venerdì 21 novembre 2025

Che ore sono ?!!???

Dieci tesi sulla possibilità rivoluzionaria
- Collettivo Mr. Burns - 21 novembre 2025

   Man mano, che il corso dell'esaurirsi dell'ordinamento mondiale neoliberista diventa sempre più evidente, appare allo stesso tempo anche l’urgenza a partire falla quale i collettivi, ovunque, debbano sviluppare e discutere delle ipotesi pratiche. sulle quali orientarsi. Le seguenti tesi, ricevute anonimamente via email, parlano di questa prospettiva: quale direzione assumiamo oggi rispetto al collasso? Come, dei filo-rivoluzionari, possono cogliere le crisi locali, e cominciare ad accrescere la loro influenza a livello nazionale e internazionale? Come potrebbero, le diverse risposte locali iniziare a sincronizzare i propri ritmi e pratiche, per mezzo di una pluralità di strutture e di coordinazioni trans-locali? Per quanto non venga offerta una risposta completa a tali domande, il testo che segue ha il valore di sostenere una posizione, all'interno di un dibattito, che speriamo continui nei prossimi mesi e anni. Le seguenti tesi rappresentano uno sforzo, per teorizzare l'azione rivoluzionaria in un mondo plasmato dal crollo delle istituzioni liberali, delle norme e delle reti globali di commercio. Tali tesi, vengono offerte con uno spirito di dialogo vivo, che cerca di catturare le conversazioni che stiamo attraversando, e che non devono assolutamente essere interpretate come se si trattasse di una posizione statica.

1. Un mondo sta finendo. L'ordine globale, strutturato attorno all'intreccio denso tra combustione di carbonio (combustibili fossili), capitalismo (neoliberista) e colonialismo (preso insieme: CaCaCo), sta vacillando verso il collasso. Ciò non significa che la combustione del carbonio finisca così, semplicemente, e che il capitalismo sparisca, o che la violenza coloniale sia finita. Per molti versi, è più probabile che, nel breve termine, accada il contrario, dal momento che chi è in una posizione di potere raddoppia la sua attenzione sugli aspetti più distruttivi del capitalismo moderno e della violenza statale. Un simile raddoppiare, però, fa parte integrante di quella che sarà la fine di un mondo. Il futuro prossimo, di conseguenza, sarà assai diverso dal presente, per tutti tranne che per i maggiori beneficiari delle violente concentrazioni di potere. Il mondo, altamente complesso, delle catene di approvvigionamento globali, e della consegna just-in-time del consumo di risorse pro capite, in costante aumento, il mondo della crescita economica continua e dell'iper-connettività commerciale e comunicativa sta giungendo al suo termine.

2. I nostri governanti si stanno preparando alla fine del mondo. La classe dirigente, vale a dire,  una classe sociopatica globale, formata da un consorzio internazionale di miliardari, CEO e politici, che esercitano attivamente il proprio potere per riconfigurare le condizioni dell'economia politica collettiva, comprende perfettamente che questo mondo sta finendo, e agisce di conseguenza. Si stanno preparando al collasso sociale, sia individualmente che collettivamente, trasmutando le relazioni capitalistiche di produzione e di consumo, di circolazione e di estrazione, in dei modi direttamente opposti al vivere — e persino alla "capacità" di vivere — dei molti. Di fronte alla loro riorganizzazione del capitale, la rivoluzione diventa una questione di sopravvivenza. Perché la maggioranza possa vivere e prosperare in condizioni di una disponibilità di risorse in diminuzione, abbiamo bisogno di forme di agenzia collettiva, che possano affrontare e sostituire, non solo localmente ma anche trans-localmente, il potere che la classe sociopatica globale ha di determinare le condizioni politico-economiche. Laddove i beneficiari sociopatici dell'ordine attuale non possono fare a meno di agire globalmente, nella loro campagna per sviluppare un nuovo sistema mondiale, il nostro potere si realizza invece nella capacità di agire e plasmare le condizioni in dei modi localmente disparati e trans-localmente solidari.

