Dominio senza soggetto
- Sul superamento di una critica sociale riduttiva -
di Robert Kurz
12.
La critica fondamentale del dominio appare anche come radicale nella sua nuova immagine meta-riflessiva di critica del dominio senza soggetto. E ciò a ragione, poiché, com'è noto, la radicalità designa un procedimento che arriva fino "alle radici". Non confondendo tale procedimento con un'ideologia militante rabbiosa (oppure eroico-esistenzialista) - la quale non arriva alla radice delle relazioni - la critica radicale dovrà essere diretta a maggior ragione nel contesto delle nuove promesse. Tuttavia, questa nuova radicalità non dev'essere separata criticamente solo dalle idee a proposito di un procedimento "radicale" che si riferisca alla logica immanente (e costituita dal feticcio) dal "punto di vista del lavoro" e della "lotta di classe", ma parimenti anche dalle idee circa l'obiettivo sociale del radicalismo critico fino ad oggi.
Lo scopo trascendente sia delle concezioni utopistiche che delle concezioni marxiste è stato sempre il (supposto) superamento della moderna relazione capitalista per mezzo di un'altra forma universale ed astratta di riproduzione sociale. O meglio, questo è stato un assioma abbastanza ovvio della critica radicale, una supposizione implicita che non veniva esplicitamente tematizzata, poiché il problema essenziale della forma della costituzione universale del feticcio ancora non era stato sollevato nel contesto riflessivo del pensiero critico. Si è molto speculato su quale forma dovesse avere una società solidale, "Giusta", ecc., oltre il capitalismo; tutti i tentativi, però, riproducevano in qualche modo l'universalità astratta della forma merce, sia come relazioni di scambio e di produzione "d'impresa" o analoghe al mercato - relazioni queste, pensate come "naturali" - sia esplicitamente come produzione alternativa (o regolata in maniera alternativa) di merci. Lo scopo di una forma alternativa, astratta ed universale (oltre che suppostamente superatrice) che prevalesse - in apparente opposizione alla forma capitalistica - per tutti i membri della società, e per tutti i momenti della riproduzione sociale, implicava logicamente la minaccia della dittatura, non importa con quali fondamenti o giustificazioni *.
Secondo le premesse della critica del feticismo e del superamento della seconda natura, il problema dev'essere formulato in maniera totalmente diversa e sorprendente per il pensiero immanente. Infatti, ora non si tratta più della "installazione" di una nuova forma astratta ed universale, ma si tratta innanzitutto del superamento della forma sociale astratta in generale. Questo ovviamente non significa che non si avranno più istituzioni sociali e che la società si riprodurrà arbitrariamente nel senso di una contingenza caotica. La coscienza moderna costituita nella forma immagina spontaneamente il superamento della "forma in generale". Si deve lamentare però che la "forma", nella seconda natura, è la forma (rispettiva) della coscienza e della riproduzione universale incosciente di sé stessa, sulla quale la coscienza apparente dell'ego - e quindi tutte le istituzioni sociali - non ha alcun potere. In questo senso, la forma codifica tutte le azioni ed impone la cieca "normatività" della (rispettiva) seconda natura. Il superamento della seconda natura è così necessariamente il superamento di questa forma oppure, detto in termini di astrazione teorica, il superamento della "forma sociale in generale".
Perché, quando la coscienza e l'azione pratica e sociale non si sottomettono più ad una forma incosciente della coscienza e della sua normatività oggettivata, non potrà più sorgere su tale piano una determinazione formale **. Quello che finora ha seguito un cieco meccanismo normativo dev'essere adesso trasposto nella "coscienza cosciente" degli uomini - l'autocoscienza. Tale trasformazione è forse più facilmente immaginabile sulla base di quei momenti di riproduzione sociale che fino ad ora sono stati chiamati "economia" ***. La crisi socio-ecologica, nel campo negativo, ed il pensiero in rete, nel campo positivo, suggeriscono che non si dà più libero corso agli interventi nella natura e nella società secondo un principio universalmente valido (forma denaro, "redditività"), ma che prima devono essere fatte delle scelte in accordo con i criteri sociali ed ecologici, in vista del contenuto sensibile dell'intervento e del suo successo. Una tale differenziazione, che si è resa inevitabile sotto pena di una crescente minaccia di catastrofe, tuttavia può essere effettuata praticamente solo per mezzo di un collegamento diretto fra i processi di decisione sociale ed il contenuto sensibile della riproduzione, non più codificati e filtrati da una forma incosciente. Per un tale processo di decisione si richiedono naturalmente delle istituzioni ("consigli", "tavole rotonde" o quello che sia) organizzate come un insieme in rete e (per lo meno nel corso del processo sociale di trasformazione che vada oltre la forma merce) responsabili per certi criteri di decisione. In futuro solo cum grano salis si potrà parlare anche di un "contratto sociale", sebbene il concetto stesso di "contratto" faccia parte della forma giuridica ****, e pertanto appartenente al mondo della merce.
