lunedì 1 dicembre 2025

PROFEZIE di CRISI…

UN INCIDENTE IMMINENTE
- di Ernst Lohoff -

Il settore dell'Intelligenza Artificiale,  mobilita somme astronomiche di capitale monetario. Finora, per le aziende tecnologiche che vi investono, non è stato un business redditizio, però, tuttavia, le sue azioni si trovano ancora ai massimi storici. Nel frattempo, crescono gli avvertimenti riguardanti una bolla dell'IA, la quale potrebbe scoppiare ben presto, proprio come avvenne, alla fine degli anni '90, con la bolla di internet. Nonostante ciò, va detto che la struttura di mercato, e la dinamica di svalutazione dei due settori sono piuttosto diverse. In generale, gli esperti economici non riescono a prevedere lo scoppio delle bolle finanziarie, oppure se ne rendono conto solo quando è ormai troppo tardi. Accadde questo, nell'autunno del 1845, quando, improvvisamente, in Inghilterra, un crollo della borsa interruppe bruscamente il primo grande boom ferroviario, rovinando finanziariamente molti investitori; trai quali anche Charles Darwin. All'inizio del millennio, la situazione era assai simile. Pochi mesi prima che la bolla di Internet scoppiasse, nel marzo 2000, la maggior parte degli economisti prevedeva ancora l'aumento delle azioni IT. Il quadro attuale è ben diverso. Mai, prima d'ora, il periodo di allerta era stato così talmente lungo. Cinque anni fa, all'inizio del boom dell'IA, pubblicazioni come il Financial Times e il Wall Street Journal parlavano già di una possibile bolla. Ora, ormai quasi tutti avvertono a proposito della possibilità di un incidente. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca d'Inghilterra, sono preoccupati quanto lo è Deutsche Bank e la stampa economica tedesca. Figure di spicco nel settore di Information Technology - come Sam Altman, CEO di OpenAI, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e Bill Gates -  stanno fungendo anch'essi come dei profeti della crisi. Alla fine di ottobre, Oliver Welke, sul programma satirico "Heute-Show", aveva scherzato  sulla "fragilità della bolla dell'IA". In quella stessa settimana, il Tagesschau aveva riferito che «il produttore di chip Nvidia è diventato la prima azienda a raggiungere un valore di mercato di cinque trilioni di dollari.» A seguito di questo livello record, anche l'indice azionario Nasdaq della borsa tecnologica statunitense aveva raggiunto un massimo storico. Naturalmente, ci sono anche voci dissenzienti, come quella di Jerome Powell, Il presidente della Federal Reserve, che nella veste di guaritore, ha dovuto dichiarare recentemente che il boom dell'IA non è una bolla, e che non vede alcun parallelo tra la bolla di internet e l'attuale aumento dei prezzi azionari delle aziende di IA.

