Dominio e sottomissione sono i due termini di un rapporto di potere fortemente asimmetrico che innerva la storia dell’umanità e che nella civiltà occidentale ha conosciuto numerose metamorfosi. Di questa vicenda millenaria il libro offre una magistrale ricostruzione, mettendo a fuoco alcuni momenti esemplari e sempre soffermandosi sulle teorie filosofiche che hanno plasmato i nostri modi di pensare, sentire, agire, e sulle implicazioni antropologiche, politiche e culturali connesse ai cambiamenti. A partire dalla tradizione antica della schiavitù che trova in Aristotele la sua più potente legittimazione, il racconto si snoda lungo i secoli per concentrarsi sull’evoluzione delle macchine chiamate a sottrarre il lavoro umano prima agli sforzi fisici più pesanti, poi a quelli mentali più impegnativi. Un processo che continua oggi con i prodigiosi sviluppi dei robot e degli apparecchi dotati di Intelligenza Artificiale o, detto altrimenti, con il trasferimento extracorporeo di facoltà umane come l’intelligenza e la volontà, e il loro insediamento in dispositivi autonomi.
(dal risvolto di copertina di: Remo Bodei, "Dominio e Sottomissione". Il Mulino.)
Servi e Padroni Postmoderni
- di Carlo Bordoni -
La dominazione (dell’altro, degli animali, della natura) è sempre attuale. Fa parte di quella hybris che ha accompagnato l’umanità fin dalle origini. L’utilizzo degli animali da lavoro è del resto ancora frequente e nel frattempo la macchina ha sostituito l’uomo nei lavori pesanti e lo sta superando in quelli «pensanti». La macchina, da una parola greca che significa «astuzia», poiché inganna la natura, ha finito per diventare antagonista dell’umano, riducendo l’occupazione e minacciandone la supremazia.
Di questo percorso da dominatori a (probabili) dominati, traccia le fila Remo Bodei nel saggio Dominio e sottomissione (il Mulino, pp. 407, € 28), dall’antichità classica a oggi. Un lungo percorso di liberazione: da una parte la liberazione dei dominatori dalla fatica, seguendo un processo di «esosomatizzazione», per esternare funzioni e apparati dal proprio corpo. Dall’altra parte, quella dei sottomessi, alla ricerca dell’affrancamento e dell’autonomia. In questa categoria rientrano ora anche le macchine dotate della facoltà di pensiero. Un problema già anticipato da Karel Capek, inventore del termine «robot», e ufficializzato da Philip K. Dick nel libro Il cacciatore di androidi, da cui fu tratto il film Blade Runner di Ridley Scott. Così l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ha aperto le porte a un’insolita lotta di classe: il diritto degli esseri artificiali alla loro dignità. Potrebbe essere la nuova frontiera della libertà.
- Carlo Bordoni – Pubblicato sul Corriere del 20/10/2019 -
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