Il piccolo stronzo di sinistra
- Un contributo alla tipologia del fan senza leader -
di Robert Kurz
«Il pensiero diffamato dai fautori della prassi li affatica evidentemente in modo eccessivo: impone troppo lavoro, è troppo "pratico". Chi pensa, oppone resistenza; è più comodo nuotare nel senso della corrente che contro di essa, dichiarò anche lo studente. Cedendo ad una forma regressiva e deformata del principio del piacere, le cose diventano più facili, ci si lascia andare, e si può per giunta sperare di ricevere un premio morale dai consenzienti. Il Super-io-di-compensazione-collettivo esige un rivolgimento brutale, cosa che invece l’antico Super-io disapprovò: la cessione di se stesso conferisce a colui che acconsente la qualifica di uomo migliore.»
(Theodor W. Adorno, "Note marginali su teoria e prassi", in "Parole chiavi. Modelli critici", Sugar.Co,1969)
«Che cosa significa, oggi, essere ancora di sinistra?» Questo, era il titolo di una raccolta, pubblicata da degli inesauribili chiacchieroni, notoriamente famosi negli anni Ottanta. Già all'epoca, le risposte erano assolutamente banali. Essere di sinistra, significa essere noiosi - oggi più che mai. Uno sguardo al panorama intellettuale della sinistra, è come fermarsi a guardare un giardino dopo che la neve si è sciolta: ovunque rifiuti desolanti, cadaveri delle piante dell'anno trascorso e mucchi di foglie marce. Il problema è che la sinistra - soprattutto la sinistra postmoderna - somiglia a questo per tutto l'anno. Oramai non vi fiorisce più nulla. Come prodotto della storia della decomposizione del marxismo del movimento operaio, si è come sprigionata una sinistra residuale che, per mezzo del suo respiro spirituale,di solito finisce per ricoprire, di un velo grigio universale, i colori più vivaci del pensiero e dell'azione. Questa deplorevole situazione non si spiega solamente a partire dal mantenimento dei principi fondamentali della tradizionale ontologia del lavoro. Si tratta piuttosto di una sindrome derivante dal bisogno eterno di autoaffermazione, flessibilità, efficienza immediata e “valore pratico” immediato in contesti che non sono più adatti al capitalismo di crisi del XXI secolo. I portatori di questa sindrome, possono di certo cogliere delle nuove idee, persino una critica che vuole ridurre lavoro, la quale sta già cominciando a infestare le colonne dei giornali borghesi. Ma lo fa solamente per renderle immediatamente obsolete, vale a dire, per integrarle nel proprio orizzonte di comprensione, eccessivamente limitato. Il politico da bar di sinistra diventa l'anti-politico da bar di sinistra. Ciò che fa incazzare l'antipolitico da bar, così come tutti i suoi predecessori, è innanzitutto il carattere della teoria che viene presunto come incomprensibile o sconnesso. Egli vorrebbe che la novità gli venisse presentata in una forma predigerita, in modo da poterla così rifiutare immediatamente, e senza sforzo. Egli definisce tutto questo come la relazione fra teoria e prassi.