Un parallelo con la bolla di Internet
Tuttavia, bisogna dire che una caratteristica comune, è assai evidente: nella seconda metà degli anni '90, i prezzi delle azioni di molte startup salirono alle stelle; per quanto poi, solo poche divennero redditizie. Bastava che fossero in qualche modo collegate ai primi passi di internet. Dall'inizio di questo decennio, la parola magica "AI" ha avuto un effetto assai simile, alimentando le fantasie degli investitori. Chiunque abbia promesso che con l'IA si possa guadagnare, finora è riuscito a raccogliere enormi somme di capitale monetario per finanziare un'azienda che, innanzitutto, costa moltissimo. Un esempio rimarchevole è OpenAI, l'operatore di ChatGPT. Solo nel terzo trimestre di quest'anno, l'azienda avrebbe registrato una perdita di dodici miliardi di dollari. Ma, nonostante le enormi perdite, il suo valore di mercato è schizzato alle stelle, fino a 500 miliardi di dollari. Le sei più grandi aziende tecnologiche statunitensi (Nvidia, Microsoft, Apple, Amazon, Meta e Alphabet), che investono miliardi in IA, stanno vivendo un fenomeno simile. Il loro valore in borsa, è aumentato di circa otto trilioni di dollari, nei primi due anni trascorsi dal lancio di ChatGPT nel novembre 2022. E questo equivale a circa il doppio del PIL annuo della Germania. Come dimostrato dallo scoppio della bolla di internet, queste enormi quantità di "capitale fittizio" (Marx) possono anche svanire, nel caso i profitti attesi non si dovessero concretizzare, e si verificasse una fuga di investitori delusi. All'epoca, cinque trilioni di dollari in azioni di aziende IT in tutto il mondo, in 3 anni si trovarono a essere cancellate. Anche la Borsa di Francoforte non sfuggì a questo. Nel momento in cui sospese la quotazione dell'indice Nemax, nel marzo 2003, le società quotate sul Neuer Markt (un segmento della Deutsche Börse introdotto negli anni '90, modellato sul Nasdaq) avevano già perso il 95% del loro valore rispetto al picco della speculazione. A sua volta, iI Nasdaq americano impiegò ben 15 anni per poter ritrovare il livello del marzo 2000. Una cosa è certa: un crollo dell'IA non sarebbe una semplice ripetizione dello scenario del collasso della Nuova Economia. Innanzitutto, il progresso della digitalizzazione ha cambiato radicalmente il punto di partenza. La digitalizzazione è diventata onnipresente, e in modo negativo, nella forma economica privata. I giganti tecnologici di oggi, sono sopravvissuti all'estinzione economica di massa di quell'epoca. L'intera infrastruttura digitale globale di queste aziende, ora è di proprietà privata. I cosiddetti "Magnifici Sette" (che, oltre alle aziende tecnologiche menzionate, includono anche Tesla) occupano delle importanti posizioni strategiche,le quali danno loro enormi profitti. Nella bolla di internet, le giovani startup — ad eccezione delle aziende di telecomunicazioni — erano solo delle portatrici di speranza. Ma nella bolla dell'IA, i giganti IT affermati, non solo partecipano come investitori, ma sono anche in prima linea nello sviluppo dell'IA. Inoltre, i requisiti finanziari per lo sviluppo del settore dell'IA, sono assai più elevati rispetto a quelli richiesti per la costruzione della vecchia industria IT. Naturalmente, si sono resi necessari anche dei grandi investimenti, finalizzati a costruire reti mobili e infrastrutture digitali. Tuttavia, rispetto alle somme esorbitanti che le aziende di IA hanno già speso, e che intendono ancora spendere, il capitale richiesto allora, adesso sembra quasi trascurabile. L'espansione della potenza di calcolo, in particolare, consuma somme astronomiche. Secondo le stime della banca d'investimento Morgan Stanley, a New York, entro il 2028, la spesa globale per la costruzione di un data center arriverà a circa tre trilioni di dollari. Questo supera persino le capacità finanziarie delle grandi aziende tecnologiche. Secondo le stime degli analisti, tali aziende potranno permettersi poco meno della metà di quella somma. Il vuoto pertanto dovrà essere colmato in altri modi, soprattutto tramite prestiti. Nel finanziare progetti di IA, la quota di queste aziende  è già aumentata, arrivando alle stelle. Anche aziende come Meta, che per molti anni ha finanziato i suoi investimenti con il flusso di cassa, ora ha dovuto cambiare le proprie pratiche finanziarie. Per costruire il data center Hyperion, in Louisiana, Meta, in collaborazione con la società di investimenti e co-proprietaria Blue Owl Capital, spenderà oltre 26 miliardi di dollari in capitale preso in prestito; Meta ha già investito 6 miliardi di capitale proprio. La situazione del debito nelle aziende di IA di secondo e terzo livello, appare assai più drammatica. «Anche la piccola azienda britannica di cloud AI, Fluidstack, che lo scorso anno impiegava solo dieci persone, avrebbe ora preso in prestito fino a 10 miliardi di dollari dalla banca d'investimento australiana Macquarie», come ha riportato il Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) all'inizio di novembre:  fungono da garanzia, i chip AI dell'azienda.

