domenica 2 giugno 2019

«Si dice» ...

I libri possono provocare una rivoluzione? Se sono torbidi romanzi erotici che sovvertono la morale tradizionale e inducono in tentazione i bravi cristiani, o pungenti satire politiche che denunciano tutta la corruzione e gli scandali di Versailles, o utopiche de scrizioni di società ideali in cui il povero non ha meno diritti del ricco, ebbene, la risposta è senz’altro sì. La risposta è la Rivoluzione francese. La Rivoluzione del 1789 non ha solo sostituito l’assolutismo monarchico con la democrazia repubblicana: ha costituito un radicale rinnovamento dei costumi e delle idee; dalla morale sessuale alla fede in Dio e nella Chiesa, dai rapporti tra le classi sociali all’atteggiamento nei confronti dell’industria, nulla è rimasto come prima. Gli storici di solito cercano la radice di questo mutamento nelle opere dei pensatori illuministi. Robert Darnton, invece, è convinto che il terreno per la Rivoluzione sia stato preparato non tanto dai libri colti, quanto da una assai più popolare e diffusa letteratura clandestina, pornogra ca, satirica e dissacratrice a cui appartenevano i veri best seller del Settecento francese, letti avidamente dall’aristocrazia come dal popolo.
Libri proibiti ricostruisce il ruolo storico di questi volumi, stampati fuori dal paese, oggetto di censure e sequestri da parte delle autorità e distribuiti da una rete capillare di editori e librai che usavano indicarli con l’espressione in codice livres philosophiques. Forse chi scriveva e distribuiva questi romanzi, libelli e pamphlet non aveva l’intenzione di rovesciare l’ordine costituito; forse la delegittimazione delle autorità è avvenuta quasi inconsapevolmente. Ma ha condotto a un cambiamento radicale dell’opinione pubblica; a un  flusso di idee che da torrente sotterraneo si è trasformato nel  fiume inarrestabile che ha mutato per sempre la nostra storia.

(dal risvolto di copertina di:  Robert Darnton, "Libri proibiti ". Il Saggiatore.)

