« I primi vent’anni del Novecento sono stati a ragione definiti "l’età dei movimenti". Non soltanto, tanto a destra che a sinistra dello schieramento politico, i partiti cedono il posto ai movimenti (sia il movimento operaio che il fascismo e il nazismo si definiscono come "movimenti"), ma anche nelle arti, nelle scienze e in ogni ambito della vita sociale i movimenti si sostituiscono a tal punto alle scuole e alle istituzioni, che è praticamente impossibile fornirne un elenco esaustivo (è significativo che quando, nel 1914, Freud cercò un nome per la sua scuola, si decise alla fine per "movimento psicoanalitico").
Carattere comune dei movimenti è una decisa presa di distanza rispetto al contesto storico in cui si producono e alla visione del mondo dell’epoca e della cultura cui si contrappongono. In questo senso, anche il movimento liturgico partecipa della stessa reazione contro l’individualismo umanista e la razionalizzazione del mondo che definisce molti movimenti che seguono la prima guerra mondiale.»
( Giorgio Agamben, da "Opus Dei. Archeologia dell'ufficio", Bollati Boringhieri. )
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