«L'anarchismo non è una favola romantica, bensì la testarda consapevolezza, basata su cinquemila anni di esperienza, che non possiamo affidare la gestione delle nostre vite a re, sacerdoti, politici, generali e commissari di contea.» (Edward Abbey, da "Una voce che piange nel deserto", 1989)
Scrivere di Edward Abbey, o condividere i suoi scritti, come avviene ora qui, invita alla critica; vale a dire, la critica del fatto che viene in tal modo offerto un forum a uno scrittore, per quanto influente e importante sia stato, che ha espresso apertamente delle idee tanto sessiste quanto razziste. E di questo bisogna dichiararsi colpevoli, poiché, Abbey, tali idee le ha espresse. E tuttavia, però, sarebbe altrettanto importante cercare di vedere tali idee in un contesto critico più ampio, ossia, vederle non solo come un riflesso del tempo di vari Abbey, quanto piuttosto come un riferimento a delle questioni più profonde che rimangono legate all'anarco-primitivismo, al biocentrismo e al malthusianesimo. Ma si che affrontare tutte queste questioni richiederebbe più di quanto ci si propone qui. Pertanto, suggeriremmo la medesima cosa allorché si viene a trattare, altresì, anche dell'antisemitismo di due figure centrali nella storia dell'anarchismo: Pierre-Joseph Proudhon e Michael Bakunin. Qui, non si tratta di sminuire l'importanza di simili mancanze intellettuali e morali, bensì di comprenderle. E capirle non solo ne fatto che sono state un segno dei loro tempi, ma anche come qualcosa che era allora potenzialmente sintomatico di quelle che erano delle carenze ancora più profonde del loro pensiero e delle loro azioni. Va detto che le persone da cui apprendiamo e impariamo qualcosa non sono affatto persone sacrosante; sono fragili, e suscettibili anche di commettere errori tragici, quanto lo siamo anche noi. Pertanto, l'opera di Abbey rappresenta allo stesso tempo anche anche una difesa instancabile e seria – oltre che eloquente e giocosa – della sua vita, vissuta su scala "umana"; su una scala che ci pone alla pari con tutte le altre specie nella biosfera. A tutto questo si contrappongono la proprietà, la ricchezza, il potere, e la sfrenata estrazione di risorse volta alla "crescita economica", e in una parola, alla distruzione della vita.
«Tutti gli uomini sono fratelli, amiamo dire, qualche volte sperando a metà, in segreto, che non sia vero. Ma forse è vero. E ci domandiamo se la linea evolutiva. che va dal protozoo a Spinoza, sia meno certa. Anche questo potrebbe essere vero. Pertanto, siamo obbligati a diffondere questa novità - per quanto dolorosa e amara possa essere per alcuni ascoltarla - secondo cui tutti gli esseri viventi sulla terra sono affini.» - Edward Abbey, da "Desert Solitaire" (1968)
- "Teoria dell'Anarchia", di Edward Abbey -
La Bibbia dice che l'amore per il denaro sia la radice di ogni male. Ma qual è il significato essenziale del denaro? Il denaro ci attrae perché ci fornisce i mezzi per comandare il lavoro e, dopo tutto, mettere al nostro servizio la vita degli altri; umani o meno che siano. Il denaro è potere. Vorrei perciò ampliare l'aforisma biblico nel seguente modo: la radice di ogni male è l'amore per il potere. E il potere attrae il peggio, e corrompe il meglio, degli uomini. Non è un caso che il lavoro di poliziotto, ad esempio, attiri chi (anche se non solo quelli) che ha l'istinto del bullo; lo conosciamo il tipo. Oppure se a un uomo perfettamente ordinario e decente dai i gradi di capitano, gli dai anche una quota di potere arbitrario sugli altri, e pertanto egli tenderà a diventare – a meno che non sia un uomo fuori dalla norma – un altro meschino despota. Il potere corrompe; e come ha sottolineato Lord Acton, il potere assoluto corrompe in maniera assoluta.Il problema della democrazia, è il problema del potere: come fare a mantenere il potere decentralizzato, equamente distribuito, equamente condiviso. L'anarchismo significa la massima democrazia: la massima dispersione possibile del potere politico, del potere economico e del potere militare, e della forza. Una società anarchica, è costituita da comunità autosufficienti e autonome. La comunità anarchica consisterebbe (come avveniva in epoca preagricola e preindustriale) in un'associazione volontaria di famiglie libere e indipendenti, autosufficienti ma legate da legami di parentela e da una tradizione di mutuo appoggio.
L'anarchia è la democrazia presa sul serio, come avviene in Svizzera, dove le questioni di importanza nazionale vengono decise per mezzo del voto diretto di tutti i cittadini. Laddove ogni cittadino, dopo il suo periodo di addestramento militare, porta con sé la sua arma che continuerà a tenere per tutta la vita. L'anarchia è democrazia usata a tutto campo e in ogni settore principale della vita sociale. Ad esempio, la democrazia politica non sopravvivrà in una società che consente a pochi di accumulare potere economico su molti. O in una società che delega il potere di polizia e militare a un corpo d'élite di professionisti. Prima o poi, i professionisti assumeranno il controllo. Nella mia idea di comunità anarchica, ogni cittadino – uomo o donna – sarebbe armato, addestrato, capace quando necessario di svolgere il ruolo di poliziotto o di soldato. Una comunità sana si autocontrolla; una società sana dovrebbe fare lo stesso. Saccheggiatori, teppisti, criminali possono apparire ovunque, in qualsiasi momento, ma in natura questi tipi sono come dei mutanti, delle anomalie, una minoranza: i membri di una comunità veramente democratica e anarchica, non avrebbero bisogno di assistenza esterna per affrontarli. Alcuni potrebbero chiamare tutto questo giustizia da vigilante. Io la chiamo giustizia democratica. Meglio far partecipare tutti i cittadini alla soppressione e alla punizione del crimine – e condividere la responsabilità morale – piuttosto che affidare il brutto lavoro a qualche tipo (o eroe); quasi un criminale in uniforme con un distintivo di latta sulla camicia. Sì, ci servono eroi. Abbiamo bisogno di eroine. Ma dovrebbero servire solo come ispirazione ed esempio, non come leader.