Le fake news ai tempi dei Lumi
- di Benedetta Craveri -

Nel 1963 Robert Darnton, un ricercatore americano ventiquattrenne, passato di fresco dal giornalismo agli studi storici, scopriva a Neuchâtel l’esistenza di un fondo archivistico inesplorato che gli avrebbe consentito di fare affiorare un mondo sommerso – quello della bohème intellettuale della Francia dei Lumi – e rivelare così il ruolo cruciale che la letteratura clandestina aveva avuto nella elaborazione dell’immaginario popolare alla vigilia della Rivoluzione. Darnton aveva trovato l’Eldorado che tutti gli storici sognano, la miniera d’oro da cui avrebbe estratto, nel corso dei successivi cinquant’anni, una serie di studi destinati a farne uno dei massimi esperti del Settecento francese, e indurlo a di rimettere in discussione l’interpretazione canonica del nesso genetico tra pensiero dei Lumi e ideologia rivoluzionaria. A imporsi all’attenzione era, caso pressoché unico, l’archivio intatto di vent’anni di esercizio di una casa editrice, la Società tipografica di Neuchâtel, che tra il 1769 al 1789 aveva fatto affari d’oro per soddisfare le domande di edizioni pirata e di libri proibiti francesi. Vi figuravano le liste delle opere pubblicate, le richieste di fornitura dei librai francesi, i nomi degli intermediari e dei contrabbandieri che si arrischiavano a passare la frontiera e diffondere in Francia, "sotto il mantello", la merce incriminata. Questa si divideva in due categorie: le edizioni pirata, a basso costo, di opere autorizzate dalla censura e già reperibili in Francia, e i cosiddetti libri proibiti, o écrits philosophiques. di autori che, pur diversissimi tra loro, costituivano una chiara minaccia per l'ordine costituito.
Vi spiccavano i nomi di grandi campioni dell'Illuminismo - Voltaire, Diderot, D'Holbach, Helvétius, Rousseau, Raynal - che si erano battuti contro la superstizione, l'oscurantismo religioso, l'ingiustizia e gli abusi, per riformare e modernizzare la monarchia francese. Coadiuvati da un esercito di seguaci rimasti nell'anonimato, essi avrebbero conquistato l'opinione pubblica e finito - sia pure troppo tardi - per trovare ascolto in alto loco. Nel suo primo importantissimo libro del 1979. "Il grande affare dei Lumi: storia editoriale dell'Encyclopédie", Darnton partiva dal successo riportato dalla loro impresa comune, ma non studiava la più grande rete di saperi messa a punto nell'Europa moderna sotto il profilo filosofico-ideologico. Quella che voleva ricostruire era la storia della sua fabbricazione, della sua distribuzione e delle sue modalità di vendita, chiamando direttamente in causa l'intero sistema editoriale della Francia d'Antico Regime e il pubblico cui faceva appello.
Nei libri successivi Darnton affrontava invece la seconda categoria dei libri proibiti chiarendo subito che con la philosophie avevano assai poco a vedere. Erano in massima parte scritti pornografici, cronache scandalose, satire antigovernative, raccolte di versi e di caricature oscene, che avrebbero raggiunto l'apice della diffusione nei due decenni precedenti la rivoluzione. Scomparsi di scena i grandi maîtres à penser, lo spirito critico dei Lumi aveva perso la sua forza innovativa e l'ultima generazione dei philosophes aveva deposto le armi. Ad attaccare trono e altare era ora una nuova ondata di scrittori arrivati a Parigi. Sconosciuti, poveri in canna, privi di uso di mondo, senza conoscenze altolocate, avevano dovuto rinunciare ai loro sogni di gloria e a sbarcare il lunario con una letteratura scandalistica, legata all'anonimato e alla clandestinità, ma rispondente alle aspettative di un pubblico avido di informazioni sugli arcana del potere. Al soldo di editori senza scrupoli, costretti a lavorare nell'isolamento e nella degradazione, avevano riversato nei loro scritti tutto il loro odio per il sistema che li aveva emarginati, «sparando» contro l'ordine costituito «una bordata di nefandezze sociali» senza precedenti.
A fornircene una illustrazione appassionate, torna il libreria lo studio di Darnton sui "Libri proibiti: pornografia, satira e utopia all'origine della rivoluzione francese", che il Saggiatore ha avuto la felice idea di riproporre nella traduzione di Vittorio Beonio Brocchieri dell'edizione Mondadori del 1995, arricchita da una densa e aggiornata introduzione di Daria Galateria. Lo storico ci porta ad esempio tre libri diversissimi tra loro. "Thèrese philosophe" (1748), dove ci si fa beffe della religione, raccontando l'iniziazione sessuale ed intellettuale di una penitente alle prese con un confessore senza scrupoli. "L'anno 2440", romanzo utopico di Louis-Sébastien Mercier (1771), in cui si prefigura una Parigi moralmente rigenerata dal culto civico e agli antipodi di quella reale. "Gli aneddoti su M.me la contessa du Barry" (1775) di Pidansat de Mairobert, un maestro del giornalismo d'assalto, che si avvaleva delle prodezze sessuali dell'ultima favorita di Luigi XV, per intaccare i fondamenti stessi della legittimità della monarchia borbonica. Incarnazione vigente del regime dispotico che stava trascinando la Francia nel baratro, il re - un tempo Beneamato - vi appariva nudo e asservito ai capricci di una rapace prostituta. Punta di diamante della libellistica pre-rivoluzionaria, il libro di Mairobert alimentava con un astuto dosaggio di verità e menzogna le paure di un'opinione popolare che aveva perso ogni fiducia nelle istituzioni e si interrogava angosciosamente sul suo futuro. I Lumi, osserva Darnton, avevano minato la fede dell'élite nella legittimità dell'ordine sociale; e attaccando l'élite i libelli avevano allargato e approfondito la disaffezione nelle classi inferiori. Certamente i deputati degli Stati generali, chiamati nel 1789 a riformare la Francia nel rispetto della legalità, si erano formati sui libri di Montesquieu, di Voltaire e di Rosseau, ma per la folla illetterata, che aveva dato l'assalto alla Bastiglia, la sola opzione offerta dalla rete di improbabili "si dice" messi in circolazione dalla stampa scandalistica era quella della violenza e dell'odio. Non a caso Darnton segue ora con preoccupazione l'immensa rete di false notizie che stanno trasformando Internet da uno strumento di conoscenza in una fonte di menzogne.

- Benedetta Craveri - Pubblicato su Robinson del 25/5/2019 -

Nessun commento: