sabato 2 novembre 2024

INFO-KIOSK !!

L'info-kiosk denominato “Idefix-Press”, veniva gestito da Robert Kurz - all'età di 25 anni, nel 1967-1970 - nell'ambito del suo attivismo nell'SDS (Sozialistischer Deutscher Studentenbund) di Norimberga, da lui fondato insieme ad altri nel 1966. Curava, tra le altre cose, ad esempio, la diffusione, tramite cartelle stampa e corrispondenza, di scritti,  del consigliere comunista Otto Rühle, dello psicoanalista e pedagogo socialista iniziatore del freudo-marxismo Siegfried Bernfeld, del giornalista e pedagogo marxista Freerk Huisken, di Osinskij (?) e del socialista e pedagogo austriaco Otto F. Kanitz. I titoli di Idefix-Press erano pubblicizzati regolarmente sulla SDS-info.

(Fonte: SDS-info, n. 25, dicembre 1969, pochi mesi prima dello scioglimento dell'SDS, avvenuto nel marzo 1970).

All'epoca Kurz era iscritto all'Università di Erlangen a Norimberga, dove studiava filosofia, educazione e scienze politiche - «materie sterili a priori», avrebbe poi osservato.
«Fino al giorno prima di iniziare a scrivere la mia tesi di dottorato (sulla storia del movimento studentesco in Germania e in Austria), ho conseguito tutti i miei titoli di studio, ma non ho mai studiato in vista di una qualche carriera accademica; i miei studi sono stati tutti fortemente influenzati dal movimento militante. Ero profondamente assorbito dal movimento».

fonte: @Palim Psao

venerdì 1 novembre 2024

Egalité

Forma societaria e soggettività

- Sull'uguaglianza e il conflitto sociale immanente nella modernità capitalista -
di Moishe Postone

Qui, non può essere sviluppata l'idea secondo cui le categorie andrebbero interpretate, non semplicemente come categorie economiche, ma piuttosto come "Daseinsformen", "Existenzbestimmungen" – vale a dire, come categorie che sono sia sociali che culturali, e implicano determinate visioni del mondo e concetti di identità personale (sebbene questo tema sia implicito nella discussione sopra citata della critica matura di Marx a Hegel). Mi si consenta, tuttavia, di affrontare la questione delineando brevemente alcuni aspetti del problema dell'uguaglianza. Si potrebbe sostenere che l'emergere storico dell'idea di uguaglianza astratta è molto legato all'emergere storico della forma-merce in quanto principio strutturante della società. L'uguaglianza formale è una caratteristica implicita a quel tipo di relazioni costituite dalle continue interazioni dei proprietari di merci. Questa forma continua di pratiche quotidiane, modella senza dubbio quelle che sono delle concezioni più generali della vita sociale, e dei soggetti umani (Marx, 1996: 65-69, 94-102, 186). I proprietari di merci, che hanno relazioni reciproche tra loro in quanti uguali formali, potrebbero sembrare come semplicemente "umani", senza alcun riguardo per le gerarchie formali di status. Una simile analisi potrebbe anche aiutare a spiegare perché - quando si stava diffondendo l'idea di un'uguaglianza umana in generale - i membri di certi gruppi (le donne, le classi inferiori e gli schiavi) non venivano considerati uguali. Non erano proprietari di beni, come era stato inconsciamente codificato. Suggerisco che, in un tale contesto storico, dove le gerarchie sociali e giuridiche formali non sono più considerate legittime, l'uguaglianza potrebbe essere culturalmente codificata come ontologicamente umana, mentre la disuguaglianza sociale potrebbe essere naturalizzata, ad esempio, sotto forma di alcune teorie biologiche del genere e della razza. L'intreccio storico tra le idee di uguaglianza umana generale, e quelle di soggetto agente e di forma-merce, può anche essere illuminato facendo riferimento al trattamento, fatto da Marx ne Il Capitale, relativamente all'azione collettiva dei lavoratori. A questo proposito, è significativo che la sua discussione non si accontenti di sostenere l'idea comune secondo cui l'azione collettiva sia socialista (o proto-socialista) dal momento che essa si oppone all'individualismo borghese. Al contrario, l'azione collettiva può rendere uguali i lavoratori, cioè i sudditi borghesi. Mi si consenta di approfondire questa idea: il contratto di lavoro, nel capitalismo, è un contratto tra proprietari di merci, tra uguali (Marx, 1996: 242). Eppure, come nota Marx, una volta che il lavoratore entra nella sfera della produzione, il rapporto diventa ineguale (Marx, 1996: 177-186). Molti hanno interpretato l'analisi di Marx come un'indicazione del fatto che la verità, sotto le spoglie dell'uguaglianza, è la disuguaglianza, mentre l'uguaglianza è solo una farsa. Tuttavia, questa comprensione è unilaterale, e serve a offuscare un'importante dimensione storica dei contratti di lavoro, vale a dire, che si tratta di contratti tra proprietari di beni. In questo contesto, anche i lavoratori cominciano a considerarsi soggetti con dei diritti. Tuttavia, l'unico modo, che hanno i lavoratori di realizzare il loro status di proprietari di merci, è attraverso l'azione collettiva, la quale consente loro di negoziare i termini di vendita della propria forza lavoro, che è la loro merce (Marx, 1996: 239-306). In altre parole, attraverso l'azione collettiva, i lavoratori diventano manifestamente ciò che erano stati solo in maniera latente: uguali agli altri, cioè soggetti borghesi (collettivi), titolari di diritti. Questo tipo di azione collettiva, basata su un determinato senso di sé, si trova radicato nella forma sociale della merce in quanto forma di soggettività e oggettività, e contraddice le attuali interpretazioni del progetto marxiano visto come basato su una concezione funzionalista della soggettività. La coscienza dei lavoratori come soggetti portatori di diritti, non oltrepassa, di per sé, i limiti del capitale. Tuttavia, questo è un tipo di coscienza assai diverso da, per esempio, i contadini che si ribellano contro i signori feudali in contesti pre-capitalisti. Le soggettività coinvolte sono fondamentalmente diverse. I lavoratori, in quanto soggetti titolari di diritti, sviluppano una percezione di sé stessi come agenti (si potrebbe dire che la concezione stessa di agenzia è radicata in forme di pratiche quotidiane continue, strutturate come la forma merce). I movimenti socialisti classici hanno affermato l'azione collettiva dei lavoratori, e i limiti estesi dell'uguaglianza ad essa associati. In un certo senso, la loro comprensione del capitalismo e del socialismo era tale che questi divennero dei movimenti per la democratizzazione del capitalismo.

 Tratto da: Moishe Postone, "Marx, temporality and modernity", in "East-Asian Marxisms and Their Trajectories", Edited by Joyce C.H. Liu and Viren Murthy, London-New York, Routledge, 2017, p. 45-46. -