Nel 1983, come introduzione al libro di Marina Cvetaeva, "Captive spirit: selected prose", Susan Sontag pubblica il saggio "A poet's prose", oggi disponibile nel suo libro "Where the Stress Falls" (2011). Tutto ha inizio a partire da una chiara e sommaria demarcazione del territorio: l'800 sta al romanzo e alla prosa, nello stesso modo in cui il Novecento sta alla poesia (soprattutto se vediamo la cosa nel contesto russo, riferimento principale per la Sontag, in questo testo, in un certo qual modo nel passaggio da Dostoevskij e Tolstoj a Brodskij e Mandelstam), per quanto l'obiettivo e il fine ultimo della Sontag fosse quello di delineare alcune possibili zone d'ombra; i momenti in cui prosa e poesia si mescolano e si combinano in quelle che sono delle opere singolari (come avviene nella saggistica di Brodskij e di Blok).
Un primo cortocircuito - suggerisce Sontag - si verifica nell'opera di Flaubert: la sua prosa aspira all'intensità della poesia, anela alla sua «inevitabilità lessicale» (cosa che genera una reazione, genera il desiderio - da parte della poesia - di trasfigurare i propri processi e la propria singolarità; la cosa viene riferita all'opera di Mallarmé, per esempio). Più che una situazione cristallizzata, la Sontag sta tentando di captare un movimento, un processo. Catturare quei momenti in cui prosa e poesia entrano in contrasto, dando così luogo all'emergere di un'opera singolare (come i "Saggi" della Cvetaeva, che vengono scritti in una «Prosa da poeta», mescolando il registro dell'«Io» con il registro dell'elaborazione critica, della contestualizzazione storica e di una sorta di fenomenologia della ricezione estetica).
Per Sontag, la prosa del poeta comporta una continua performance dell'«Io», implica una preoccupazione permanente per i segni che la convivenza con il mondo esterno ha lasciato sull'«Io» artistico (la Sontag cita qui come esempio i diari di Baudelaire, così colmi di incoraggiamento per l'«Io» del poeta, pieni di regole di condotta stabilite riguardo alla lingua e alla società, come se fossero strategie maniacali di manutenzione del suo «ideale»). Una simile interpretazione, tuttavia, entra in tensione con una visione retrospettiva della prosa del poeta: la tradizione viene letta a partire da quegli elementi che l'«Io» cerca di evidenziare nella propria opera; i precursori vengono scelti e valorizzati a partire dalle esperienze che sono ancora attive nel presente (la maniera peculiare in cui Borges legge e valorizza Marcel Scwob, ad esempio).
fonte: Um túnel no fim da luz
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