martedì 23 dicembre 2025

Sotto la Bandiera del Sionismo, e Sotto quella dell’Anti-Sionismo !!!

L'invenzione nazista dell'antisionismo anti-imperialista
- di Lars Fischer - (2024)

   Con la fine del genocidio degli ebrei d'Europa, i nazisti temevano che una volta che gli europei - e in particolare i tedeschi - non avrebbero più dovuto affrontare gli ebrei nella vita reale, l'antisemitismo avrebbe perso quella sua precedente forza mobilitante, e questo sebbene la lotta fosse tutt'altro che finita. Fu allora che cominciarono a concentrare la loro propaganda sul sionismo (il volto assunto dal cosiddetto "imperialismo ebraico") e su Chaim Weizmann, «il più pericoloso piantagrane del mondo». Nel tentativo di affermare che nulla potrebbe essere più autenticamente ebraico e meno antisemita del loro antisionismo, gli antisionisti di sinistra amano in maniera particolare sottolineare il fatto che, prima della Seconda Guerra Mondiale, il sionismo era una minoranza tra gli ebrei di tutto il mondo oltre il fatto che venisse più o meno violentemente osteggiato dalle varie fazioni ebraiche. Ovviamente, questo continua a essere un argomento fondamentalmente a-storico e anacronistico, dal momento che sono almeno tre i fattori a essere drasticamente cambiati da allora. Innanzitutto - e soprattutto - l'Olocausto ha posto, con un'urgenza prima inimmaginabile, la questione della sopravvivenza e della sicurezza degli ebrei. In secondo luogo, adesso lo Stato di Israele esiste. Il 21 maggio 1948, davanti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, il capo della delegazione sovietica alle Nazioni Unite, Andrei Gromyko, ebbe a dichiarare, «con un bellissimo vibrato», come scrisse poi Jean Améry che: «Per quanto riguarda lo Stato ebraico, la sua esistenza è già un fatto; che questo Stato piaccia o meno, esso esiste davvero[...]. La sua delegazione non poteva che sorprendersi per la posizione assunta dagli Stati arabi sulla questione palestinese, e in particolare per il fatto che quegli Stati – o almeno alcuni di essi – avessero ricorso a delle misure, come l'invio delle loro truppe in Palestina, e alla conduzione di operazioni militari volte a reprimere il movimento di liberazione nazionale in Palestina. [...] Noi non possiamo identificare gli interessi vitali dei popoli dell'Oriente Arabo con le dichiarazioni di alcuni leader arabi, o con le azioni di quei governi di alcuni stati arabi alle quali attualmente stiamo assistendo.»  In terzo luogo, a partire dagli anni '40, l'antisionismo compie una svolta radicale anti-imperialista.  Nel contesto della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina che è in  corso, questo cambiamento viene ancora una volta attribuito principalmente a Stalin, e interpretato come un nuovo capitolo della lunga storia di un presunto eterno antisemitismo russo, che si riflette, in particolare, nella bizzarra mossa per cui Putin ha definito come "un nazista"  il presidente ebreo ucraino. Eppure, come evidenzia la dichiarazione di Gromyko, questa versione dei fatti semplicemente non regge. Per quanto riguarda la nuova forma di antisemitismo sviluppatosi in Unione Sovietica, dagli anni Quaranta in poi sotto la copertura dell'anti-sionismo anti-imperialista, i nazisti avevano già preceduto Stalin, e probabilmente avevano così contribuito a creare quelle condizioni che, sia in Europa orientale che in Medio Oriente, portarono infine Stalin ad adottare, come strumento utile, questa forma di antisemitismo. II militanti di estrema sinistra, potrebbero trovare scioccante questa affermazione, dal momento che molti di loro aderiscono a delle teorie del complotto secondo le quali i nazisti e i sionisti sarebbero stati tra di loro i migliori amici del mondo. In realtà, sebbene i nazisti inizialmente "preferissero" gli ebrei che volevano lasciare la Germania e l'Europa, a quelli che erano determinati a rimanere, continuavano comunque a essere sempre anti-sionisti. È ben noto che nel 1942 avessero già un gruppo di intervento ("Einsatzgruppe") in attesa, che intendevano inviare allo Yishuv [ l'insediamento ebraico in Palestina prima della nascita dello Stato di Israele N.d.T.]  non appena fossero arrivate le truppe tedesche. Data la collaborazione attiva dei leader arabi della Palestina con il regime di Berlino (documentata in dettaglio, tra gli altri, da Klaus-Michael Mallmann e Martin Cüppers [in "Croissant fertile et croix gammée", Verdier, 2009]), i nazisti davano per scontato che l'Einsatzgruppe avrebbe dovuto solo limitarsi a supervisionare lo sterminio degli ebrei dello Yishuv, dato che i locali partner arabi della Germania sarebbero stati certamente disposti a compiere il massacro da soli. Senza la vittoria alleata a El Alamein, lo Yishuv sarebbe stato completamente annientato. Tuttavia, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, l'atteggiamento dei nazisti verso il sionismo, subì una trasformazione radicale. Per dirlo senza mezzi termini, nel 1944 i nazisti trasferirono il sionismo in un'altra categoria: anziché continuare a presentarlo semplicemente come se fosse uno dei sintomi della cospirazione ebraica mondiale, ecco che ora lo presentavano come se invece fosse proprio la sua incarnazione stessa. La ragione di questo radicale cambiamento di direzione, fu tanto semplice quanto sorprendente: i nazisti erano assolutamente incapaci di poter prevedere la fattibilità e il potere, sia dell'antisemitismo senza ebrei, sia dell'antisemitismo secondario [*1] (vale a dire, l'antisemitismo difensivo proprio «a causa di Auschwitz»). Con la fine del genocidio degli ebrei europei, essi temevano che l'antisemitismo non avrebbe più avuto la stessa precedente forza mobilitante, una volta che gli europei - e in particolare i tedeschi - non avrebbero più dovuto affrontare gli ebrei nella vita reale, sebbene la lotta fosse ben lungi dall'essere finita.