3. I preparativi della classe dirigente al collasso, costituiscono quella che è una trasformazione fondamentale del capitalismo. Una simile mutazione, sposterà il capitalismo, da un sistema che richiede la crescita continua e infinita delle economie, verso delle nuove modalità di chiusura, le quali includono una significativa distruzione a lungo termine del valore (cioè, non solamente crisi periodiche di mercato). Dovremmo aspettarci nuove amplificazioni della violenza intestina tra i capitalisti, mentre essi lottano per sviluppare i propri "bastioni" del Capitale di quelli che sono i settori dell'economia meno preoccupati di una logica di produzione. L'estrazione di valore tramite rendite e accumulo, come già vediamo con il capitalismo di piattaforma, permetterà, per un certo periodo, alle élite di mantenere posizioni di relativa ricchezza e potere senza che sia la necessità di un grande esercito di riserva di manodopera. L'I.A., almeno potenzialmente, ha la capacità di aggravare ulteriormente questa transizione, riducendo la necessità di lavoro umano finalizzato alla costruzione della ricchezza, e indebolendo la forza lavoro, e alterando il rapporto tra lavoratori e capitale, su cui si basano tutti i vecchi modelli di potere rivoluzionario (come la lotta di classe proletaria). A livello globale. ciò corrisponde alla riqualificazione di un mondo "multi-polare" di potenze regionali; di fronte al declino dell'egemonia statunitense, e a un allontanamento dai sistemi commerciali globalizzati verso quelle che saranno reti, più regionali, di autarchia, e da una cessazione delle norme liberali dei diritti umani, come abbiamo già visto con lo sterminio a Gaza.

4. Alla maggior parte delle persone, e in quasi tutti i luoghi, la trasformazione del capitalismo sembrerà un "collasso". Vale a dire che verrà sentita, localmente e in modi specifici, come se si trattasse di una rapida e significativa perdita della complessità sociale complessiva e del flusso metabolico, mentre l'economia politica capitalistica rinuncerà, anche solo a fingere di rispondere al collasso climatico, e a alle altre dimensioni della nostra poli-crisi. Man mano che la capitale si ritirerà dietro mura fortificate, le zone interne subiranno una rapida devoluzione, e a causa di questo i centri urbani dovranno affrontare degli importanti shock alimentari, energetici, abitativi e sociali. La rapida migrazione di massa, spesso involontaria, si intensificherà; con corrispondenti interruzioni e opportunità politiche. Le caratteristiche del collasso saranno diverse, da una località all'altra, ma in generale i sistemi politici saranno sempre meno basati su istituzioni "democratiche". La già debole legittimità del governo, specialmente la governance centrale dei grandi Stati, sarà sempre più fondata sulla canna di un fucile (o tramite un drone-bomba, consegnato sulla base dell'analisi A.I. dei dati di sorveglianza tra partenariati pubblico-privati). La violenza della polizia si intensificherà, e diventerà più militarizzata, mentre le regole di ingaggio militari si allenteranno in modo da permettere così che venga inflitta, scandalosamente, più sofferenza, insieme a una minore vigilanza interna circa gli abusi. Questi sviluppi repressivi, accompagneranno quelle che saranno delle perdite sostenute di basi infrastrutturali, per quelle attività che molti attualmente danno come per scontate (ad esempio, reti elettriche stabili e strutture di tariffazione dei carburanti, sistemi di trasporto affidabili e trattamento e distribuzione sicura dell'acqua). Nessuna delle caratteristiche della nuova trasformazione del capitalismo, sarà in grado di risolvere le crisi del collasso, né verrà destinata a farlo. L'obiettivo, assunto dal punto di vista di una classe sociopatica globale, è quello di proteggere il proprio stile di vita e l'accesso al potere e ai privilegi, oltre alla capacità di consumare risorse metaboliche senza interruzioni, mentre la maggioranza muore di fame, brucia e muore nelle piene e negli allagamenti; nella migliore delle ipotesi. Le precedenti crisi capitalistiche su larga scala, come la Grande Depressione, hanno visto i capitalisti proteggere le loro abitudini ultra-consumistiche attraverso un accordo tra capitale e sindacati autorizzati, i quali condividevano una parte di una torta crescente con le classi operaie (sebbene ancora diseguali), in cambio del loro sostegno legittimante all'ordine liberale. Al contrario, oggi la trasformazione odierna del capitalismo richiede sempre meno legittimità statale e sempre meno concessioni ai lavoratori. Al posto di tutto questo, vediamo una classe sociopatica globale che sta espandendo il potere repressivo a un ritmo sempre più accelerato. Ma non potranno tuttavia impedire che la diffusa ribellione, e il rifiuto della legittimità statale assumano, in molti luoghi, delle radici produttive, nel mentre che la gente comune sentirà il peso di un crollo delle proprie vite.

