martedì 4 giugno 2019

«vita creaturale»

Franco Rella, nel suo libro "Dall'esilio.La creazione artistica come testimonianza" (2004), parla di una "pietas creaturale" in Lucien Freud, parla di un'esposizione del corpo e della carne che oscilla fra fascino e repulsione (si tratta di qualcosa che Rella investiga anche nelle opere di Kafka e di Proust, indicando dei momenti nei quali il corpo e la carne - in special modo quella femminile - vengono paragonati ad animali, vegetali, a figure che fanno da intermediarie: l'esempio più paradigmatico in Proust: À l’ombre des jeunes filles en fleurs).
Il capitolo nel quale Rella parla di "pietas creaturale" si chiama La nuda vita, e seppure, all'inizio in una nota, venga citato rapidamente Agamben,  tale capitolo costituisce uno sforzo per poter espandere la sua teoria in direzione di alcuni testi letterari (Bataille, Kafka, Proust, Simenon, Louis Aragon). Nell'uso che ne viene fatto da Rella, c'è come una diluizione (oppure un'espansione) dei possibili significati che può avere la "nuda vita" - la quale in Agamben indica quelli che sono dei casi estremi e specifici, come i rifugiati e i Muselmann [Persone all'ultimo stadio dell'inedia nei campi di concentramento nazisti] - a partire dalla lettura degli scritti di Primo Levi. Il collegamento che unisce la "nuda vita" ed il concetto di "creatura", di "vita creaturale", è stato proposto anche da Eric Santner in un suo libro del 2006, "On Creaturely Life: Rilke, Benjamin, Sebald". I punti di contatto fra il progetto di Rella e quello di Santner sono diversi, nonostante che gli stili, i metodi di investigazione ed  i riferimenti siano molto differenti (più saggistici in Rella, più accademici in Santner). Santner anziché fare ricorso a Lucien Freud, ricorre a Francis Bacon (ed è uno dei ritratti di Bacon ad illustrare la copertina della prima edizione del libro di Santner). Come punto di partenza, Santner stabilisce Rilke, "Elegie duinesi", per postulare il contatto tra uomo e animale, a partire dalla categoria di "creatura", per poi muoversi, a partire da questo, in direzione di Heidegger, Agamben, Foucault e, infine, Sebald: l'uso dei corpi, la malinconia, la tentazione dell'inorganico.

fonte: Um túnel no fim da luz

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