficile da immaginare, intuirono come all’origine di ogni libertà ci sia l’Io, la parte nascosta di ogni essere umano che rende capaci di sognare, sperare e creare universi e alla quale loro per primi riuscirono a dar voce. Alle origini della nostra modernità c’è questa scoperta, quella di un Io che, libero di autodeterminarsi, ci consente, come diceva Fichte, di essere quello che siamo, perché vogliamo esserlo. È per questo insegnamento che oggi, secondo Andrea Wulf, non possiamo che dirci romantici.
(dal risvolto di copertina di: Andrea Wulf, "Magnifici ribelli. I primi romantici e l'invenzione dell'Io". Luiss University Press, pagg. 505, € 24)
Quando i romantici inventarono l’io
- Viaggio a Jena -
di Paolo Pagani
C’erano 4500 abitanti e 800 case. In una di queste, nei sette anni compresi fra il 1794 e il 1801, veniva inventato l’Io. Inteso come il Soggetto, la figura all’origine della Modernità, quella parte nascosta dell’essere umano, il ripostiglio dei sentimenti, che da quel dì sta al centro dell’idea stessa di libertà. Fu una rivoluzione, la rivoluzione dei Romantici. Jena, ducato di Sassonia, Weimar, retto dal duca Carlo Augusto, se ne sta piantata nel cuore topografico esatto della Germania. Qui il 13 ottobre 1806, un lunedì, Hegel vede transitare sotto la finestra «l’anima del mondo a cavallo». E lo scrive subito all’amico filosofo Niethammer: Napoleone è arrivato in città. A 25 chilometri appena, Weimar è già una specie di sublime Firenze illuminista: Goethe, il massimo genio tedesco, abita lì al Frauenplan. Jena è l’indiscussa capitale tedesca dello Spirito. Vi si raduna la più alta concentrazione di elevatissimi ingegni speculativi dell’epoca. Di questa temperie unica e formidabile racconta, allineando un dettaglio emozionante dietro l’altro, lo splendido libro di Andrea Wulf, storica delle idee inglese. Quanti passaggi di grandi uomini, che paesaggio morale sgocciolante Zivilisation a ogni angolo di strada: Fichte, Schelling, Hegel, Goethe con l’amico drammaturgo del cuore Schiller, i fratelli Schlegel, Novalis, Von Humboldt . Formano il cosiddetto Circolo di Jena, sodalizio che imprime un marchio indelebile nella storia culturale europea. Che pirotecnico romanzo d’avventura quella stagione. Jena raffinatissimo salotto di sapienti, senza eguali. L’università è accogliente , si respira un clima permissivo che propizia pensieri nuovi, uno slancio in avanti nelle idee. È l’influenza della Rivoluzione in Francia. Si discute appassionatamente di libero arbitrio, di emancipazione dalle autorità: il Soggetto strappa la «camicia di forza di un universo divinamente preordinato», sembra finalmente giunta l’ora di auto-determinarsi sconvolgendo i conformismi. L’Io è all’origine del non-Io, vale a dire di tutto il resto, secondo gli insegnamenti che Fichte impartisce a una folla di studenti dalla Romantikeraus in Unter Markt 12/ A. Goethe, affascinato, si rivolge allora ai suoi corrispondenti con la formula «Caro non-Io…». Hegel architetta il viaggio della coscienza verso l’infinito, ossia «quel grande dramma dell’umanità» (definizione di Sossio Giametta) che è La Fenomenologia dello Spirito. Ancora Goethe va e viene a da Weimar perché non vuole perdersi nemmeno una discussione colta, Schiller costruisce una villa dove scrivere i suoi drammi, gli Schlegel inventano riviste, Novalis fa in tempo a incantare con i suoi inni alla notte prima di morire a 29 anni, Schelling sviluppa una Naturphilosophie “olistica” che scorge la connessione di tutte le cose esistenti. Magnifici ribelli perlustra questa galassia abitata solo da menti eccelse in un momento magico della Storia.
- Paolo Pagani - Pubblicato su Domenica del 5 maggio 2024 -
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