giovedì 8 gennaio 2015

Prassi senza speranza

johnny

Dominio senza soggetto
- Sul superamento di una critica sociale riduttiva -
di Robert Kurz

4.
La dissoluzione delle vecchie teorie soggettive del dominio si è estesa, sulla base della tesi della burocratizzazione, alle concezioni più moderne dello strutturalismo, del funzionalismo strutturale e della teoria dei sistemi. La sistematica assenza del soggetto viene alla fine tematizzata apertamente, non solo come risultato storico (lamentevole) della modernità, ma per la prima volta come principio proprio della socializzazione umana. A partire dalle analisi strutturali della linguistica si forma l'idea che costitutivo non sia il soggetto, né la prassi dei soggetti, ma piuttosto le "strutture" senza soggetto nelle quali e per mezzo delle quali si costituisce la relativa azione. Non è l'uomo (il soggetto umano) che parla, è "la lingua che parla". Oppure, detto in termini sarcastici: l'uomo "è parlato".
Questo progetto teorico, introdotto da Ferdinand de Saussure ("linguistica strutturale"), si estende rapidamente all'etnologia (Claude Lévi-Strauss) ed alla psicologia (Jacques Lacan), per poi raggiungere la storia, la sociologia e la filosofia. Secondo tale progetto, ad essere in gioco dappertutto, non sono, in ultima analisi, gli individui ed i soggetti umani, ma le strutture senza soggetto in quanto pseudo-soggetti (sebbene non coscienti ed attive, ma semmai "determinanti"). Se l'uomo non parla, ma "viene parlato", allora egli neppure pensa, ma "viene pensato"; quindi non agisce in forma sociale, politica oppure economicamente, ma "viene agito", ecc.. Si preconizza in questo modo niente di meno che la morte del soggetto.
Nessuno ha espresso filosoficamente un tale risultato in maniera più conseguente di Michel Foucault, la cui opera estremamente contraddittoria viene considerata, ora come post-strutturalista, ora come postmoderna:
"Nell'istante in cui si prende coscienza che tutta la conoscenza umana, tutta l'esistenza umana, tutta la vita umana e perfino l'intera eredità dell'uomo poggia su delle strutture, ossia, su un insieme formale di elementi che sono sottomessi alle relazioni passive della descrizione, l'uomo smette di essere il soggetto di sé stesso per essere allo stesso tempo soggetto ed oggetto. Si scopre che quello che rende possibile l'uomo è un insieme di strutture che egli può pensare e descrivere, ma delle quali egli non è il soggetto, né la coscienza sovrana. Tale riduzione dell'uomo alle strutture che lo circondano, appare come caratteristica di tutto il pensiero contemporaneo; in questo modo, oggi, l'ambiguità dell'uomo come soggetto ed oggetto non  è più un'ipotesi feconda né un tema di ricerca fecondo." (Michel Foucault, Von der Subversion des Wissens, Frankfurt, 1987, p. 14 s, [si tratta di una citazione di un'intervista concessa a Paolo Caruso] nel 1969).
Quasi che il vero tema di Foucault fosse il "potere" di taglio nietzschiano (ed egli riuscisse ad essere un nietzschiano strutturalista o uno strutturalista nietzschiano), il concetto di dominio senza soggetto appare così totalmente liberato dalla vecchia tesi della burocratizzazione. Laddove tutto è "potere" e niente più è "soggetto", si esauriscono anche le vecchie teorie soggettive del dominio, per le quali il "potere" è impensabile senza un soggetto-potere, alla cui volontà il "potere" possa essere assimilato. Foucault ovviamente non si dimostra contento di questo, per quanto ammiri Nietschze e per quanto la "volontà" rimanga per lui rilevante. Tuttavia, la volontà è allo stesso tempo una compagna perduta che, nell'esprimersi, può solo eseguire "funzioni" di "struttura", che questa sia o no la sua "volontà". Allo stesso modo in cui la volontà, espressa in "desideri", sta ovunque, così anche il "potere" sta da tutte le parti come struttura senza soggetto, nelle cui forme si può esprimere esclusivamente la volontà. Foucault cerca di star dietro a questa inevitabile costellazione fino ai più infimi pori della psiche, fin nella "Microfisica del potere" - e questo è anche il titolo di una delle sue raccolte di saggi.