Questo modo di pensare, ereditato dalla storia della sinistra, si addice a un personaggio che a ragione, potrebbe forse essere descritto come un piccolo stronzo di sinistra. Costui, nutre la speranza di poter compiere, in un modo o nell'altro, una svolta importante, e questo dal momento che sa di essere compatibile con tutti gli altri normali stronzi di questo mondo. In ogni generazione, ci sono stati e ci sono dei piccoli stronzi di sinistra: per lo più si tratta soprattutto anticonformisti autoproclamatisi tali per mezzo dei graffiti nei bagni, abili tuttofare sociali, utopisti della vita quotidiana e filosofi da bar. Quelli che sono I piccoli stronzi di sinistra più avanti negli anni, sono a conoscenza, grazie al passaparola, di una discreta quantità di letteratura. Nel corso dei decenni, hanno ingurgitato così tante chiacchiere da bar che, anziché tornei di briscola o di tressette, a volte organizzano gare di "name dropping" [*NOTA: si tratta pratica di “lasciar cadere” (to drop) nella conversazione dei nomi di persone famose, in modo da suggerire così che si sia in un rapporto di familiarità con queste persone].Adottando così un atteggiamento paternalistico nei confronti del resto del mondo. I piccoli stronzi di sinistra più giovani, sono cresciuti con Internet. In genere, non leggono libri, ma al massimo delle recensioni. Per loro, questo è sufficiente per poter partecipare alle conversazioni. E non scrivono nulla, ma copiano e incollano frammenti di testo. In modo che così, ciò che è letto e digerito a metà, viene preferibilmente scaricato nell'arbitrarietà di un vomito di opinioni non mediatizzate su mailing list anonime. I virtuali oratori che si accalcano in questa sorta di Hyde Park, svolgono il ruolo che un tempo era dei professionisti, altrettanto pomposi delle, lettere al direttore. Tutti i piccoli stronzi di sinistra, hanno un tratto comune: in un certo senso, essi disprezzano qualsiasi lavoro teorico originale e coerente. Certo, vogliono trarne profitto, come se fosse una merce, ma non pagheranno in nessun caso lo pagheranno, nemmeno con lo sforzo di uno sviluppo concettuale. Il loro passatempo preferito, consiste nel disprezzare meschinamente i teorici in quanto produttori individuali, etichettandoli come "imprenditori della teoria", pur volendo erigere, a standard generale della riflessione critica, il proprio inconcludente ragionamento. Le campagne contro il copyright e contro le licenze, inizialmente lanciate per combattere lo sfruttamento di scienziati e inventori da parte delle multinazionali - così come l'espropriazione, nei paesi periferici, delle loro risorse di conoscenza - vengono dirottate dagli idioti di sinistra, e strumentalizzate per celebrare, nell'ambito della critica sociale, l'espropriazione intellettuale e giornalistica dei produttori di teoria, messa in atto da dei compiacenti aspiranti teorici, come se fosse una "predisposizione al comunismo". I testi devono così essere arbitrariamente collocati in dei contesti che contraddicono completamente quelle che erano le intenzioni dei loro autori. Le idee e gli approcci teorici formulati, vengono trattati come oggetti liberamente cacciabili dai bracconieri, dove la volontà dei produttori può essere allegramente calpestata. Tutto ciò, che non è altro che un modo particolarmente volgare, tipico dei soggetti borghesi della concorrenza, per soddisfare il proprio bisogno di autoaffermazione e autorappresentazione a spese degli altri, viene falsamente presentato come fosse la "forma germinale" di un modo di produzione al di là del capitalismo. Con l'ipocrita pretesto che tutte le conquiste culturali sarebbero in ultima analisi collettive, e che tutti i teorici si baserebbero sempre, in un modo o nell'altro, sulle idee altrui, questi piccoli stronzi di sinistra promuovono il saccheggio senza scrupoli dei processi di sviluppo teorico, senza mai citare un solo riferimento. Il furto di idee concorrenti, che costituisce una regressione persino più bassa di quella al livello della meschinità intellettuale accademica, e persino addirittura il plagio spudorato, vengono considerati come se fossero atti normali di emancipazione, persino egualitari. Tutte le regole di citazione, di citazione delle fonti e, più in generale, di riconoscimento della paternità, vengono rapidamente e integrate, a forza, nel principio capitalista di proprietà e di valorizzazione. Non appena il piccolo stronzo di sinistra ha la possibilità di discutere un testo, si convince di esserne l'autore, quando addirittura non arriva a immaginare di averlo già superato da tempo. L'egualitarismo del piccolo idiota di sinistra, non è altro che quello di un seguace, incapace di autonomia e di affidabilità, che tuttavia si aggrappa a delle illusioni riguardanti la superiorità del suo pensiero eclettico, che egli equipara a uno sviluppo personale indipendente. L'economia del saccheggio intellettuale si maschera da "giudizio critico", estraendo dagli scritti teorici solo quegli elementi ritenuti conformi alla sua educazione incompleta, e al suo modo tronco di pensare, e lasciando i cadaveri virtuali dei produttori di teoria sul ciglio della strada di un'arida fabbrica delle opinioni.Questo tipo di “appropriazione” consumistica, che per l’appunto non passa attraverso la mediazione concettuale, induce all’abbandono del discorso. Il piccolo stronzo di sinistra, è antiautoritario solo nella misura in cui egli squalifica la pretesa di onestà intellettuale e di affidabilità come se invece si trattasse di presunzione dittatoriale, di dogmatismo, di paternalismo elitario, ecc., al fine di sussumere in tal modo il pensiero critico, riportandolo sotto la sua propria stessa mancanza di onestà e di affidabilità. Il piccolo stronzetto di sinistra sfanfaroneggia contro i leader e le star, ma è solo un fan come tanti altri. Il paradosso del fan senza leader sta nel fatto che la creazione di testi, in quanto oggetti di attenzione, non deve superare la qualità di una lettera di un fan, in modo che il fan e il leader diventino una cosa sola, un po' come in una messa in scena in stile Grande Fratello. In questo modo, il rapporto intrinseco tra industria culturale e spettacolo non viene mai superato: ma esso si riduce semplicemente a una completa e basilare ignoranza della democrazia.