5. In simili condizioni, tutto il lavoro di liberazione — e soprattutto quello del comunismo di salvataggio — dovrebbe orientarsi verso la comprensione delle crisi associate a un crollo scaglionato. Questo lavoro richiede un orizzonte, sia a lungo che a breve termine. È necessario un lavoro di base significativo nel presente, così come analisi locali strategiche dei processi di rottura futuri e analisi trans-locali su scala più ampia per coordinarli. Con l'arrivo del collasso, esperienze localizzate di crollo interromperanno le gerarchie esistenti di potere locale e le relazioni sociali. Tali interruzioni sono essenziali per la distruzione del valore e delle nuove forme di recinzione derivanti dalla trasformazione del capitalismo (la sua neo-feudalizzazione, in un certo senso). Ma queste interruzioni apriranno anche a nuove opportunità, e orizzonti, per delle possibilità rivoluzionarie locali. L'obiettivo di cogliere una crisi, a qualsiasi livello o tempistica d'azione, dovrebbe essere ottenere potere locale o regionale per creare le condizioni per il benessere collettivo di fronte a reali vincoli materiali e sociali associati a un crollo sgradito e alla diminuzione della disponibilità delle risorse. Un focus comune sulle catture a livello nazionale del potere statale, sia attraverso i partiti politici liberali sia tramite partiti comunisti incrementalisti, riluttanti a riconoscere il processo globale di crollo sfalsato, che non solo ricrea una logica fallita del "socialismo in uno Stato" (al massimo), ma si basa sulla negazione dei processi di disgregazione climatica e di altri sistemi terrestri sottostanti.

6. La possibilità rivoluzionaria, va intesa come emergente in relazione ai processi di collasso. Molti di questi processi di rottura, specialmente per quanto riguarda il crollo completamente globale del sistema terrestre, nel registro storico umano costituiscono una novità. Lo è anche il ritmo dell'automazione del lavoro tecnologicamente fattibile. Non possiamo contare sul dover portare avanti intuizioni del XX° secolo, né sulla strategia rivoluzionaria, e neppure sull'analisi materialista storica delle relazioni di produzione, consumo, estrazione e circolazione; anche se queste richiedono ancora un attento studio. Le teorie utili alla rivoluzione del XXI° secolo devono affrontare mutazioni radicali nei rapporti di produzione/consumo e nelle relative forme politiche, tipo la perdita di una base stabile del sistema terrestre per l'infrastruttura umana. Un mondo nuovo richiede un pensiero inedito.

7. Cogliere le crisi di un crollo sorprendente e improvviso produce energia localmente, e non a livello nazionale o globale. La forma dello Stato-nazione del XX° secolo, non è più un'occasione valida ai fini di una cattura rivoluzionaria. Ma questo non significa che le rivoluzioni di sinistra non debbano cercare il potere. La presa rivoluzionaria della crisi comporta sia una preparazione preventiva per un'azione locale immediata sia un orientamento più ampio e trans-locale. Qualsiasi orientamento (e organizzazione) trans-locale che sia liberatoria deve includere una costellazione di principi, condivisa in modo vago, al fine di un fiorire pluralistico, che non richieda il sostegno della fantasia del capitalismo e della sua abbondanza metabolica, e crescita economica senza fine. Tali principi dovrebbero essere negoziati in modo iterativo, e distribuiti secondo un'analisi collettiva di coordinamento, che interpreti le azioni locali/regionali e le analisi locali/regionali delle condizioni di collasso. Questa analisi di coordinamento dovrebbe, a sua volta, informare gli sforzi locali al fine di cogliere le numerose crisi future. Da notare, in tutto ciò, che le strutture di leadership legacy sono già  in crisi a tutti i livelli. La lotta per il potere locale deve cogliere la miseria delle istituzioni a livello locale, distruggendo ulteriormente quelle che ostacolano l'azione rivoluzionaria, catturando in modo preparatorio coloro che possono permettere una determinazione collettiva delle condizioni per un fiorire pluralistico. Allo stesso tempo, si richiedono formazioni generali, per il coordinamento che non siano legate allo Stato-nazione. Queste possono essere intese come delle organizzazioni rivoluzionarie trans-locali.