E' interessante notare che le condizioni globali dello sviluppo alla fine del XX secolo semplicemente non permettevano più di sottomettere tutti i rami della riproduzione e tutte le aree, tutti i vincoli e tutte le relazioni, in un unico e medesimo principio ciecamente formale. "Immaginare" e porre dogmaticamente in una pratica sociale - secondo un unico criterio formale (come lo esige la costituzione universale del feticcio) - il turismo e la produzione di mele, la costruzione civile e le cure sanitarie, lo smaltimento dei rifiuti e l'autostima personale, la pittura dei quadri ed il gioco del calcio, è una follia. Al posto della forma di coscienza e riproduzione universale (valida per tutti e per ciascuno) - per cui l'uomo è sì "socialmente fatto" ma che si situa fuori della portata della sua coscienza, e pertanto del suo controllo - deve nascere una "deliberazione" cosciente ed una condotta organizzata, che venga trattata secondo le necessità materiali e sensibili del turismo, dell'assistenza sanitaria, della produzione di mele, ecc.. Non si avrà più un "principio" universale (redditività, "capacità di esposizione" nella forma-feticcio del denaro) che guiderà l'utilizzo delle risorse sociali in maniera indipendente dalla coscienza.
In generale, si può dire che quello che fino ad allora era stata la forma inconscia della socialità doveva essere estinta e sostituita dalla comunicazione diretta fra gli uomini, in una forma molto più organizzata e messa in rete. La "forma" inconsciamente regolatrice sarebbe stata sostituita dalla "azione comunicativa" (Habermas) degli uomini, che avrebbe riflesso consciamente la loro propria socialità e le loro azioni sociali, organizzandosi in base a queste. Se ci avvaliamo ancora una volta dell'analogia della prima e della seconda natura, la trasformazione appare identica al superamento dello "istinto" sul piano della seconda natura. Nella "preistoria" - che dura fino ad oggi - la liberazione nei confronti degli istinti animali è stata pagata con la formazione degli istinti secondari (non meno inconsci) che si installano sul codice simbolico della seconda natura. L'azione sociale non è perciò primariamente comunicativa, ma segue gli pseudo-istinti prodotti dalla costituzione del feticcio. Tuttavia, la soggettività, in relazione alla prima natura, innesca nel frattempo delle potenzialità che, con il successivo governo dei quasi-istinti della seconda natura, minacciano di portare l'umanità al noto destino dei lemming. La "autopoiesi" del sistema produttore di merci è il programma letale dell'umanità globalizzata. Quello che appare come un suicidio collettivo non è altro che il cieco impero degli istinti regolatori, che in condizioni diverse portano alla distruzione.
Da molto tempo sono presenti quei comportamenti, quelle concezioni, quelle percezioni ed idee del sistema dei trasporti per lo smaltimento rifiuti, che nei rami sociali della produzione tenevano conto delle esigenze materiali e sensibili dell'attuale livello di socializzazione e sviluppo produttivo. Ora, in maniera apparentemente incomprensibile, le percezioni condivise da quasi tutti non possono essere convertite in azioni, una volta che la forma universale inconscia, imposta dalla "autopoiesi" del sistema, essa prolunga la sua sopravvivenza fantasmagorica, ed impedisce agli uomini di agire in conformità con le loro percezioni. La stessa forma della coscienza cade in contraddizione con i contenuti della coscienza.
