Atlantropa, il super continente che sarebbe nato dall’unione di Europa e Africa, entrò come un turbine nella scena europea tra le due guerre e la lasciò senza fiato. Era un’impresa al limite delle possibilità umane ma tecnicamente realizzabile, disse l’autore di quel disegno pazzesco, l’architetto bavarese Herman Sörgel. Bastava disseccare il Mediterraneo innalzando tre dighe, una sullo Stretto di Gibilterra, una sui Dardanelli e una terza tra la Sicilia e la Tunisia; collocare su quelle dighe delle immense turbine che avrebbero assicurato energia elettrica a buona parte dell’Europa; ottenere nuova terra da bonificare per coltivarla ed edificare le nuove «città del sole». Una volta realizzato, il super continente sarebbe stato in grado di trattare alla pari con i due giganti che premevano all’orizzonte: il blocco americano da una parte e quello asiatico dall’altra. Esponente del Bauhaus, Sörgel non faticò a cooptare le più geniali menti costruttive dell’epoca, da Peter Behrens a Erich Mendelsohn a Emil Fahrenkamp, e a sedurre scienziati, governi, filosofi, scrittori e rappresentanti del grande capitale degli anni Venti e Trenta del Novecento. La diga sull’oceano ricostruisce la storia di questa grande avventura dell’immaginazione al servizio dell’umanità, ponendo sotto i riflettori della narrazione romanzesca il suo artefice e l’ambiente nel quale egli operò: la Repubblica di Weimar, il Bauhaus, il Nazismo – che avversò profondamente il progetto di Sörgel – la Liberazione con i giganti, i nani e i mostri che ne furono i protagonisti o le comparse.
(dal risvolto di copertina di: Osvaldo Guerrieri, "La diga sull'oceano, la folle avventura di Atlantropa, il continente mai nato". Neri Pozza)
Atlantropa. L’uomo che voleva prosciugare il Mediterraneo
- Osvaldo Guerrieri racconta in un libro il folle progetto dell’ingegner Sörgel tra le due guerre -
di Mario Baudino
Se mai, in un mondo ucronico, lo avesse incrociato Greta Thunberg, certo non si sarebbe limitata a fulminarlo con lo sguardo come è avvenuto con Trump: perché la storia dimenticata dell’architetto bavarese Herman Sörgel (1885-1952) è di quelle che possono oggi suscitare qualche brivido in chi sia quantomeno preoccupato per il cambiamento climatico. Lui, mite geniaccio razionalista (era cresciuto culturalmente e tecnicamente nell’ambiente del Bauhaus) riuscì a concepire un progetto da far impallidire Jules Verne, e a raccogliere intorno ad esso, per anni, il vivo interesse di uomini di scienza, istituzioni internazionali e grandi imprenditori: prosciugare il Mediterraneo, trasformandolo - almeno nelle intenzioni in una specie di enorme Eden. Dimostrò che era possibile, se pure con capitali smisurati. Dunque, l'abbiamo scampata bella.
Il «progetto Atlantropa» (Atlante più Europa, e già il nome suona male) visse, per così dire, qualche decina d'anni, dal primo al secondo dopoguerra, e trasmigrò infine nella fantascienza - con una significativa incursione in Star Trek. Non si può affermare che fu a un passo da divenire realtà, ma certo andò molto oltre la mera utopia. Volendo azzardare un parallelo (inquietante), accadde allora quel che si sta verificando oggi per le teorie «transumaniste», che a vario titolo studiano la trasformazione dell'essere umano in computer o almeno la rigenerazione tecnologica di corpi e menti: un ambito dove convivono seri studiosi e visionari bizzarri, m anche grandi capitalisti e informatici che hanno da tempo dimostrato di conoscere molto bene i loro mestieri, oltre che i loro affari.
L'avventura di Sörgel, l'epopea della sua Atlantropa, è ora ricostruita con grande attenzione ai dati storici da Osvaldo Guerrieri in "La diga sull'oceano, la folle avventura di Atlantropa, il continente mai nato" (Neri Pozza), che dà spessore narrativo e umano a un personaggio indubbiamente interessante, vissuto nel disastro economico e sociale degli Anni Venti e nella Monaco di Schwaving, il quartiere degli artisti, fra amici idealisti e preparatissimi come Hanz Poelzig, Fritz Höger, Emil Fahrenkamp, Peter Beherens, Erich Mendelsohn, che nel 1924 eresse a Berlimo la «torre di Einstein», l'osservatorio-laboratorio commissionato dall'incontentabile scienziato. O il pittore Heinrich Kley, che avrebbe disegnato il mondo possibile di Atlantropa in grandi pannelli assai ammirati. Tutti sembravano entusiasti dell'idea, soprattutto Mendelsohn, che ci credette fino all'ultimo, o almeno fino al 1933 quando abbandonò la Germania per sottrarsi alle persecuzioni razziali.
Sörgel divulgò per la prima volta i punti fondamentali del suo progetto nel 1929, in un breve volume che si intitolava "Abbassare il Mediterraneo, irrigare il Sahara"; dove spiegava il contesto generale. Si trattava di costruire un enorme diga sullo stretto di Gibilterra, arrestando così lo scambio di acque fra l'Atlantico ed il Mediterraneo (ed ottenendo energia elettrica), ed un'altra sullo stretto dei Dardanelli, per chiudere il passaggio del Mar Nero. Una sorta di diluvio universale alla rovescia. Completava il disegno un altro sbarramento dalla Sicilia alla Tunisia, su cui costruire un'autostrada. Nel giro di pochi anni il Mediterraneo avrebbe cominciato a prosciugarsi, lasciando terre da coltivare e trasformano le attuali città di mare in centri collinari ben lontani dalle coste. E pazienza per Venezia o Genova, o Napoli o Marsiglia, visto che deviando il fiume Congo e creando nel Ciad un enorme mare artificiale, si sarebbe potuto irrigare il Sahara.
L'architetto divenne all'istante una celebrità. A dire il vero non mancava una buona intuizione geopolitica: e cioè che l'Europa rischiava, se non si fosse rafforzata, di essere nel futuro un vaso di coccio tra America e Oriente - come sta accadendo. Per il resto, dopo il 1933 Sörgel non percepì in tempo che la Germania hitleriana non era affatto interessata - il segnale di pericolo, sottovalutato, fu un documentario premiato nel 1936 alla Biennale di Venezia, fortemente critico. Ben altre e più, diciamo, realizzabili erano le priorità di Hitler, che pure tollerava e a tratti perfino sosteneva non pochi scienziati pazzi, ma (dal suo punto di vista) sostanzialmente innocui.
Sörgel poteva non essere tale, considerata la prospettiva pan-europea e internazionalista. Così, quando venne invitato alla New York Wolrld's Fair del '39, la Gestapo decise di bloccarlo. Non solo gli fu impedito di varcare l'Oceano ma gli si impose di non parlare mai più di Atlantropa. Il sogno era finito, nonostante una breve ripresa di interesse da parte degli americani dopo il '45 e il coinvolgimento di Léopold Senghor (carismatico presidente del Senegal) nella fondazione di Sörgel. Era finito e, occorre insistere, meno male. Atlantropa avrebbe trasformato il Mediterraneo in un deserto di sale e devastato il clima su tutto il pianeta. Questo l'architetto non lo aveva capito, ma va detto che ai suoi tempi l'ecologia non era all'ordine del giorno.
Il suo folle disegno è ora archiviato fra i rischi mortali cui l'umanità è riuscita a sfuggire. E non è certo il solo. Non molti anni dopo l'architetto bavarese, del resto, un ingegnere elettrico Hugh Auchincloss Brown, avanzò la teoria secondo cui per evitare un ulteriore spostamento (disastroso) dell'asse terrestre, bisognava sciogliere il ghiaccio dei poli con adeguate esplosioni atomiche. Ora che i poli lentamente si sciolgono, non è difficile immaginare, quali sarebbero state allora le conseguenze.
- Mario Baudino - Pubblicato sulla Stampa del 2 ottobre 2019 -
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