Se c'è una cosa che può alimentare ulteriormente la rabbia latente del coglione di sinistra, è l'emergere di teoriche donne, donne con le loro pretese intellettuali. Perché il coglione di sinistra non è, per lo più, solo maschio: egli è l'incarnazione stessa dell'identità maschile in crisi. Anche sull'orlo del collasso sociale, la supremazia sessuale deve essere affermata, preferibilmente sputando indiscriminatamente sui prodotti del pensiero femminile. Incomprensioni grossolane e mancanza di conoscenza vengono elevati a criteri di giudizio, in modo da potersi sentire superiori alle donne che hanno svolto il lavoro di mediazione teorica; inoltre questo viene poi liquidato come "ossessione per la performance", di modo che così la pigrizia intellettuale possa venire nobilitata come "resistenza". Dopo due secoli di universalismo androcentrico - come quello che ha dominato la storia della teoria illuminista - il piccolo stronzo di sinistra crede ancora di potersi presentare come se fosse un re-filosofo in miniatura, barricato dietro spazi di discussione riservati agli uomini, dove le donne sono già state relegate in secondo piano, e possono parlare soltanto quando interrogate; e interrogate in quanto "studenti dell'uomo". Ciò, naturalmente, non impedisce al piccolo stronzo di sinistra di saccheggiare anche le donne teoriche, in modo che così le idee ritenute degne di "appropriazione" possano essere - una volta cancellata ogni traccia di creazione femminile - introdotte furtivamente nel suo universo di pensiero. Che il piccolo stronzo di sinistra, scoprisse la critica del valore e del lavoro, e cercasse di demolirla in quello che sarebbe un modo il più (anti)politico possibile, era inevitabile. Per poter fare questo, diventava necessario stravolgere l'intero approccio teorico. In particolare, la tematizzazione critica della dissociazione borghese dei sessi, avrebbe dovuto essere disarmata, in modo che essa non offendesse più il piccolo stronzo di sinistra. Ora esistono persino fornitori specializzati in una stampa scandalistica «critica del valore» destinata ai pettegoli di lingua tedesca, come ad esempio la rivista viennese Streifzüge e altre officine affini del pensiero riduzionista. Il fatto che si tratti chiaramente di club maschili non disturba il piccolo stronzo di sinistra; al contrario, può fiutare con gioiosa gratitudine l'anima gemella tanto desiderata. Qui [N.d.t: in Germania], a creare un'affinità, è solo la comune vicinanza alla terra. Tra i teorici dilettanti di una critica del valore semplificata, i rari movimenti di pensiero indipendenti non superano l'altitudine di volo di un pollo. Secondo Franz Schandl, l'idea può attraversare le Alpi solo a piedi. Questo splendido esempio di stampa scandalistica "critica del valore", è finito inevitabilmente ad analizzare i pettegolezzi succulenti su "Carlo e Camilla".Quando l'eterna “resistenza”, che nessuno nota, eccetto i chiacchieroni della critica del valore, e si insedia “in sé” ovunque, allora essa deve per forza risiedere anche all'interno di casa Windsor. Così, il piccolo stronzo di sinistra può arrivare persino ad ammirare questo tipo di situazione imbarazzante, visto che il suo livello di pensiero è pari a zero. In questo modo, si è abbastanza lontani dalla realtà per consentire una certa ricettività, pur rimanendo abbastanza vicini da proclamare a gran voce, nel parco zoologico postmoderno, la democrazia di base del pensiero selvaggio dell'immediatezza.