Ma la completezza della costituzione del feticcio non è in alcun modo assoluta. I contenuti e le percezioni di tutte le sfere di pensiero ed azione sono assai prossime ai limiti dell'incoscienza formale, perché la contraddizione fra forma e contenuto della coscienza possa continuare ad essere offuscata dalla stessa coscienza. Questo non si vede solamente nella coscienza socio-ecologica della crisi. Anche per quel che riguarda le "province freudiane" si è avuta un'alterazione. I meccanismi dell'inconscio e della sua riflessione (per esempio i concetti di "repressione" e di "proiezione") passano dalla scienza alla coscienza generale, seppure assai spesso in forma diluita e volgarizzata. L'uomo medio attuale non può comportarsi con sé stesso in maniera così ingenua ed immediata come avveniva un paio di generazioni fa. Si delinea così una prospettiva nella quale "l'inconscio" poco a poco si estingue (seppure in maniera contraddittoria ed oggi ancora strumentale) e si dà inizio ad un processo nel quale le "province" psichiche occulte dell'Id sono tratte alla luce della coscienza apparente. Inversamente, lo stesso superego comincia a perdere la sua autonomia. Anche per la coscienza quotidiana diventa sempre meno accettabile il cieco orientamento secondo schemi preconcetti ed inculcati fin dall'infanzia. Le norme morali, politiche e culturali devono essere provate ed analizzate nella loro portata e plausibilità. Tendenzialmente viene mandato affanculo il vecchio superego automatico *****. Anche lo stesso linguaggio, come sistema regolatore, non rimane immune alla riflessione. La critica del linguaggio realizzata dalle femministe e l'implementazione cosciente di nuove regole linguistiche, con le quali i codici "maschili" vengono disattivati, non è affatto così stupida come piacerebbe supporre ad alcuni monopolisti (maschi) della lingua e della teoria. In primo luogo, questo processo indica l'inizio di un processo alla fine del quale "l'uomo non verrà più parlato", ma assumerà un'iniziativa cosciente nel suo sviluppo linguistico (e non semplicemente assentirà "apres-coup" ed in maniera inconscia alle alterazioni eseguite). Lo stesso vale per la critica delle regole linguistiche (quelle razziste, per esempio).
Tuttavia, per quanto la riflessione sia vicina alla costituzione del feticcio, la trasformazione necessaria, con cui la seconda natura verrà superata, ancora non ha trovato alcun principio decisivo. La questione di un "movimento di superamento" non è ancora chiarita, poiché le forze sociali a tal fine non sono ancora formate; invece, le soluzioni continuano ad essere cercate dentro la forma merce (del sistema Stato-mercato), e quindi lungo la stessa strada dei Lemming. Nella vecchia costellazione, questo problema avrebbe suscitato la questione del "soggetto rivoluzionario". La critica dell'aforisma illuminista del soggetto è inevitabile. Così come non c'è un soggetto (sociale) a priori della forma feticcio sociale - e l'essenza della seconda natura consiste proprio nella sua costituzione senza soggetto - lo stesso superamento di tale costituzione non può essere sostenuta da un soggetto a priori socialmente definito sullo stile della vecchia concezione del soggetto "classe operaia". Tutti i soggetti sociali del sistema produttore di merci sono, in quanto tali, "maschere di carattere" della forma del feticcio. Un momento del superamento non può pertanto utilizzare come miccia un cattivo "interesse", immanente e costituito a priori dalla forma, bensì una critica della forma presupposta di un interesse cieco. Questo vale per "tutti", e quindi tutti possono in principio costituire e portare avanti questo movimento di superamento. Un tale movimento non corre su strade tracciate in mondo immanente, ma procede attraverso le brecce del sistema produttore di merci e resistendo al processo di barbarie. I suoi portatori non possono riferirsi ad un apriorismo ontologico (come al "lavoro", per esempio), ma solamente alle percezioni parziali però inevitabili, nelle quali la coscienza rompe il suo proprio carcere formale. In questo modo, il conflitto sociale non sparisce, ma viene riformulato su un altro piano. Infatti, non si tratta ora di un antagonismo ciecamente costituito, in cui ogni membro della società abbia già disegnata la sua parte dalla costituzione del feticcio, ancor prima di poter prendere una decisione. Si tratta innanzitutto di un antagonismo nel quale la critica pratica della forma del feticcio, da una parte, e l'appoggio logoro alla sua "normatività" sempre più assurda, dall'altra, (la coscienza sociale superiore, da un lato, e la coscienza codificata del lemming, dall'altro) si trovano uno di fronte all'altro.
Grande è la tentazione di chiamare "soggetto", il portatore cosciente di un movimento futuro di superamento, anche se non può mai essere un soggetto "in sé" preesistente ed attivo a fronte del suo compito. Si tratterebbe inoltre di un soggetto non-apriorico ed auto-costitutivo su quel piano fino ad ora occupato dalla forma sezza soggetto ed incosciente. Ma il soggetto da scartare a priori (ossia, costituito inconsciamente) è il soggetto in generale. Se il soggetto viene smascherato in quanto attore incosciente della sua forma e in quanto - nel suo compito di porre il mondo esterno come oggetto - oggettivizza sé stesso e si definisce strutturalmente come "maschio" e "bianco", allora la coscienza dell'azione e della percezione oltre la seconda natura non può più prendere la forma della soggettività nel senso attuale, perdendo così la sua connotazione positiva ed enfatica. La meta-coscienza oltre la seconda natura non è più una "soggettività". Per la coscienza immanente, in maniera paradossale e provocatoria, il compito storico si riassume nella seguente lapidaria formula:
la rivoluzione contro la costituzione del feticcio è identica al superamento del soggetto.
* nota: Il pensiero utopico si è sempre mantenuto compatibile con la storia dell'affermazione della forma merce totale e con le sue forme dittatoriali, sebbene non venisse da esse assorbito. Così, il marxismo si è trasformato in ideologia della legittimazione delle forme di una modernizzazione tardiva sull'orizzonte di una socializzazione della forma merce. Allo stesso modo in cui il problema della forma astratta ed universale ha sempre generato nuove interpretazioni del sistema produttore di merci, così anche il problema della sua implementazione forzata ha generato sempre nuove allusioni alla dittatura, che indicano il carattere compulsivo della costituzione irriflessa del feticcio. Il liberalismo e la sua critica del dominio si riferiscono ad una totale internalizzazione delle esigenze della forma merce, cioè al dominio senza soggetto (oggi intrapreso e realizzato) della forma merce totale, la quale viene presupposta ciecamente come "sistema di regole del gioco" e - come tipo ideale - non necessita più di nessun podere coattivo esterno. In questo senso, il liberalismo rappresenta la più abietta legittimazione della cosiddetta "dittatura delle necessità", la quale contiene sempre il momento del dominio senza soggetto e fa parte dello stesso continuum storico dell'utopismo e del marxismo.
** nota: E' stata Rosa Luxemburg che, per la prima volta dopo Marx, formulò e postulò, nell'ambito dell'economia politica, l'idea che una società post-capitalista non avrebbe potuto più avere un'economia politica. Ovviamente, ben presto venne ripresa con durezza dai marxisti ufficiali, poiché il marxismo ha sempre pensato "in fondo" secondo le categorie dell'economia politica del moderno capitalismo, e mai "contro" di esse.
*** nota: Il superamento della forma merce non è un semplice procedimento interno alla "economia", ma piuttosto il superamento della forma universale della coscienza e della riproduzione. La concretizzazione dell'idea di Rosa Luxemburg significherebbe anche che, insieme alla "economia politica", verrebbe superata anche la separazione sociale in diverse sfere. Infatti, il sistema produttore di merci è stato il primo a differenziare la società in sfere autonome ed opposte fra loro, o in "subsistemi" (nel gergo della teoria dei sistemi) come politica ed economia, lavoro e tempo libero, scienza ed arte, ecc., riunita per mezzo della totalità della forma feticcio nell'immagine della coscienza costituita dalla forma merce.
**** nota: La forma giuridica è un momento derivato della forma merce e fa parte del contesto generale funzionale della costituzione del feticcio. Nella forma del diritto (o nelle sue forme di base ed embrionali nelle società premoderne), gli uomini si relazionano direttamente tra di loro solo in maniera secondaria, ossia, per mezzo di relazioni interne al contesto già costituito dal feticcio, che sono mere relazioni interattive e conflittuali delle "maschere di carattere" (Marx) ciecamente confezionate. Leggi e decreti isolati sono "fatti" per i soggetti umani (istituzioni), ma non lo è fatta la forma giuridica come tale, la quale si impone in maniera inappellabile come momento della forma merce e si situa "oltre" il "libero arbitrio" da essa costituito, come Kant notò per primo. Basta già questo per dimostrare che la parola d'ordine dei "diritti umani" non ha niente di libertario, poiché serve solamente ad oscurare il vero problema (quello della costituzione del feticcio).
***** nota: Senza dubbio, tale sviluppo è particolarmente pericoloso nella crisi della società insuperata della merce e minaccia di diventare un momento della barbarie. Infatti, dal momento che la progressiva estinzione del superego non viene accompagnata dalla simultanea costruzione di una struttura di azione e riproduzione comunicativa, non guidata dalla forma merce, questo porterà solo alla liberazione del soggetto-merce e dei potenziali distruttivi. Tale tendenza ha già dato luogo ad una critica retrograda che desidera rivivere nuovamente (e forse per l'ultima volta) i "valori" conservatori della vecchia borghesia (da "l'amor di patria" e dalla "obbedienza ai genitori e agli insegnanti" fino all'etica del lavoro) e pertanto la vecchia struttura del superego - uno sforzo tanto inutile quanto assurdo e reazionario.
- Robert Kurz -
- 12 di 12 - fine!
fonte: EXIT!
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