lunedì 27 gennaio 2020

Mappe

Certe storie non possono svolgersi in un posto qualsiasi. L'«Atlante dei paesaggi letterari» approfondisce la geografia, i luoghi e il territorio di alcuni dei capolavori più noti e amati, raccontando come i vari scenari e le loro peculiarità ne influenzino la trama, la caratterizzazione dei personaggi e la capacità di catturare la nostra attenzione. Il libro raccoglie oltre 50 diversi romanzi da tutto il mondo, protagonisti dell'immaginario collettivo. Seguiamo i passi di Leopold Bloom nella Dublino dell'«Ulisse» di James Joyce; ascoltiamo la musica delle navi a vapore che solcano il Mississippi nelle «Avventure di Huckleberry Finn» di Mark Twain; contempliamo l'aspra desolazione di Terranova in «Avviso ai naviganti» di Annie Proulx, o godiamoci i contrasti di Napoli nell'«Amica geniale» di Elena Ferrante. Attraverso un'accurata selezione di mappe, immagini d'archivio, fotografie e illustrazioni a colori, i paesaggi riprendono vita, e rievocano i suoni e gli scorci delle opere che li raccontano. Questo volume vi trasporta nei territori meravigliosi della letteratura, perché possiate immergervi nelle storie come non avete mai fatto prima.

(dal risvolto di copertina di: " Atlante dei paesaggi letterari". Ediz. illustrata, a cura di John Sutherland. Mondadori Electa.)

Va dove ti porta lo scrittore
- Atlante dei paesaggi letterari -
di Paolo Albani

Negli ultimi anni sono usciti, anche in traduzione italiana, una serie di atlanti di luoghi immaginari, o di luoghi strani e inconsueti. Ne cito alcuni: "L'Atlante dei luoghi che non esistono" di Nick Middleton (Rizzoli, 2015), "L'Atlante immaginario. Quando le mappe raccontavano sogni, miti e invenzioni" di Edward Brooke-Hitching (Mondadori, 2017), "Atlante dei luoghi letterari. Terre leggendarie, mitologiche, fantastiche in 99 capolavori dall'antichità a oggi" a cura di Larua Miller (Mondadori, 2018), "Atlante dei luoghi inaspettati. Scoperte inattese, città misteriose e leggendarie, mete improbabili" di Travis Elborough (Rizzoli, 2019). L'insieme di questi libri costituisce una sorta di scienza anomala, che si potrebbe definire «atlantologia fantastica», il cui illustre antesignano, sebbene la parola «atlante» non figuri nel titolo, è il "Manuale dei luoghi fantastici" di Gianni Guadalupi e Alberto Manguel (ed. Lester & Orpen Dennys, 1980 e Rizzoli, 1982) che Italo Calvino considerava un'opera di consultazione indispensabile, suggerendo dovesse trovare posto negli scaffali di una salutare Biblioteca del Superfluo. Ora, a fianco di questi testi che rappresentano lo «spaesamento geografico» (l'espressione è di Calvino), esce per Rizzoli, nella traduzione di Stefano Chiapello, un "Atlante dei paesaggi letterari", curato da John Sutherland, scrittore, giornalista e accademico inglese, che - come recita il sottotitolo: Alla scoperta dei luoghi in cui sono ambientati i grandi romanzi - si occupa, non di luoghi fantastici, ma di paesaggi realistici, veri, descritti da scrittori famosi. Il volume, ricco di illustrazioni molto belle (copertine di prime edizioni di libri, mappe, foto, locandine, quadri, ecc.), per lo più a colori, si avvale di una schiera di collaboratori qualificati che hanno redatto una o più voci (74 in tutto) di questo splendido atlante: fra gli altri ci sono Mariarosa Bricchi, linguista e editor freelance, l'unica italiana del gruppo, e Tim Parks, scrittore e traduttore.
Dal punto di vista cronologico, l'Atlante è diviso in quattro sezioni: 1. Panorami romantici (che analizza alcuni romanzi del XIX secolo, arrivando fino al 1914); 2. Vedute moderniste (1915-1945); 3. Panorami postbellici (1946-1974); 4. Geografie contemporanee (dal 1975 fino ad oggi). Le singole voci (circa tre pagine di testo ciascuna) contengono una breve nota biografica dello scrittore antologizzato, accompagnata da una sua foto e dalla riproduzione a colori della prima edizione del libro esaminato, un romanzo o un racconto in cui si mettono in luce gli aspetti architettonici, culturali, emotivi, ecc., di un certo paesaggio, città, o spazio naturale che sia.
Una caratteristica affascinante della letteratura è quella di farci vedere le cose attraverso le parole, di darci l'illusione di essere proprio lì, in quel luogo descritto nella narrazione, di vedere una scena - come dice Calvino nella lezione americana sulla «visibilità» - quasi si svolgesse davanti ai nostri occhi.
Nell'Atlante vediamo, attraverso gli occhi (compreso il terzo, quello cosiddetto «interiore») e le parole di grandi scrittori, i paesaggi che fanno da sfondo ai racconti scelti. Così ci immergiamo visivamente nelle descrizioni che coinvolgono la Milano manzoniana come appare al giovane Renzo ne I Promessi Sposi (1827), romanzo non a caso sottotitolato: Storia milanese del secolo XVII; la Parigi postrivoluzionaria de La commedia umana (1829-48) di Balzac e quella dei bassifondi e I miserabili (1862) di Hugo; la Londra vittoriana del racconto Casa desolata (1852-53) di Dickens o l'oblast' di Tula, regione posizionata quasi al centro della Russia europea, in cui è ambientato Anna Karenina (1857-77) di Tolstoj.
Un cenno particolare - per una mia affezione personale - meritano due città. Da un lato la Dublino dell'Ulisse (1922), considerata da Joyce «l'ultima delle città intime». Nella relativa scheda si dice che il vagabondare del protagonista, Leopold Bloom, tracciato su una mappa, descriverebbe un punto interrogativo, simbolo della perplessità di Bloom di fronte al tradimento della moglie, la cantante Marlon "Molly" Tweedy. Dall'altro la Mosca che fa da scenario alle diaboliche stramberie che accadono ne Il Maestro e Margherita (1966) di Bulgakov. Gli scrittori italiani presenti nell'Atlante, oltre a Manzoni, sono Alberto Moravia, Elsa Morante e Elena Ferrante. Da parte mia avrei aggiunto il più paesaggistico dei nostri scrittori contemporanei, narratore di storie recuperate viaggiando con un gruppo di fotografi, fra cui l'amico Luigi Ghirri, nella campagna inquinata e maleodorante della valle del Po. Mi riferisco a Gianni Celati che ha chiamato i suoi diari di viaggio «racconti d'osservazione». L'Atlante si chiude con una scheda dedicata allo scrittore Miguel Bonnefoy, autore di Zucchero nero (2017), romanzo che intende restituire lo spirito della foresta pluviale sudamericana.

- Paolo Albani - Pubblicato sul Sole del 12 gennaio 2019 -

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