   La seguente storia è già stata raccontata. Era apparsa sul libro di Max Weinreich ["Professori di Hitler. Il ruolo dell'università nei crimini contro gli ebrei", il Saggiatore, 2003], e Léon Poliakov e Joseph Wulf avevano pubblicato alcuni dei documenti rilevanti [in  "Le Troisième Reich et les Juifs", Gallimard, 1959]. Più recentemente, Michael Berkowitz ha presentato questa storia in "The Crime of My Very Existence" [University of California Press, 2007]. Eppure, se dobbiamo credere ai resoconti ampiamente diffusi sulle origini staliniste dell'anti-sionismo anti-imperialista, questa storia rimane in gran parte sconosciuta al grande pubblico. Spero che questo articolo, possa servire ad aiutare a correggere questa situazione, soprattutto aggiungendo un ulteriore contesto e altre prove dell'impatto immediato che ebbe questa riorientamento che ci fu sulla stampa del "Grande Reich" tedesco. Già nell'autunno del 1943, Klaus Schickert, un noto accademico antisemita, scrivendo sul principale periodico della Gioventù Hitleriana, Wille und Macht, si lamentava del fatto che «centinaia di migliaia di giovani tedeschi raggiungono l'età del servizio militare senza nemmeno sapere cosa sia un ebreo; ai loro occhi, ciò sembra essere solo una leggenda lontana. L'ebreo è assai più che solo un pezzo da museo che debba essere osservato con curiosità e con un certo imbarazzo, una bestia fossilizzata e meravigliosa che porta sul petto una stella gialla, come testimonianza del passato, ma che però non esiste più nel presente? [...] Come avrebbe potuto essere pericolosa questa creatura patetica e penosa?» Se si tiene soprattutto conto della «nostra innata tendenza a trattare gli altri popoli e razze come se essi fossimo noi stessi, del privilegiare il diritto piuttosto che la forza, a optare per la compassione e a lasciarci influenzare da quelli che sono i nostri sentimenti riguardo le leggi eterne e durature della vita», ecco che allora la generazione più giovane rischiava di abbassare la guardia; si lamentava Schickert. Schickert non era certo l'unico ad avere simili preoccupazioni. Wolf Meyer-Christian, un nazista appassionatamente leale dal 1926, era altrettanto preoccupato. Ex direttore della Reichpresseschule, fondata da Joseph Goebbels, egli aveva pubblicato, nel 1941, una monografia di 200 pagine, "Die englisch-jüdische Allianz" (L'Alleanza Anglo-Ebraica), la quale era stata attivamente promossa dal Ministero dell'Istruzione Pubblica e della Propaganda, e aveva suscitato grande scalpore. Nel marzo 1944, aveva portato a termine la stesura di una proposta dal titolo: "La gestione della questione ebraica nella stampa tedesca." Era composta da quattro parti: la proposta principale (undici pagine), un'appendice con note dettagliate su come il sionismo dovesse essere trattato d'ora in poi (sette pagine), una cronologia di quattro pagine sulla storia del sionismo, oltre a un glossario dettagliato (quindici pagine). La proposta finale, vene presentata a Walther Koerber, un alto funzionario del Dipartimento Stampa del Ministero della Propaganda, responsabile dello "Schnelldienst" (Desk Rapido) il quale era incaricato di valutare rapidamente i dispacci dalla stampa dall'estero e una possibile copertura sulla stampa tedesca. Il 13 giugno 1944, Koerber, da parte sua, a sua volta, inoltrò la proposta al vice capo del dipartimento stampa, SS Obersturmbannführer, Helmut Sündermann, noto per il suo "approccio radicale" alla maggior parte delle questioni. Nella sua lettera di presentazione, Koerber sottolineò che due esperti riconosciuti in questo campo - Karl-August Stuckenberg e Franz Gengler - sostenevano espressamente la proposta di Meyer-Christian. Stuckenberg, che aveva presieduto il Comitato per la Creazione di una Lega Mondiale contro il Bolscevismo Coloniale - una delle organizzazioni di facciata del ministero - era un esperto di "bolscevismo coloniale". Nel 1941, egli era responsabile di tutte le questioni ebraiche nella sezione coloniale del dipartimento di propaganda del ministero. Ludwig Franz Gengler, era un veterano propagandista del partito, il quale era stato notato dal direttore del famigerato "Der Stürmer", Julius Streicher, poi condannato a morte a Norimberga. Gengler era già noto (o vilipeso, a seconda del punto di vista) in tutto il paese per le sue spregevoli provocazioni antisemite avvenute negli anni '20, assai prima che i nazisti salissero al potere.

   Il suo contributo più originale all'agitazione antisemita, era stato l'utilizzo dell'accusa diffamatoria di omicidio rituale per spiegare il fenomeno della cosiddetta "profanazione razziale", vale a dire, la "profanazione" sessuale di donne non ebree da parte di uomini ebrei; Gengler collegava la presunta lussuria sessuale degli ebrei alla loro [immaginaria] sete di sangue. Sembra che egli fosse il responsabile delle pubblicazioni per l'Istituto per lo Studio della Questione Ebraica, un'altra organizzazione di facciata del Ministero della Propaganda. Gengler era anche associato alla RSHA VI: era questo il dipartimento dell'apparato di sicurezza di Himmler, appositamente dedicato alla ricerca ideologica, ed esso aveva anche un gruppo di lavoro sulla questione ebraica. Non si sa esattamente in quale ruolo Gengler venne consultato sulla proposta di Meyer-Christian; forse per tutte queste ragioni contemporaneamente e tutte insieme. Nel caso in cui l'essenza della proposta di Meyer-Christian fosse sfuggita ad alcuni lettori del memorandum principale, Koerber sottolineò che Meyer-Christian «insiste sulla necessità di dare particolare enfasi al fatto che il sionismo funziona, sia come strumento dell'imperialismo ebraico, sia come mezzo di camuffamento, dal momento che questo imperialismo ha stretto un matrimonio di convenienza coi tre ben noti imperialismi (inglese, russo e americano)». In realtà, questa preoccupazione era così talmente importante «che tutte le altre questioni ormai logore e banali riguardanti gli ebrei avrebbero dovuto scomparire.» Per dirla chiaramente, non sarebbe più stato necessario fare riferimento alle questioni che fino ad allora erano state al centro della propaganda antisemita. Così come Schickert, anche Meyer-Christian sottolineava che anche «i giovani ufficiali sulla ventina, quando richiesti, spiegano di non aver mai visto un ebreo.» Per loro, "tipicamente ebreo" aveva all'incirca lo stesso significato di "tipicamente cinese". Non c'è quindi da stupirsi che i "vecchi metodi" di propaganda antisemita abbiano trovato assai poca risonanza, ora che "il loro obiettivo" era stato eliminato. Eppure continuava a essere sbagliato presumere che la questione ebraica fosse stata risolta. In realtà, la situazione era solo peggiorata, ed era diventata più urgente, rispetto al 1933. Per i nazisti, la creazione dell'Agenzia Ebraica, nel 1929, aveva segnato l'ovvio punto di partenza per questa drammatica escalation. Tutto ciò aveva, «per la prima volta, nella storia del popolo ebraico, unito e compattato tutta l'intera comunità ebraica sotto la bandiera del sionismo.» In tal modo, questo aveva mobilitato contro la Germania quei «dieci-dodici milioni di ebrei» rimasti nel mondo, e sostenuti, secondo i nazisti, da delle enormi risorse finanziarie, intellettuali e politiche. Bisogna notare che il calcolo fatto da Meyer-Christian, riguardante la popolazione ebraica mondiale, escludeva però quei sei milioni di ebrei europei, il cui sterminio veniva dato semplicemente come già acquisito. Tuttavia, non solo gli ebrei rappresentavano una minaccia ancora più grande che, ma anche l'antisemitismo, da parte sua diventava così «tra tutte le armi, la più importante» per poter riuscire a radunare le altre nazioni "sane" e unirle nella loro causa. A ragion veduta, questa ideologia veniva spesso descritta «in maniera piuttosto concisa e precisa, come l'arma segreta del Führer.» Ma purtroppo, quest'arma non veniva sfruttata al massimo del suo potenziale, ed era urgente che ci fosse questo cambiamento. A tal fine, Meyer-Christian aveva presentato un «piano d'attacco» che «sarebbe riuscito inevitabilmente ad avere successo proprio perché sostenuto dalla necessità storica.» Questo piano di attacco aveva un obiettivo centrale: il sionismo in quanto tale sarebbe pertanto diventato d'ora in poi il nemico principale. La lotta dove concentrarsi su «gli obiettivi specifici del sionismo, su i suoi dirigenti e sulle loro aspirazioni, sule sue istituzioni aperte e su quelle segrete, e anche sulle entità ausiliarie, sul suo progetto della creazione di uno Stato ebraico, sulla sua ideologia e sulla sua prassi politica.» Al fine di perseguire un tale obiettivo principale, facendolo con la necessaria determinazione, bisogna che si smettesse di fare riferimento ai «numerosi altri motivi di ostilità, attualmente insignificanti, quali le caratteristiche personali della razza ebraica, la corruzione, la frode, l'avarizia, la pigrizia, la codardia, ecc.» In particolare, i titoli degli articoli di giornale avrebbero dovuto d'ora in poi essere scelti in maniera assolutamente pertinente. Tutto ciò che avrebbe distratto l'attenzione, distogliendola dalla «comunità ebraica [*2] mondiale vista nel suo insieme», portandola verso gli ebrei individuali e le loro attività, e che pertanto enfatizzasse «l'insignificante, a scapito delle questioni veramente decisive», sarebbe stato controproducente, e doveva essere evitato a tutti i costi. Secondo Meyer-Christian, in realtà  il sionismo perseguiva un duplice scopo: quello di creare uno stato ebraico e imporre simultaneamente la dominazione ebraica su scala globale. Così facendo, egli identificava in Chaim Weizmann quello che era il principale istigatore della presunta svolta del movimento sionista in direzione di una «politica globale ebraica imperialista.» Infatti, per Meyer-Christian, Weizmann era «il più pericoloso piantagrane del mondo.» Lo Stato ebraico preteso dai sionisti era «destinato unicamente a creare una base per l'imperialismo ebraico mondiale, a partire dal quale sarebbe stato rafforzato il potere ebraico sul resto del mondo.» Pertanto, impedirlo sarebbe stato nell'interesse di tutte le nazioni "sane", e la propaganda tedesca avrebbe dovuto, assolutamente, esortarle ad agire di conseguenza. A parte il fatto che i giornali della "Grande Germania" stampavano quasi sempre solo ciò che le autorità ordinavano loro di stampare, esistono prove evidenti dell'impatto conseguente all'aver adottato l'iniziativa di Meyer-Christian. Suppongo che tale  iniziativa sia stata preceduta da delle dispute interne sulla questione. L'articolo principale, sulla prima pagina del quotidiano più importante del regime, il Völkischer Beobachter, del 6 marzo 1944, sembra ancora una volta essere stato redatto da un comitato formato da persone diverse (in senso figurato). Infatti, vengono proposte, per gli eventi riguardanti la Palestina, ben 5 versioni diverse:

1 -  In primo luogo; "gli ebrei" e l'Unione Sovietica erano in combutta tra loro, e cercavano di prendere il controllo del Medio Oriente;
2 -  Due; Gran Bretagna e Stati Uniti erano impegnati in ciò che gli antisemiti di oggi chiamerebbero "pity-washing": sostenevano il sionismo solo per dare l'impressione di preoccuparsi degli ebrei;
3 - E quel che contava era "il potere e, quindi, il petrolio";
4 - la Gran Bretagna «si rifiuta di riconoscere di essere effettivamente diventata la serva degli ebrei»;
5 - L'articolo dedicava una sezione specifica alle presunte macchinazioni dell'Agenzia Ebraica. L'argomentazione suonava sorprendentemente simile alla posizione sviluppata in modo più dettagliato da Meyer-Christian nella sua proposta.

   Come nella proposta, quest'ultima versione indicava Weizmann, e il suo sionismo sintetico, come il principale nemico; allineava Ben-Gurion a Mosca e, cosa piuttosto sorprendente, menzionava persino la cifra di «10/12 milioni di ebrei» mobilitati dal sionismo contro la Germania. In questo articolo di giornale ampiamente diffuso, i 5/7 milioni di ebrei che prima comparivano nelle statistiche naziste, erano semplicemente scomparsi. Questo dimostra, ancora una volta, che sebbene il regime certamente non volesse che il genocidio perpetrato contro gli ebrei d'Europa venisse discusso pubblicamente, il genocidio era tutt'altro che segreto. Tuttavia, per quanto alcune delle informazioni rilevanti dietro la proposta di Meyer-Christian siano state menzionate in quest'ultima parte dell'articolo, non c'era ancora nulla che suggerisse che il sionismo in quanto tale, dovesse ora essere considerato il principale nemico. Infatti, il 13 maggio del 1944 - un mese prima che Koerber presentasse la proposta di Meyer-Christian a Sündermann - il titolo in prima pagina del Völkischer Beobachter era ancora: «Sarà Mosca il centro ufficiale dell'ebraismo mondiale: lo Stato ebraico di Palestina sarà la pietra angolare del controllo sovietico nel Mediterraneo.»Eppure, il 4 luglio 1944, tre settimane dopo che Koerber aveva presentato la proposta di Meyer-Christian ai suoi superiori, il Völkischer Beobachter pubblicò in prima pagina (e anche in seconda pagina) un editoriale intitolato «I pericoli del sionismo», scritto da Walter Freund. «Non hanno anche gli ebrei il diritto di avere uno loro proprio Stato, così come tutte le altre nazioni sulla terra?» chiedeva in maniera retorica. Per poi charire immediatamente che «la risposta a questa domanda frequentemente posta, può essere altro che un "no" inequivocabile. [...] Gli ebrei vogliono semplicemente creare uno Stato centrale da cui poter poi governare e sfruttare il mondo non ebraico. [...] Se questo piano satanico dovesse avere successo, loro [gli ebrei] farebbero poi visita ai popoli soggiogati, con un passaporto ebraico in tasca, e li incatenerebbero al loro Comitato Centrale in Palestina.» Due settimane dopo, rispettivamente il 16 e 17 luglio 1944, due giornali austriaci pubblicarono un lungo editoriale intitolato «Cos'è il sionismo?», scritto da Karl Friedrich Euler. Euler era un teologo specializzato in studi sull'Antico Testamento, e diede un contributo sostanziale al lavoro del famigerato Istituto per lo Studio e l'Eliminazione dell'Influenza Ebraica sulla Vita della Chiesa Tedesca, con sede a Eisenach. Secondo Euler, tutti gli slogan e i concetti sionisti erano «nazionali solo nell'aspetto». Il sionismo «era come tutte le altre forme di ebraismo: semplicemente una forma di ebraismo camuffata sotto una facciata nazionale. Dietro la maschera di un movimento nazionale si nasconde l'ebreo internazionale.» Anche se, persino, probabilmente non ne erano consapevoli, i nazisti avevano una ragione più profonda per rifiutare qualsiasi idea che il sionismo fosse un vero movimento "nazionale". L'antisemitismo politico moderno, trae gran parte della sua forza dal fatto che "gli ebrei" sono ampiamente considerati, non come un altro gruppo nazionale, ma come una forza che sovverte il principio nazionale. Le altre nazioni possono essere nemiche, ma sono nemiche all'interno di un ordine mondiale funzionante basato sulla coesistenza di Stati-nazione. Sovvertendo quest'ordine mondiale, per gli antisemiti, "gli ebrei" rappresentano una minaccia infinitamente maggiore di qualsiasi altra nazione concorrente. Se si riconoscesse che gli ebrei sono in grado di organizzarsi come nazione, e di governare uno Stato-nazione, questa minaccia sarebbe allora radicalmente ridotta. È questo che spiega senza dubbio l'entusiasmo pro-Israele, straordinariamente diffuso tra i conservatori della Germania Ovest, dopo la guerra. Non avevano quasi mai abbandonato il loro antisemitismo, ma l'idea che gli ebrei potessero formare una nazione, li rendeva molto meno minacciosi ai loro occhi, e la necessità di combatterli molto meno urgente. Purtroppo, la generazione successiva non sviluppò le capacità percettive necessarie per comprendere simili sfumature. Osservavano i tentativi dei loro genitori - spesso disperati e inutili - di superare ciò che vedevano come l'ateismo del nazismo, tornando a un ordine basato su un'interpretazione conservatrice dei valori cristiani. I giovani rivoluzionari della fine degli anni Sessanta interpretarono questi tentativi come se fossero nient'altro che una mera continuazione del nazismo stesso. Di conseguenza, tutti questi attivisti pensarono di essere impegnati in una lotta mortale contro il nazismo, quando in realtà si stavano, per la maggior parte di loro, semplicemente ribellandosi al conservatorismo post-nazista dei loro genitori. Per molti giovani di sinistra, il sostegno a Israele sembrava essere una parte integrante di questo conservatorismo. Dopo aver confuso quel conservatorismo con il nazismo, hanno concluso che il sostegno a Israele era altrettanto riprovevole, e doveva pertanto essere combattuto con la nedesima veemenza e urgenza di qualsiasi altro aspetto del nazismo. Paradossalmente, il desiderio di opporsi all'apparente nazismo della generazione precedente, portò in tal modo la maggior parte dei simpatizzanti e degli attivisti della Nuova Sinistra ad allinearsi con l'antisionismo radicale dei veri nazisti, che gran parte dei loro genitori avevano, in misura diversa, superato.

