domenica 22 dicembre 2019

Maledette zanzare!!

Un'opera pionieristica e innovativa di narrativa saggistica che offre un nuova drammatica prospettiva sulla storia dell'umanità, che ci mostra come, nei millenni, la zanzara sia stata la singola forza che con maggior potenza abbia determinato il destino dell'umanità. Perché in India e in Africa il cocktail preferito dai coloni inglesi era il gin tonic?, Chi deve ringraziare Starbuck per il suo dominio globale? Che cosa è stato a proteggere per millenni la vita dei Papi? Perché la Scozia ha ceduto la sua sovranità all'Inghilterra? Durante la Rivoluzione americana qual è stata l'arma segreta di Washington? La risposta a tutte queste domande, e a molte altre, è la zanzara. In tutto il nostro pianeta, fin dagli albori dell'umanità, questo nefasto parassita, all'incirca delle dimensioni e del peso di un seme d'uva, si è trovato in prima linea in qualità di Tristo Mietitore delle popolazioni umane, e come agente finale del cambiamento storico. Nella misura in cui la zanzara trasformava i paesaggi della civiltà, agli esseri umani veniva inconsapevolmente richiesto di rispondere a quello che era il suo penetrante impatto. La zanzara ha determinato il destino degli imperi e delle nazioni, ha distrutto e paralizzato economie intere, e ha deciso il risultato di guerre cruciali, nel mentre che, nella sua strada, uccideva quasi metà dell'umanità. Lei (è solo la femmina che morde) ha mandato al creatore un totale stimato di 52 miliardi di persone - su un totale di 108 miliardi in quella che è stata la nostra relativamente breve esistenza. In quanto maggior fonte di sterminio che abbiamo mai conosciuto, ha svolto un ruolo di primo piano nel plasmare la nostra storia umana, superiore a quello di qualsiasi altra creatura vivente con cui condividiamo il nostro villaggio globale. Riuscite a immaginare per un momento un mondo senza zanzare mortali, o senza zanzare? La nostra storia e il mondo che conosciamo, o che pensiamo di conoscere, sarebbe stata completamente irriconoscibile. Spinto da intuizioni sorprendenti e da una narrazione frenetica, The Mosquito è la straordinaria storia mai raccontata del regno della zanzara attraverso la storia umana ed il suo indelebile impatto sul nostro moderno ordine mondiale.

(dal risvolto di copertina di: Timothy C. Winegard - The Mosquito. A Human History of our Deadliest Predator - Dutton, New York.)