Con questo, senza dubbio, la prassi emancipatrice entra definitivamente nella disperazione. O meglio: il legame tra prassi e base teorica si rompe apparentemente in maniera definitiva. Agire nonostante la teoria - ecco la parola d'ordine esplicita o implicita. Lo stesso Foucault si lega appassionatamente al Gruppo di Informazione Penitenziaria (GIP) e si coinvolge con le rivolte dei detenuti. Conduce per così dire una doppia vita come "professore di storia dei sistemi delle idee" nel College de France, a Parigi, e come "nemico della normalità" (anche per mezzo della sua stessa situazione in quanto omosessuale). Il dilemma di Foucault tuttavia non è unicamente personale, né è puramente lo stesso dilemma dello strutturalismo, ma piuttosto assomiglia ironicamente a quello dell'avversario "umanista" ed esistenzialista da lui tanto duramente criticato. Qui ci rientra anche la Teoria Critica. Dopo tutto, Foucault si è espresso in forma positiva, anche rispetto ad Adorno.
La prassi senza speranza, senza mediazione ed incapace di fondarsi, è una conseguenza universale di questo sistema di idee, per non parlare del resto degli antagonismi. Gli strutturalisti avevano tutti frequentato la scuola delle teorie occidentali del soggetto (marxismo, esistenzialismo, fenomenologia, Teoria Critica). I suoi attacchi all'umanesimo ideologico sono sempre stati anche una discussione interna. In questo senso, lo stesso strutturalismo è una forma decadente di pensiero illuminista che distrugge sé stesso fino alla conseguenza ultima della desoggettivizzazione. Se per la Teoria Critica tale processo di desoggettivizzazione è ancora storico - l'estinzione di una promessa o il collasso di una realtà - gli strutturalisti da parte loro riconoscono che non è mai esistito un soggetto nel senso illuminista.
Se anche i cosiddetti popoli selvaggi agiscono in strutture senza soggetto - come tenta di dimostrare l'etnologia di Claude Lévi-Strauss - allora la "struttura" è integrale ed ontologica, allora si possono avere "processi diacronici" ma non propriamente storia. Il concetto finale a cui si arriva, del dominio senza soggetto, di per sé identico alla "morte del soggetto" in generale, distrugge anche l'avversario ipotetico del dominio, il contro-soggetto emancipatore. L'idea del dominio senza soggetto è pertanto forzatamente identica alla separazione definitiva fra teoria e prassi. Lo strutturalismo porta solo alle estreme conseguenze il pensiero illuminista. Perciò le grida rabbiose di Sartre e dei marxisti ortodossi in Francia meritano tanto poco credito quanto quelle dei gestori del patrimonio della Teoria Critica in Germania. E per questo è stato possibile agli industriosi laureati accademici, a somiglianza degli ungulati e dei ruminanti, rigurgitare, come una grande massa unitaria di pensiero, tutte le teorie occidentali del dominio e del soggetto fino alla fine del secolo, e versarle su un tollerante foglio bianco.
Il concetto di "struttura" corrisponde a quello di "sistema", sia come sinonimo, sia come principio di "insieme di relazioni (...) che si conservano e si modificano indipendentemente dai contenuti in esse raccolte." (Foucault, in un'intervista del maggio 1966).
Qui lo strutturalismo entra in contatto con la teoria dei sistemi, che si sviluppa a partire dalla sociologia positivista anglosassone, soprattutto quella di Talcott Parsons. (nota: il fatto per cui Parsons sia stato allievo di Max Weber e di aver sviluppato la teoria di quest'ultimo nel senso positivista e pragmatico del pensiero anglosassone, rivela le mediazioni ed i legami sottocutanei nel processo immanente della distruzione dell'ideario illuminista occidentale ed indica il concetto di dominio senza soggetto.) Secondo la scorciatoia anglosassone, la teoria dei sistemi ha poche remore, ed assolutamente nessun scrupolo teorico-soggettivo, a dissolvere il soggetto dominante, e quindi il soggetto in generale, nelle leggi cibernetiche del movimento dei "sistemi". Il pubblico funzionario tedesco Niklas Luhmann, innalzato alla statura di grande teorico, allievo di Parsons ed uno dei più conosciuti teorici contemporanei della teoria dei sistemi, sembra divertirsi furtivamente a descrivere con un linguaggio protocollare il mondo sociale come una macchina di relazioni senza soggetto, ed affermare il punto di vista dell'illuminismo come se fosse un'ideologia obsoleta e pre-scientifica:
"La teoria dei sistemi rompe con questo punto di vista e non ha alcun utilizzo per il concetto di soggetto. Essa, allora, può affermare che ogni unità usata in questo sistema (...) deve essere costituita da questo stesso sistema e non può mantenere relazioni con il suo ambiente."
