Quella che segue, è una traduzione di un testo dei "Proletarios Revolucionarios", un gruppo di sinistra radicale di Quito, Ecuador. Sebbene il gruppo si sia sciolto nel 2016, ci offrono oggi questa analisi che è stata pubblicata il 2 ottobre del 2019. Qui il testo originale.
Una breve analisi del «Paquetazo» e delle prossime proteste [in Ecuador] a partire da una critica radicale
Le ultime misure economiche del governo ecuadoriano sono misure di austerità in tempi di crisi capitalista, che sono state applicate e che vengono applicate in tutto il mondo e in egual misura sia da governi di destra, o «neoliberisti», che da governi di sinistra, o «socialisti del XXI secolo», poiché la loro ragione, ciò che li determina, risiede nella logica del modo di produzione capitalistica, sulla quale si basano, vivendo a spese di quello che è lo sfruttamento della classe lavoratrice. Infatti, in tempi di crisi il capitale applica dappertutto sempre la medesima politica economica contro la nostra classe: stringere la cinghia, vale a dire, maggior impoverimento e maggior sfruttamento.
Nel caso specifico dell'ultimo «paquetazo» di Moreno, il primo effetto viene ottenuto aumentando il costo della vita attraverso l'aumento del prezzo del carburante (visto che qui è risaputo che «se sale il prezzo della benzina, aumenta tutto»; mentre il secondo effetto viene ottenuto attraverso l'imposizione di tutte le riforme lavorative che flessibilizzano e precarizzano (abbassamento die salari, delle pensioni, diminuzione delle festività, delle ferie, tagli del personale, contratti flessibili, telelavoro, ecc.).
Perciò, il problema non si riduce solo al «paquetazo», né al governo «neoliberale» di Moreno, e neppure al Fondo Monetario Internazionale. Il problema di fondo sta nel modo in cui, in tempo di crisi, il capitale attacca direttamente e a tutti i livelli la classe lavoratrice, e come possiamo reagire. La lotta è nella strada, senza dubbio. Ma è anche necessario analizzare in maniera autocritica e strategica la lotta della nostra classe.
Per questo motivo, quando perfino nel fuoco di quella che è la lotta concreta stessa, il proletariato scivola sul terreno democratico e della cittadinanza, che è il campo di battaglia della borghesia e del suo Stato, così come è anche il terreno dell'incasellamento nei sindacati e nei partiti di sinistra che vogliono solo cooptare e dirigere la lotta proletaria, per essere in grado di negoziare al rialzo, con la classe dominante, quelli che sono i loro propri fini particolari; non appena si verifica questo, la risposta più efficace e legittima della classe lavoratrice, di fronte a questi attacchi di austerità del Capitale-Stato, è sempre stata, è e sarà l'azione diretta, autonoma e antagonista per difendere ed imporre i nostri vitali bisogni concreti, o quanto meno combattere per fare in modo che i ricchi ed i potenti non peggiorino ulteriormente quelle che sono le nostre già pessime condizioni materiali di esistenza.
A questo punto, le rivendicazioni e le proteste della classe lavoratrice si generalizzeranno e radicalizzeranno, e quello che è tutto questo Sistema - non solo il Governo - non potrà soddisfare queste «impossibili» domande sociali; solo il rovesciamento di questo sistema, del Capitale e dello Stato, potranno farlo, e allora si dovrà lottare per un'uscita rivoluzionaria dalla crisi capitalistica. Ma tuttavia rimane molto da fare, qui e ovunque, soprattutto in quei paesi dove l'accumulazione storica ed il livello di lotta di classe, malgrado alcuni bei episodi , è stato in generale basso ed incostante.
Per ora, uscire a protestare sugli slogan "abajo el paquetazo", "abajo Moreno" e"abajo el FMI", "construir afinidad en las calles", e fare tutto questo in maniera collettiva, più o meno organizzata, più o meno autonoma, più o meno combattiva... è necessario e va bene; ma occorre andare oltre (com'è stato detto stanotte nel corso di un'assemblea: "abajo el gobierno", "abajo los empresarios y los banqueros", "que se vayan todos, que no quede ni uno solo", "abajo el Capital, abajo el Estado, abajo los gobiernos y todos sus lacayos". Annullare il «paquetazo» e rovesciare Moreno (allo stesso modo in cui, in anni precedenti, sono stati rovesciati Bucaram, Mahuad e Gutiérrez) sarebbero delle vere e proprie «vittorie» per il possibile nuovo «movimento» di protesta sociale in questo paese.
Ma, ad essere obiettivi, in questo paese, qui ed ora, non esistono le condizioni reali e la forza sociale, il livello di lotta di classe reale per poterlo fare, per quanto qualcosa abbia inizio. Può darsi che questo governo di imprenditori e di banchieri la passi liscia, ma la lotta della classe proletaria nelle strade cercherà di impedire che avvenga, e ciò non sarà invano. La strada da percorrere è la lotta ed è proprio lottando che si impara, soprattutto a partire dai colpi che si prendono e dai fallimenti, e si riesce a trasformarli nel loro contrario, nel corso delle prossime battaglie.
Il fatto che domani si riattivi la protesta sociale, in questo paese, che sotto tale aspetto durante l'ultimo decennio è rimasto così tanto «addormentato», non è cosa da poco. Al contrario.
Spinte dalle forti ed esemplari proteste delle ultime settimane di settembre Bolívar e Carchi, domani per l'Ecuador potrebbero cominciare le giornate di ottobre del 2019. La protesta crescerà ed è possibile che compia dei salti. Alcune organizzazioni sociali hanno già dichiarato che il 3 ottobre sarà il giorno in cui avrà inizio lo «sciopero nazionale». E ci sono già in corso delle proteste in alcuni punti del paese. Vediamo cosa succederà domani quando le strade torneranno di nuovo a scaldarsi...
Devi uscire fuori a protestare, certo, ma devi avere ben chiaro che questo è solo l'inizio e che bisogna andare oltre. Avere ben chiaro, in ultima analisi, che i ricchi e i potenti non stanno pagando la crisi; che questa crisi non è solo nazionale e «neoliberale», bensì mondiale e capitalista; che questa crisi potrà essere eliminata alla radice, e definitivamente, solo eliminando il capitalismo, il quale continuerà ad attaccare e a peggiorare le nostre vite con sempre più crisi e sempre più misure di austerità; avere ben chiaro che rimane ancora molto da fare in tal senso, per un nuovo ciclo (internazionale e locale) di lotte proletarie che modifichino i rapporti di forza sociali e che impongano al sistema capitalistico una situazione di crisi rivoluzionaria; e che, allo stesso tempo, abbia inizio qualcosa che riguardi la lotta per difendere le necessità umane della classe lavoratrice contro il bisogno di sfruttamento ed accumulazione del Capitale. Qualunque cosa accada, in termini di lotta, di organizzazione e di coscienza, le proteste che stanno per arrivare offriranno alla classe operaia di questa «metà del mondo» una lezione e un fuoco. È tempo. Andiamo a vedere cosa succede domani nelle strade.
- Un proletario arrabbiato della regione ecuadoriana -
- Pubblicato il 2 ottobre 2019 su Proletario Revolucionarios -
** Breve NOTA del 5/10/2019 ** - Terzo giorno di sciopero nazionale: forti proteste sociali con azioni dirette, e con brutale repressione poliziesca e militare in tutto il paese che si trova in stato di emergenza. La lotta proletaria continua, qui e ora, e continuerà almeno fino a quando non verrà abolito tutto il «paquetazo» (e non solo l'aumento dei biglietti), e tutto questo governo borghese se ne sia andato.
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