Ora, vediamo che c'è una propensione a commercializzare un approccio critico al valore e al lavoro, utilizzando il bagaglio teorico appropriato, e fraudolentemente bollato come frutto del proprio pensiero, nonché per una vendita a basso costo, riguardo alla quale le anime intellettuali dei sub-appaltatori si stanno già schierando. La tendenza è qualcosa tipo la "critica del valore in tre giorni", oppure la "critica del valore per dummies", accompagnata - su richiesta - da una teoria "usurpata" della dissociazione (dopo aver simbolicamente bruciato la sua creatrice originale) e così rielaborata a partire dall'universalismo androcentrico; da collocare sotto la voce "Donne", oppure, per semplicità, completamente spogliata di qualsiasi aspetto problematico relativo alla dissociazione. E, naturalmente, seguita poi da una "Introduzione alla critica del valore per piccoli stronzi di sinistra" riccamente illustrata e contenente numerose ricette e istruzioni. Poiché la teoria grigia, nella sua versione da Reader's Digest, non deve rimanere tale, ma deve essere coronata da una prassi ancora più grigia, fatta da e per i piccoli stronzi di sinistra. Per garantire una transizione, non c'è niente di meglio che le toccanti testimonianze tratte dalla vita quotidiana dei piccoli stronzi di sinistra, che offrono il giusto stimolo e la necessaria preparazione emotiva, come ad esempio: «Come ho scoperto per caso la critica del valore su un tavolo in un mercatino dei libri e come questo ha cambiato la mia vita», «Come la critica del valore mi ha dato idee interessanti per organizzare le mie vacanze a Maiorca» o ancora «Come la critica del lavoro mi ha confortato quando ho fallito l'esame di idraulico sociale». E poi si passa alle cose serie con esercizi semplici, progetti di benessere e prospettive utopiche per i piccoli stronzi di sinistra: «Pisciare insieme nei boschi senza spendere soldi: una resistenza tedesco-austriaca contro l'industria transnazionale dei bagni autostradali», «Copyleft in fattoria: quando le mucche imparano a volare grazie all'appropriazione virtuale», «Vivere meglio sotto i ponti romantici: non lasciamo che la nostra quotidianità ribelle ci rovini la vita!», «La mia utopia personale: un concorso di disegno per quarantenni in sofferenza concettuale» o «Fare un passo verso il superamento pratico dello spirito di competizione nelle comunità di giovani adepti della masturbazione» (con il pedagogo sentimentale viennese e socio-patologo Dr. Lorenz Glatz come ospite speciale). Senza dimenticare, naturalmente, la grande immersione di una settimana dedicata alla critica del valore, con esercizi di sensibilità per principianti, giochi di obiettività per i più avanzati e serate conviviali di gruppo nel parco naturale della foresta bavarese (numero limitato di partecipanti).In poche parole, questa offerta a buon mercato della «critica del valore» è davvero fatta su misura per i piccoli stronzi di sinistra. È del tutto possibile trarne, in senso opposto, una certa determinazione definitoria: chi, nel conflitto sullo sviluppo della critica della dissociazione-valore, si serve nel negozio teorico del «Tutto a 1 €» è senza dubbio un piccolo stronzo di sinistra. Durante l'assemblea generale che ha segnato la scissione di Krisis, si poteva già osservare un gruppo di piccoli stronzi di sinistra che provavano un malizioso piacere nel partecipare al bastonamento dei teorici, e soprattutto delle teoriche, dando libero sfogo al loro risentimento e giocando a «Wir sind das Volk». È vero che il piccolo stronzo di sinistra non ha alcuna importanza per lo sviluppo della storia della teoria e per la costituzione della resistenza sociale. Ma tuttavia ogni piccolo stronzo di sinistra ha diritto al suo quarto d'ora di celebrità nel suo piccolo socio-sistema di stronzi, con la sua poesia critica del lavoro e il suo affetto misogino. E tutto questo non è poi così male.
- Robert Kurz - pubblicato su "Der Alptraum der Freiheit: Perspektiven radikaler Gesellschaftskritik", nel 2005 -
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