Il doloroso abbandono del Diritto da parte del capitalismo
- di Joelton Nascimento -
Fino a questo momento, il libro "Crise e Golpe" di Alysson Mascaro è di gran lunga il suo lavoro più importante, in quanto esso stabilisce la maturità della sua concezione teorica mentre, allo stesso tempo, la mette alla prova per quanto riguarda la travagliata realtà del presente. Con l'aggiunta di sette capitolo inediti, ed altri sette testi provenienti da altre pubblicazioni, il libro costituisce uno studio sugli anni della crisi brasiliana che va dal 2013 al 2018, visti dalla prospettiva della filosofia critica del Diritto e dello Stato.
In "Crisi e Golpe", Mascaro mobilita il proprio apporto teorico, costruito a partire dal "derivazionismo" [*1], per riuscire a comprendere quali sono stati, nel periodo menzionato, gli effetti distruttivi sulle istituzioni brasiliane. Per lui, la crisi delle istituzioni non dipende da queste istituzioni in sé stesse, bensì da una «crisi della forma valore» (p.23), vale a dire, dalle fondamenta del capitalismo in quanto forma sociale; le istituzioni - soprattutto quelle giudiziarie - sono sovradeterminate dalla crisi economica. Secondo quelle che sono le sue parole, in uno dei testi inediti, «dopo tutto, stiamo vivendo quella che è una crisi del capitalismo. Inutile cercare idealmente il meccanismo politico, giuridico o sociale della sua guarigione o della salvezza: il capitalismo è la crisi, In Brasile oggi si vive un golpe. Non serve cercare oniricamente di ristabilire l'ordine giuridico. Il repubblicanesimo, la legalità, e la democrazia non vengono solo spazzati via di tanto in tanto: lo Stato ed il Diritto sono il golpe» (p.66). Il fatto che ancora oggi ci sia accumulazione proveniente dalla sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, ciò rende possibile che il vento soffi sulla candela della normalità delle istituzioni e degli Stati, ma è una «crisi senza fine» (Foster e McChesney) quella che spazza via il vento e scuote le placche tettoniche che sorreggono queste istituzioni, generando così terremoti, cioè, golpe e rotture con la normalità istituzionale. In che modo questo avvenga, e quali conseguenze abbia? È qui che il libro di Mascaro ci aiuta a pensare.
"Crise e Golpe", guida i lettori e le lettrici lungo la strada tortuosa dei differenti approcci teorici alla relazione esistente fra crisi capitalista ed istituzioni statali, ed è quindi un'opera di sintesi straordinaria di tutto quello che sono stati gli ultimi vent'anni di pensiero critico brasiliano. E tutto questo viene realizzato senza che mai l'autore smetta di formulare le proprie opinioni teorico-critiche in mezzo a quello che è il dibattito contemporaneo. Che si sappia, non esiste alcun altra opera come questa che contenga una simile sintesi. Ma non si limita ad essere un approccio solo didattico. Gli effetti didattici si ottengono solo quando Mascaro prende incisivamente posizione rispetto ai dibattici che percorre nel libro.
Quello che il libro di Mascaro ci insegna, insieme alle pagine di notizie attuali, è che il capitalismo sta abbandonando le sue maschere giuridiche di normalità, e sta vestendo abiti funebri. Acquistano importanza fondamentale, opere come quella del filosofo Achille Mbembe, "Necropolitica" (2003), che studia le politiche che portano alla morte determinati esseri viventi. Non a caso, Mbembe svolge una lettura segnata dalla stessa radicalità che troviamo anche nell'opera di Mascaro, secondo cui le politiche cosiddette neoliberiste realizzano una macabra distorsione, associando pratiche schiaviste di sussunzione di esseri viventi al lavoro, insieme alla militarizzazione e ad un inasprirsi del trattamento riservato ai coloro che vengono considerati "superflui" dal punto di vista dello sfruttamento capitalistico. Come aveva già detto Franz Schandl nel 1994, «questa crisi del Diritto non si riferisce solamente alla disciplina giuridica, in quanto crisi interna; essa è un fenomeno sociale. E neppure può essere risolta con strumenti giuridici. Lo Stato di Diritto non è stato infranto da un qualche nemico esterno, ma dalla sua stessa logica. Ormai non possiamo più abbandonare il Diritto; ma siamo stati abbandonati dal Diritto» [*2].