A cosa servono le zanzare
- di Arnaldo Benini -

Lo storico inglese Denis Mack Smith, nella Storia d’Italia dal 1861 al 1958 ha scritto che la piaga della malaria venne sradicata grazie a nuovi insetticidi portati dai soldati inglesi e americani, e che «forse non sarebbe esagerato affermare che questo fu il principale avvenimento di tutta la storia italiana moderna». La malaria venne «sradicata» non per l’eliminazione degli agenti patogeni (cinque specie di Plasmodium), ma per la decimazione (non l’estirpazione) delle zanzare (le anofele) che li diffondevano. Delle oltre 3.500 specie di zanzare, poche centinaia trasmettono malattie. Per l’uomo le più temibili sono l’anofele, presente ovunque e che trasmette la malaria, e l’aedes, che nelle regioni tropicali e subtropicali diffonde la febbre gialla, di cui muoiono da 30 a 50mila persone all’anno. L’autore di questo studio «sull’armata delle zanzare» non è un entomologo, ma un docente di storia in un’università del Colorado. Si occupa soprattutto della guerra dell’umanità contro il suo nemico più mortale, l’anofele, che da circa 3000 anni trasmette la malaria. Il fragilissimo insetto è «più mortale della forza umana, delle armi e delle menti dei generali». Secondo Winegard le zanzare, avendo ucciso, diffondendo malaria, febbre gialla e dengue, metà del genere umano, hanno determinato la storia più di ogni altro evento. L'insetticida DDT sparso in Italia durante la seconda guerra mondiale dagli alleati prima di avanzare verso nord, era efficace contro le zanzare e costava poco. I parassiti della malaria sono però sopravvissuti. In paesi come Sri Lanka, Cina, Venezuela, Algeria, Argentina, dichiarati malaria-free, la malattia è riapparsa («Nature» 573, 7, 2019). A dispetto della medicina e della scienza, che pur molto hanno raggiunto, le zanzare, per il carico micidiale che si portano appresso, al quale si sono aggiunti i virus Zika e West Nile (che ha già fatto alcuni morti), rimangono gli animali più pericolosi. Alexander von Humboldt, nel 1822, ammoniva che in America Latina il pericolo maggiore non erano gli animali feroci e le popolazioni ma la «plaga de las moscas», il tormento delle zanzare.
La specie umana, nonostante la fragilità fisica, è riuscita a prevalere su tutte le altre, tranne che sui parassiti: virus, batteri, vermi e funghi. Dopo secoli d'ignoranza e d'impotenza, s'è imparato a contenerli, ma non ad eliminarli, perché non si sa come estirpare una specie. Sono tornate la tubercolosi polmonare e in Medio Oriente, specie nella martoriata Siria, la poliomielite. I parassiti sono invincibili perché capolavori biologici di sopravvivenza. I loro alleati nell'attacco ad altre specie, e nella loro diffusione planetaria, sono le zanzare, le cui tracce risalgono a 190 milioni di anni orsono. Nei loro fossili c'è sangue di dinosauri. Si sono vinte molte battaglie, tant'è che la malaria non è più la tragedia di pochi decenni orsono, ma la guerra è perduta in partenza, anche perché l'uomo, alterando il mondo, facilita le zanzare a diversificarsi e a moltiplicarsi. Le zanzare diffondono oltre quindici malattie, da virus, batteri, vermi e funghi, le più frequenti delle quali sono la malaria e, nelle regioni tropicali e subtropicali, la febbre gialla. Di malattie diffuse dalle zanzare muoiono più di 800.000 persone l'anno. Solo le femmine anofele pungono assorbendo sangue e immettendo uno o più di uno dei parassiti della malaria. Nell'uomo si moltiplicano nel fegato. Dopo circa due settimane il batterio entra in circolo provocando febbri altissime, anemia, sincopi, diarrea, vomito, encefaliti. Il parassita si trova nelle ghiandole salivari della zanzara e induce la soppressione del suo anticoagulante, per cui la quantità di sangue assorbita ad ogni puntura è minima. Ciò induce la zanzara a pungere più volte, e ogni volta trasmette il parassita. È uno stratagemma del plasmodium per aumentare la diffusione.
Lo storico, prima delle sventure indotte dalle zanzare, traccia le condizioni in cui esse avvennero. Mette conto di leggere il libro già per le descrizioni delle circostanze sociopolitiche in cui le malattie fecero stragi. La guerra greco-persiana del V secolo a.C. fu decisa dalla malaria e dalla dissenteria che colpirono la metà delle truppe persiane. Alessandro Magno, durante la megalomane invasione dell'Asia, morì di malaria a 31 anni. I nugoli di zanzare delle 310 miglia quadrate delle paludi Pontine attorno a Roma, che Giulio Cesare, dice Plutarco, aveva previsto di bonificare, contribuirono a proteggerla da Cartaginesi, Germani e Unni, ma indebolirono progressivamente l'impero. I popoli dell'Africa occidentale erano resistenti alla malaria, e per questo furono vittime, più di altre popolazioni, dell'orrendo mercato degli schiavi. Durante la seconda guerra mondiale medici nazisti a Dachau, e americani in ospedali e prigioni infettarono miglia di persone di malaria alla ricerca di medicamenti. Il numero dei morti fu elevato ma mai esattamente accertato. Questi sono alcuni dei molti eventi di cui si occupa il libro. Winegard non ricorda che anche i linguaggi possono essere influenzati dalle zanzare. Il filologo Friedrich Schürr sostiene che il dialetto romagnolo - da lui studiato per decenni e incomprensibile per chi non è di quelle parti - è la lingua più prossima alle celtiche, prelatine. Ciò sarebbe dovuto alle zanzare delle paludi del ferrarese e del ravennate, che tennero alla larga Longobardi e Franchi. Romani, Bizantini e Goti evitavano di uscire dalle città. Winegard discute una circostanza inquietante. Esseri umani e zanzare fanno parte della biosfera e dell'ecologia globale. L'equilibrio tra le specie tiene in piedi la natura vivente. A differenza di altri insetti, le zanzare non favoriscono l'impollinazione. Il loro unico scopo ecologico sembra essere la trasmissione d'agenti patogeni, in particolare la malaria, che ha ridotto notevolmente la popolazione umana e di altre specie. La loro limitazione o estirpazione contribuirebbero alla crescita dell'umanità, che già ora si teme che vada oltre ogni bilanciamento biologico.