   Bisogna sottolineare che, mentre Meyer-Christian e i suoi colleghi lavoravano per garantire il futuro dell'antisemitismo nazista ponendo l'anti-sionismo antimperialista al centro della scena, in Unione Sovietica, il Comitato Antifascista Ebraico - i cui delegati erano appena tornati da uno spettacolare tour di sette mesi negli Stati Uniti, in Messico, in Canada e nel Regno Unito - stava intensificando le sue attività, sosteneva i sopravvissuti e raccoglieva documenti sulle atrocità commesse contro gli ebrei dai tedeschi e dai loro alleati nei territori sovietici. Ilya Ehrenburg riuscì a pubblicare due libri sulla Shoah - in yiddish - rispettivamente nell'aprile e nel settembre del 1944. Nel luglio 1944, mentre l'iniziativa di Meyer-Christian iniziava a dare i suoi frutti in Germania e Austria, l'Armata Rossa liberò Majdanek. La pubblicazione del più completo "Libro Nero" [*3] che documentava la sofferenza degli ebrei nell'Unione Sovietica non venne interrotta fino alla fine del 1946. Nel novembre 1947, l'Unione Sovietica votò a favore della partizione della Palestina mandataria, e abbiamo già visto cosa disse Gromyko sulla dichiarazione d'indipendenza di Israele. Già saldamente sotto il controllo sovietico, la Cecoslovacchia fu il più grande fornitore israeliano di armi e munizioni durante la Guerra d'Indipendenza. L'enorme entusiasmo che accolse Golda Meyerson (che in seguito divenne nota come Golda Meir) quando arrivò a Mosca come prima ambasciatrice di Israele nell'Unione Sovietica nel settembre 1948, e (forse ancora più importante) la realizzazione del forte e sincero desiderio espresso da molti ebrei sovietici di aiutare a difendere Israele durante la Guerra d'Indipendenza, alimentò senza dubbio le fantasie di Stalin circa una possibile mancanza di lealtà tra gli ebrei sovietici. Tuttavia, la conseguente campagna antisemita, che colpì non solo l'Unione Sovietica ma anche tutti i paesi dell'Europa centrale e orientale che si trovavano sotto controllo sovietico, venne infine motivata da un obiettivo molto più fondamentale. Era principalmente mirata a placare le popolazioni dei paesi in questione, dove troppi erano coloro che credevano con passione alla voce a proposito della minaccia "giudeo-bolscevica". Questa voce aveva portato un numero significativo di europei orientali ad accogliere calorosamente gli occupanti tedeschi; e, a loro volta, i nazisti avevano fatto tutto il possibile per propagare questa favola, e alimentarla ancora di più. Portando avanti questa campagna antisemita, tanto ostentata quanto orribile, l'URSS voleva mettere in scena una dimostrazione incontestabile: in nessun caso il potere sovietico avrebbe mostrato connivenza con "gli ebrei" (cosa che nessuno avrebbe mai sospettato dai nazisti, ovviamente!). Allora, come Meyer-Christian e i suoi colleghi quattro anni prima, le autorità sovietiche scelsero di trasformare l'antisionismo in arma, perché sembrava loro un modo efficace per radunare nazioni "sane" intorno alla loro causa: prima in Europa centrale e orientale, poi in Medio Oriente, dove molti ex propagandisti nazisti avevano facilmente ripreso le loro precedenti carriere.

- Lars Fischer - Pubblicato il 22 dicembre 2025 su su "Ni patrie ni frontiéres" -

NOTE:

1 - Cfr. l'eccellente articolo di Bruno Quénellec, https://k-larevue.com/l-antisemitisme-secondaire-ou-a-cause-dauschwitz/ (NdT).

2 - Ovviamente i Nazisti non usavano l'espressione «comunità ebraica»,  ma il termine antisemita di «juiverie» (NdT).

3 - "Le livre noir. Textes et témoignages réunis" par Ilya Ehrenbourg et Vassili Grossman, Actes Sud, 2019 (NdT).

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