È interessante notare qui il significato che viene data a questa parola, "abbandono", nella ricerca svolta in "Homo Sacer" dal filosofo italiano Giorgio Agamben: sulla scia di Jean-Luc Nancy, Agamben ci insegna che nello stato di eccezione sovrana - in cui incontriamo l'Arcanum imperii, il segreto del potere in Occidente - la vita viene a trovarsi nuda ed abbandonata, lasciata al bando sovrano, lasciata al potere che applica il Diritto dis-applicandolo. Perciò, se si abbandona il Diritto significa che questo è diventato uno strumento della sovranità che, per definizione, non è essa stessa sottomessa al Diritto. Quindi, essere abbandonati dal Diritto significa avere la certezza che il macchinario giuridico si trova nelle mani dei più forti, e che questa forza viene misurata dalla capacità di realizzare la necro-politica di un'economia che non sfrutta più i lavoratori e le lavoratrici, quanto, piuttosto, espelle ed uccide popolazioni che vengono considerate superflue.
Qui, la macabra ironia è che il capitalismo in crisi getti la maschera per quel che riguarda le sue fantasie giuridiche, perfino ancora prima che i critici, e le critiche, del Diritto siano riusciti ad affilare le armi della critica. Se, da una lato, la missione del critico marxista del Diritto è quella di dimostrare che la legalità capitalista è solo una facciata per lo sfruttamento del lavoro, quando avviene che la società capitalista implode a causa di una crisi profonda, allora è il capitalismo che per primo abbandona le fantasie giuridiche, mentre i movimenti e le organizzazioni di interesse sociale reclamano «nessun Diritto in meno». È questo, a mio avviso, il difficile paradosso che viene affrontato da questo libro di Alysson Mascaro, il quale si fa carico di quello che diventa il compito intellettuale del nuovo tempo globale, che è quello di dare cattive notizie.
Che ad emergere, sulla cresta dell'onda di una crisi economica profonda, sia un «Mostro della Laguna», è ciò che ci spiega il libro di Mascaro, che - essendo un'opera che contiene sia le tesi dell'autore che una generosa sintesi del teorico-critico degli ultimi vent'anni - è un'opera nei cui confronti tutti i ricercatori e tutti gli attivisti conseguenti devono prendere posizione. Come dice l'autore, «il futuro, o racconterà il nostro tempo come una sconfitta della barbarie e del fascismo, oppure renderà omaggio alle lacrime del presente come ad un germe che avrà dato impulso all'uscita dall'orrore capitalista, e all'avvento di un'umanità socialista...» Però, «se cambieremo le forme di socialità» (p.66).
- Joelton Nascimento - Pubblicato su Blog da Boitempo il 1° novembre 2018 -
NOTE:
[*1] - Secondo Mascaro stesso: «In maniera evidente, nel pensiero di Joachim Hirsch, una simile visione derivazionista percepisce l'impossibilità di una politica superatrice a partire dallo spazio degli stessi Stati. Recuperando quelle che sono le proposizioni di Marx nella sua opera politica, si sottolinea che la socialità capitalista richiede l'esistenza di un apparato politico distinto dagli agenti economici e che quindi, per la sua stessa forma, solleciti e garantisca la riproduzione sociale in una dinamica di concorrenza e di agenti che sono vincolati da dei legami giuridici. Lo Stato non è uno strumento neutrale che possa essere conquistato dalla classe lavoratrice per essere usato a beneficio del superamento del capitalismo, e non è borghese solo per il fatto di essere controllato direttamente dai borghesi. La sua forma sociale è capitalista.» (Crise e Golpe, p.113).
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