Particolarità della bolla dell'IA
Il grande afflusso di risorse finanziarie esterne per alimentare l'euforia intorno al settore dell'IA dipende, ovviamente, dal mantenere le aspettative degli investitori di rendimento. Il fattore decisivo è l'evoluzione dei ricavi. Secondo una previsione di settembre della società di consulenza Bain & Company, le aziende di IA devono generare 2 trilioni di dollari di fatturato all'anno entro il 2030 per diventare redditizie. Tuttavia, il leader di mercato Open AI ha raggiunto solo 4,3 miliardi di dollari di fatturato nella prima metà del 2025. Il business delle applicazioni commerciali di IA, crescerà poi davvero così rapidamente da raggiungere questa scala esorbitante? Questo è assai dubbio, dal momento che l'euforia dei potenziali utenti di IA con alto potere d'acquisto, si è già attenuata. Se crediamo allo studio "State of AI in Business 2025" del Massachusetts Institute of Technology, il 95% delle aziende che hanno iniziato a lavorare con l'IA non ha ancora registrato alcun aumento di produttività o di crescita. Probabilmente si tratta di un fenomeno transitorio. Ci vuole tempo per adattare all'IA i processi operativi, e oltretutto i dipendenti, che temono di perdere il lavoro, resistono al cambiamento. Børge Brende, presidente del Forum Economico Mondiale (WEF), prevede, che non l'uso dell'IA, a  lungo termine, ci sarà un aumento della produttività fino al 10%, e il che comporta riduzioni di posti di lavoro. Questo, tuttavia, richiede perseveranza, e probabilmente a redditività rimarrà irraggiungibile per la maggior parte dei fornitori di IA. Come dice la rivista The Economist, «anche se la tecnologia sfruttasse tutto il suo potenziale, molte persone perderanno tutto». Questo è tanto più probabile, dato il rapido ritmo dello sviluppo tecnologico nel settore dell'IA, il quale minaccia di realizzare l'obsolescenza di attrezzature e prodotti molto più rapidamente di quanto i loro costi possano essere ammortizzati: una minaccia questa, per tutti gli investimenti in IA. Non c'è nulla di nuovo nel fatto che il progresso tecnologico porti alla svalutazione del capitale esistente. Marx ha già analizzato questo processo, e gli ha dato il particolare nome di «logoramento morale». Tuttavia, per molto tempo, questa usura si è limitata ai mezzi di produzione. Oltre tutto, allora avvenne gradualmente, e rimase parziale. Con l'IA, la situazione è diversa. Da un lato, anche i prodotti realizzati a partire da una enorme applicazione di risorse, diventano rapidamente obsoleti. In tal modo, una generazione di strumenti di IA succede a un'altra, rendendo economicamente inutile lo sforzo di sviluppare strumenti obsoleti. Dall'altra parte, a seguito dei progressi tecnologici, un'infrastruttura di IA, che ieri era ultra-moderna, domani potrebbe essere abbandonata. La portata di questa minaccia, è diventata chiara a gennaio, quando l'azienda cinese Deepseek ha presentato il suo modello linguistico. [*1] Si dice che sia superiore a Chat GPT e che sia stato addestrato senza utilizzare i chip più avanzati, e che abbia una potenza di calcolo molto inferiore rispetto a prodotti simili dei concorrenti della Silicon Valley. Quando la notizia è arrivata, hanno trattenuto il respiro non solo gli investitori che hanno versato i loro soldi nei data center;  ma è rimasta scossa tutta l'intera industria dell'IA statunitense. In un solo giorno, le azioni di Nvidia - un produttore di "superchip" - sono crollate del 17%. E questo da solo ha già causato il fatto che una capitalizzazione di quasi 600 miliardi di dollari sia svanita.

