lunedì 11 marzo 2019

Durò appena 75 giorni…

Parigi 1871, un mostro alla Comune
- di Ranieri Polese -

Hervé Le Corre scrive romanzi noir, anzi è l’autore di noir più premiato in Francia. Abita a Bordeaux, è un professore di liceo in pensione da qualche anno. Vicino alle idee della sinistra radicale (nel 2012 aveva votato per il Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon, ma non ha sopportato la trasformazione di Mélenchon in líder maximo), Hervé Le Corre riconosce, in un’intervista su «Libération» del 4 gennaio scorso, che le rivendicazioni dei Gilet gialli nascono da un profondo disagio sociale, dalla «grande frattura che divide chi vive in condizioni di miseria e di umiliazione e chi comanda» ma per questi problemi i governi degli ultimi 15 anni non hanno fatto niente. Di fronte però all’emergere di frange xenofobe e razziste dichiara: «Quando sento alcuni di loro chiedere meno aiuti per i migranti, e quando vedo l’estrema destra riprendere le loro rivendicazioni e loro, i Gilet gialli, acconsentono senza proteste, questo non lo posso accettare».
Le Corre nei suoi romanzi ama i personaggi estremi, malvagi senza ripensamento, affascinati dal male. Così era Albert Darlac (Dopo la guerra, e/o), il poliziotto collaborazionista di Bordeaux che aveva venduto gli amici ebrei ai tedeschi e che, 15 anni dopo, cerca di sfuggire alla vendetta di un sopravvissuto. E feroci come belve sono i personaggi di Scambiare i lupi per cani (e/o) ma la più cattiva è Jessica, ragazza senza tabù che manipola gli uomini che seduce fino a distruggerli. Ora Le Corre torna in libreria con Dans l’ombre du brasier (All’ombra dell’incendio, Rivages-Noir, in Italia uscirà da e/o), che ci porta ai giorni della Comune di Parigi e al breve tentativo di instaurare un ordine nuovo che doveva abolire disuguaglianze, sfruttamento, ingiustizia. Durò appena 72 giorni (18 marzo-28 maggio 1871). Parigi, assediata e bombardata dall’esercito della Repubblica nata dopo la sconfitta di Napoleone III nella guerra contro la Prussia e installata a Versailles, dovette soccombere e i militari dettero il via ai massacri.
Perché proprio la Comune, gli chiedono. Per evitare possibili equivoci, dichiara a «Libération»: «Con questo libro non volevo dire: ecco, oggi ci vorrebbe una nuova Comune. Certo, la Comune conserva ancora un posto importante nel cuore della sinistra, anche per me. Nonostante la sua disfatta, o forse proprio per quello» spiega. E cita il saggio di Enzo Traverso, Malinconia di sinistra (Feltrinelli), che esamina appunto l’attaccamento sentimentale ai fallimenti rivoluzionari: «Perché i militanti pensano che le macerie delle battaglie perdute siano il cuore da cui nascono nuove idee e nuovi progetti».
Ma anche qui, fra le battaglie dietro le barricate, il coraggio di chi non si vuole arrendere, la brutalità dei Versagliesi («Tre domande e un colpo di pistola» è l’ordine impartito ai soldati che rastrellano le strade), compare il Mostro, l’incarnazione del Male. Si chiama Henri Pujols, rapisce giovanissime ragazze e le consegna a un fotografo che, dopo averle drogate, le ritrae in pose pornografiche. Quando i borghesi finalmente avranno spazzato via quella marmaglia di anarchici e comunisti, dice il fotografo, quelle immagini le potrà vendere a peso d’oro. Le ragazzine, dopo essere state stuprate, finiscono rinchiuse in una cantina, condannate a morire di fame. Mostruoso anche nell’aspetto (ha il volto sfigurato, senza una arcata sopraccigliare, con l’occhio che sembra schizzare fuori dal cranio), Pujols è un personaggio già noto ai lettori di Le Corre. Era il protagonista de L’homme aux lèvres de saphirL’uomo dalle labbra di zaffiro», 2004, tradotto in Italia da Piemme con il titolo Il perfezionista) che si ambientava a Parigi, negli ultimi mesi del Secondo Impero, che crolla nel settembre 1870 con la sconfitta di Sedan. È lui l’autore seriale di delitti raccapriccianti: le vittime sono sempre giovani ragazzi biondi che Pujols sventra lasciando che gli intestini fuoriescano dal corpo. Uccisioni che sono accompagnate da complesse messe in scena con un’accorta scelta dei luoghi: la Colonna Vendôme, il Panthéon. Delitti che somigliano a sacrifici compiuti per compiacere un «maestro di crudeltà», un suo amico, il giovane poeta Isidore Ducasse, che con lo pseudonimo di Conte di Lautréamont ha composto I Canti di Maldoror (il titolo originale del romanzo di Le Corre è ripreso dal Canto VI), lungo poema in prosa che Pujols ha letto nel manoscritto. Quel libro maledetto, pubblicato integralmente solo in Belgio 4 anni dopo la morte di Ducasse (1870), deve la sua fortuna ad André Breton e ai Surrealisti che si innamorarono del superuomo satanico che trova piacere nelle sofferenze inflitte alle sue vittime, e il cui nome contiene le parole dolor e horror.
Pochi mesi dopo la vicenda narrata da Il perfezionista, il Mostro ritorna in azione nel nuovo romanzo. Ma tutto è cambiato. A Parigi è stata proclamata la Comune e il popolo si mobilita per resistere all’assedio dei Versagliesi. Seppure in mezzo a questo clima di guerra, i misfatti del Mostro non passano inosservati. Sulle sue tracce si muove un onesto poliziotto, Antoine Roques, che ha preferito restare nella città assediata. Ma c’è anche Nicolas Bellec, giovane sergente della Guardia Nazionale che va in cerca della compagna Caroline, finita anche lei prigioniera di Pujols. Intanto, però, ai rivoluzionari con poche armi e scarse munizioni restano solo pochi giorni. Siamo nella Settimana di sangue (21-28 maggio), cedono le difese a ovest e a nord. Da Montmartre, caduta in mano ai Versagliesi, i cannoni distruggono e incendiano interi quartieri. Comincia la caccia all’uomo, molti vengono fucilati per strada, il grosso dei prigionieri viene trasferito in luoghi di raccolta come il Giardino del Luxembourg, dove il plotone di esecuzione lavora a tempo pieno. È un massacro. Perché, come scrive Le Corre, nella guerra con un Paese straniero «principi e generali finiscono sempre per mettersi d’accordo. Ma quando si tratta di combattere il popolo, la guerra è senza quartiere, non c’è tregua. Si deve solo massacrare, fare a pezzi, perché resti solo il silenzio. E il terrore». E le pagine dedicate alla lotta disperata dei Comunardi nella Parigi che brucia acquistano un tono epico, grandioso; ci si dimentica del Mostro per seguire lo spettacolo tragico della sconfitta. Pochissimi si salveranno, a loro toccherà il compito di conservare la memoria.

- Ranieri Polese - Pubblicato sul Corriere del 23/2/2019 -

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