8. L'azione locale dev'essere, sia sostanzialmente indipendente sia responsabile verso le organizzazioni rivoluzionarie trans-locali. Sebbene i quadri locali agiscano necessariamente in modo autonomo in quelli che sono i loro giudizi strategici e tattici, devono tuttavia essere in grado di renderne conto in termini condivisi trans-localmente, e a livello di una costellazione di principi volti a un fiorire pluralistico. Le azioni e le analisi locali vengono realizzate in modo trans-locale attraverso la negoziazione collettiva dei loro significati da parte di organizzazioni rivoluzionarie trans-locali. Ma vengono però intraprese, in primo luogo, come delle decisioni prevalentemente locali. Le organizzazioni rivoluzionarie trans-locali dovrebbero coordinarsi, soprattutto, per creare un organismo innovativo finalizzato alla produzione di di significato, e al coordinamento di diversi esperimenti locali, nell'azione rivoluzionaria, per conquistare e costruire contropotere. In questa direzione sono già stati compiuti molti gesti, e anche essi devono essere coordinati.

9. Ogni quadro locale, dovrebbe organizzarsi in relazione agli specifici processi di suddivisione locale o regionale. Ciò significa formulare un insieme concreto, localmente o regionalmente specifico, di risposte alla domanda "Che ore sono?", e rivedere iterativamente quelle risposte alla luce tanto delle azioni locali intraprese quanto della condivisione di analisi e conoscenza attraverso l'organizzazione trans-locale. Tutto ciò richiede un'analisi critica dei sistemi energetici locali. e di come questi possano cambiare. per non entrare in crisi man mano che il collasso si intensifica. Le risposte alla domanda "Che ore sono?", dovrebbero chiarire e motivare delle scommesse durature in quei siti d'azione che costruiscono contropotere rivoluzionario, cioè preparare e realizzare la coltura delle crisi. Allo stesso tempo, queste scommesse dovrebbero essere fatte in considerazione delle analisi coordinative sviluppate dalle organizzazioni rivoluzionarie trans-locali.

10. Le organizzazioni trans-locali devono presumere che ogni quadro locale operi con una solida base di fatti e di analisi. Nel giudicare le relazioni locali, rispetto a dei processi di collasso o di crollo scaglionati, le organizzazioni rivoluzionarie trans-locali non devono necessariamente sostenere tutte le azioni locali, ma dovrebbero partire dall'assunto che la conoscenza e l'analisi locale siano, con ogni probabilità, forti e ben fondate. Questo è necessario per mantenere il rispetto, sia per la diversità delle tattiche sia per l'unità di scopo. Il crollo scaglionato significa la frammentazione delle condizioni locali lungo delle linee sempre più divergenti, o forse categoricamente distinte. Il ruolo delle organizzazioni rivoluzionarie trans-locali è quello di offrire analisi coordinanti, collegare i quadri locali tra di loro e mettere in atto una raccolta unificante di principi finalizzati a un fiorire pluralistico. L'orizzonte lungo è quello di una confederazione planetaria ancora più unificante, che coordini le insormontabili differenze legate alla reale autonomia dell'azione e della strategia locale.

Il mondo sta finendo. Le persone peggiori del mondo lo capiscono abbastanza bene. Anche noi dovremmo. Solo quando lo faremo, sviluppando relazioni collettive per rompere i processi di rottura del nostro mondo, ascoltando ancora con orecchio e cuore l'orizzonte del tutto, potremo costruire una fine migliore del mondo. Addirittura, forse, mondi futuri migliori.

- Collettivo Mr. Burns - 21 novembre 2025 - Pubblicato su https://illwill.com/

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