L'impatto di questa dichiarazione diventa chiaro solo se si comprende che per "ambiente" di questo sistema non si intende altro che gli attuali "soggetti", ossia, gli uomini reali con la loro coscienza reale, le loro necessità, i loro desideri, le loro idee, ecc.:
"Ovviamente non affermiamo che possa esistere un sistema sociale senza coscienza presente. Ma la soggettività, la presenza della coscienza, il radicamento della coscienza viene concepita come ambiente del sistema sociale, e non come suo auto-riferimento".
Non senza un (involontario) umorismo nero, i soggetti umani verrebbero degradati a mero "ambiente" del loro stesso "sistema" sociale. Il sistema non è altro che il sistema delle relazione fra gli uomini che è diventato strutturalmente autonomo da questi ultimi. La storia può allora essere intesa, al massimo, come la "differenziazione" sempre più progressiva dei sottosistemi del "sistema" ontologico chiamato società. La società diventa sempre più un "sistema dei sistemi", nella quale però l'autonomizzazione degli "auto-riferimenti" sistemici, contrapposti alla coscienza umana e soggettiva, si impongono in maniera inevitabile. Così come i soggetti possono solamente pensare ed agire in relazione a questo "sistema dei sistemi" e all'interno dei rispettivi sotto-sistemi, essi rimangono fin dall'inizio funzionalmente ridotti, sul piano delle relazioni "in quanto tali", pensabili solo come senza soggetto. La "auto-referenzialità" del sistema è pertanto il processo - vuotato del soggetto - di marcia, di differenziazione e sviluppo sul piano delle relazioni sociali, che devono essere considerate strutturalmente indipendenti dagli uomini reali che fanno ad esse da base in quanto "ambiente". Quest'arido funzionalismo non si spaventa più davanti alla testa della Medusa dell'assenza di soggetto: è egli stesso quella testa. (nota: "Mentre la teoria, per quello che si riferisce ai concetti e alle dichiarazioni di contenuto, si scrive da sé sola, i problemi della costruzione mi sono costati molto tempo e riflessione", rivela Luhmann nella prefazione al suo libro "Sistema sociale").
Il "sistema" preesiste sempre, non solo sul macro-piano, ma anche sul micro-piano del relazionamento umano in generale:
"Ogni contratto sociale viene concepito come sistema, inclusa la società, alla condizione dell'insieme delle considerazioni di tutti i contatti possibili. La teoria generale dei sistemi sociali ha la pretesa, in altre parole, di cogliere tutta la sfera degli oggetti della sociologia e, in questo senso, essere ina teoria sociologica universale."
Da questo punto di vista, perfino la coppia è un "sistema", così come lo è anche il singolo individuo solitario (come sistema di per sé, nella "robinsonata" della sua auto-relazione sociale). Così come il tormento del dolore del soggetto sparisce per mezzo dello totale amputazione di questo membro, grazioso ma inaridito, si può, del tutto innocentemente portare avanti un sistema induttivo di astrazioni, a  partire dalla descrizione banale di relazioni "sistemiche" sul micro e sul macro-piano della società - una sorta di oracolo della sociologia vuota di concetti, nella quale tutte le relazioni immaginabili avvengono come tipi ideali e possono essere differenziate o "calcolate". Oltre che il soggetto, si estingue ogni concetto di insieme della società.
Da questa prospettiva, o il "dominio" scompare del tutto oppure acquisisce un significato interamente nuovo. Se per Foucault esso è ancora un avversario, seppure senza soggetto, sfuggente ed incontrastabile, Luhman da parte sua non arriva nemmeno a chiedere "e allora?" Per la teoria dei sistemi, ogni critica del dominio è tanto assurda quanto una critica della circolazione sanguigna o dell'evoluzione. Come ogni tipo di relazione reca sempre, come necessità logica, un sistema di relazioni trascendente ed inaccessibile nella sua auto-normatività, quello che finora sembrava "dominio" può anche essere solamente una funzione indispensabile dei sistemi. E così come i soggetti sono sempre mero "ambiente" dei sistemi, il dominio non può essere altro che un tipo di campo di forze dei sistemi, comparabile forse alle relazioni gravitazionali in un sistema solare.

- Robert Kurz -
- 4 di 12 - continua ...


fonte: EXIT!

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