IA e monopoli naturali
Spesso, i libri di testo di economia esaltano la competizione. Un'eccezione a questo. è il  cosiddetto "monopolio naturale": una ricerca su Google, su questo termine, rivela la seguente definizione: «Un monopolio naturale nasce quando una singola azienda può servire l'intero mercato in modo più efficiente e a un costo inferiore, di quanto avverrebbe se ci fossero invece più aziende. Ciò è spesso dovuto agli elevati costi fissi e alle economie di scala, che rendono proibitivo per i concorrenti partecipare. Esempi includono le compagnie di servizi pubblici, così come i fornitori di elettricità o di acqua, poiché costruire ulteriori reti sarebbe non economico.» E infatti, sarebbe uno spreco enorme di risorse e di denaro costruire e mantenere reti elettriche, o sistemi di approvvigionamento idrico, paralleli nella stessa città. Questo, naturalmente, non ha impedito alla società capitalistica che, durante il suo sviluppo, di impegnarsi frequentemente in simili assurdità. Ad esempio, è così che venne realizzato il progetto infrastrutturale più importante del XIX° secolo, la costruzione di una rete ferroviaria che portò allo spreco di ingenti somme in strutture parallele superflue, in  particolar modo rispetto alla rete pionieristica della Gran Bretagna. Vennero create diverse società per azioni che dapprima costruirono linee ferroviarie sull'isola, e poi sul continente europeo, senza alcun piano generale, e in competizione tra di loro. In Germania, fu solamente nel 1885 che tutte le importanti compagnie ferroviarie private vennero portate sotto la proprietà statale, e riunite in tal modo sotto un unico tetto; cosa che richiese ancora più tempo per poter raggiungere anche gli altri principali paesi capitalisti d'Europa. Alla fine del XX° secolo, la pratica di trasformare la costruzione di nuove infrastrutture in un campo d'azione per capitali privati concorrenti, prese nuovamente forza. Negli anni '90, sotto la religione neoliberista del mercato, sia le reti telefoniche cellulari, sia l'intera infrastruttura IT, sono state costruite tutte in questo modo, ed entrambe si trovano ancora in mano di aziende a scopo di lucro. Naturalmente, l'ideologia neoliberista della concorrenza, non cambia il fatto che esista una forte tendenza ai "monopoli naturali" nei segmenti chiave dell'industria IT. Una moltitudine di sistemi operativi diversi, porta solo ad avere problemi di compatibilità. La maggior parte delle persone, usa lo stesso servizio di messaggistica che usano tutti gli altri, e anche i ricavi pubblicitari vengono concentrati. Ecco perché la fase di competizione tra startup, per lo stesso segmento di mercato, in diversi settori chiave è durata solo pochi anni. La bolla di internet, che ha portato tante nuove aziende al fallimento, non è stata la causa, bensì un acceleratore del processo di concentrazione. Una volta che un'azienda ottiene una posizione dominante nel mercato, e stabilisce lo standard in un settore, poi non è più così facile perderla. Per anni, circa il 90% delle ricerche su internet nel mondo venivano effettuate su Google, e oggi più del 70% dei computer desktop utilizza ancora il sistema operativo Windows. Solo a partire dalle trasformazioni tecnologiche, emergono nuove opportunità. Fino ad allora, le aziende che detengono il monopolio nel settore IT, hanno profitti garantiti. A differenza dei tradizionali "monopoli naturali", limitati a un certo territorio, i monopoli digitali si estendono in tutto il mondo. Fino alla prossima rivoluzione tecnologica, potranno estorcere le tariffe d'uso alla società mondiale, tariffe che rappresentano quasi una licenza per stampare denaro. Non sorprende che nel settore IT si concentrino le dieci aziende più ricche del mondo. Parti importanti dell'industria dell'IA ,seguono anch'esse la logica del "tutto va a un solo vincitore". John Lovelock, analista tecnologico di Gartner, sul giornale "Faz", ha riassunto bene la questione, commentando i chatbot: «i maggiori fornitori di IA,  stanno correndo una corsa in cui arriverà uno solo.» Lovelock, spera che alla fine rimarranno solo uno o due modelli di IA. E anche nel settore, nel suo complesso, i segnali indicano un processo di concentrazione accelerato: «presumiamo che, nei prossimi anni, solo il 10% delle startup attuali continuerà a operare in modo indipendente». Il resto sarà assorbito, o fallirà. Il fatto che la rivoluzione dell'IA divori quasi tutti i suoi figli, è stato il punto di partenza delle strategie aziendali dei giganti dell'IT. Tutti, sono stati concepiti per essere tra i pochi sopravvissuti alla grande battaglia finale e dopo, in quanto «padroni dell'universo dell'IA», per pretendere e riscuotere, dalla società mondiale, tributi che oscureranno tutto ciò che si è visto finora. Questo significa anche, che tutti gli investitori che non hanno scommesso sul vincitore hanno buttato via i soldi. Non si sa ancora come avverrà il processo di distruzione del capitale fittizio, ma non c'è dubbio che avverrà.

