giovedì 27 novembre 2025

Contaminazioni, e Processi…

   La complessità della morte di Socrate: nonostante fosse una sorta di "eroe di guerra" (Socrate aveva servito come oplita nella guerra del Peloponneso), egli venne comunque condannato (tra le altre cose) a causa della sua mancanza di impegno nei confronti dell'ortodossia che governava (o che doveva governare, secondo coloro che lo condannarono) la città. Condannato per aver corrotto la gioventù,  ma non "necessariamente" per averli indirizzati verso una certa direzione, ma quanto piuttosto per aver loro insegnato "che esistono altre direzioni"; condannato per non aver corroborato "in maniera acritica" la dimensione religiosa che aveva assunto la vita in città (la religione costituiva il braccio della politica, in quanto ingrediente della coesione sociale), e per aver sostenuto di intrattenere una sorta di connessione privata con la divinità; che poi si tratta sempre di quella vecchia discussione, così ben riassunta e sviluppata da Plutarco, del rapporto che Socrate aveva con i suoi "daimon" personali.

   Forse si potrebbe dire - seguendo la linea di pensiero di Friedrich Kittler -  che una parte dell'apprendimento impartito da Socrate consistesse nello stabilire un nuovo modo di comunicare con il divino: il poeta speculativo, inteso come un mezzo di contatto tra l'alto e il basso, tra il dicibile e l'indicibile, tra tutto ciò che appartiene e che riguarda l'etere, la nuvola, il cosmo, e quello che invece appartiene a ciò che sta in basso, l'accessibile, i sensi, il quotidiano; Socrate costruisce pertanto come una sorta di infrastruttura volta a inaugurare questo nuovo hub comunicazionale; con una contraddizione decisiva, tuttavia, per cui egli ... non si sporca le mani, non scrive, non registra, non "inscrive" la sua innovazione tecnologica (il compito di questo verrà lasciato a Platone).

   Ora però,  anche prima di Kittler - con Marshall McLuhan, nella "Galassia di Gutenberg": «Prima di Socrate, il sapere, la conoscenza era stata il precettore che ci insegnava come vivere rettamente e parlare bene. Ma con Socrate venne la frattura tra la lingua e il cuore. Ed era inspiegabile che, tra tutte le persone, fosse stato proprio l'eloquente Socrate a dare inizio alla scissione tra il pensare saggiamente e il parlare bene». Socrate, visto come il poeta che abbandona la vita per dimostrare il suo punto di vista; che cede ai capricci dei governanti, persino potendo scegliere l'esilio; spinge fino al limite la sua dottrina, la sua posizione, così come la consapevolezza di essere soltanto una goccia nell'oceano, nient'altro che un granello di sabbia sulla spiaggia (la morte che egli potrebbe evitare, è conseguenza dell'idea che «so solo di non sapere nulla»).

   In tal senso, Socrate prepara il terreno per l'arrivo di Gesù, dal momento che è Socrate a preparare il terreno per il martirio, vale a dire, per la valorizzazione filosofica dell'auto-sacrificio di sé come procedura della difesa di una credenza, di una dottrina. La strada che porta a Paolo e alle sue epistole è la stessa che, dal sacrificio di Socrate, porta a quello di Gesù; Paolo, nutrito dalla precedente filosofia greca (gran parte della quale è stata coinvolta nel compito di dare un senso al sacrificio di Socrate, ossia, dare senso alla relazione tra la parola e la verità, tra la libertà e la politica, e così via), riconfigura e riorganizza l'avvenuto sacrificio di Socrate, inquadrandolo in un nuovo contesto dottrinale, reso a sua volta possibile dal sacrificio di Gesù; le strutture teoriche di Platone e di Paolo, vengono edificate sulle eredità di questi due celebri cadaveri (condannati in dei processi, le cui sentenze vengono eseguite con metodo, all'interno di un rituale precedentemente stabilito).

fonte: Um túnel no fim da luz

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