Senza dubbio il popolo dell'attuale Libano, ad esempio, si accontenterebbe volentieri di un governo autoritario capace di reprimere le fazioni in guerra. Ma un governo così autoritario, provocherebbe il ritorno dell'irrefrenabile desiderio umano di libertà, portando a sua volta a ribellione, rivolta e rivoluzione. Se il Libano non fosse così gravemente sovrappopolato, la soluzione migliore lì – come in Sudafrica – sarebbe una partizione del territorio, una devoluzione in regioni e società autogovernate e indipendenti. È questa la tendenza naturale di ogni e qualsiasi popolazione divisa da religione, razza o profonde differenze culturali; e non dovrebbe essere trattenuta. Una simile tendenza, tuttavia, va contro l'amore per il potere; motivo per cui i governi centralizzati cercano sempre di schiacciare i movimenti separatisti. Il governo è una macchina sociale, la cui funzione è la coercizione attraverso il monopolio del potere. Qualsiasi buon marxista lo capisce. Come un bulldozer, il governo serve il capriccio di qualsiasi uomo, o gruppo, che riesca a prendere il controllo. Lo scopo dell'anarchismo è smantellare simili istituzioni, e impedirne la ricostruzione. Diecimila anni di storia umana, dimostrano che le nostre libertà non possono essere affidate a quei pochi ambiziosi che vengono attratti dal potere; Dobbiamo imparare - di nuovo - a governarci. Anarchismo, non significa "nessuna regola"; significa "nessun sovrano". Difficile, ma non utopica, l'anarchia significa, e richiede, autogoverno, autodisciplina, integrità, carattere. Attualmente, la vita in America è assai migliorata, per i più, rispetto alla maggior parte (non a tutti) degli altri paesi. Ma questo non giustifica i nostri fallimenti. Se giudicato a partire dalle sue risorse, intenzioni e potenziale, il grande esperimento americano mi sembra un fallimento. Non siamo diventati la società di proprietari indipendenti che immaginava Jefferson; né ci siamo evoluti in una vera democrazia - governo del popolo - così come immaginava Lincoln. Piuttosto, vediamo invece come la realizzazione dello schema ideato da Madison e Hamilton: uno stato centrale forte che promuove e protegge l'accumulo di ricchezza privata da parte di pochi; riducendo la maggioranza di persone al ruolo di dipendenti dello stato e dell'industria. Siamo una nazione di iloti, governata da un'oligarchia di amministratori tecno-militari-industriali.
Mai prima d'ora nella storia, gli schiavi sono stati così ben nutriti, accuratamente medicati e intrattenuti con così tanta generosità – ma siamo comunque schiavi. La nostra cultura popolare è degradata – televisione, musica rock, video casalingo, cibo lavorato, ricreazione meccanica, architettura in cartongesso; è la cultura degli schiavi. Inoltre, l'intera struttura è autodistruttiva: nel sancire il motore del profitto (il potere) come nostro ideale guida, si incoraggia il consumo intensivo e accelerato di terra, aria, acqua; quel mondo naturale da cui la struttura dipende per la sua continua esistenza continua. Una casa costruita sull'avidità non durerà. Che si chiami capitalismo o socialismo, fa poca differenza; Entrambi questi sistemi oligarchici, militaristi, espansionisti, acquisitari, industrializzanti e tecnocratici sono guidati dagli stessi motivi; entrambi sono autodistruttivi. Anche senza l'incidente di una guerra nucleare, prevedo comunque che lo stato militare-industriale scomparirà dalla superficie della Terra entro un secolo. Questa convinzione è la base del mio ottimismo intrinseco, la fonte della mia speranza per la prossima restaurazione di una civiltà superiore: popolazioni umane sparse, modeste come numero, che vivono di pesca, caccia, raccolta di cibo, piccola agricoltura e allevamento, e che si radunano una volta all'anno tra le rovine di città abbandonate per grandi festival morali, in un rinnovamento spirituale, artistico e intellettuale, un popolo per il quale la natura selvaggia non è un parco giochi ma la loro naturale casa natale. Sorgeranno nuove dinastie, appariranno nuovi tiranni, senza dubbio. Ma dobbiamo e possiamo resistere a tali aberrazioni ricorrenti, restando fedeli alla terra, e fedeli alla nostra natura animale di base. Gli umani erano liberi prima che la parola libertà diventasse necessaria. La schiavitù è un'invenzione culturale. La libertà è vita: eros più anarchos uguale a bios.
Viva la democrazia.
Due evviva all'anarchia.
da: Edward Abbey, "Una vita alla volta, per favore" (1988), da The Anarchist Library)
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