La casa di tutte le bolle
L'importanza di tutta quest'euforia intorno all'IA, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche per l'intera economia globale, è innegabile. L'economista di Harvard, Jason Furman, ha concluso che nella prima metà del 2025 il 92% della crescita del PIL degli Stati Uniti è stato attribuito agli investimenti nelle infrastrutture di IA. È Il settore delle costruzioni, in particolare, a trarne beneficio diretto. Nel 2024, un investimento record di 180 miliardi di dollari in infrastrutture, è stato dedicato alla costruzione di data center di IA. Espandere le capacità delle centrali che forniscono questi nuovi consumatori di energia, genera anche dei posti di lavoro e dei profitti nei settori più convenzionali. Se il consumo globale di elettricità dei data center di AI, è stato di 50 miliardi di kilowattora nel 2023, si prevede che entro il 2030 si moltiplicherà fino ad arrivare a 550 miliardi; un disastro per la protezione climatica, ma un vantaggio per il prodotto interno lordo. Quando i sogni dell'IA si dissolveranno, gli Stati Uniti non solo perderanno l'unico motore di crescita rimasto loro, ma è anche probabile che si inneschi una reazione a catena, nei mercati finanziari. Il punto di partenza più probabile sono le banche ombra, così come i fondi di investimento. Questo segmento, non regolamentato, del sistema finanziario, è cresciuto enormemente negli ultimi anni, e ha contribuito in modo significativo a finanziare l'euforia cresciuta attorno all'IA. Sarebbe quindi quello più colpito da una battuta d'arresto. Nel suo Global Financial Stability Report, pubblicato a ottobre, il FMI è preoccupato per questa faccenda. Il rapporto, non solo avverte del rischio di «correzioni di mercato nette», nelle azioni dell'IA, ma mette in guardia anche del fatto che le banche ombra potrebbero avere dei problemi. Questo, a sua volta, innescherebbe una reazione a catena. Lo scoppio della bolla dell'IA, non colpirebbe soltanto un settore economico, ma provocherebbe una crisi generalizzata. E questo vale, prima di tutto, per la terra d'origine dei giganti tecnologici. Nell'era del capitalismo, guidato dalle dinamiche dei mercati finanziari, gli Stati Uniti hanno già provocato due crisi che hanno scosso l'economia mondiale: lo scoppio della bolla di internet e la grande crisi finanziaria del 2008. In entrambi i casi, la recessione è stata superata grazie all'emergere di bolle ancora più grandi, negli Stati Uniti, le quali hanno così portato l'economia mondiale a riprendere la sua crescita. Con lo scoppio della bolla dell'IA, tuttavia, il ruolo degli Stati Uniti come "casa di tutte le bolle globali" potrebbe essere arrivata al termine.

- Ernst Lohoff -  pubblicato su Jungle World 2025/47 de 20.11.2025

NOTA (1) https://francosenia.blogspot.com/2025/11/il-pollo-fritto-e-le-barriere-interne.html .