Bookchin, i Curdi e l'anarchismo
di Pierre Bance
La resistenza della città di Kobané all'assalto degli islamisti, ha rivelato al mondo "l'autonomia democratica" avviata dai curdi nel nord della Siria, nella regione di Rojava. Un sistema politico pensato, dalla sua prigione turca, dal fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), Abdullah Ocalan, ispiratosi alla "ecologia sociale" e alla sua espressione politica, il "municipalismo libertario", del filosofo americano Murray Bookchin (1921-2006).
Gli anarchici, sempre pieni di speranza, salutano la conversione ideologica del capo di un partito comunista leninista con una certa quota di temerarietà! Sfilare con uno striscione "Armi per la resistenza curda", rivolto all'insieme dello spettro politico, non è molto prudente quando si conosce il fornitore ma non l'utilizzatore finale in una zona dove gli islamisti sono stati armati principalmente, volontariamente o meno, dagli Occidentali. Cedere al fantasma erotico-militante, lasciandosi affascinare dall'immagine, notoriamente fabbricata dai grandi media, dei combattenti curdi armati ed in uniforme, ombre di una Guerra di Spagna idealizzata, sarebbe libertario? I militanti più esperti sfumano il loro entusiasmo naturale in attesa di informazioni, di cui alcuni si sono messi alla ricerca proprio sul posto. Per ora, la solo informazione sicura di cui si dispone attiene ai testi di Bookchin.
Bookchin ha scritto che "l'obbligo che ha l'uomo di dominare la natura deriva direttamente dal dominio dell'uomo sull'uomo". Il che si traduce nell'idea per cui il capitalismo distrugge la natura e condanna l'uomo alla scomparsa, a meno di non indebolire il suoi strumento di dominio e di alienazione, lo Stato, prima che si realizzi questa disperante prospettiva. Il modello proposto da Bookchin si basa sulle comuni e sulla loro libera federazione ad un livello appropriato a ciascuna questione sociale, economica, politica, culturale... ecologica, naturalmente. I delegati delle comuni vengono eletti dagli abitanti del villaggio o del quartiere, o anche estratti a sorte, e sono revocabili in qualsiasi momento. E fin qui non c'è niente di sconvolgente per la "doxa" anarchica, si tratta semplicemente di federalismo proudhoniano rivisto per mezzo di Kropotkin e di altri. E' la strategia quella che zoppica, e che spiega il debole seguito che Bookchin ha in Europa.
Questi si propone non di rovesciare lo Stato per mezzo di una rivoluzione, ma di sovvertirlo, di fagocitarlo sviluppando una società parallela al sistema legale della rappresentanza. Come prima cosa, un movimento venuto dalla base si presenta alle elezioni locali al fine di insinuarsi nei consigli municipali e "prendere il potere" comunale con l'obiettivo di diffondere l'idea della democrazia diretta e favorire una politica di decrescita controllata; questo potrebbe essere quel che sta accadendo nle Kurdistan "turco". In un secondo tempo, le comuni acquisite all'ecologia sociale e al comunalismo si federano; come oggi nella Rojava. Infine, la loro federazione, divenuta contro-società e contro-potere, rende inoperanti le vecchie istituzioni, sopraffatte e delegittimate. Questa strategia, negli anni 1970-1980 - segnatamente in seguito alla pubblicazione di una raccolta di testi in proposito, "Per una società ecologica" (Christian Bourgois) - ha suscitato un fuoco di sbarramento da parte degli anarchici. Per gli anarcosindacalisti, Bookchin non assegnava alcun ruolo al sindacato, motore della lotta di classe e modello di funzionamento per un altro futuro; per le altre correnti, egli non tiene affatto conto delle perversioni dell'elettoralismo e sottostimava la capacità di reazione del capitale; per altri ancora, la su federazione di comuni al potere costituente avrebbe rilanciato una forma di Stato. I pochi comunisti libertari che osarono l'esperienza municipale raccolsero soltanto sarcasmo.
La storia ha fatto il suo lavoro. Democrazia diretta, federalismo, autogestione, assemblea generale, rispetto delle posizioni minoritarie, mandati precisi, deleghe revocabili, ecc. fanno vivere i movimenti sociali di tutto il mondo e hanno relegato nelle catacombe i metodi del marxismo-leninismo. Anche se già nel 1964, Bookchin constatava che "l'evoluzione storica ha svuotato del loro senso praticamente tutte le obiezioni alle idee anarchiche", e pensava anche che l'anarchismo avesse bisogno di essere aggiornato. Lo si aspetta ancora. Proverrà dal PKK trasmutato, dai suoi rami in Siria ed in Iraq? Sarebbe l'anarchismo, più che le bome, la risposta giusta all'islamismo? Pensare che l'idea emancipatrice sia più forte della mitraglia, per poter vincere sull'oscurantismo, è necessario oltre che ragionevole. Ed è per questo che bisogna aiutare la resistenza curda, sostenere coloro che si impegnano al suo fianco. Secondo i nostri mezzi, senza fabbricare dei miti, senza cercare il "grande Altro".
Pierre Bance
fonte: Autre Future
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