martedì 19 novembre 2024

A che serve, in pratica, la teoria ???

Ecco un libro che incarna perfettamente la frase di Franz Kafka: «Un libro deve essere l'ascia che rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi». Ripercorrendo la storia della sinistra, questo saggio demolisce ogni mito, fa vedere ogni ingranaggio arrugginito di quella che è una concezione feticizzata del rapporto tra prassi e teoria, e la smonta pezzo per pezzo decostruendola con implacabile rigore. E malgrado tutto, esiste ancora chi si aggrappa a queste reliquie altrettanto dogmatiche della “ prassi ” stessa, arrivando persino a invocare, sulla questione, un personaggio insignificante come Mao... L'autore riesamina interamente il problema della relazione tra prassi e teoria, e scardinandone le fondamenta classiche, ne ridefinisce i termini e spazza via le false opposizioni: Horkheimer, Adorno, Bloch, Gramsci, Anderson, Foucault, Althusser, Negri, Tronti, Holloway, Debord, il marxismo di Stato, quello (post)operaista e quello di liberazione nazionale, la sinistra postmoderna heideggeriana; niente e nessuno viene risparmiato, soprattutto la critica della dissociazione-valore, la quale deve continuare a essere incessantemente trasformata.

«Grigia è, mio caro amico, ogni teoria, verde l'albero d'oro della vita.» Ribaltando questa famosa frase del Faust di Goethe, Robert Kurz ridefinisce i termini di quella che rimane una questione classica: «A che serve in pratica la teoria?», e nel farlo critica tanto l'impazienza attivistica per l'immediato divenire-prassi della teoria, quanto la pseudo-attività nella quale si immobilizza e rimane bloccata questa volontà di agire. Ponendo in evidenza il fatto che la falsa unità di teoria e pratica continua a muoversi all'interno di un sistema patriarcale produttore di merci, in tal modo l'autore prende in contropiede il marxismo tradizionale, che legge in maniera acritica l'undicesima Tesi su Feuerbach, secondo cui «I filosofi hanno finora interpretato il mondo in modi diversi; si tratta ora di trasformarlo.», quando mentre Marx invece non concepiva affatto la «trasformazione del mondo» come se si trattasse di un manuale di istruzioni da seguire. Partendo da Adorno e andando oltre, l'autore ci fornisce una vasta contro-storia dei dibattiti che hanno affrontato il «problema della prassi», e la sua relazione con la teoria tra i pensatori e i movimenti di sinistra: Horkheimer, Bloch, Gramsci, Anderson, Foucault, Althusser, Negri, Tronti, Holloway, Debord, i marxismi di Stato, i movimenti di liberazione nazionale, la sinistra postmoderna e post-operaista. La riproposizione e il ripensamento del concetto di «pratica teorica» consente di affinare una teoria critica che non si riduca a un'interpretazione immanente della realtà capitalistica, ma la superi in direzione di una critica categorica; vale a dire, riferendosi alla costituzione feticista della modernità capitalistica.

Indice dei contenuti

1.  Disagio nella teoria
2.  Adorno, le esigenze tronche della pratica e la "pseudo-attività".
3.  "Pratica teorica" e interpretazione-reale capitalista.
4.  Trattamento della contraddizione e "pratica ideologica".
5.  Il capitalismo come trasformazione del mondo: critica affermativa e critica categoriale.
6.  Teoria della struttura e teoria dell'azione.
7.  La "modernizzazione di recupero" e il postulato di una "unità inscindibile" tra teoria e prassi.
8.  La ragione strumentale.
9.  La svolta teorica dell'azione. Il marxismo occidentale e la "filosofia della prassi".
10. "Marxismo strutturalista" e la teoria politica dell'azione.
11. Il pendolo di Foucault. Dal marxismo di partito all'ideologia di movimento.
12. Il ritorno del "soggetto". Metafisica dei diritti dell'uomo e falsa autonomia.
13. "Noi siamo tutto": Miseria del (post)operaismo.
14. Dalla capitolazione dell'ideologia autoreferenziale del movimento a un nuovo concetto di "pratica teorica".

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