sabato 14 dicembre 2019

Contro la vaghezza!

Mi ricordo di Georges Perec, a cui, nella sua maturità, si erano andate accentuando, nel suo aspetto fisico, quelle che erano le connotazioni di una delle personificazioni del Dybbuk: una criniera di capelli che si apriva orizzontalmente in due ispide ali, una barbetta mefistofelica, l'aspetto di uno gnomo sarcastico e burlone. Mi ricordo (mi sovviene, per così dire) di Georges Perec molto ubriaco ad una festa, che si avvicina a Philippe Sollers per cercare di salutarlo e che rotola sul pavimento come se fosse un tappeto che veniva srotolato. Mi ricordo di Gerges Perec seduto ad un tavolo al Café de la Mairie in Place de Saint Sulpice, guardare ore ed ore la strada annotando tutto quello che vi accadeva. Mi ricordo di Georges Perec che, per sottrarsi all'arbitrarietà dell'esistenza, aveva bisogno di imporsi delle regole rigorose (sebbene tali regole fossero anch'esse, a loro volta, arbitrarie), e che realizzò il miracolo per cui la poetica da lui inventata, la quale avrebbe potuto sembrare artificiosa e meccanica - scientifica e noiosa, oltre che gratuita - ebbe come risultato una libertà ed una ricchezza inventiva inesauribili. Mi ricordo di Georges Perec che da sé solo era una multinazionale del linguaggio. Mi ricordo della passione che Georges Perec aveva per il cataloghi, per i menù dei ristoranti e delle trattorie, per i programmi dei concerti, per le bibliografie reali e per quelle immaginarie, per i testi che si potevano leggere sulle cartoline postali, per il contenuto delle borsette delle donne.
Mi ricordo di quello che disse Italo Calvino a proposito di Georges Perec. Mi ricordo di Georges Perec da poter dire qui - e dirlo senza mezzi termini - che lui è lo scrittore francese più significativo degli ultimi decenni ed una delle personalità letterarie più singolari al mondo, fino al punto di non assomigliare a nessuno, cosa che lo ha portato perfino ad impedirgli di poter essere l'erede naturale di Raymond Roussel, cosa che sarebbe stata più che naturale. Ma Georges Perec era, è unico. Mi ricordo di quello che Italo Calvino disse di lui: « A battere incessantemente le ali, nelle pagine di Perec, è il demone del collezionismo (...). Ma nella vita, lui era un collezionista solo di parole, di conoscenze, di ricordi; l'accuratezza terminologica era la sua ossessione; Perec collezionava e dava il nome a ciò che costituisce l'unicità di ciascun fatto, persona, cosa. Non c'è nessuno che sia più immune di Perec a quella che la peggior piaga della scrittura contemporanea: la vaghezza. »

- Enrique Vila-Matas, da “Muerte y silencio de una vocal” - Revista de Libros, 01/06/1997 -

Nessun commento: