domenica 11 gennaio 2015

La marionetta che muove i suoi propri fili

marionette

Dominio senza soggetto
- Sul superamento di una critica sociale riduttiva -
di Robert Kurz

7.
A prima vista, potrebbe sembrare che, col concetto di costituzione di feticcio, diventi obsoleto non solo il vecchio concetto soggettivo-illuminista di dominio, ma anche lo stesso concetto di dominio in generale. La distruzione del soggetto finirebbe quindi per sfociare nel concetto di semplice marionetta. Un simile abbandono immediato del concetto di dominio sarebbe, per così dire, tatticamente inaccettabile. In primo luogo, apparirebbe come dissuasivo per gli uomini riguardo alle coercizioni che avvengono nella realtà (e che sono sentite in tutto il loro peso), le quali entrano fin dentro i nostri pori nel quotidiano delle società-feticcio secolarizzate del mercato totale e dello Stato democratico di diritto. Il fatto che una tale repressione non possa essere ricondotta ad un soggetto determinato, non altera in nessun modo il suo carattere, e pur essendo "strutturale" è ancora degna di odio.
In secondo luogo, questo concetto di marionetta scuserebbe in qualche maniera "il dominio dell'uomo sull'uomo". Non appena si percepisce il carattere senza soggetto delle determinazioni sociali, non appena i concetti di "ruolo" e di "struttura" scendono dall'Olimpo scientifico nella consapevolezza quotidiana, essi vengono strumentalizzati in maniera più o meno ingenua per giustificare e sdoganare i detentori di certe funzioni di dominio. Qualcuno fa "solamente" il suo lavoro, compie il suo "dovere", agisce secondo il suo "ruolo" ed è esposto, riguardo a tutto il resto, alle stesse "strutture" - tali affermazioni fanno parte da molto tempo del repertorio della falsa e fuorviante legittimazione dell'esercizio del potere dominante. In questo modo, la conoscenza critica viene trasformata in banale affermazione.
Questo risulta ancora più sgradevole quando le funzioni di dominio non sono rigidamente formalizzate - come avviene nelle relazioni economiche e burocratiche - ma vengono eseguite informalmente e si manifestano come attribuzioni strutturali di ruolo, come avviene nella relazione fra i sessi o nella relazione di insegnamento (ed anche nei pregiudizi e nelle discriminazioni razziali). L'autocompiacenza dell'uomo compulsivamente eterosessuale e non veramente interessato, nonostante la cortese reverenza per il femminismo, a superare sé stesso, appare manifesta quando si afferma che, in fondo, non è egli stesso, in quanto persona, il veicolo di certe manifestazioni autoritarie nelle relazioni fra i sessi, ma che egli "solamente" esegue - forzato e di controvoglia - una struttura socialmente prevalente e storicamente senza soggetto. Questo si rende evidente a diversi gradi e attraverso espressioni implicite ("mute") o esplicite di un lavoro pseudo-riflesso di repressione maschile. Alla stessa maniera in cui il sistema produttore di merci può apparentemente trasformare in merce ogni forma di critica e renderla, come tale, "strutturalmente" inoffensiva, così anche la coscienza maschile e compulsivamente eterosessuale del dominio, con le sue esigenze obsolete di indipendenza e sovranità, sembra piegare ogni contenuto cognitivo della critica della struttura dei sessi ad una forma superiore e più elaborata di auto-affermazione. Proprio al fine di non dover abbandonare il suo "sgargiante" punto di vista dominante, sempre più inconfessato, e non lasciare che la critica si estenda alla "identità" compulsiva o perfino al suo stesso corpo, il sesso maschile rimane per così dire sollevato dall'assenza del soggetto e del suo concetto. Questa è quasi la forma del criminale psicotico, il quale si convince della propria innocenza dal momento che "nulla si può contro la legge", seppure abbia piena coscienza di sé stesso e delle sue azioni. Per continuare com'è e per poter continuare ad esercitare il dominio, l'uomo compulsivamente eterosessuale, sovrano ed identico a sé stesso è disposto a dichiararsi inaccusabile e a trasferire lo status di soggetto alla "struttura" ed al "sistema" - al potere schiacciante dell'assenza di soggetto che non fa alcun male concreto (è forse questo il senso psicologico della teoria di Luhmann e del suo considerevole successo).
Ovviamente, tuttavia, l'abbandono del concetto di dominio e della metafora delle marionette non deve essere ripudiato semplicemente per motivi pseudo-tattici, per stabilire così una posizione negativa rispetto alle relazioni in quanto sono odiose ed insopportabili. Il problema dev'essere risolto anche teoricamente. Nel suo paradosso, infatti, l'astuzia quasi "femminile" dell'auto-affermazione maschile pseudo-riflessa "strutturalmente" indica un problema teorico, ossia, la questione della relazione tra la costituzione del feticcio e la soggettività. Il riconoscimento del fatto che la struttura ed il sistema non sono di natura ontologica e neppure scendono fino alla natura organica - ma che sono "emerse" dapprima nella loro diversità sul piano della seconda natura e diventano tanto manifeste quanto obsolete nello stadio di sviluppo del sistema produttore di merci - non è ancora capace di risolvere la relazione interna fra soggetto ed assenza di soggetto. Se il concetto di feticcio porta spontaneamente alla riproduzione del punto di vista strutturalista e della teoria dei sistemi (e alla vicinanza con il suo contenuto affermativo) sostenuto da concetti semplicemente modificati e ampliati in maniera storicistica, se la metafora delle marionette e la negazione del concetto di dominio si impongono spontaneamente, allora diventa chiaro che nella riflessione teorica esiste ancora un "anello mancante".
Il soggetto non sparisce meramente come semplice errore, ma continua ad esistere, sebbene ora come mero soggetto interno nella costituzione del feticcio - essa stessa senza soggetto. Il problema è che il feticcio però non è un "essere" autonomo e provvisto di coscienza propria, che sia fornito, per così dire, di indirizzo e di casella email. L'assenza del soggetto non è, da parte sua, un soggetto che possa "dominare", ma costituisce dominio ed è paradossalmente definito come qualcosa di profondamente proprio ed alieno, interiore ed esteriore. Marx ha sollevato metaforicamente una tale questione per mezzo del "soggetto automatico", nel cui ambito regna ciecamente il "valore" invisibile, onnipresente ed oggettivato, della riproduzione capitalistica del feticcio. Nel contesto della critica dell'economia politica e della determinazione economica della forma del capitale in termini generali, questa definizione metaforica può essere sufficiente, anche se per la comprensione della costituzione del feticcio e del problema del soggetto come tale, essa possa risultare insoddisfacente. Marx ha espresso così solo il paradosso ed il controsenso di questa relazione, poiché "l'automatismo" e la soggettività si escludono a vicenda.
Ovviamente, è difficile pensare la meta-riflessione della relazione dentro le forme di pensiero di questa stessa relazione, che vengono assunte come presupposte. La coscienza costituita dal feticcio adotta la decisione spontanea di esplicitare "l'essere" codificatore e legiferante per poi, come soggetto, muovere la marionetta. "L'esteriore", però, è "niente". Il soggetto è una marionetta che muove i suoi propri fili. Questo però è, in ogni modo un assurdo, o meglio, è la metafora di qualcosa di impensabile nelle forme di pensiero presupposte. Per il soggetto esistono, come grandezze relative, l'oggetto incosciente (la natura) oppure gli altri soggetti. Il feticcio può allora essere l'oggetto (la natura), e quindi inevitabile *, oppure può essere un soggetto esterno **.  I concetti di feticcio e di seconda natura indicano (ed è questa la differenza con la teoria dei sistemi, che non conosce alcun contrasto fra prima e seconda natura) che esiste qualcosa che non si risolve nel dualismo soggetto-oggetto e che non è né soggetto né oggetto, seppure costituisce questa relazione.
In sostanza, lo strutturalismo, la teoria dei sistemi ed altri programmi teorici hanno carattere teorico transitorio, così come il sistema capitalista produttore di merci ha carattere transitorio come formazione sociale ***. La distruzione unilaterale del soggetto non può sostenersi da sé sola, il soggetto non può essere abbandonato come mero errore o marionetta, giacché non si può ignorare la questione del "soggetto del soggetto" nella forma presupposta di pensiero. Un ritorno alla coscienza religiosa è tanto poco probabile quanto il semplice funzionamento del soggetto ridotto alle strutture interne dell'assenza del soggetto assimilata o in via di assimilazione, come sembra suggerire il lato crudamente pragmatico della teoria dei sistemi. La stessa ipotesi di Rousseau a proposito di un contratto sociale "dimenticato", che cerca ancora di dare una soluzione al problema compiendo il cammino inverso, è del tutto indegna di credito. Né la dissoluzione della seconda natura nel soggetto, ai primordi di una modernità ancora orgogliosa e avida di iniziative, e neppure la sua dissoluzione nell'oggetto, alla fine della modernità frustrata e senza fiducia in sé stessa, può spiegare la costituzione del feticcio o il problema del dominio.

* nota: Gli assiomi ed i codici sociali vengono quindi definiti come natura, cioè, la prima e la seconda natura vengono equiparate, per esempio in quello che appare come ontologizzazione nella teoria dei sistemi. Però la natura è oggetto proprio per il fatto di essere riconosciuta nella sua insuperabile "normalità naturale" senza soggetto. Quello che viene abbassato ad oggetto è inafferrabile anche come non-soggetto, giacché la sua "normatività" come tale non è strumentabile, ma rimane presupposta a qualsiasi strumentazione. Il pensiero strumentale pertanto presuppone la non-strumentalità sul piano dell'essere-oggetto.

** nota: La coscienza religisa della premodernità non ha ancora problemi con questo. Il soggetto esterno inteso come dio o mondo divino, come mondo spirituale, e l'animazione della natura sono un'ovvietà. Ma è proprio per questo che la soggettività stessa dell'uomo è solo embrionale e non può ancora possedere un concetto di soggetto nel vero senso, poiché la stessa natura non è ancora oggetto, non è ancora un'assenza regolare e calcolabile di soggetto, ma si sente guidata dai soggetti o è essa stessa soggetto (detto in termini moderni: su un piano che non è ancora formulabile). La dissociazione fra soggetto ed oggetto ancora non è avvenuta in maniera conseguente o solo in maniera sommaria, e la natura si manifesta tanto incerta quanto gli uomini.

*** nota: La relazione capitalista è il primo ed unico modo di produzione dinamico che dinamizza sé stesso e si trasforma a partire da dentro. In tal senso, esso punta oltre sé stesso e spinge all'auto-superamento, con il contenere in sé tutta la "preistoria", ed allo stesso tempo superarla. Società premoderne e non-europee, da parte loro, sebbene si sviluppino, non danno luogo a nessuna dinamica autodistruttiva in tal senso

- Robert Kurz -

- 7 di 12 - continua ...

fonte: EXIT!

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