sabato 17 marzo 2018

Darci un taglio!

debito

Un taglio bello grosso: Cancellazione del debito
- di Robert Kurz -

Si rimprovera assai spesso alla critica radicale del sistema moderno di produzione di merci, di essere esoterica, utopica, non praticabile e di non essere suscettibile di mediazione. Perciò, i pragmatici dell'ordine esistente, con l'acqua che è arrivata loro fino a lambire il mento, si chiedono indignati: Allora, qual è l'alternativa? Ma quando il misuratore di maree della crisi continua a salire in maniera irresistibile, si capisce che tutta questa irritazione contro l'impertinenza della critica del sistema è del tutto inutile. Dal momento che non è possibile superare una situazione di riproduzione sociale, che è diventata assolutamente insostenibile, per mezzo di una "affezione creativa" - a meno che tale espressione popolare del settore realista dei verdi tedeschi non si riferisca ora alla propria distruzione.
Ciò tuttavia non significa che la vecchia dialettica fra riforma e rivoluzione, fra critica di principio e rivendicazioni quotidiane limitate, sia arrivata al punto di perdere interesse; sebbene non sia più così a buon mercato come lo era ai tempi del movimento storico di accumulazione, quando la parola socialismo significava poco più di capitalismo di Stato, e quindi una variante del sistema di produzione di merci. Ora l'obiettivo dev'essere nuovamente definito, per poter andare al di là della produzione di merci e del lavoro astratto, per andare oltre il mercato e oltre lo Stato. Anche così, ci devono essere dei percorsi per arrivare al nuovo obiettivo, ci devono essere forme transitorie e rivendicazioni parziali immanenti, in grado di poter diventare proprie di un movimento sociale. Dal momento che una richiesta parziale è pur sempre una rivendicazione, e non è un "attaccamento" ad un presunto obbligo oggettivo, visto che non si potrebbe più fare nessuna rivendicazione, se non quella di cogestire in maniera creativa la propria rovina. Per poter portare avanti anche la più piccola rivendicazione immanente, diventa necessario mettere in discussione, teoricamente e programmaticamente, tutto il sistema, fin dall'inizio.

Un'alternativa immanente rispetto all'attuale co-amministrazione politica della scarsità finanziaria pubblica e privata, sarebbe quella della lotta conseguente per cancellare i debiti di tutti gli insolventi. Il grande taglio attuato grazie al condono dei debiti, dal momento che l'onere non è più sopportabile, è già avvenuto alcune volte nella storia. Nell'anno 594 a.C., il legislatore ateniese Solone liberò i contadini attici dalla schiavitù dei loro debiti. Oggi, questo riguarderebbe gli Stati del terzo mondo, i comuni e gli enti locali sovra-indebitati di tutti i paesi. Non si possono vuotare le tasche di coloro che sono già stati spremuti. Tutte le ristrutturazioni dei debiti, le proroghe ed i ricalcoli sono solo polvere negli occhi. Il limite assoluto è stato raggiunto, quando in paesi come l'Argentina collassa la vita pubblica e sociale, quando i comuni tedeschi chiudono le biblioteche e le piscine o quando smettono di finanziarle, quando in milioni di case viene staccata la luce, il gas o il telefono, o quando addirittura le persone perdono le loro case.
Il problema, ovviamente, è dovuto al sistema. Con la terza rivoluzione industriale, l'accumulazione capitalista reale ha raggiunto da tempo i propri limiti interni. A causa della mancanza di investimenti reali redditizi, il capitale monetario fa il suo ingresso nella sovrastruttura finanziaria e crea delle bolle speculative. Allo stesso tempo e per la stessa ragione, i redditi reali spariscono; Stati, comuni ed enti locali sono costretti ad indebitarsi ad un livello mai raggiunto prima.
In questo modo, mentre le bolle finanziarie si manifestano in maniera spontanea, i debiti non pagati diventano oggetto di lotte di interessi. I rappresentanti politico-economici del nuovo capitalismo di crisi, le istituzioni finanziarie e gli amministratori dei beni del capitale monetario non possono fare altro che insistere nelle loro richieste, da tempo diventate irrealistiche. Ma dal momento che la sostanza del denaro dev'essere mantenuta a tutti i costi, la riproduzione sociale va in pezzi fino alla rovina. E la politica si schiera innanzitutto dalla parte dei creditori, assumendo il ruolo di guardia armata, anche se il volume dei debiti ormai è attivato a delle vette irraggiungibili, così come i valori delle bolle speculative. La richiesta perché venga effettuato un grande taglio in un certo modo è oramai nell'aria.
È ovvio che la cancellazione dei debiti non pagabili sarebbe un enorme taglio nella riproduzione del capitale, la quale è comunque ormai obsoleta. I creditori dovrebbero ammortizzare le loro richieste, e non solo gradualmente, ma in toto. Verrebbero espropriati dei loro titoli di proprietà capital-monetaria, che in realtà ormai sono solo formali. Ciò significherebbe la rovina per molte banche, per molti fondi di investimento e molti grandi proprietari di capitali in denaro. Perciò, gli ideologhi del capitalismo di crisi lamentano il fatto che un grande taglio attingerebbe soprattutto alle riserve dei lavoratori salariati. Questo, però, sarebbe facilmente evitabile, se lo Stato e i fondi di garanzia assumessero di essere garanti dei depositi che non superano un certo volume, corrispondente ai risparmi dei comuni dipendenti. Tutto quello che è in eccesso dovrebbe essere ammortizzato.

Il grande taglio della cancellazione dei debiti non dev'essere interpretato come una soluzione definitiva e come un superamento del capitalismo. Solo una critica tronca confonde il capitale finanziario con la relazione di capitale in sé. Questo, Marx lo ha definito come "preconcetto popolare". In questo modo la logica della crisi viene rovesciata: Il capitalismo delle bolle finanziarie e dei debiti finanziari non appare come una conseguenza del limite interno dell'accumulazione reale, ma al contrario, come la causa della crisi, guidato da una avidità malevola. A ben guardare, l'antisemitismo e la personificazione di un immaginario capitale "predatore" ebraico, non è troppo lontano.
Il pensiero emancipatore deve decisamente smarcarsi rispetto alle interpretazioni keynesiane volgari, ideologicamente irrazionali e spesso etnico-neonaziste. A partire da questo presupposto, e sapendo che si tratta solo di una richiesta parziale volta alla difesa immediata che salvi dalla distruzione la riproduzione sociale,  la cancellazione di tutti i debiti non pagabili, non solo del Terzo mondo, può diventare una ragione importante del nuovo movimento sociale globale.

- Robert Kurz -

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