La cosiddetta modernizzazione ritardata ("nachholende Modernisierung"), viene ritenuta essere un fenomeno di modernizzazione, intrinseco alla società capitalistica, vale a dire, come l'implementazione forzata del Sistema del Lavoro Astratto in un contesto globale di quella che si presentava come un’Asincronia Storica tra tutte le diverse aree nazionali di accumulazione, al momento dell'instaurazione del Capitalismo. Il fenomeno del Recupero Ritardato della Modernizzazione, è consistito nel recuperare il ritardo accumulato rispetto, in primo luogo, al Regno Unito nel XIX secolo, e poi, in secondo luogo, agli Stati Uniti della metà del XX° secolo, e infine al blocco della Triade, (Europa USA Giappone), a partire dagli anni '70; ed è generalmente avvenuto introducendo - sotto l'egida di un interventismo statale, e in diversi modi (comunismo di Stato, apparati statali coloniali, Stati postcoloniali, politiche e aiuti allo “sviluppo”, nation building legato alla fase dell'imperialismo di esclusione) - le forme e le categorie sociali capitalistiche (merce, lavoro astratto, forma-valore, forma-denaro, forma-capitale), oltre alle corrispondenti sfere sociali riproduttive secondarie e derivate (la sfere educativa, sanitaria, politico-giuridica, la sfera che si occupa del trattamento politico della relazione di capitale, ecc.) che non erano ancora state stabilite nei termini della strutturazione della vita sociale degli individui dei paesi "non sviluppati". In quelle periferie che non erano state danneggiate dalla prima e dalla seconda colonizzazione - come avvenuto in Russia e in tutta l'Unione Sovietica - il recupero ritardato della modernizzazione. ha potuto assumere la forma di un regime di accumulazione primitiva, arretrato, e costretto a riprodurre in breve tempo tutta la violenza originaria dell'accumulazione europea primitiva. Sul piano dell'interventismo statale, l'opera di Johann-Gottlieb Fichte, “Lo Stato commerciale chiuso” (1800) costituisce, sotto molti aspetti, il paradigma programmatico che è stato instancabilmente ripetuto in tutte le Modernizzazioni di Recupero degli ultimi due secoli; prima che l’ONU ne assumesse il controllo, nel dopoguerra, con il punto IV della dottrina Truman, mediante l’ideologia dello “sviluppo” ( cfr. Gilbert Rist, Lo sviluppo. Storia di una credenza occidentale).
Ci sono state, storicamente, due grandi ondate di Modernizzazione di Recupero: nel primo, nel XIX° secolo, abbiamo visto i casi della Francia (sotto Napoleone III), della Germania (da Bismarck a Hitler secondo Robert Kurz), del Giappone (a partire dall'era Meiji) e dell'Italia (il Risorgimento). Mentre nel secondo, nel XX° secolo, abbiamo visto la Rivoluzione Russa del 1917 inaugurare una seconda ondata, ai margini del capitalismo, la quale poi, a sua volta, durante la Guerra Fredda, si è divisa in due movimenti collegati tra di loro: così, da un lato, a Oriente, si assistette all'arrivo del "vero socialismo", mentre, dall'altro, al Sud, per un certo periodo descritto come il "Terzo Mondo", abbiamo visto l'attuazione di politiche di sviluppo egocentriche, che promuovevano processi di Industrializzazione tramite la cosiddetta "Sostituzione delle Importazioni" (ISI) da parte di quegli Stati emersi dalla decolonizzazione avvenuta dopo il 1945. A partire dalla metà degli anni '70, e nel decennio successivo, molte di queste Modernizzazioni di Recupero crollarono sotto i colpi della Terza Rivoluzione Industriale, nel corso della “Crisi del debito” che colpì l’America Latina, il Medio Oriente e l’Africa mentre avveniva il crollo del blocco dell’Est e dell’URSS, a partire dalla metà degli anni ’80, fino alla brusca interruzione delle “emergenze” avvenuta negli anni 2010.
Già negli anni '80, in assenza di una teoria basata sulla crisi fondamentale del capitalismo, i fallimenti delle ultime ondate di modernizzazione di recupero venivano spiegati in vari modi. Pertanto, i cosiddetti pensatori latinoamericani "decoloniali", che partecipano alla corrente "Modernità/Colonialità", seguendo André Gunder Frank, ipostatizzarono, in maniera culturalista, l'idea di un sistema globale di disuguaglianze strutturali che organizzava un rapporto centro-periferia, nel quale il sottosviluppo indotto dal fallimento della modernizzazione di recupero non sarebbe stato dovuto alle contraddizioni insite nel capitalismo, bensì al cosiddetto rovescio della «modernità», vale a dire, alla "colonialità". All'interno di questa ideologia troviamo tanto una ontologizzazione quanto una culturalizzazione della teoria della dipendenza, dove: «L'opposizione strutturale centro-periferia, la quale configura il sistema globale, e che diventa il principio di interpretabilità per la teoria della dipendenza, viene tradotta - nel vocabolario decoloniale - come se fosse modernità/colonialità» (Restrepo, Eduardo, e Axel Rojas, 2010. "La Inflexión decolonial". Popayán: Instituto Pensar).
Bibliografia: Sul concetto di "Modernizzazione di Recupero" [nachholende Modernisierung] si veda il capitolo 9 de "Il collasso della modernizzazione. Dal crollo del socialismo da caserma alla crisi dell’economia mondiale" di Robert Kurz (Mimesis); e Gilbert Rist, "Lo sviluppo. Storia di una credenza occidentale",Bollati Boringhieri..
da: Modernisation de rattrapage (Abécédaire de la Critique de la valeur-dissociation)
fonte: @Palim Psao
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