Sempre nella medesima settima sezione de "Il monolinguismo dell'altro", nel momento in cui Derrida parla della sua resistenza agli accenti (e di come essi neghino una sufficiente dignità, la quale possa poi permettere di accedere alla parola pubblica), aggiunge un ulteriore elemento autobiografico (e lo fa dopo aver commentato la propria vita scolastica in Algeria, negli anni Trenta):
Nell'ascoltare René Char che leggeva i suoi propri aforismi, e lo faceva con un accento «comico e osceno allo stesso tempo», Derrida sperimenta «il tradimento di una verità», insieme allo sgretolamento di un'«ammirazione giovanile» (l'accento è incompatibile con la dignità della parola pubblica e, aggiunge Derrida, lo è anche con «la vocazione della parola poetica»). L'osservazione è degna di nota poiché Char è anche un indiscutibile legame con Heidegger; fondamentale per la formazione di Derrida (volendo, possiamo anche ricordare lo stretto rapporto che aveva Héctor Ciocchini con Char, così come il tentativo di pensare un «umanesimo contemporaneo» a partire dalla sua opera).
In un'intervista (a cura di Adriano Sofri) pubblicata nel novembre 1985, Giorgio Agamben racconta di aver assistito a uno degli incontri tra Char e Heidegger - avvenuto nel 1966, in occasione del corso tenuto da quest'ultimo nella cittadina francese di Le Thor (parliamo dello stesso anno in cui Derrida si recò negli Stati Uniti, per l'evento sullo strutturalismo alla Johns Hopkins, e presentò il famoso testo "La struttura, il segno e il gioco nel discorso delle scienze umane"):
«Ci sono tornato quest'anno, sapendo che quello che avrei trovato sarebbe stato un villaggio ormai irriconoscibile a causa del turismo, e invece ho trovato lo stesso albergo, ormai completamente abbandonato, invaso dalle erbacce e con le finestre chiuse, come se mi aspettasse da vent'anni. Nel 1968 si sarebbe tenuto nello stesso luogo un seminario su Hegel. Questa volta eravamo una decina, tra poeti e filosofi. Era vita comune, il seminario aperto al mattino, i pasti consumati insieme e le lunghe passeggiate in campagna. Il seminario non era assolutamente formale e si basava sulla lettura attenta dei testi. Heidegger ci ricordava all'inizio che in un seminario non ci può essere altra autorità se non la cosa stessa».
fonte: Um túnel no fim da luz
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