- Arnaldo Bernini - Pubblicato sul Sole dell'8/12/2019 -

Il più sanguinario dei predatori
- di Ermanno Bencivenga -

Una storia è un racconto; la Storia documenta il nostro passato. In italiano, la parola è la stessa, anche se qui ho scelto di scriverla, in un caso, con l'iniziale maiuscola. Nella lingua in cui Timothy Winegard ha scritto The mosquito, le parole sono due, «story» e «history»; ma la parentela è ovvia. È naturale interrogarsi in proposito: chiedersi quale sia il fondamento della relazione; se ci dica qualcosa su come leggere questi due diversi prodotti, come forse trarre da un giudizio sull'uno un giudizio sull'altro. Ci sono storie insensate, come quelle con cui si dilettano i personaggi della Cantatrice calva di Ionesco, sineddoche dell'insensatezza dell'intera commedia (o anti-commedia); ma in un caso del genere c'è qualcosa di profondamente sensato che l'autore ci sta comunicando. Ci sta parlando della vacuità, dell'autoreferenzialità di una certa forma di vita. Lo fa in modo indiretto, suggerendo con delicatezza il suo messaggio mentre mette alla berlina degli idioti. È facile fraintenderlo, e pensare che basti mettere alla berlina degli idioti. Ne scaturiranno montagne di comicità (si fa per dire) demenziale, in cui il suo lampo di genio è degradato in un tic, la sua rivelazione necessaria viene avvilita ripetendola a perdifiato e trasformandola da un annuncio in un tormentone. Come quell'altra rivelazione che Duchamp offrì con il suo orinatoio e, una stazione di via crucis dopo l'altra, ha reso molti musei templi del vuoto. Una storia, insomma, merita di essere letta, e scritta, se evoca un senso. Lo stesso vale per la Storia: la semplice registrazione di eventi non è degna di attenzione; il reality non è neanche realtà perché le intuizioni senza concetti sono cieche, perché nulla esiste (e può essere visto) se non ci insegna qualcosa.
The mosquito documenta la nostra sempiterna lotta con il più sanguinario dei predatori: la zanzara. Winegard spiega che eventi di decisiva importanza ne sono stati determinati. Né morì (sostiene) Alessandro Magno, nel fiore degli anni e delle sue capacità di conquista; ne fu distrutta la spedizione degli ateniesi in Sicilia; Annibale fu scoraggiato dalla sua cospicua presenza nelle paludi pontine dall'attaccare Roma; ne furono messi in fuga  visigoti e unni e falcidiati i crociati. Colombo la trasportò in America e lì il feroce insetto fece strage delle popolazioni locali che non avevano sviluppato difese immunitarie. Siccome invece gli africani le difese le avevano, fu complice nell'istituzione della schiavitù, e poi anche nella sua scomparsa: durante la Guerra civile, ritardò il successo del Nord abbastanza a lungo da convincere Lincoln a dichiarare l'emancipazione e arruolare reggimenti di neri.
Tutto molto interessante, direbbe il seduttore di Kierkegaard prima di cambiare pagine e rivolgersi a qualcosa di diverso e altrettanto interessante. (Che cosa fa tendenza in questo momento nella rete?) Ora sappiano di avere sempre avuto un nemico formidabile. E allora? C'è un nemico ancora più formidabile: la morte. Supponiamo che qualcuno scriva un libro nel quale dimostra, dati alla mano, che tutti gli esseri umani che sono mai vissuti hanno dovuto, prima o poi, soccombere alla morte. Sarebbe una conclusione inoppugnabile; e la si potrebbe seguire e confermare in ogni epoca. Ma non avrebbe senso, perché senso è ciò che fa differenza, da cui impariamo una lezione, e in un inesorabile sempre identico diluvio di zanzare  non si vede che lezione si possa imparare. È come guardare pietre sparpagliate sul pavimento di un museo, o come una di quelle «storie» dei personaggi di Ionesco: «Una volta un gallo volle fare il cane. Ma non ebbe fortuna perché tutti lo riconobbero immediatamente».

- Ermanno Bencivenga - Pubblicato sul Sole dell'8/12/2019 -

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