4 citazioni da: Sous le Soleil Noir du Capital, di Anselm Jappe
«Nessun gruppo sociale definito dal suo ruolo nella produzione di valore può, in quanto tale, essere considerato “ di per sé” estraneo alla logica del capitalismo, e pertanto necessariamente votato a superarla. Non esiste alcun soggetto necessariamente “rivoluzionario” - che si tratti della classe operaia, dei popoli del Terzo Mondo, delle donne o degli emarginati - non esiste alcun “polo buono” che sia pronto ad appropriarsi del mondo, e a cui venga impedito di farlo solo attraverso la “manipolazione”, o la violenza delle classi dominanti. Il valore costituisce una forma “a priori” - in senso kantiano - identica per tutti, e questo significa che, per ciascuno, i propri interessi si presentano primariamente nelle medesime forme astratte del denaro e dei “diritti democratici”.» - p. 46
«Il marxismo tradizionale non ha saputo riconoscere nelle classi una categoria che deriva dal feticcio della relazione capitalistica. Ma le ha erroneamente considerate come se fossero le reali protagoniste della società, sussumendo ogni categoria riproduttiva del capitale sotto la extrema ratio di una soggettività sociologica. I soggetti collettivi, al pari delle classi, non sono in realtà gli attori della Storia, ma vengono essi stessi costituiti, ricomposti e poi dissolti nel movimento senza soggetto del valore, e del quale rappresentano immanentemente le differenti personificazioni e aggregati sociologici; con interessi contrapposti, ma all'interno di una forma comune presupposta. Il conflitto tra proletariato e borghesia non è stato altro che un conflitto all'interno della relazione capitalistica: il conflitto tra un polo personificato di questa relazione e uno opposto. Poiché l'auto-movimento tautologico e senza soggetto dell'accumulazione del capitale non è una ripetizione dell'identico all'interno delle stesse forme empiriche, sociologiche e storiche, la fenomenizzazione sociologica della relazione capitale-capitale non sempre ha assunto la forma delle grandi classi sociali evocate da Marx nel XIX secolo, e considerate erroneamente come l'essenza del capitalismo. Essa costituisce piuttosto una relazione dinamica che continuamente modella e ricodifica i suoi supporti concreti e visibili per renderli adeguati alle sue condizioni che si trasformano. Per questo motivo, la struttura sociologica derivante dal capitalismo cambia anch'essa nel corso della sua storia e della sua traiettoria di produzione.» p. 50-51
«Il capitalismo è un sistema feticista e incosciente, governato dal “soggetto automatico” (Marx) della valorizzazione del valore. Il dominio personale dei proprietari giuridici dei mezzi di produzione sui venditori di forza lavoro non è che la traduzione “sociologica”, visibile in superficie, del meccanismo autoreferenziale di accumulazione del capitale.» p. 66
«Il fatto che le attività dissociate non producano direttamente valore, non significa affatto che esse costituiscano una dimensione “libera” o “non reificata”: esse svolgono un ruolo di supporto al lavoro astratto, e ne recano in sé l'impronta. Detto in termini concreti, se non avesse una moglie che si occupa del suo benessere, dei lavori domestici e dell'educazione dei figli, il “lavoratore” maschio non sarebbe in grado di creare valore. Pertanto, il valore è strutturalmente “maschile”, sebbene le donne possano produrre valore e talvolta persino comandarne la produzione. Secondo la critica della dissociazione del valore, la società del valore e del lavoro è fondata, storicamente e logicamente, su una logica di esclusione: vengono considerati “soggetti” a pieno titolo solo coloro che hanno interiorizzato completamente la mentalità del lavoro e i suoi corollari; autodisciplina, razionalità, durezza verso sé stessi e gli altri, spirito competitivo, ecc., respingendo tutto il resto (e questa è la “dissociazione”). A livello di soggettività, il soggetto “maschile” e il non-soggetto “femminile” si costituiscono sulla base di questa dissociazione-valore. La dissociazione non riguarda solo le donne dal punto di vista socio-psichico. Per sopravvivere ed essere performante nell'universo delle merci e del lavoro, della politica, della scienza e dello Stato, lo stesso soggetto maschile socialmente dominante deve interiorizzare, attraverso la violenza verso se stesso e l'autodisciplina, le costrizioni sociali oggettive per potersi rendere adeguato al funzionamento di un tale mondo. Un processo, questo, che renderà il suo genere il “sesso del capitalismo”. In questo processo di soggettivazione, l'uomo adotta la forma del soggetto moderno. Egli è da quel momento in poi il soggetto della conoscenza e della volontà, ed è soprattutto, a livello logico e storico, il soggetto economico e il soggetto politico - homo economicus e homo politicus - e alla fine anche il soggetto che imbriglia e domina la natura. Ma egli può diventare tale soggetto dominante solo pagando il prezzo di una dissociazione interna: il maschio deve espellere e reprimere tutto ciò che non riesce ad assumere la forma del lavoro e del valore, e deve attribuirlo all'esterno, al non-soggetto dell'Altro: alla donna e al non-bianco, allo zingaro e al superfluo. E questo processo di espulsione e rimozione di ciò che è dissociato verrà inoltre costituito anche dalla paura di un suo ritorno, che potrà sempre trasformarsi in odio verso le donne, in una paura della smaschilizzazione, e così via. Pertanto, l'esclusione delle donne, dei non bianchi e di tutti gli altri soggetti “minori” non rappresenta una “incongruenza” nell'ambito di una logica del valore del tutto priva di contenuto e che, in base ai suoi principi, dovrebbe includere il mondo intero, e che un giorno potrebbe anche farlo; al contrario, questa esclusione è stata invece costitutiva fin dall'inizio, per quanto le sue forme empiriche siano molto cambiate rispetto all'Illuminismo.» p. 78-79
Nessun commento:
Posta un commento